Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Vojceofanangel    29/08/2013    5 recensioni
Una ragazza che si ferma con il suo fidanzato in autogrill, un ragazzo che deve fare chilometri per andare dal padre, e spinto dal suo subconscio, si ferma in un autogrill.
Non si parla di sesso, si parla di anime che fanno l'amore.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jaden Smith, Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
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 "Un caffè al caramello, grazie." Chiesi gentilmente al cassiere, mostrando i miei cinque dollari sul bancone.
Il ventenne dai capelli neri mi sorrise, iniziando a predere un rotolo di carta da scontrino dal bancone sottostante e infilandolo in cassa, per poi farmi lo scontrino.
aprì la cassa per porgermi tre dollari di resto, insieme a quel foglio bianco.
lo ringraziai, e togliendomi dalla fila di persone che aspettava per farsi fare lo scontrino,  Mi diressi velocemente al bancone, porgendo il foglietto bianco al barista, che l'esse il contenuto per poi iniziare a farmi il caffè, strappando lo scontrino, per poi ridarmelo.
lo presi e lo gettai nella borsa alla meno peggio, per poi affrettarmi a prendere il mio caffè che il barista aveva appoggiato sul bancone, mentre serviva un'altro cliente.  
'devo fare bella figura con i genitori di mark, non posso deluderlo.' pensai mentre mi incamminavo con il mio caffè verso i bagni Dell'autogrill.
Entrai nel disimpegno, per poi scorgere una figura femminile sulla porta, segno che era quello il bagno in qui sarei dovuta entrare.

 
Stavo percorrendo la strada statale che percorreva Los Angeles ed arrivava a Denver, passando Las Vegas. Mio padre mi aveva chiesto se potevo aiutarlo con il negozio che gestiva a Denver, così da Los Angeles ora devo andare fino a Denver, ma ne vale la pena. Il cibo è ottimo, ci sono molti negozi, un clima mediterraneo e il paesaggio è favoloso, pinete e roccia rossa. Per non parlare delle ragazze, tutte ben formate, devo dire.
Stavo guidando tra Las Vegas e Denver, quando scorsi un piccolo autogrill a un centinaio di chilometri dopo Las Vegas.
spinto da chissà quella forza, dato che non avevo ne fame, ne sete, ne dovevo andare in bagno, riflettei sul fermarmi o no.
forse il mio subconscio era stanco, o forse mi consigliava di fermarmi qui, sapendo che non ci sarebbero stati altri autogrill per un bel po, quindi decisi di parcheggiare qualche metro lontano dalla porta.
Scesi dall'auto e chiusi la macchina, dirigendo mi verso l'entrata.


  Bevvi un sorso, storcendo le labbra, per poi aprire la porta e posare il mio sguardo sul cappuccio del bicchiere. Non era al caramello.
"Ma cavolo, perché capiscono sempre tutto e il contrario di tutto!" Sbuffai facendomi guardare male da un paio di anziani che attraversavano il reparto salumi.
sorrisi sbieca, per poi dirigermi all'uscita; aprì la porta, quando ad un tratto sentì qualcosa di pesante posarmisi sulla spalla, per poi cadere quasi di faccia, se non fosse stato per il tizio davanti a me, caduto di sedere.
Lo fissai un po', riuscendo a capire che era un po' più grande di me, dai capelli biondi e gli occhi color caramello. Un bel ragazzo devo dire.
Mi ricomposi subito, alzandomi di colpo. Non mi ero neanche accorta che avevo il caffè spalmato per bene su tutta la mia maglia bianca, che cercai di andarmene, spaventata.
"Oddio, scusami. Non volevo." Pronunciai sommessamente, guardando il capolavoro sulla sua felpa blu, ormai nera per il caffè, cercando di allontanarmi.
Il ragazzo raccolse il cartone, per poi squadrarmi e prendermi per un polso, fermandomi. "Non importa. Il minimo che posso fare é rioffrirti un caffè." Disse sorridendo.
Dio, il suo sorriso.
"Hem.. Non fa niente, davvero. Non preoccuparti." Dissi sorridendo, cercando di raccogliere la mia borsa e allontanarmi dallo sconosciuto, voltandomi un secondo, per vedere come mark mi fissava, prepotente.
"Insisto." La sua voce suadente mi fece tornare alla realtà dal contatto con quegl'occhi di ghiaccio, abbracciando di nuovo il caramello.
"D-Davvero, io non posso; scusami." Dissi prontamente stringendomi la borsa al corpo, per poi allontanarmi a passi veloci. Arrivai alla macchina di mark, infilandomi e allacciandomi velocmenete la cintura.


Quella ragazza dai capelli biondi era così strana, insicura.
Avevo un presentimento, non so cosa mi stava capitando. forse ero solo geloso, ma di che cosa?
vidi la ragazza che era pochi secondi fa davanti a me dentro un'auto, con a bordo anche un ragazzo.
mi sentivo impotente, ma perchè?
la vidi alzare lo sguardo dal cellulare, guardarmi, con i suoi occhi marroni, guardarmi con uno sguardo spento, trafitto. guardarmi con la paura di qualcosa.
un brivido mi percorse la schiena. non sapevo perche, ma qualcosa mi diceva che dovevo fare qualcosa, per me, per lei, così decisi di mettermi in macchina e seguire quei due sconosciuti.

Appena iniziai ad accostarmi alla macchina, mi accorsi che era insieme ad un ragazzo, che stava parlando animatamente. Era un ragazzo alto, capelli scuri, occhi di ghiaccio. Mi metteva angoscia soltanto a guardarlo.
fissai il mio sguardo su di lei, alternando i miei occhi da lei alla strada. cercava di farsi sempre più piccola, mentre lui urlava e stringeva il volante. Stavano litigando? Perché avrebbero dovuto? Per me, forse?

Li seguì per molti kilometri, arrivai ad un paesino sperduto, molto ben curato ma piccolissimo, neanche diecimila abitanti. segui quella macchina in lontanaza, arrivando in una grossa casa di campagna un po' isolata.
Spensi il motore parecchie decine di metri più indietro, per timore di essere visto, e piano, nascosto dagl'alberi, raggiunsi la casa, fermandomi un po' di metri più indietro, nascondendomi dietro un cespuglio.
Li vidi uscire dall'auto, lui stringeva fortemente il polso di lei, che si dimenava per farsi liberare da quella stretta evidentemente troppo forte, senza successo.
Entrarono in casa, e con un tonfo sordo il ragazzo chiuse la porta alle loro spalle.
Mi avvicinai alla finestra del salotto di quella villa enorme, vedendo come le continuava ad urlare contro, come la spingeva, come la sballottolava a destra e a sinistra, tirandole i capelli.
Ad un tratto il ragazzo le abbassò violentemente i pantaloncini, lasciandola con gli slip blu scuro di pizzo. Il mio cuore accelerò, un po' per l'agitazione, un po' per lei. Mi morsi il labbro inferiore con forza, poi mi decisi a distogliere lo sguardo e cercare un'entrata, per tentare almeno di salvarla.
Girai velocemente intorno alla casa, scovando una finestra socchiusa di un bagno al primo piano.
Di fianco alla finestra c'era una grondaia, ed una pianta rampicante. Non sapevo se avrebbe retto il mio peso, ma dovevo tentare.
Sentí un urlo squarciarmi in timpani, e un brivido mi percorse la schiena velocemente. Non sapevo cosa stava succedendo, ma sapevo che non era un bel segno.
Mi affrettai ad arrampicarmi su per la grondaia, cercando di non cadere e soprattutto di non guardare in basso.
Aprì con forza la finestra, prima di infilarmici dentro, scivolando nel grande bagno di quella villa padronale.
Un'altro urlo, di dolore, questa volta maschile. Immagino quello stronzo tenersi le palle dal dolore dopo il calcio che gli avrà dato quella ragazza.
Mi affretto a raggiungere la porta, scoprendola bloccata a chiave. Cazzo.
Cercai di sfondarla in tutti i modi, di bussare, di buttarla giù a spallate; passó velocemente per la testa la lezione di karatè di Jaden, uno dei miei amici, e cercai di ricordarmi quel calcio tanto potente e facile da fare.
Presi la ricorsa, per poi girarmi e trovarmi con il piede fuori dalla porta: perfetto.
Tolsi il piede, per poi infilare il braccio, girare la chiave e aprire la porta dall'esterno.
Sentì qualche gemito dal piano di sotto, e mi affrettai a scendere le scale, che trovai con facilità.
Arrivai al salotto, ma non c'era nessuno. Trovai però una mazza da beaseball di fianco alla porta d'ingresso del salotto, così la presi e mi avvicinai alla stanza da cui provenivano quei gemiti che mi facevano quasi piangere.
Aprì piano la porta, che non fece nessun rumore, prima di trovarmi il ragazzo stronzo con quella ragazza bionda, quest'ultima riusciva a vedermi, e di conseguenza spalancando gli occhi appena mi vide.
  Quel tipo iniziò a baciarle il collo con prepotenza, mentre lei mimava un 'aiutami' con le labbra, cercando di scollarselo di dosso.
Gli feci segno con le mani di spostare la testa da un lato, prima di colpire forte con la mazza il ragazzo dai capelli neri, che finì a peso morto per terra.
  La ragazza, che se ne fregó del fatto che aveva il seno scoperto, senza pantaloncini, corse verso di me singhiozzando, per poi abbraccciarmi dopo nemmeno un secondo, iniziando a singhiozzare.
Le feci appoggiare la testa sul mio petto, mentre le accarezzai i capelli. Continuai a tenerla stretta vicino a me, il suo corpo mi faceva stare bene al solo contatto, e il suo in quel momento aveva bisogno del mio.
le presi il viso tra le mani, guardando i suoi occhi marroni, così profondi ed intensi da potercisi perdere.
"ci sono io, okay? Stai tranquilla." Le sussurrai accarezzandole la testa. Lei annuì, per poi guardarmi con quell'intensità di sguardi quasi troppo profonda. "Grazie." Sussurrò, prima di chiudere gli occhi, appoggiando una mano alla testa e lamentandosi.
  La presi per mano, portandola sul divano e facendola sdraiare. Le chiesi se voleva qualcosa, ma mi disse gentilmente di no e si pressó gli occhi con le mani, segno che aveva un gran mal di testa.
  Mi allontanai, facendole segno che avrei chiamato la polizia, e lei acconsentì, ma ad una condizione: avrei dovuto stare seduto vicino a lei, durante la telefonata.


-

"Christopher jack Bieber, torna subito qui!" Esclamò jeanette stringendo i pugni, cercando di richiamare nostro figlio.
Il ragazzo fece il verso alla madre, per poi avvicinarsi. "Chiedi scusa a tua sorella. Ora." Disse ferma, guardando il sedicenne sbruffoncello sbuffare. "Scusa sharneè." Disse sbuffando il ragazzo.
"scuse accettate." Proferì la sorella con aria superiore, scherzando. Jeanette sorrise, guardando i nostri figli e dopo me, che le sorrisi amorevolmente.
  "È così che voglio la mia famiglia, chiaro?" Disse lei a tutti e tre, sorridendo. "Chiaro mà." Sorrise chris; "ovvio!" Disse sharneè.
"Signorsì capitano!" Urlai, mettendomi in posizione militare, facendo scoppiare tutti a ridere.
 
  Questa, era la mia famiglia.




 
 
LALALA HO POSTATO OuO
Allora, che ve ne pare? Premetto di non essermi impegnata al massimo, MA..
USMXIANDK HSJDNAJD JSNFKSNE JDJ SN J JSJDJSNZJS JSNXJANDKZN.
Che tradotto per voi comuni mortali, sta a significare: ENTRO DOMENICA AGGIORNO SPLOT BROTHEL, SCHLERATE IN ARAMAICO ANTICO.
  Okay, ora ci sta un casino questo:
WHAT TIMES IS IT? SPLOT BROTHEL TIME, AFTER VACANTION! HAHAHAHAHAHAHAHA ODDIO LOL
Okay, dopo questo piccolo assaggio di me dopo aver bevuto coca cola, passiamo alle cose serie lol
Abbiamo:
-Splot Brothel.
-il suo sequel.
-il sequel del sequel OuO ( eggià, SCHLERATE su!)
-fanfiction che chiameremo 'corpi.'
-fanfiction che chiameremo 'papp.' Lolz
-fanfiction che chiameremo 'nozze.' NON È COME PENSATE.
-il vecchio 'the dictator', che qualcuno aveva letto su idkjdbsoul e che cancellerò, per continuarla quando meglio posso su vojceofanangel. (Ovviamente daró la password alla mia collaboratrice, quindi ci sarà anche Athazagorafobja ad helparmi.)
Come ultima cosa, proprio lei ha aggiornato con 'you will be my first day Of spring'. Perché non le siate un'occhiata? Io la amo.

Un saluto a tutte ciccie, A DOMENICA. Jdjskc
   
 
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