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Autore: Elebomber    29/08/2013    3 recensioni
Questa è la storia di una bambina che è diventata una donna. Di una ragazza che non si meritava tanta sofferenza. Lei è sopravvissuta agli Hunger Games, che cambiano per sempre il cuore, il corpo e l'anima a chi vi partecipa.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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I nostri genitori discutevano, le nostre madri erano evidentemente contrariate, mentre mio padre continuava a ripetere -Devono sapere, sono bambini, ma devono sapere.- -Annie ha solo cinque anni! E’ troppo piccola!- rispose mia madre. A quel punto mi stancai di ascoltare le loro conversazioni, per cui salii i gradini, corsi lungo tutto il corridoio del primo piano e mi fiondai nella stanza di Finnick, un piccolo posticino arredato con un letto, un armadio, una mensola con dei giocattoli e qualche foto ricordo, nulla di più. -Allora? Ce li lasceranno guardare?- -Ancora non so.- sbuffando salì sul letto e, in punta di piedi, prese un tridente in legno dalla mensola, fatto da suo padre per un compleanno -Un giorno anche io parteciperò agli Hunger Games! E vincerò! Così tutti mi adoreranno e diventerò famoso!- -Mamma dice che è una cosa orribile, peggio che andare in guerra.- -Lo dice perché non ci è mai stata e aveva paura di perdere! Fidati di me! Sono fantastici!- -Se lo dici tu allora mi fido!-. Fino ai sette otto anni sono sempre stata in adorazione di Finnick, quando avevo un problema, anche dei più stupidi, mi rivolgevo a lui: a quell’età mi sembrava un genio, un’enciclopedia vivente. Eravamo inseparabili, giocavamo, litigavamo, nuotavamo sempre insieme; qualsiasi cosa facessi la condividevo con lui, ed era bellissimo.
Quella sera guardammo per la prima volta gli Hunger Games nella piazza principale, con tanti maxischermi. La prima serata fu dedicata alla cerimonia di apertura, i ragazzi indossavano vestiti abbastanza ridicoli, tranne i ragazzi dei distretti 1 2 e 4, da sempre quelli con gli stilisti migliori di Panem: ognuno rappresentava il distretto di provenienza; Finn sembrava incantato: li osservava uno ad uno e, sicuramente, in cuor suo pensava “anche io diventerò così”. La serata successiva era quella delle interviste: dopo l’addestramento e la valutazione finalmente abbiamo potuto vedere i nostri amici. La ragazza del nostro distretto si chiamava Kneen, 15 anni. Dire che era un bove è dire poco. Non sembrava nemmeno una ragazza, piena di muscoli, capelli corti e crespi. Non le avevano nemmeno messo un vestito da sera: avevano optato per un vestito con dei pantaloni ma comunque elegante. Non era una ragazza cattiva, solo impetuosa: bastava poco per farla arrabbiare, cosa che non conviene, visto che era davvero molto forte. L’altro tributo era Ran, uno di dodici anni magro, basso,che pur vivendo nel distretto 4 aveva paura dell’acqua. Non era proprio il più adatto per una sfida del genere. Poi cominciarono i giochi, quelli veri. Durante il conto alla rovescia tutti trattenevano il fiato. Si sarebbe persino sentita una piuma cadere, proprio come alla mietitura. Il via. Tutti cominciano a correre come dei forsennati, qualcuno inciampa. Il primo a raggiungere la cornucopia è un ragazzo alto, slanciato e muscoloso. Prende un arco e senza pensarci due volte scaglia una freccia nell’occhio di una biondina che l’ha raggiunto. Io e Finnick trasaliamo. La ragazza arranca mentre cerca di scappare, ma un altro le spacca il cranio con un’ascia. Quasi piangevo. Poi le telecamere inquadrano Ran. Correva disperatamente per sfuggire ad una mora con una balestra. Morì inciampando, con due dardi nella gamba destra non riusciva a correre. La ragazza lo ferì mortalmente con un coltello. Qualcuno imprecava, altri avevano gli occhi lucidi. Io non mi trattenni e piansi. Solo qualche lacrima. Il bagno di sangue si concluse con 15 morti. Molta gente lasciò la piazza.
Quando tornammo a casa per una buona mezz’ora ne io ne Finnick dissimo nulla, semplicemente stettimmo seduti sul suo letto. Poi, come mi aspettavo che facesse, Finn prese la parola. -Non ci voglio più andare agli Hunger Games.- -Torneremo a guardarli?- -Dobbiamo farlo.- -Allora preghiamo per Kneen.- -Va bene.- Inutile dire che non tornò mai a casa.
 
Erano passati anni dalla prima volta che avevamo visto un’edizione degli hunger Games. Finnick aveva quattordici anni, io dodici. Era la sessantacinquesima edizione. Il sole splendeva e c’era tanta afa. Il caldo faceva girare la testa. -Ehi Annie! Non sarai mica preoccupata per la mietitura! -Ehi Finnick! Ti ricordo che là dentro il mio nome c’è quindici volte!- -Cosa vuoi che sia? C’è gente che ne ha trenta!- -Tu ne hai?- -Quattro- -Il solito riccone.- -Annie…- -Scusa, è solo che…- senza rispondere mi prese la mano e mi sorrise. Ormai non potevo più nasconderlo, il mio amico Finn stava diventando davvero un ragazzo bellissimo: abbronzatura perfetta, capelli ramati, fisico da urlo e sempre in forma. Non era più un bambino, mentre io avevo solo dodici anni. Quella mietitura fu terribile, in ogni senso. Il caldo era soffocante, venne estratta una mia amica. Venne estratto un mio amico. Il suo nome è Finnick Odair. Mi sentii mancare, di colpo il mondo mi crollò addosso. Finnick, che sognava gli Hunger Games, Finnick, che mi aiutava, Finnick, che era dolce e stupido allo stesso tempo. Cercai di correre verso di lui -FINNICK!!- i pacificatori mi bloccano all’istante. -Torna indietro Annie! Vai via!- mi risponde con gli occhi lucidi -NOO!!- mi trascinano via. Non riuscivo nemmeno più a vederlo.
Finalmente posso entrare, prima che parta. Gli saltai al collo -Non mi lasciare Finn…- -Certo che no…- -Ti ricordi i braccialetti che avevamo fatto quando eravamo piccoli? – gli allacciai al polso quello che avevo fatto io – non dimenticare che ti aspetto.- -Mai.- lui mi allacciò quello che aveva fatto; un pacificatore irruppe trascinandomi via -FINNICK VINCI!!- detto questo mi sbatterono fuori.
Era chiaro fin dalla cerimonia che cosa volevano fare con il mio Finn: sembrava un oggetto, spogliato e truccato in modo da essere il più sexy possibile. Il voto dopo l’allenamento era altissimo, credo 11 su 12. Anche all’intervista era sexy. Troppo. Non mi piaceva che tutti lo guardassero con occhi così affamati, ma cercavo di non pensarci. Iniziarono i giochi. Passò un giorno, due, quattro, sette, dieci… Finnick non era ancora morto. La possibilità di una vittoria non era poi tanto lontana. Era notte, forse le 23, quando, sotto la pioggia, arriva un paracadute gigantesco, sembra una mongolfiera. E’ un tridente bellissimo: decorato, affilato… letale. Ed è per Finn. Vincerà, me lo sento. Infatti dopo poco rimane solo nell’arena. Tornerà a casa! Finnick tornerà! Ma la felicità non durò molto. Finnick era sempre a Capitol City per non so cosa. I pomeriggi erano vuoti, cercare di studiare era inutile; avrei voluto parlargli, ma non potevo perché lui non era mai lì. Un giorno vidi un articolo sul giornale “Finnick Odair fa il Tour nei letti di Capitol! Altro che Tour della Vittoria!” ero totalmente scioccata. C’era una foto, non esplicita, ma si capiva chiaramente con chi era e cosa stava facendo. Lo sapevo. La fama lo aveva trasformato. Stracciai il braccialetto, lo maledissi e lo mandai a quel paese. Aveva quattordici anni diavolo!! Dopo un mese o forse due, finalmente mi raggiunse sulla spiaggia dove prima degli Hunger Games ci incontravamo sempre. -Annie! Quanto sono contento di vederti!!- esclamò come se nulla fosse, ma io non gli risposi. -Annie? Cosa c’è? C’è qualche problema?- -Sì.- -Cosa non va?- -Il mio problema, Finnick Odair sei tu! O forse dovrei darti del Lei? Non vorrei offenderla. Chi sono io per te quando hai ammiratrici, e ammiratori, con cui trascorrere le tue splendide notti! Ti aspettavo qua ogni pomeriggio, ma tu non arrivavi mai. Non ti importa più di casa. Stattene là visto che quella vita ti piace… Ah, dimenticavo, stai prendendo quello schifoso accento di Capitol.- -Annie… credimi, non è come sembra…- -Allora spiegami, spiegami chi sei e cosa sei diventato.- -Sono sempre io, solo che devo mostrarmi per quello che non sono..- -Ti odio.- il suo volto divenne ancora più triste. Sembrava che dovesse scoppiare. -Ci sono cose che non posso dirti, per ora. Se vuoi odiarmi fallo, ma così mi distruggerai più di quanto lo stiano facendo le autorità di Capitol City. Ma ricordati che, quando partecipi agli Hunger Games alla fine muori, perché anche se dovessi uscirne viva loro ti cambieranno per sempre il corpo, il cuore e l’anima.-
 
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Okay belli! Questa è la prima volta che pubblico una storia o comunque, lascio che la gente la veda! Ho deciso di cominciare con una trama “già preparata” e personaggi che hanno già una personalità perché mi sembra il modo migliore per imparare a scrivere!! Era un capitolo introduttivo, spero vi sia piaciuto!! Scrivetemi mi raccomando!!
  
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