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Autore: IsaBelle91    29/08/2013    0 recensioni
Ian e Nina si sono lasciati.
Il pettegolezzo che gira sulla bocca di tutti i fan, la domanda che tutti i partecipanti alle convention questa estate avrebbero voluto fare..
Cosa è successo veramente? Che cosa è andato storto?
Ma forse la vera domanda da porsi è: come stanno i due protagonisti di questa brutta pagina di gossip?
Tratto dal primo capitolo:
"Non esistono sacrifici che per un grande amore non possono essere fatti, perché quando ami qualcuno, di un amore così grande, la tua sola priorità è la sua felicità. "
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Se Non Ci Sei Ti Aspetto
Ian’s Pov.
 
Luci, colori, suoni.. scorrono accanto a noi senza che nemmeno ce ne accorgiamo alle volte.. come se fossero accessori, di poco valore, che non meritano nemmeno un briciolo della nostra attenzione, eppure, se soltanto ci si fermasse un secondo ad osservarli, il nostro mondo sarebbe infinitamente più bello, più ricco.
I tre gorilla davanti a me, addetti alla mia sicurezza, non sembrano condividere questo mio pensiero, e quasi non mi lasciano nemmeno il tempo di camminare con le mie stesse gambe..
Sono solo ragazze, mi verrebbe da dirgli, ma come giustamente Grace mi ricorda ogni dannatissima volta in cui mi lamento dell’eccessivo servizio d’ordine che mi costringe a sopportare, anche la ragazza vestita da Wonder Woman era soltanto una “ragazza”..
Sbuffo spazientito, e guardo l’orologio, quasi a voler contare i minuti che mancano all’inizio del mio Panel alla Love&Blood ItaCon, la prima convention di TVD in Italia, e una delle mie guardie del corpo mi guarda sorridendo.
<< Ansioso di andarsene? >> mi domanda guardandomi con l’espressione furba di chi crede di aver capito tutto dalla vita.
Lo guardo con un sorriso divertito, posandogli una mano sulla spalla << Eh già amico, detesto essere qui.. con voi. Preferirei di gran lunga essere la fuori con tutte quelle ragazze alle quali si sta realizzando un sogno.>>
In sottofondo, una canzone annuncia il mio ingresso.. la ricordo vagamente, e non appena sento il mio nome urlato nel microfono dal presentatore, accompagnato dalla mia assistente e traduttrice, faccio il mio ingresso nella sala.
Sorrido, in parte perché sono finalmente libero dai tre bodyguard, in parte perché entrare in posti del genere, dove centinaia e centinaia di ragazze e ragazzi attendono semplicemente te, il tuo sorriso, un tuo gesto nella loro direzione, e sono li pronti a donarti tanto amore, ti fa dimenticare qualsiasi problema, dal più grave al più stupido.. e per un ora sei semplicemente tu, insieme a loro, nella consapevolezza che quello che per te è semplicemente lavoro, per loro è l’avverarsi di un sogno che non credevano possibile.
Ed in momenti come questo, odio un po’ meno il mio lavoro.
 
La mia manager, Grace era stata chiara, quando ha parlato di recente, con gli organizzatori delle mie convention.
Troppi pettegolezzi, troppe domande alle quali io non voglio rispondere, e semplicemente, il divieto di fare, o lasciare che mi vengano fatte, domande sulla mia vita privata.
No, dannazione, non dirò pubblicamente che mi sono lasciato scappare l’amore della mia vita, la donna più bella e unica sulla faccia della terra.
Non lascerò che si ironizzi ulteriormente sul fatto che ora che Damon ha finalmente la ragazza, quello che l’ha persa sono io.. e con tutto me stesso eviterò di pensare che ogni bacio che Damon darà ad Elena, sarò io a volerlo dare a Lei..
Sorrido, fra me,  pensando al fatto che proprio qui in Italia, nemmeno una domanda sulla mia vita amorosa mi sia stata fatta, ed osservando i segni che dalla cabina di regina vengono fatti al presentatore, capisco che il mio tempo per le interviste è praticamente finito..
Ho sorriso, giocato e riso con loro, ho parlato dei miei piani per il futuro, e persino scherzato sull’immancabile domanda su Mr Grey..
Sto per tirare un sospiro di sollievo e già mentalmente rifletto su come salutare queste dolcissime ragazze (e ragazzi, si incredibilmente anche qualche ragazzo ha accompagnato la propria fidanzata qua..) quando un boato si leva dalla platea che non sembra accettare che il mio panel sia già finito.
<< Coraggio, ancora una domanda >> dico facendo l’occhiolino al presentatore che annuisce, sapendo che sarebbe comunque andata a finire così. << e spero che sia una buona domanda. Il mio colore preferito è il blu, se era quello che stavi per chiedere..>> rido mentre la mia assistente traduce quel che ho appena detto per il pubblico, ed una ragazza visibilmente emozionata, con il microfono in mano, aspetta di farmi l’ultima domanda.
<< Ciao Ian, sono Valentina e vederti finalmente dal vivo è… wow>> comincia a dire in inglese per poi fermarsi, per l’applauso solidale dell’intera platea.
<< Ciao Valentina, io sono Ian >> le dico ridendo seguito a ruota da tutte le ragazze che capiscono l’inglese.
Un attimo dopo la ragazza riprende, sempre illuminata dal faro centrale, ma il discorso che fa è troppo complicato per poterlo fare direttamente in inglese quindi devo pazientemente aspettare la traduzione.. ma già dalla reazione della sala, che immediatamente si è zittita, in attesa di una mia reazione, e dallo sguardo di fuoco che la mia traduttrice le lancia, capisco che la domanda tocca tasti che non avrebbe dovuto.. ma fortunatamente non mi pare di aver colto il nome di Nina.. anche se non posso esserne certo.
<< Che..? >> chiedo guardando la donna accanto a me che sospira prima di cominciare a tradurre quanto mi è appena stato chiesto.
<< Dunque.. Elena, nello scorso finale di stagione, senza nessun tipo di costrizione ha scelto Damon, dimostrando che tutto quello che è stato detto, e fatto, anche mentre il sirebond era “attivo”, era stato fatto di sua spontanea volontà.
Noi fan sappiamo anche che, il Delena è un amore che è nato da altri sentimenti, contestato, negato, osteggiato, insomma, noi siamo abituati a soffrire, esattamente come Damon, per questo amore.
Quello che vorrei sapere da te, dato che sappiamo già che anche se ora stanno insieme, ci saranno degli ostacoli, dei problemi.. mi chiedevo, cosa pensi tu di questo genere di amore, quanto saresti disposto a fare per la persona che ami?>> mi traduce, guardandomi come se avesse paura che la domanda fosse fin troppo personale.
Effettivamente lo era, era personale chiedermi quanto fossi disposto a fare per la persona che amo, per il semplice fatto che, magari senza nemmeno volerlo, toccava un tasto fin troppo sensibile per me al momento.
Annuisco lentamente guardando con espressione seria la ragazza, che come tutti i presenti, aspetta una risposta da parte mia.
Che cosa sarei  disposto a fare per amore?
O forse era il caso di chiedermi, che cosa sarei disposto a fare per Nina?
Dopo essermi sistemato meglio sulla poltrona per guadagnare qualche secondo prezioso per far chiarezza e decidere come rispondere senza espormi troppo a chiacchiere o fraintendimenti, guardo verso il pubblico lanciando uno di quei sorrisi che so bene, fanno impazzire le ragazze come loro, per poi decidermi a parlare, soppesando attentamente le parole.
<< Non esistono sacrifici che per un grande amore non possono essere fatti, perché quando ami qualcuno, di un amore così grande, la tua sola priorità è la sua felicità... >> mi limito a dire, mentre un applauso parte dalla platea, da parte di quelle ragazze che hanno capito senza nemmeno bisogno della traduzione, quel che ho detto.
Già.. nessun sacrificio è abbastanza grande, quando si tratta di preservare la felicità, il futuro, o anche soltanto il sorriso della persona che ami.


 
 - Flashback: primi di maggio -
Guardo Nina di fronte a me, leggo la paura nel suo sguardo, eco del mio, perché sa che cosa le sto per dire.
Sono volate parole grosse durante questa discussione, parole che nessuno dei due pensa, questo lo sappiamo bene, ma il punto non è la discussione in se.. il punto è quella paura, che abbiamo sempre avuto, prima di metterci insieme, che un momento come questo potesse arrivare.
Avrei voluto non aver sentito.. lo ammetto è da codardi, ma si, avrei tanto voluto non averla sentita discutere con la sua manager, non sentirle dire quelle frasi, ma l’ho fatto, ed ora non posso tirarmi indietro, non ora che sono finalmente riuscito a trovare il coraggio di prendere una decisione, per il suo bene, più che per il mio.
<< Voglio che tu sia felice.. che tu abbia tutto quello che hai sempre sognato. >> le dico, cercando di mantenere il tono di voce fermo, in modo che possa credere a quel che le sto per dire.
Mai come in questo momento la mia capacità di fingere emozioni che non provo, mi torna utile, anche se dubito che lei mi crederà, conoscendomi bene come solo a lei ho consentito di fare.
<< La nostra relazione non doveva essere un ostacolo per le nostre carriere, specialmente per la tua, Nina. >>
Vedo i suoi occhi imperlati di lacrime, ma nonostante questo arrabbiati, furiosi, oltre che spaventati in questo momento, e so, un attimo prima che lei parli, che non rinuncerà senza combattere.. è sempre stata lei quella più agguerrita dei due.
<< Non era quel che intendevo dire, lo sai benissimo che non ho mai visto in questo modo la nostra relazione!! >> mi corregge e so che è la verità.


La nostra relazione è.. era.. qualcosa di indescrivibile.
Siamo sempre stati l’uno la forza dell’altra anche quando eravamo solo amici, anche quando cercavamo invano di combattere questi sentimenti.. eravamo come calamite che si attraevano costantemente, ed in tre anni, in questi tre fantastici stupendi anni, le cose non potevano che migliorare, giorno dopo giorno..


<< So bene che non era quello che intendevi.. >> le spiego guardandola, e mi si spezza il cuore a vederla così, tanto che con due rapide falcate, attraverso la stanza, azzerando la distanza che ci separava, e porto le mani alle sue guance, cancellando alcune delle lacrime che avevano preso a scorrere senza che se ne accorgesse sicuramente..
<< Ma ti amo così tanto, che devo fare la cosa migliore, prima di tutto per te. Ho sempre temuto che un momento come questo sarebbe arrivato.. ed ora è il momento di fare la cosa giusta… >> continuavo a ripetere quella frase, a ripetermi che stavo pensando al suo bene, prima ancora che al mio, ma la realtà dei fatti era un’altra.. stavo per distruggere tutti e due, in nome di nemmeno io sapevo cosa.. ma dovevo continuare, e portare a termine quello che avevo iniziato.
Non posso permettere che metta a repentaglio tutti i sacrifici fatti fino a questo momento, per me.
Scuoto lentamente la testa, quando lei sta per parlare, per impedirglielo, e dopo averle lasciato un bacio fra i capelli, faccio incontrare le nostre fronti per un secondo, imprimendo il suo profumo, la morbidezza della sua pelle, il suo calore, dentro di me, prima di allontanarmi, ed uscire da quella stanza, senza più voltarmi indietro, sentendo il suo pianto, mentre mi chiudo la porta alle spalle.
L’ho lasciata.. perché l’amo.
-Fine Flashback -
 
Le luci nella sala dove il panel si è ormai concluso si riaccendono, e fra applausi musica ed un po’ di commozione, saluto quel pubblico che per un ora mi ha riempito di domande, ha riso e scherzato con me, e seguito dalla mia assistente esco dal palco accompagnato dai miei “angeli custodi” mi avvio verso il camerino dove ho lasciato le mie cose.
I ricordi che sono riaffiorati alla mia mente, dopo quella domanda, erano li, nascosti poco sotto la superficie, pronti a riaffiorare nel momento peggiore, insieme alla malinconia che da un mese a questa parte continuava a torturarmi..
<< Signore?? Tutto bene? >> mi chiede uno dei membri della scorta, distraendomi all’improvviso dal corso dei miei pensieri, preoccupato forse da qualcosa di cui non mi sono accorto.
Lo guardo senza capire, e lui mi indica il mio cellulare che da diversi secondi ormai vibra sul tavolo, senza che io me ne accorga minimamente.
Ringraziandolo con un cenno del capo, prendo il telefonino, guardando svogliatamente chi sia il nome della persona che mi chiama, non che mi interessi, dopotutto, perché tanto so già che non sarà il Suo numero a chiamarmi, e con un sospiro, rispondo al telefono.
<< Grace, dimmi tutto.. >> alzo gli occhi al cielo perché la mia manager, proprio in questo momento, è l’ultima persona che vorrei sentire.. ma come sempre trova i momenti meno opportuni per contattarmi.
<< Si so bene che abbiamo una rigida scaletta da rispettare, ma come ti ho scritto nel messaggio, non mi sento bene, ho la febbre, quindi puoi scegliere, manteniamo gli impegni presi, domani mi presento sul set senza essermi ripreso, senza essere concentrato, e corro il rischio di beccarmi un’influenza che magari mi bloccherà  a letto per giorni, oppure lasci che mi prenda un paio di giorni per riprendermi, e fai spostare le riprese per lunedì e martedì, in modo che poi possa tornare a lavorare senza problemi.
A te la scelta. >> ribatto infastidito quando mi fa notare che non sono un ragazzino che si può permettere di fare i capricci e non andare al lavoro quando non ha voglia.
Il lavoro è l’unica cosa, oltre la mia fondazione e gli incontri con i fan, che mi tiene la mente impegnata, e mi evita di pensare.. pensa davvero che mi rifiuterei di andare, per ben due giorni, se non ci fossero delle serie ragioni?
<< Dannazione ma fammi capire, chi lavora per chi? Devo forse rendere conto a te adesso? >> sbotto perdendo definitivamente la pazienza.. “i tuoi problemi di cuore non devono interferire con il tuo lavoro” ha osato dire.
Ma cosa ne sa lei?
Cosa ne sanno tutti loro?
Incurante del servizio di sicurezza che è ancora nella stanza, ad aspettarmi, mi alzo in piedi raggiungendo la finestra e guardo fuori, spostando il cellulare da un orecchio all’altro prima di continuare, interrompendo i rimproveri della mia manager.
<< Il tuo compito, è occuparti dei miei interessi, e farmi capitare in mano copioni interessanti per la mia carriera.
Se non sei in grado o non hai più voglia, non esitare a dirmelo.
Per quanto mi riguarda, mi prendo due giorni di riposo per malattia, ed informerò io stesso la produzione perché si possano organizzare.
Ti consiglio di fare la stessa cosa, e nei prossimi giorni fammi sapere se ritieni necessario rescindere il nostro contratto o no, perché io ci sto seriamente pensando ormai. >> senza nemmeno darle il tempo di rispondere, chiudo la conversazione, spegnendo il telefono “aziendale” come lo chiamavo di solito, e lasciando acceso solo quello personale, che solo i miei più intimi amici conoscono.
<< Pronto alla partenza? >> mi domanda la mia assistente, controllando l’orologio, mentre la mia scorta si prepara ad accompagnarmi alla macchina, diretti all’aeroporto..
<< Si.. decisamente. >> Getto un ultimo sguardo al cellulare, prima di metterlo in tasca, il messaggio di Jessica, la mia assistente personale a Londra campeggia ancora sul cellulare.
“911- ritorno immediato” si era limitata a scrivermi.
Era in codice.. per evitare che, se fosse capitato nelle mani sbagliate, qualche curioso avesse potuto rendere pubblici i fatti miei, sul mio numero privato avevo creato una sorta di codice, ed il 911 significava ovviamente un’emergenza grave, anche se di solito era accompagnato dall’iniziale del membro della mia famiglia che riguardava.
Per quale motivo non aveva scritto altro? E soprattutto, perché non rispondeva più ne ai miei messaggi ne alle mie chiamate?
Guardo l’orologio camminando nel corridoio del centro congressi, grado per il fatto che nessun fan o paparazzo al quale sorridere sia presente, e nella mente continuo a ripetermi che nel giro di poche ore sarò nel mio hotel di Londra, e Jessica mi spiegherà che diamine è potuto succedere in due giorni di mia assenza.
 
 
La mano dell’hostess che delicatamente mi picchietta sulla spalla, mi risveglia dal torpore in cui mi ero rifugiato per tutta la durata del volo..
IPod nelle orecchie, mascherina calata sugli occhi per poter riposare e non essere disturbato, mi ero lasciato cullare dalle note di quelle canzoni aggiunte settimane prima della mia partenza per l’Europa..
Sorrido all’assistente di volo che mi osserva attentamente, più per controllare che mi preparassi per l’atterraggio, che per l’avermi riconosciuto come attore famoso..
Spengo la musica e addrizzo lo schienale della poltrona, mentre ancora dal finestrino si vedono in lontananza le luci di Londra, segno che all’atterraggio manca ancora un po’, e con un gesto della mano richiamo l’attenzione di una giovane hostess bionda a cui rivolgo un sorriso quando mi si avvicina..
<< Potrei avere dell’acqua? >> le domando, a bassa voce per non disturbare gli altri passeggeri o attirare troppo l’attenzione su di me.
<< Certamente signor Somerhalder.. >> mi risponde portandosi poi una mano davanti alle labbra rendendosi conto di averlo detto troppo ad alta voce..
Imbarazzata, si avvia lungo il corridoio tornando qualche minuto dopo con quel che le avevo chiesto..
<< Posso fare qualcos’altro per lei? >> mi domanda con voce fin troppo zelante, e sorridendo mi limito a farle un cenno di no con il capo.. ha fatto fin troppo, a giudicare dai brusii eccitati delle due ragazze cinesi che siedono due file dietro di me, e che devono avermi riconosciuto, dato che continuano a ripetere “Damon” ogni due parole.
Dalla tasca della giacca estraggo delle compresse per il mal di testa, immancabile compagno di volo, che ho previdentemente messo in tasca, prima di lasciare il mio bagaglio a mano nello scomparto… manca già una pastiglia… quella che ho preso ieri sera.
 
- Flashback: la sera precedente -
Dalla tasca della giacca estraggo il blister delle pastiglie, analgesici per il mal di testa che da ore non mi da tregua, e ne poso una accanto al tovagliolo, per poi versarmi un bicchiere d’acqua.
<< Ancora mal di testa? >> mi domanda Torrey seduta accanto a me a tavola..
<< Qualcuno la chiama punizione divina.. >> scherzo ironicamente bevendo un sorso d’acqua, mentre la vedo guardare assorta verso l’entrata di quella saletta che è stata riservata per noi in modo da lasciarci cenare senza eccessivo clamore in quel ristorante.. Mi volto verso l’entrata e vedo  Cancice fare il suo ingresso togliendosi gli occhiali da sole e mi viene da ridere sentendo il commento della donna accanto a me..
<< Già… per rimanere in tema di punizioni divine… >> sbuffa sfoderando poi il suo miglior sorriso, dopo il mio sguardo ammonitore.
In poche persone sono a conoscenza della forte antipatia di Torrey nei confronti di Candice.
Tutto era nato ai tempi della prima stagione di VD, quando ancora lei e Paul, gelosissimi della loro privacy, facevano in modo che nessuno sospettasse della relazione.
Candice, aveva una forte infatuazione per me, il che mi ha sempre fatto sorridere anche perché, da parte mia lei è sempre equivalsa ad una sorellina, niente di più, e per farmi ingelosire, in diverse occasioni, aveva spudoratamente flirtato con Paul, suscitando la giustissima gelosia della sua futura moglie.
<< Per quanto ancora la odierai? >> le domando ridendo, prima che la nostra amica bionda ci raggiunga..
<< Credo finchè avrò fiato.. >> ghigna Torrey, trovando casualmente un messaggio nel cellulare da leggere proprio quando Candy arriva al tavolo.
Sbuffa in modo teatrale lasciando cadere la giacca e la sua borsa sulla sedia libera, per poi chinare il viso vicino al mio per farsi dare un bacio sulla guancia a mo’ di saluto.
<< Lasciatelo dire tesoro, hai un aspetto orribile.. >> mi dice guardandomi stupita, come se non ci fossimo visti poche ore prima..
Le lancio un’occhiataccia, vedendo Torrey ridere fra se, mentre ancora tutta la sua attenzione è rivolta al cellulare ma so benissimo che non è per qualcosa che ha letto, che ride.
<< Ti ringrazio, sei fantastica anche tu… >> le rispondo ironico, sollevando un sopracciglio.
<< Dio ho i muscoli della faccia che urlano pietà… credo di non aver mai sorriso tanto in vita mia, ma quante ragazze ci saranno state oggi? Ho perso il conto delle foto che ho fatto… >> comincia a lamentarsi prendendo poi da bere…
Candice si diverte molto alle convention, ma il contatto diretto con i fan non la entusiasma poi granché, e la cosa devo ammettere che mi ha sempre stupito…
Tutto l’affetto che quelle ragazze sono in grado di dimostrare, tutto il calore, solo per noi… come fa a non piacerle?
<< Sorridevi? Non me n’ero accorta in realtà. >> le domanda un secondo dopo, Torrey, lanciando quella che si preannuncia essere la prima frecciatina della serata.
Combattimento fra donne? Effettivamente poteva essere un diversivo per staccare un po’, rifletto, mentre con la coda dell’occhio aspetto la risposta che sicuramente Candy non le farà mancare.
<< Senti un po’ tu, invece, da quanto tempo non ti fai una sana dormita? >> Domanda poi, rivolta verso di me.
La dolcezza di questa donna è davvero fuori dal comune.
Mi stupisco di come alcune persone possano definire Torrey fredda, o distaccata.
Ha una innato senso materno che la porta a prendersi cura degli altri, indipendentemente dall’età o dalla circostanza…
Una volta ricordo che eravamo sul set insieme, dovevamo girare una scena all’aperto, nella foresta.
Doveva essere qualcosa di veloce, al massimo un paio d’ore, mentre invece a causa di un problema tecnico eravamo rimasti per tutto il pomeriggio fermi li ad aspettare di poter girare quella benedetta scena nel camper del cacciatore di vampiri.
Avevo pochissime ore di sonno alle spalle, dato che avevo dovuto girare molte scene in notturna sia con Nina che con Paul, il che mi rendeva particolarmente nervoso ed irritabile, quindi preferivo stare per conto mio, in quell’interminabile attesa.
Ad un tratto tuttavia, lei mi si era avvicinata sfoderando un’enorme busta di caramelle dalle forme più strane, con un sorriso giocoso sul viso.
<< Niente schifezze da salutista per oggi… >> mi disse sapendo bene quanto la mia dieta mi impedisse di mangiare spesso quelle cose, nonostante fossi molto goloso. << vediamo se i miei orsetti gommosi ti fanno tornare il sorriso, con Paul funzionano sempre quando diventa intrattabile a causa della stanchezza. >> mi spiegò sedendosi accanto a me, ed effettivamente, le due ore successive prima della registrazione, erano passate molto più piacevolmente, ridendo e scherzando con lei e quelle caramelle.
<< Digli che arrivo fra un secondo >> disse quando l’assistente di scena ci chiamò finalmente per girare, estraendo il cellulare.
Ore più tardi quando finalmente riuscii a tornare a casa, trovai Nina ad aspettarmi con una gigantesca busta di quegli stessi orsetti gommosi che avevo mangiato quel pomeriggio…
<< Un uccellino mi ha detto che eri di cattivo umore oggi… >> mi aveva detto, venendomi incontro con un orso di gelatina blu…
 
Riemergo da quei pensieri, quando sento la mano di Torrey posarsi sul mio braccio, e probabilmente devo essermi perso per diversi minuti a guardarla, senza nemmeno rendermene conto.
<< Domanda di riserva? >> le chiedo, provando a distrarla con quella battuta, ma so bene che non mollerà, e infatti il suo sguardo di rimprovero me lo preannuncia.
Si, da giorni ormai non riuscivo a dormire e quelle poche ore di sonno che mi concedevo, erano merito delle gocce che prendevo la sera, o di un bicchiere in più.
Capendo al volo che non voglio parlare di questo, in presenza di Candice, cambia discorso parlando di Paul.
<< Ti manda i suoi saluti… avrebbe voluto esserci, ma hanno spostato il photoshoot del suo nuovo film proprio ad oggi, e ha dovuto disdire… >> spiega posando poi il cellulare accanto al suo piatto.
<< Beh peggio per lui e meglio per me, ho modo di cenare con due bellissime donne senza vedere il suo faccione enorme… >> scherzo, prendendo in giro il mio amico, che so benissimo essere preoccupato per me.
<< Dannazione! In questo posto non prende il mio cellulare. >> sbotta Candice all’improvviso, senza essersi minimante interessata alla conversazione che stavamo avendo al tavolo.
<< Scusate, vado a telefonare fuori… non cominciate senza di me mi raccomando! >> ci fa l’occhiolino, ed esce dalla saletta riservata, sul terrazzo panoramico del ristorante.
<< Sai ho la vaga impressione che non abbia nemmeno sentito la frecciatina al vetriolo che le hai mandato… >> ghigno rivolto verso Torrey, palesemente divertito, ma anche nella speranza di sviare l’argomento “me”.
<< Sente solo la sua voce… ed il suo ego smisurato da bionda platinata. >> sbotta lei infastidita facendomi scoppiare a ridere.
<< Hey… time-out… ti ricordi vero che fra lei e Paul non c’è stato niente, e che è una ragazzina ancora? >>
Mi guarda infastidita, punta sul vivo perché si, tecnicamente quel che le ho detto è vero, ma so anche per esperienza personale che certe antipatie non possono essere risolte nemmeno applicando la logica o la saggezza.
<< Mi stai forse dicendo che persone oltre i trent’anni non dovrebbero mettersi a fare le bambinate come dei ragazzini? Quindi tu non stai sfidando Nina in una sorta di battaglia su twitter a chi si diverte di più non è vero? >>
Merda, colpito e affondato.
Non è una guerra, o quantomeno non l’ho mai vista come tale, anche perché tutti e due sappiamo bene come ci sentiamo.
Non sono diventato un’altra persona, non mi sono dimenticato di quel che abbiamo passato insieme, anzi i ricordi sono i miei peggiori nemici ultimamente.
So ancora leggere quel che intende dire, da un suo twitt, da una sua foto.
Conosco i segni della stanchezza o della tristezza che nasconde dietro un sorriso, o una smorfia buffa… so leggere il dolore nei suoi occhi che sembrano sempre meno luminosi.
Stiamo solo cercando di distrarci, di stordirci se vogliamo, con questa vita frenetica, per provare a non pensare… a non stare male.
<< Ora siamo soli, quindi vedi di rispondere alle mie domande, chiaro?
Te lo sto chiedendo come amica, io e Paul siamo preoccupati per voi, quindi mi vuoi dire come stai? >> mi chiede, lasciando perdere la frecciatina che mi ha tirato prima, e impedendomi di risponderle…
Come sto?
Bella domanda. Esiste un modo per spiegare come sto a parole? Credo che ci sarebbe una sola persona al mondo, se solo fosse reale, che potrebbe capire con esattezza quando male si può stare in momenti come questo: Damon.
<< Come sto? >> mi chiedo nuovamente, parlando finalmente dopo quegli attimi di silenzio… << Mi sembra che mi abbiano letteralmente strappato il cuore dal petto. E la cosa buffa è che ho fatto tutto da solo. >> commento amaramente, quando lei mi prende la mano stringendola alla sua.
Posso chiaramente vedere il profondo dispiacere sul suo viso, e so che è davvero così… ma so anche che critica, esattamente come Paul ha fatto giorni fa, molto duramente la mia scelta.
<< Una parte di me vorrebbe dirti ben ti sta lo sai vero? Non avresti dovuto farlo. >> mi dice con tono pacato, ma so bene che vorrebbe prendermi a schiaffi forse.
Ho perso il conto delle volte in cui i miei amici mi hanno detto, ordinato a volte, di rimediare all’enorme cazzata che ho fatto… e si anche io ho mille e più volte avuto la tentazione di prendere un dannato aereo e tornare indietro, a casa, da lei.
<< Che cosa avrei dovuto fare? Lasciare che compromettesse la sua carriera per me? Non se ne parla nemmeno. >> ribatto, fermo sulla mia decisione.
<< Si tratta di un film Ian, hai idea di quanti altri gliene avrebbero proposti? >> prova a spiegarmi per l’ennesima volta.
No… non è soltanto per il film in se.
Non è soltanto per un’opportunità sprecata… è per tutta una serie di cose, è per tutta una serie di frasi… è per Quella frase che ha detto.
<< Ha vent’anni, e deve pensare alla sua carriera. Non le farò perdere occasioni e possibilità, non per me.
Nemmeno lei me lo avrebbe mai permesso. >> picchietto ripetutamente il dito in un punto imprecisato del tavolo, come se ci fossero le prove evidenti che quel che sto dicendo è la sola ed unica verità… ed in parte, per me è così.
<< Ha vent’anni, e proprio per questo, tutte le possibilità che vuole davanti a se.
Credi davvero che se dovessi scegliere fra Paul e il mio lavoro, sceglierei il secondo? Non esiterei un secondo a scegliere mio marito, perché possiamo trovare mille lavori, mille progetti, ma un solo compagno perfetto. >> ribatte lei ostinata, perché continua a non capire?
Perché nessuno capisce quanto faccia dannatamente male continuare a sentirsi dire che lei avrebbe scelto me sempre e comunque?
Come se fossi io il cattivo, solo perché anche io, fra lei e me, avevo scelto lei, e il suo benessere.
<< Sei un’adulta. Hai altri bisogni, altre esigenze… >> provo a giustificarmi sperando che la questione finisca velocemente ma so bene che non sarà così.
<< Sono adulta, e anche Nina lo è.
Sa quel che vuole, e si, io ho cinque anni più di lei, la differenza d’età fra me e Paul è minore che fra voi, ma questo non significa che anche lei non sogni un marito, una famiglia, dei figli, con te. Proprio come me… >> rivela guardandomi attentamente, come se in quelle parole ci fosse un messaggio nascosto che non mi era dato conoscere.
<< Che cosa… >> sto per chiederle, perché davvero ha tentato di mandarmi un messaggio, lo capisco benissimo, ma il ritorno di Candice mi impedisce di riempire la mia amica di domande, facendole il terzo grado su quanto ha appena detto.
Tutto quello che mi regala, è un sorriso enigmatico e misterioso, dietro il quale si nasconde…

 
- Fine Flashback -
 
Torno con i piedi per terra, riemergendo dal ricordo della cena di ieri sera, praticamente nello stesso momento in cui il carrello dell’aereo tocca terra, con un leggero sobbalzo, e pochi minuti dopo l’aereo è parcheggiato sulla pista, pronto per far sbarcare noi passeggeri.
Estraggo il cellulare dalla giacca e lo riaccendo, sperando di trovare un messaggio, una chiamata, qualcosa che mi faccia capire che sta succedendo, ma non trovo nulla.
Prima di decollare, ho chiamato mio fratello, temendo che l’emergenza di cui Jessica mi aveva informato riguardasse lui, ma ha smentito, chiedendomi anzi, stupito, che diamine mi prendesse.
Stessa risposta più o meno sorpresa anche da mia sorella Robin che anzi mi ha riattaccato il telefono in faccia, dicendo di essere troppo impegnata al momento per pensare alle mie sciocche preoccupazioni.
Nemmeno mio padre aveva problemi, anzi… era persino sorpreso di sentirmi dato che ci eravamo salutati poco meno di una settimana fa, all’aeroporto, dopo il nostro ritorno dalla Russia.
Mia madre invece, come sempre, mi aveva rimproverato di chiamarla troppo poco spesso, ma anche lei aveva detto di non avere il minimo problema.
La chiamata del mio volo, tuttavia, mi ha impedito di fare l’ennesima chiamata, alla quale sicuramente non avrebbe risposto, a Jessica, per tentare di farmi spiegare che diavolo di emergenza mi aveva preannunciato.
Ringrazio il cielo di aver volato di notte, il che mi permette di attraversare praticamente indisturbato il terminal, accompagnato dal mio autista qui a Londra, senza che ragazzine urlanti o fan scatenati mi diano la caccia.
Mentre lui recupera la mia valigia dal tappeto automatico, io compongo nuovamente il numero della mia assistente, che stavolta, stranamente squilla libero.
<< Jessica! Vorrei delle spiegazioni, o sei troppo occupata a fare quel che facevi nelle ultime otto ore, tanto da non poter nemmeno rispondere alle mie telefonate! >> sbotto adirato non appena risponde.
<< Capirai con i tuoi occhi quando verrai qui. Ti aspetto in albergo. >> si limita a rispondere evasiva, e non faccio nemmeno in tempo a chiederle di spiegarsi meglio che in sottofondo si sente un rumore, come di una porta che viene aperta, e lei che risponde a qualcuno li vicino, anche se non riesco a capire che dice, dato che ha coperto il microfono del cellulare con la mano.
<< Devo andare ora, tu vieni più in fretta che puoi. >>
Completamente senza parole per l’accaduto, guardo il cellulare riprovando immediatamente a chiamarla, ma, ovviamente, ora risulta irraggiungibile.
<< Valige recuperate signore. >> mi informa arrivando alle mie spalle, il mio autista, e mi fa cenno di seguirlo verso una delle uscite secondarie dell’aeroporto.


Londra di notte sembra quasi magica, rifletto giocherellando con il cellulare fra le dita.
Ormai ho rinunciato a chiamare Jessica, sarà molto più semplice farmi spiegare che succede non appena arriverò ho in hotel, ed ora semplicemente mi godo il paesaggio notturno, mentre la macchina sfreccia indisturbata per le strade semi deserte della città…
Normalmente non amo superare i limiti di velocità, ma in casi eccezionali come questo, sono io il primo a fare un’eccezione, ed ho infatti chiesto a Mike, l’autista, di arrivare al mio albergo il prima possibile, non importa come.


L’hotel dove alloggio vicino al Syon Park, è un albergo dalla struttura imponente, il cui principale scopo, è quello di garantire la massima riservatezza ai propri ospiti, per questo motivo è dotato di diverse entrate, e garage sotterranei che consentono a chi non desidera essere visto, di entrare ed uscire indisturbato, nonostante a volte venga preso d’assalto dai paparazzi.
Dopo aver parcheggiato la macchina, Mike scarica la mia valigia e mi scorta fino all’ascensore, lasciandomi solo solamente quando le porte della cabina si aprono sulla grande reception dove una musica rilassante viene diffusa dall’impianto globale.
Raggiungo il bancone dove una sorridente ragazza già mi sta aspettando con le chiavi della mia suite fra le mani.
<< Bentornato Signore. Le serve una mano per portare di sopra la valigia? >> mi domanda, con fare professionale.
Ecco una delle cose che mi piace in posti come questi, nonostante vieni riconosciuto come un personaggio famoso, il personale mantiene un comportamento professionale e rispettoso per tutto il tempo, e sfortunatamente per quelli come noi, posti come questi non sono facili da trovare.
<< No grazie, ci penso io. La mia assistente è nella sua stanza? >> domando prendendo poi la chiave magnetica che mi stava porgendo.
<< No signore. Ha lasciato l’hotel poco fa. Ma mi ha consegnato un biglietto per lei. >>
Da uno dei cassetti della scrivania estrae una lettera sigillata con sopra le mie iniziali.
Sbalordito per quel comportamento sempre più strano, apro la busta proprio li, e immediatamente riconosco la carta intestata della ISF.
Il messaggio di Jessica consiste in pochissime righe, e tutta questa situazione sta davvero surreale.
Che cosa significa “va in camera tua e per una volta, non fare l’idiota” e se c’era un’emergenza perché ha lasciato l’hotel senza nemmeno aspettarmi nonostante sapesse che non ci avrei messo molto a raggiungerla?
<< Non ha detto altro? Dove andava? Se è successo qualcosa? >> chiedo alla ragazza, stizzito.
<< No, mi spiace signore. Ha lasciato solo questo biglietto, e ha detto che si occuperà lei di parlare con la produzione per le riprese dei prossimi giorni. >>
Guardo accigliato la donna davanti a me, che dispiaciuta per non essere riuscita ad aiutarmi come avrei voluto, non sa che dire più di quanto abbia già fatto, e dopo un sospiro mi allontano con la valigia in mano, dal bancone della reception,  diretto agli ascensori per i piani superiori dell’hotel.
La moquette dei corridoi attutisce i miei passi, certamente per non disturbare gli altri ospiti, e disegna un intricato sentiero che cattura la mia attenzione mentre mi dirigo alla mia stanza.
Arrivato davanti alla porta, certamente a causa della stanchezza di questi giorni, la scheda magnetica mi cade dalle mani, e nel chinarmi a raccoglierla, mi rendo conto che da sotto la porta proviene un sottile raggio di luce… accosto l’orecchio alla porta e mi accorgo che si sente qualcosa, probabilmente un programma tv, in sottofondo… che Jessica sia riuscita ad accedere alla mia stanza e si sia dimenticata di spegnere tutto per la fretta di andare via?
Apro la porta confuso, stanco e anche abbastanza incazzato, e dopo essermi richiuso la porta alle spalle, mi guardo attorno senza vedere nessuno nel salotto della suite.
Il televisore come immaginavo è acceso, sul notiziario della notte, e sul tavolo poco lontano ci sono delle tazze di thè…
Che cosa è successo nella mia stanza?
<< Ian… >> sento una voce alle mie spalle, ed istintivamente mi volto…
Non può essere vero.
 
 
   
 
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