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Autore: Nena Hyuga    29/08/2013    3 recensioni
L’umiltà di Masato gli impediva di vedersi come il migliore e, vinta la timidezza, spiegò la sua sciocca teoria.
“Perché io non mi distinguo tra gli altri, non sono come te.”

Era da quasi un secolo che non pubblicavo qualcosa, ma sono tornata con una One Shot che per me ha un significato speciale. Una RenMasato un po' fluff e un po' introspettiva, dove si vedranno i due cantanti alternarsi tra la loro infanzia felice, cresciuti nella più totale serenità ed ingenuità, e la loro relazione presente.
Buona lettura ^-^
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Masato Hijirikawa, Ren Jinguuji
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A shining bond

 

 

“Masato! Di qua!”

“Ren, io non credo che...”

“Piantala di fare la femminuccia! Hai paura di essere scoperto? Oppure ti terrorizzano i millepiedi velenosi che girano per di qua?”

“Eh? Cosa?! Velenosi?!”

Il ragazzino dai capelli blu si bloccò di colpo: oltre ad aver perso di vista il compagno di avventure, l’aveva sentito pronunciare quelle parole consapevole che aveva tutta l’intenzione di spaventarlo.

Si paralizzò, come se le radici degli alberi del fitto bosco all’interno del quale si erano infiltrati lo avessero afferrato alle caviglie.

All’improvviso qualcosa fece frusciare le foglie dietro di lui: non era stata la sua immaginazione, le aveva sentite, c’era di sicuro qualcosa in agguato dietro di esse. Avrebbe voluto dare la colpa alla suggestione dovuta al buio notturno, poiché l’atmosfera dava l’effetto di un film dell’orrore. Ma aveva visto muoversi qualcosa, ne era sicuro.

“Ren..?”

Chiamò il nome dell’amico, la voce trillante incrinata dalla paura. La razionalità che lo contraddistingueva venne a mancare.

Fu allora che dallo stesso cespuglio sbucò fuori il ragazzino biondo, l’espressione vittoriosa in volto di chi era riuscito nel suo intento.

Masato non emise un fiato, ma il suo sobbalzo fu sufficiente a far capire a Jinguji che aveva portato a compimento la sua missione.

Gli occhioni celesti di Ren si specchiarono per una frazione di secondo in quelli più profondi e blu di Hijirikawa, il quale si era portato le piccole manine davanti alla bocca per non urlare.

Il più grande scoppiò a ridere e sorrise sornione, per poi lasciar spazio ad un ghigno compiaciuto che prese forma sul suo viso spigoloso.

“Hai avuto fifa, eh, Masato? Te l’ho fatta!” esultò.

“Non...non farlo più.” mugolò il secondo, imbronciandosi.

Odiava quando l’altro gli faceva certi scherzi, a volte finivano persino male a causa dell’esuberanza del figlio della casata dei Jinguji.

Ren portò le mani ai fianchi con fare autoritario.

Era sempre stato lui il leader, colui che trascinava Masato in ogni genere di avventura -che saltuariamente si trasformava in una qualche marachella infantile-, ma il giapponese doveva proprio a Jinguji la sprizzata d’aria fresca che aveva dato alla sua vita.

Era grazie a lui se si divertiva.

“Andiamo, non puoi sempre perdere il passo.” lo rimproverò prendendo l’esile polso del più minuto e stringendolo per evitare di smarrirlo ancora nella folta vegetazione.

Masato avvampò all’improvviso, senza rendersene conto: con Ren si sentiva un incompetente, un ragazzino troppo abituato alla ricchezza e alla disciplina impostagli dalla famiglia per godersi l’infanzia come tutti gli altri.

Era in imbarazzo poiché, per l’ennesima volta, si era dovuto far aiutare da Ren. La cosa, d’altronde, lo rendeva segretamente felice perché si sentiva finalmente accettato da qualcuno.

I ragazzini della sua età lo evitavano, lo ritenevano noioso e snob, troppo dedito allo studio dell’etichetta giapponese, ma Jinguji lo aveva sempre guardato diversamente.

“Che fai lì impalato? Ti muovi?” lo incitò ancora.

“Non ci sono i millepiedi velenosi, vero?” borbottò il blu, abbassando il capo e stringendo a sua volta la manina dell’amico.

Ren inclinò la testa per poi scoppiare a ridere ancora. Rideva spesso, era sempre allegro, sembrava ch nulla potesse abbattere il suo morale. Per Masato, Ren era la sua luce e bastava che l’altro fosse contento per esserne contagiato.

“Ti stavo prendendo in giro, ma se hai paura puoi sempre usare questa!” esclamò il biondino.

Dalla tasca posteriore dei pantaloni, fece scivolare fuori una torcia elettrica con il manico colorato di arancio e azzurro.

“Ho già la mia.”

“Sì, ma questa è speciale, tiene lontani i millepiedi velenosi!” affermò entusiasta, parendo fin troppo sicuro delle sue parole.

Masato finì per unirsi alla risata del compagno. Una risata allegra e spensierata, ed in cuor suo il blu sapeva che non era vero, ma ringraziò ugualmente il ragazzino in un mormorio poco distinto dacché la paura stava scemando via.

“Visto? Ti ho fatto ridere! Non hai più fifa, eh, Masato?”

Il più piccolo scosse la testa in un cenno di diniego, l’espressione fattasi coraggiosa in un attimo, mentre le manine stringevano l’una la pila e l’altra quella di Ren.

“Bene, manca poco.” lo rassicurò il biondo.

Erano sempre stati così, sin dal giorno in cui si erano conosciuti: figli di ricchi imprenditori, destinati l’uno a portare avanti la famiglia e l’altro, essendo il terzogenito, a fare da contorno ai suoi già illustri e brillanti fratelli.

Per quanto poco avessero in comune, la loro voglia di libertà li aveva fatti incontrare e li aveva uniti indissolubilmente.

Restii a prendere coscienza che un giorno sarebbero dovuti subentrare alle loro famiglie, la loro amicizia era stata osteggiata da entrambe le parti. Non fosse mai che un Hijiirikawa frequenti un Jinguji, figlio dei loro rivali in affari.

Costretti a nascondere la loro amicizia, erano finiti più volte nei guai per essere scappati e poi beccati insieme a giocare, oziare o, persino, sul punto di rientrare a casa e di farla in barba ai parenti.

Ma la loro ostinazione non li avrebbe divisi.

“Masa, siediti qui.” lo riportò alla realtà strattonandolo e obbligandolo a sedersi sul manto erboso, di fianco a sé.

Obbediente, Hijirikawa seguì l’esempio dell’amico e sorrise appena quando l’altro usò un diminutivo per attirare la sua attenzione.

Si sdraiarono e Ren gli lasciò infine la mano, con la speranza che Masato non fuggisse via spaventato al gufare di qualche civetta.

“Cosa c’è qui?” chiese ingenuamente il blu.

“Nulla.” rispose lapidario Jinguji, quasi come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “A volte bisogna solo godersi il viaggio che porta alla meta, no?” aggiunse con aria tronfia, godendo delle sue stesse parole fin troppo significative per un ragazzino di nove anni.

Masato, d’altro canto, sorrise e annuì concorde.

L’aveva letto anche lui, in qualche libro; forse quella stessa frase l’aveva fatta presente proprio lui a Ren, il quale l’aveva riadattata alla circostanza.

Il biondino puntò un dito in alto, rivelando il cielo notturno punteggiato di stelle.

Era estate inoltrata, non c’era una nuvola in cielo e da quel panorama la notte non era così buia e tenebrosa come poteva apparire in inverno.

Non c’era nulla che li preoccupasse e si godettero per qualche minuto il rumore delle cicale e la brezza fresca che attraversava la radura.

“Quale ti piace di più, Masato?”

Il blu sembrò pensarci su un attimo, e la sua attenzione fu attirata dalla stella più brillante e luminosa che riconobbe come la stella Polare, la quale ai suoi occhi sembrava pulsare di vita propria.

Per risposta, Hijirikawa alzò a sua volta il dito affusolato e puntò alla stella accanto  a quella che lo aveva ammaliato: era anonima, più piccola, ed il suo bagliore non poteva essere comparato con quello della compagna.

“Quella vicino alla stella Polare...” sussurrò, voltando il viso verso Ren.

“Eh? Perché non l’altra più luccicante?” chiese sconcertato.

L’umiltà di Masato gli impediva di vedersi come il migliore e, vinta la timidezza, spiegò la sua sciocca teoria.

“Perché io non mi distinguo tra gli altri, non sono come te.”

Ren rimase interdetto dalla sincerità di Masato: era sempre così enigmatico, ma bastava uno sguardo con quei limpidi occhi azzurri ed il ragazzino diveniva un libro aperto.

“Io penso tu sia il mio migliore amico, quindi devi per forza essere speciale anche tu.” obiettò risoluto,  non ammettendo repliche.

Masato arrossì lievemente per la sorpresa. Non avrebbe mai fatto il callo alla schiettezza ed alla naturalezza con cui Ren si esprimeva nel dire le cose più complesse.

“Un giorno ti regalerò quella stella, Masato.” esordì, rompendo di nuovo il silenzio durante il quale il blu si era perso a chiedersi in cosa fosse effettivamente speciale.

“Come sarebbe possibile? E perché?” domandò allibito.

Hijirikawa era sempre stato fin troppo realistico per certe promesse platoniche, il suo lato razionale era predominante.

Ren mostrò le due file di denti in un sorriso compiaciuto.

“Non mi hai sentito prima? Sei il mio migliore amico e devi considerarti speciale.”

“Uhm...”

Masato fu troppo impegnato a distogliere lo sguardo dal bambino adorante con gli occhi puntati alle stelle, e perse la frazione di secondo in cui, con un dolce sbuffo, le guance di Ren si tinsero di un debole rosso.

Cercò la manina del biondo, timidamente.

“E’ una promessa, Ren.” replicò il blu per rompere l’atmosfera strana creatasi a causa dell’affermazione altrettanto ambigua di Jinguji.

E con un cenno del capo, i due tornarono a sognare ad occhi aperti verso spazi inesplorati, tra mondi inventati e fantasiose avventure che si riproponevano di vivere. Assieme.

 

 

 

~Ten Years Later~

 

 

“Hijirikawa, puoi venire un attimo?”

“Jinguji, stavo andando a preparare da mangiare.”

Ren si guardò attorno con aria sospetta e fece ancora segno a Masato di avvicinarsi.

Erano nel bel mezzo dei corridoi della Saotome Accademy, c’erano occhi e orecchie indiscrete ovunque, specialmente per quanto si trattava di Ren Jinguji, l’aspirante idol più sexy e seduttore conosciuto ormai in tutto il Giappone anche come fotomodello.

La sua fama era il suo miracolo e la sua maledizione al contempo: gli dava modo di mascherare le sue vere intenzioni ed i suoi sentimenti, creando una facciata falsa e ben nota, ma d’altro canto non aveva mai pace, mai un momento di privacy.

“Ci vorrà solo un momento, te lo assicuro.” insistette il bel giovane dai lunghi capelli biondo-rossicci.

Il suo sguardo non faceva presagire nulla di buono e Masato ebbe l’impressione di ricordare quel sorrisetto: era lo stesso di quando erano piccoli e si cacciavano sempre nei guai.

“Spero per te che sia una cosa che non ci metterà nei casini...” brontolò, incrociando le braccia al petto e tenendo stretti i quaderni con gli spartiti e gli appunti vari.

Ren scoppiò in una risatina allegra, incrinata da un accenno di nervosismo,  ma continuò a guardarsi attorno ansioso.

“Andiamo, Hijirikawa. Quando mai è successo?”

“Sempre. Anche ora.” borbottò, seguendo le sue indicazioni ed entrando in un’aula del corridoio apparentemente deserta.

Masato si guardò intorno spaesato, non sapendo cosa stesse progettando l’altro.

“Ren...” lo chiamò di nuovo, per nome, poiché in ambiente più intimo si erano permessi di omettere i cognomi “...non è né il mio compleanno né qualche evento particolare. Cosa stai combinando?”

Jinguji si richiuse la porta dell’aula di musica alle spalle con la circospezione di un ladro, assicurandosi a sua volta che fossero soli. Mise una mano sotto il gilet, estraendone qualcosa che attirò l’attenzione di Masato.

Era strano, la curiosità non faceva parte dell’indole del blu, ma quando si trattava di Ren era come se le regole comuni venissero capovolte. Ed infrante. Come la regola che vietava di innamorarsi all’interno dell’Accademia, un altro dei tanti guai in cui Ren l’aveva condotto.

“Chiudi gli occhi.” gli disse. La sua voce già di per sé suadente divenne un sussurro ammaliante e sensuale, capace di farlo rabbrividire e fargli perdere la lucidità.

Masato non poté che obbedire e chiuse le palpebre, rimanendo impassibile dinnanzi al ragazzo.

Non lo sentì nemmeno avvicinarsi tant’era concentrato sulle varie opzioni che comprendevano cosa celasse Ren all’interno della giacca.

Fu il soffio caldo del respiro di Jinguji che fece destare Masato dai suoi pensieri ed istintivamente lo indusse e riaprire gli occhi, chinando il capo verso le mani del biondo.

Teneva in mano una scatolina aperta, e gli occhi blu del nipponico guizzarono da quelli cristallini di Ren al piccolo anello con un brillante.  Era sottile, modesto, ma splendente e da qualsiasi parte lo si guardasse sembrava pulsare, stretto tra le dita longilinee del biondo.

Masato comprese e realizzò.

Gli tornò alla mente di quella notte e come la piccola stella che aveva indicato brillasse accanto alla Polare.

Alzò le iridi blu verso il compagno di stanza, rendendosi conto che quel paragone non era mai cessato di esistere.

“La stella...” mormorò Masato, ancora scioccato per la sorpresa.

“Sì?” lo incitò a continuare, ma l’espressione sagace di Jinguji gli suggerì che ricordava quella notte alla perfezione.

“Hai mantenuto la tua parola...”

“Ti avevo detto di fidarti.” lo riprese il biondo, infilandogli l’anello al dito e stringendogli la mano con delicatezza.

L’improvviso avvicinarsi di Ren alle labbra di Masato fece  scivolare di mano i libri ed i quaderni che teneva ancora stretti contro il petto, forse come unico appiglio alla realtà.

“Non dubitare mai del mio amore per te, Hijirikawa.”

Il tocco era lo stesso di dieci anni prima, il senso di smarrimento gli fece salire in gola un senso di nostalgia, e l’attimo di cui Jinguji parlava inizialmente si tramutò in un breve e fulgido quarto d’ora.

La tensione di venire sorpresi, l’ansia di rovinare per sempre la loro stessa carriera e la loro famiglia, con l’unico peccato di amare.

Costretti a nascondersi agli occhi di tutti, a differenza loro le due stelle continuarono a brillare nel cielo notturno e, finalmente, Masato si convinse che la Polare non sarebbe mai stata così bella e lucente se al suo fianco non ci fosse stata quella stella più piccolina, non più insignificante come appariva all’inizio.

 

 

 

Angolino dell’autrice

Era da tanto che non scrivevo una One Shot e non la pubblicavo, mi sembra quasi un secolo ç_ç

Soprattutto è la mia prima Shot nel fandom (dimenticando dell’altra che è una storia scritta a due mani), quindi questo è il mio primo lavoro ufficiale per Utapri <3

Beh, come avrete capito si tratta di una fanfic molto  all’insegna del fluff,introspettiva e sentimentale. Avevo bisogno di scrivere qualcosa di leggero, sperando soprattutto di non essere andata OOC con i personaggi, che è sempre la mia maggiore angoscia.

Che dire? Io adoro tanto Ren e Masato bambini, adoro il loro rapporto che li unisce sin dall’infanzia.

Un piccolo appunto lo voglio fare riguardo l’anello. Non ho specificato nulla riguardo ad esso, né se fosse di fidanzamento o di matrimonio (?) per il semplice fatto che l’importante era il significato del loro legame, della pietra che ricordava la stella e della promessa fatta a Masato.

Che cosa mi sono dimenticata di dire? owo

Ecco, che questa breve one-shot è stata scritta pensando al mio compagno di role  <3

A Ren~  Perché se non fosse stato per il suo “Ma scrivi una fic RenMasa” a questo punto questa shot non sarebbe mai esistita. Perché è il migliore Ren che un Masato possa desiderare, anche se so di farlo tanto incollerire. Mi dispiace, chiedo scusa se il genere non è Angst come piace a te, ma avevo bisogno di Fluff e un po’ di romanticismo uwu  <3

 

Alla prossima~

Nena Hyuga ^-^

   
 
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