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Autore: grandR    29/08/2013    5 recensioni
«Suona per me, James» dice, e strizza gli occhi, come vergognandosi. Forse dovrebbe. Ma è troppo egoista, Will. Vuole Jem. Vuole che Jem suoni. Vuole che Jem lo tenga con sé.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Carstairs, William Herondale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di notte, di musica e di promesse







È notte fonda quando Will si sveglia.
Apre gli occhi all’improvviso, spalancandoli nel buio della sua stanza, il corpo rigido e teso per un incubo che proprio non riesce a ricordare.
Si guarda intorno. Le tende tirate, le sagome scure dei mobili, le lenzuola aggrovigliate intorno al suo corpo. La sua mano trema mentre si scosta un ciuffo di capelli troppo lunghi dalla fronte. Jessamine continua a ripeterglielo, che dovrebbe tagliarli.
Si accorge di avere il respiro affannoso. Di essere ricoperto di sudore freddo.
Will non ha mai paura. Lui si butta, sempre, si lancia nelle lotte senza esitare, vive alla giornata, ha voglia di scoprire. Ma in quel letto, nel silenzio della notte, Will ha paura.
Senza pensare scivola fuori dal letto, scostando le coperte pesanti, attraversa la camera e apre la porta. Non ha alcuna esitazione mentre attraversa il corridoio e appoggia l’orecchio a una porta. A quella porta.
Dall’interno non proviene alcun rumore.
Cigola appena quando la apre piano, con delicatezza.
E allora Will esita, quando i loro occhi si incontrano.
Illuminato dal chiarore lunare che entra dalla finestra, i capelli argentei accarezzati dalla luce, Jem è seduto sul suo letto sfatto. Ha il suo violino sulle gambe. Lo osserva entrare nella stanza, poi sorride.
«Will» mormora soltanto.
Will si siede sul letto, vicino a Jem. Poi si sdraia, la testa sul cuscino che ha il suo profumo, che ha l’essenza del suo James. Accarezza il suo violino, poi accarezza lui.
«Suona per me, James» dice, e strizza gli occhi, come vergognandosi. Forse dovrebbe. Ma è troppo egoista, Will. Vuole Jem. Vuole che Jem suoni. Vuole che Jem lo tenga con sé.
E Jem suona. Suona, suona per ore, con le note malinconiche del violino che si espandono per la stanza, e la sua musica gli parla. Gli sussurra che, sì, lo terrà con sé. Gli sussurra la loro storia, quel primo incontro nella sala dell’addestramento, le loro battaglie di parole e coltelli, e la runa sul suo cuore pare bruciare. Quella runa, quella più importante di tutte.
Will chiude gli occhi. Ascolta. Ama.
È quasi l’alba quando Jem smette di suonare. Ha le dita e le braccia indolenzite, gli occhi un po’ lucidi. Non ha smesso un attimo di guardarlo, lì, steso nel suo letto, con la testa sul suo cuscino.
Non sa se è ancora sveglio o se la sua musica l’ha cullato fino a farlo addormentare. Ha gli occhi chiusi, le ciglia lunghe che gli sfiorano le guance, l’aria rilassata e non più impaurita e incerta come quando è entrato.
Sembra felice. Con lui Will sembra sempre felice.
Jem sospira. Allunga la mano e gli accarezza i capelli, quasi distrattamente, grattandogli piano la nuca. Lo vede sorridere.
Will sorride, quando è con lui.
Poggiato il violino sul pavimento, anche Jem si stende sul letto, al suo fianco. Poggia una mano sul suo petto, sul petto di Will, sul suo cuore. Dove c’è la runa dei Parabatai.
Prima di addormentarsi, un sussurro risuona nella stanza, talmente piano che potrebbe essere scambiato per il soffio del vento.
Wo-ai-nee.





   
 
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