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Autore: hiccup    29/08/2013    4 recensioni
[Kids!Seblaine]
“Bambini, lui è Sebastian e da oggi verrà a scuola con voi,” annuncia la maestra dopo aver richiamato l’attenzione, “arriva dalla Francia e non conosce nessuno, quindi cercate di farlo sentire a suo agio, va bene?”
Blaine si aggiunge al coro di sì, maestra con entusiasmo. Sebastian gli piace: ha la maglietta di Superman e Superman è il suo supereroe preferito."
[...]
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore: hiccup
Titolo: Perché quando mangio non sono triste.
Personaggi: Blaine Anderson; Sebastian Smythe
Genere: Comico (?), Fluff.
Rating: Verdissimo.
Avvertimenti: Pre-Slash (esiste?), What If, Missing Moment
Beta: Obviously Irish Shamrock <3
Note: Pubblico questa cosina piccina piccina sempre sotto minaccia dell’amorevole beta <3 Non c’è molto da dire se non che è la prima volta – penso – che scrivo qualcosa con Seb e Blaine da bambini. E sì, li adoro *^* Aww
Niente, spero vi piaccia e vi strappi almeno un sorrisino :’3
 
Buona lettura!
 

 
 
 
 
 
 

 
Perché quando mangio non sono triste.
 
 
 







 
1.



 
 
Blaine osserva con curiosità le tre persone appena entrate in classe: un uomo con i baffi e l’espressione severa che parla animatamente con la maestra che si limita ad annuire rivolgendo di tanto in tanto dei grandi sorrisi incoraggianti al figlio del signore, in piedi, poco più indietro.
Il bambino sembra avere la sua stessa età, riflette Blaine, scrutando il nuovo arrivato che tiene le manine infilate dentro alle tasche dei pantaloni scuri cercando d’ignorare la maestra.
 
“Bambini, lui è Sebastian e da oggi verrà a scuola con voi,” annuncia la maestra dopo aver richiamato l’attenzione, “arriva dalla Francia e non conosce nessuno, quindi cercate di farlo sentire a suo agio, va bene?”
 
Blaine si aggiunge al coro di sì, maestra con entusiasmo. Sebastian gli piace: ha la maglietta di Superman e Superman è il suo supereroe preferito.
 





 


 
 
 
2.





 
 
I giorni seguenti all’arrivo di Sebastian sono una gran confusione; tutti quanti vogliono conoscerlo e durante la ricreazione non c’è quasi più nessuno che vuole giocare in cortile perché il nuovo bambino suscita un’insolita curiosità nella monotonia di quell’asilo di Lima.
“Ma come mai parli la nostra lingua anche se sei francese?” domanda Jane con la sua voce petulante, mentre con una manina si sistema il cerchietto rosso tra i capelli.
“Mio padre è americano”, si limita a rispondere Sebastian non prestando troppa attenzione allo sguardo sognante della bambina.
 
 
“Chissà, magari in Francia i videogiochi sono più belli,” dice David posando le sue costruzioni colorate, “vado a domandarglielo. Vieni Blaine?”
 
Blaine scuote la testa, e guarda il suo migliore amico correre verso tutti gli altri bimbi riuniti attorno a Sebastian con un piccolo broncio.
 
Quando se ne sarebbe tornato in Francia quel tipo ruba-amici?
 
 








 
3.
 






Blaine aspetta che sua madre lo venga a prendere già da una ventina di minuti, cammina su e giù lungo il corridoio, alzandosi sulle punte per sbirciare oltre la finestra di tanto in tanto: niente. La mamma deve aver avuto degli imprevisti, di solito è sempre puntuale.
Ormai non c’è più nessuno a scuola; le maestre sono sedute nella sala insegnanti e chiacchierano tra di loro di cose che lui non capisce. Blaine sbuffa e si dirige verso la sua classe.
 
Tanto vale che giochi un po’ nel frattempo, no?
 
Il bambino si blocca non appena entra nella stanza con i tavolini colorati e i giocattoli raccolti con ordine in grandi cestoni: Sebastian è lì, in piedi su una sedia, e guarda il mappamondo sulla scrivania della maestra.
Blaine non ha nemmeno il coraggio di respirare perché, nonostante abbia solo cinque anni, conosce bene quell’espressione sul viso del suo compagno di classe: è la stessa che ha suo fratello quando a casa si parla della nonna che li ha lasciati pochi mesi prima.
 
Ma perché Sebastian dovrebbe essere triste? Tutti gli sono sempre attorno…
 
Prova a indietreggiare lentamente e senza fare rumore, ma inciampa nei suoi stessi piedi e rischia persino di cadere a terra. Sebastian si volta verso di lui di scatto e lo guarda assottigliando appena lo sguardo.
“Scusa,” dice subito Blaine con un filo di voce; capisce di aver invaso il ‘suo’ spazio e quasi si aspetta che l’altro gli lanci contro il portapenne a forma di girasole… invece Sebastian lo guarda e basta.
“Come mai sei ancora qui?” gli domanda infine.
“La mamma non è ancora arrivata,” risponde Blaine portandosi una manica della felpa alla bocca, “tu?” aggiunge curioso.
“Sophie è in ritardo”
“Chi è Sophie?”
“La mia babysitter”
“Cos’è una bebisitter?” Blaine è sicuro di non aver mai sentito quella parola strana.
“Babysitter,” lo corregge Sebastian, “è una donna che si prende cura di me.”
“Oh. Tuo papà non c’è?”
“Lui lavora sempre,” mormora Sebastian con voce arrabbiata.
“E la tua mamma?”
“Lei è a Parigi.”
“Parigi?”
“E’ in Francia,” spiega Sebastian, “vieni, te la mostro,” aggiunge facendogli cenno di salire sulla sedia. Blaine tentenna un po’ ma poi si arrampica accanto al bambino, incuriosito.
“Questa è la Francia,” Sebastian gli indica uno stato colorato di rosa sul mappamondo, “e questa è l’America” sposta l’indice, oltre il mare, su un altro stato molto più grande.
“Tu vieni da così lontano?” chiede Blaine ammirato perché, davvero, la Francia e l’America sono lontanissime. Sebastian annuisce.
“Sei triste perché vuoi tornare in Francia?” incalza il moro.
Sebastian arrossisce un po’, ma conferma.
“Allora tornaci, no? Dillo a tuo papà o alla tua cosa-sitter, no?”
“Papà non vuole,” borbotta il bambino, “dice che è meglio se cresco qui. Ma a me qui non piace per niente.”
Blaine rimane in silenzio guardando di sott’occhi il volto del compagno di classe; sarà anche il bambino più “famoso” a scuola, ma sembra davvero triste.
“Se vuoi quando arrivano la mia mamma e la tua cosa-sitter, andiamo a mangiare un gelato… Lo fanno buonissimo da Jimmy’s, è la mia gelateria preferita,dice Blaine con un sorriso, “io quando mangio non sono triste. Magari funziona anche con te.”
“Sicuro?” Sebastian non sembra molto convinto così Blaine lo prende per mano annuendo con grande enfasi, tanto che l’altro lo guarda con sorpresa.
“Promesso,” assicura e deve sembrare parecchio buffo perché Sebastian ridacchia appena.
“Come ti chiami?” gli chiede poi, facendo girare il mappamondo per riportarlo di nuovo sulla Francia.
“Blaine.”
“Io sono Sebastian.”
“Oh, lo so,” dice subito Blaine ed è felice che la maestra arrivi dicendo loro che sua mamma è arrivata; altrimenti sarebbe stato costretto a dire a Sebastian che fino a quel giorno lo odiava perché gli rubava tutti gli amici. E non voleva litigare di già con il suo nuovo amico. Perché sì, sarebbero diventati amici.






 
 
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