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Autore: 93Humbug    29/08/2013    0 recensioni
Una raccolta di racconti sull'amore di qualsiasi tipo:
- Amore non corrisposto;
-Amore ricambiato;
-Amore per il successo;
E tanti altri a seguire,
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questo racconto è stato ispirato da un finto temporale ascoltato in contemporanea con una persona speciale.
This is all for you F. 


Mio temporale

Una rigida sera d'inverno Martin stava seduto sulla sua poltrona di pelle e guardava il riflesso delle fiamme del caminetto che si proiettavano sul suo bicchiere di cristallo. Se lo rigirava tra le mani e ogni tanto beveva un piccolo sorso di Scotch.
Il trillo del campanello interruppe il suo oblio mentale e sorrise maliziosamente. La domestica andò ad aprire per lui e, quando sentì i passi felpati dell'ospite, lasciò che il suo sorriso si allargasse ancora di più.
"Sapevo saresti venuta."
"Mi hai lasciata ad aspettarti sotto la pioggia Martin. Sono fradicia ed infreddolita. Saresti dovuto venire ore fa."
"Allora suppongo tu sia molto arrabbiata con me Adrien. Siediti qui, accanto a me, vicino al fuoco."
Lei si accomodò, cercando di mantenere dignità e stizza, anche se sentiva il cuore batterle fortissimo a causa della presenza di Martin.
"C'è un tremendo temporale lì fuori. La pioggia è incessante."
"Amo i temporali. La pioggia senza temporale non è nulla."
"Sai che sono d'accordo con te Martin, ma non è molto piacevole ritrovarsi per strada in queste condizioni."
"Già. In questi casi non è consigliabile. Perché sei venuta?"
La donna rimase in silenzio, fissando i lembi zuppi d'acqua del suo vestito elegante.
"Mia cara, supponevo che tu volessi rimproverarmi, farmi una scenata, eppure sei qui, silenziosa e docile come un agnellino. Ti aspetti delle mie scuse spontanee? Sappi che non ne riceverai. Non mi andava d'incontrarti. - posò il bicchiere sul bracciolo, per sporgersi a guardare negli occhi Adrien - eppure tu adesso sei qui. Mi costringi a subire la tua presenza."
"Se vuoi vado via. Non ho intenzione di farti una scenata, se è questo che ti aspetti. E sicuramente non credevo di ricevere le tue scuse. So che tieni a me molto meno di quanto tu posa considerare i tuoi cavalli quando si azzoppano."
"Grazie Adrien. Allora puoi anche andare via adesso."
La donna recuperò tutto il suo contegno e si avviò verso la porta d'ingresso, seguita dalla zelante cameriera di Martin.
"Conosco la strada, la ringrazio."
"Adele! - urlò il padrone dall'altra stanza - non darle un ombrello!"
La domestica fissò incredula la porta, come se non avesse ben capito e poi si rivole ad Adrien, che invece aveva uno sguardo glaciale.
"Mi dispiace signorina."
"Non c'è problema."
Uscì fuori sbattendosi il portone alle spalle e la pioggia di novembre non era ancora cessata, anzi aveva rafforzato la sua portata. Alzò il viso al cielo, chiedendosi cosa l'avesse spinta ad innamorarsi di un uomo del genere; la sua intelligenza? Lo charme? Forse entrambi. Era consapevole che fosse ormai  troppo tardi per uscirne e mesta si avviò lontana da quella casa, dove Martin continuava a sorseggiare il suo whisky.
"Adele! Adele!" Martin richiamò a gran voce la sua domestica, invitandola a sedere con lui e ignorando le flebili proteste della donna che diceva di dover ultimare alcune faccende per preparare la casa alla notte.
"Adele, ho bisogno di qualcuno con cui parlare. E la signorina Adrien è andata via."
"Solo perché lei l'ha cacciata, signore, se posso permettermi."
"Ti sbagli. Se fosse voluta restare avrebbe potuto farlo, ma stasera non aveva voglia di affrontarmi."
"Non è la prima volta che manca un appuntamento, signore."
Martin fissò il suo sguardo penetrante e indecifrabile su Adele.
"Tu sai perché reagisco così? Se non lo sai prova ad indovinare e risparmiami la fatica di chiedertelo successivamente."
"Sono a suo servizio da vent'anni signore. Lei è cinico. Mi permetto di dirglielo solo perché mi ha autorizzata. Sa che sono sincera, quindi non le nascondo che mi risulta piuttosto ovvio il motivo del suo cinismo. Lei ha perso fiducia nel genere umano da un bel po'. Dopo la guerra non crede più in nulla e guardare le macerie che gli uomini hanno creato ha distrutto la sua fede."
"Hai colto nel segno mia cara Adele. Però non credi che Adrien sia speciale?"
"Lo è, per questo non merita un uomo come voi al suo fianco."
Martin terminò il suo scotch facendo tintinnare il ghiaccio nel bicchiere ed annuii gravemente.
"Dovrei diventare un uomo migliore per averla al mio fianco, non credi? Dovrei farmi portare il soprabito ed inseguirla sotto la pioggia, dovrei prenderla e tenerla tra le mie braccia promettendole che tutto cambierà, che io cambierò per lei."
L'uomo si concesse una piccola pausa e si gustò lo sguardo speranzoso della sua domestica, per poi tirar fuori il suo solito sorrisetto malizioso.
"Non lo farò. Hai ragione Adele: non merita un uomo come me al suo fianco."
"Lo dicevo per provocazione, signore. Dovrebbe fare quello che ha detto."
"Potrei fare una dichiarazione di cui potrei pentirmi, ma mi sbilancerò, lasciando che sia l'alcool a parlare per me. Credo di amarla, non la inseguirò per questo."
"E' una dichiarazione importante questa, signore. Adrien tornerà da voi."
"Quando lo farà sarà troppo tardi. Vado nel mio studio. Non voglio essere disturbato."
"Ma signore! E' notte. Dovrebbe stendersi a letto."
"Non ne ho voglia. A domani Adele, non restare alzata."
Si avviò nel suo studio e una volta dentro respirò a fondo l'odore dei suoi numerosi libri, girando due volte la mandata della chiave.
Adele, sentendo la serratura scattare decise di far chiamare immediatamente Adrien, sperando che fosse giunta a casa. Prese rapidamente carta a penna per scrivere un messaggio, ma si bloccò, non sapendo esattamente cosa volesse comunicarle.

"Prendi la carrozza, arriverai prima.
                     -Adele"


Era un messaggio criptico, ma efficace. Dopo cinque minuti l'autista personale di Martin venne mandato alla volta di casa di Adrien, che per fortuna non abitava troppo lontano.
Nel frattempo  la domestica decise di provare ad entrare nello studio di Martin, spingendolo a ragionare e a parlare ancora con lei.
Bussò un paio di volte dolcemente, ma non ottenendo risposta riprovò più forte e con una più rapida frequenza.
"Cosa?" Si sentì sbottare dall'altra parte.
"Signore potrebbe aprire, cortesemente?"
"Sto leggendo Adele! Cosa c'è di tanto importante?"
Durante questa frase il suono della voce si fece sempre più forte, fin quando scattò la serratura.
Adele tirò un sospiro di sollievo e s'infilò all'interno. Martin ritornò alla scrivania e riprese il suo tomo di filosofia tra le mani.
"Ebbene?"
"Ci morirà con questi libri signore. Diventerà un vecchio polveroso tra libri che non possono darle quello che possono le persone."
"Ho due considerazioni Adele. La prima è più rapida: solo perché prima ti ho chiesto un parere adesso non devi preoccuparti della mia vita. Mi pento di averti coinvolta. La seconda è, più che una considerazione, una domanda retorica. Hai mai letto un libro? Non rispondere, è evidente. No. Perché non hai idea di quanto possa regalare in più rispetto alla fredda ipocrisia della gente e alla capacità di distruzione che ha l'uomo."
La domestica rimase un po' ferita dalla frase, ma sapeva che non poteva permettere che la porta venisse richiusa, almeno fino all'arrivo della donnache poteva cambiare la vita del suo padrone.
Che non tardò a fare la sua entrata in scena, proprio quando Adele stava per rispondere.
"Martin." intervenne con voce melliflua.
L'uomo alzò gli occhi dal suo libro e la guardò come se fosse un'apparizione, una delle visioni più belle che i suoi occhi potessero regalargli.
"Adrien."
La donna si avvicinò e la domestica scivolò fuori dalla stanza, mentre Martin si alzò e cinse la vita di Adrien con le braccia.
"Fuori piove ancora."
"E tu sei il mio temporale."
  
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