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Autore: F15    30/08/2013    1 recensioni
Vedi le parole sono, quella strana cosa, che sembrano sempre troppo poche, troppo piccole per descrivere ciò che vuoi dire e quando invece sono troppe, sembrano cancellare il vero significato di ciò che vogliono dire.
Prendi la parola Amore, per esempio, sono cinque lettere che descrivono l'intero mondo, ogni minima interazione è basato su questa piccola parola, vedi descrive il MIO mondo, descrive te.
-> Tratto dal 2°capitolo
«Ed è tutto qua. » concludo sorridendo
«Cosa è tutto qua?» mi guarda perplesso.
«La mia storia, chi sono» dico abbassando lo sguardo «Non c’è nient’altro. Nessuna tragica avventura o storia d’amore» Mi alzo e calcio le onde sulla spiaggia, il mare è calmo ‘piatto come la mia vita’ penso.
«E c’è davvero solo quello? »
Lo guardo interrogativa:«Che cosa ci dovrebbe essere oltre all’amore?»
«Le sue varie forme»
«Sei troppo saggio ragazzo, per i miei gusti» lui mi sorride, mi guarda e per la prima volta in vita mia mi sento importante, sento che c’è qualcosa che non posso perdere. «E tu ragazza, sei molto più di di tutto questo, devi solo crederlo».
NOTE:è la mia prima FF siate buonanimi spero che vi affezionerete a loro quanto me! :)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Liam Payne, Niall Horan
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7 – Holding On and Letting Go

Il giorno seguente ci svegliammo tardi entrambe riposate dopo la fatica della giornata precedente. Seduto al tavolo c’è un ragazzo e mi si blocca il respiro per un istante quando lo vedo, poi gli corro incontro urlando e lo abbraccio.
«Ciao cugina! »dice lui appena lo lascio respirare.
«Niall! Che bello rivederti! » Erano ormai cinque anni che non avevo sue notizie e nonostante i suoi capelli non fossero più castani, ma biondi l’espressione sul suo viso e la risata erano le stesse. Avevamo la stessa età, ma lui era sempre stato il mio protettore ogni estate che i nostri genitori ci lasciavano insieme dalla nonna.
«Come stai? » mi chiese mentre la nonna dandoci il buongiorno con un bacio sulla nuca ci posava davanti la tipica colazione inglese che io adoravo.
Alzai le spalle evitando la sua domanda, non amavo mentire, o meglio era impossibile per me, come fosse una cosa contro natura. Continuai a osservare stupita il suo capo: «Che hai fatto ai capelli? » dissi cercando di trattenere le risate.
«Perché? » si scompigliò il cespuglio che aveva in testa

«Un tempo erano mori » lui scoppiò a ridere ed io non potei non seguirlo mentre Lux ci guardava stupita «Quindi, diamine… eri tu all’ospedale non ti avevo riconosciuto! » ricollegai le cose solo in quell’istante.

Non mi accorsi che era un po’ di tempo che Niall aveva distolto la sua attenzione da me e fissava Lux: «Scusa mia cugina ha dimenticato le buone maniere, io sono Niall» e così dicendo le tese la mano.
Lux indirizzò il suo sguardo verso di me, come infastidita, poi sorrise a Niall in modo sforzato e gli strinse la mano a sua volta.
«Andiamo? » disse alzandosi, ignorando completamente il ragazzo e dirigendosi in camera.
«Ehm… dove? »
«Siamo venute fin qua per un motivo, no? » Il sorriso che fino a un attimo prima era dipinto sulla mia faccia si spense a poco a poco, la positività in certe situazioni non era il mio forte, soprattutto se ripensavo all’ultima volta che avevo tentato l’impresa.
Niall smise di fissare Lux e si accorse che non avevo toccato cibo:«Sicura che è tutto a posto. »
Alzai le spalle e non risposi: «Senti, ma tu che ci fai a Londra?»
Non fece in tempo a rispondermi perché la nonna comparse alle mie spalle esclamando:
«E’ stato preso a XFactor. »
Ero ufficialmente sconvolta, non poteva essere un caso, probabilmente il destino si stava prendendo gioco di me, il problema era: da che parte stava?
Mi complimentai con Niall, cercando di non far vedere che ero sconvolta e tornai in camera con Lux.

«Niall è a XFactor » dissi richiudendo la porta alle mie spalle e appoggiandomi ad essa scivolai fino a sedermi sul pavimento.
«Ma chi? Il bambino con la parrucca? » Annuì senza fare troppo caso agli aggettivi con cui l’aveva descritto. «La cosa mi riempie di gioia ! » continuò a disfare la valigia mentre io ero ancora senza parole.
Sbuffai « perché a me?  »
«Ci sono miliardi di persone in quel posto quante probabilità ci sono che si siano incontrati ?»
«Questo sarebbe il problema… o forse no»
«Tesoro non ti seguo » disse sbucando dall’armadio.
«Nemmeno io mi seguo, ma che ci fai lì dentro? »
«Non sviare il discorso e spiegami, subito! » si catapultò letteralmente fuori dall’armadio facendo una capriola e finì di fronte a me con le gambe incrociate.

« Non lo so, probabilmente è la speranza che mi frega, in fondo l’ho visto bene scambiarsi il numero con quella specie di barboncino insaponato e la verità è il semplice fatto che magari non si ricorda nemmeno di quest’ estate probabilmente ha rimosso tutto ed è andato avanti cosa che io non ho fatto, forse è tutto ciò che voleva dire con quel stupido bigliettino con su scritto ‘Scusa’ e… » Lux si butta per terra facendo finta di avere un forte emicrania «Sì, lo so sono una persone logorroica quando mi ci metto»

«Okey basta rompersi la testa, andiamo a trovare il tuo principe azzurro »
«O magari potremmo aspettare che lui trovi me, sai è così che di solito funziona nelle fiabe » si alza e mi allunga le mani per aiutarmi ad tirarmi in piedi.
«Tesoro mio, tutte le favole finisco da panico, quella della Disney è solo una sciocca interpretazione… sei ancora sicura di non volere passare all’azione? »
Non risposi, sicurezze non ne avevo più da molto tempo.

 I giorni passano, in modo strano e disuguale, Lux mi ha trascinato fin qua con tutte le sue buone intenzioni, ma neanche lei sa bene cosa fare. Quindi passiamo le giornate tra magazzini a comprare tutto il possibile per rifare il guardaroba a fare le turiste in giro per la città, alla sera poi ci rannicchiamo sotto le coperte e crolliamo distrutte. Quella sera non riuscivo a dormire proprio per niente, sentivo Liam come se fosse accanto a me, domandandomi che cosa stesse facendo in quel momento o se magari mi stesse pensando, come ormai facevo da troppo tempo. Cercavo di respirare, ma era impossibile era come avere del catrame tra i polmoni o forse dello zucchero filato, perché la sensazione era decisamente troppo dolce, dolce, ma distruttiva.
«Mel, sei sveglia?» annuì, poi ricordandomi che eravamo completamente al buio dissi un flebile «Sì»
«Tutto bene?»
«No» risposi semplicemente, perché se c’era una persona con la quale potevo essere sincera era proprio lei. Un bussare leggero alla porta interruppe le nostre contemplazioni notturne, un ciuffo biondo comparve e conseguentemente due occhi azzurri fecero capolino nella stanza. Gli feci segno di venirsi a sedere sul letto, mentre con un gesto a dir poco plateale Lux si nascondeva sotto le coperte. Scossi la testa e riportai l’attenzione su mio cugino.
«Come procede la tua avventura?»
Lui sorrise a trentadue denti euforico:«Meglio di quanto potessi sperare».
Gli sorrisi di rimando ero così felice che stesse realizzando ciò per cui aveva lottato per così tanto tempo.
«A tal proposito» riprese «C’è una festa per capodanno in una casa di un tipo famoso, non so bene dove, ma pensavo se vi andava di venire con me così vi faccio conoscere un po’ di gente »
«Organizzata da chi?» avevo paura della risposta, mi sarebbe dispiaciuto dirgli di no, ma non potevo andare a quella festa.
«Tutta la gente che lavora agli studi e alcuni ragazzi che ho conosciuto» sorrisi, o qualcosa di simile e annuì. «Allora verrete?»
«Perché no?» risposi alzando le spalle. Mi rovinerò, ne sono sicura pensai, ma non potevo tirarmi indietro.
«Buonanotte Mel» mi baciò sulla fronte, con fare protettivo e uscì dalla porta.

«Sì una festa!» esclamò Lux entusiasta scostando le coperte.
«Noi non ci andremo, almeno non io» La sua espressione a quelle parole era paragonabile a un bambino a cui gli hanno appena sequestrato il suo giocattolo preferito.
«Sentiamo cosa diresti a Niall? ormai gli hai già detto che ci vai non ti puoi tirare indietro!» Lux aveva ragione, mi dispiaceva deluderlo sembrava tenerci tanto, ma non potevo.
«Troverò un modo» improvvisai «Mi farò venire la febbre».
Chiusi la discussione e spensi la luce.

 Lux alla fine mi convinse ad andare alla festa, disse che era il modo migliore per chiudere la questione e anche lei aveva voglia di distrarsi. Era l’ultimo dell’anno, mancava qualche ora e poi sarebbe iniziato un nuovo anno e per la prima volta nella mia vita, non avevo voglia di sperare, perché ogni anno quella speranza non aveva fatto altro che aumentare le mie delusioni. Così mi concentrai bene sul trucco e sul vestito attenta alla cura di ogni dettaglio, senza pensare a ciò che avrebbe portato, ma solo a spalmare il fondotinta, colorare leggermente le guance con il blush, passare un filo di matita nera sopra gli occhi, l’ombretto color oro e infine il mascara. Infilai il vestito blu con i lustrini che avevo comprato apposta per l’occasione qualche tempo prima, infilai i tacchi recuperai la borsa e insieme a Lux uscì di casa e montai sul taxì. Per tutto il viaggio non pensai, sorrisi alla ragazza al mio fianco che stranamente non stava parlando o borbottando cose senza senso, ci sorridevamo e ci sostenevamo a vicenda, non c’era bisogno di riempire di parole quel silenzio, perché non era silenzio ma era carico di speranza e aspettative. Quando entrammo nel giardino della villa, mi domandai com’era possibile la povertà nel mondo se qualcuno si poteva permettere una casa come quella. Pensieri idioti, per una serata che non prometteva nulla di bene.

 Se il giardino era enorme, la casa comprendeva almeno due isolati o qualcosa di simile, avevo sempre vissuto in un appartamento e non riuscivo a concepire ciò in cui mi trovavo. Accecata dallo splendore di quel posto avevo per un attimo dimenticato i rischi di entrare lì dentro, rischi che includevano un cuore spezzato e nessun modo per aggiustarlo.
«Wow! Questa si che è una festa» la maniaca delle feste era tornata all’attacco. Erano tutti raggruppati in una sala dove la musica sovrastava i pensieri e soprattutto ogni tentativo di comunicare. Iniziai a muovermi trasportata dal ritmo insieme alla mia partner di avventure, poi lo intravidi. Era in piedi appoggiato allo stipite della porta che dava sulla piscina, alzò lo sguardo e incontrò i miei occhi. Ed ogni volta che lo guardavo semplicemente il mio cervello smetteva di funzionare e le mie azioni non erano di sicuro razionali, così come calamitata dal suo sguardo mi diressi verso di lui che abbandonò il suo posto e si spostò nel giardino vuoto.

Stava scappando? Può darsi ma io ero troppo stanca di quella situazione così lo seguii.
Strattonata per un braccio mi ritrovai in un angolo poco illuminato del giardino mentre i miei occhi si specchiavano nei suoi.
«Hey» Hey? Era tutto ciò che aveva da dirmi, mi smebra ovvio: la gente sparisce per mesi poi rispunta dal nulla dicendo ‘Hey’ e tutto diventa rose e fiori, ma perché stavo urlando dentro di me e non gli dicevo tutto in faccia ?!

Incantata. Ero incredibilmente incantata da lui, dalle sue braccia che mi stringevano, dal suo profumo, quello di sempre nonostante il tempo trascorso, eravamo noi eravamo lì insieme e se tutto ciò che potevo avere con lui erano attimi allora ne avrei goduto fino all’ultima goccia.
Forse sarebbe stato ovvio iniziare a parlare, forse avrei dovuto dire qualcosa e iniziare una conversazione, poi lui mi avrebbe chiesto cosa ci facevo lì e la risposta sarebbe stata semplice, gli avrei detto che nonostante fossi infuriata non avevo smesso un solo istante di pensarlo. Sarebbe stato ovvio, ma probabilmente erano parole scontate che non avrebbero avuto senso di essere pronunciate. Proprio in quell’istante la musica cambiò e cullati da quel suono iniziammo a muoverci in sincrono senza lasciare neanche per un istante gli occhi dell’altro.
Ballammo per un tempo che parve infinito, semplicemente vicini e giuro che il su sorriso era il più bello che avessi mai visto. La musica sovrastava ogni tipo di pensiero, facendomi godere di quel momento come se non dovesse finire mai, ma dentro di me sentivo una morsa allo stomaco, perché sapevo che pur essendo lì e insieme, le nostre menti viaggiavano in direzioni diverse. Non potevo continuare a fare finta che mi andasse bene così, le cose non funzionavano in questo modo anzi fra noi non funzionavano affatto.
Alzai la mia mano intrecciata alla sua fino a portarla davanti ai nostri visi:
«Che cosa significa? » sussurrai come se non avessi davvero il coraggio di sentire quelle parole.
I miei occhi erano ancora fissi sulle nostre mani intrecciate, poi presi un grande respiro e lo guardai negli occhi:
‘’Vorrei davvero che questo fosse l’inizio, o per meglio dire la fine, non è così che finiscono tutte le favole? Ma vedi io non so se noi ci apparteniamo, sinceramente io non so chi sono, io non ho sempre lottato per raggiungere un obbiettivo , lottare per sopravvivere era già troppo faticoso. ‘’ continuava a scrutarmi, ma era indecifrabile capire cosa gli passasse per la testa e pensai fosse meglio così.
Abbassai gli occhi per riprendere fiato, poi dissi quelle parole che sapevo erano nel giusto, ma con la paura di non rivederlo mai più:’’Io non so se ci apparteniamo o se questo è solo un gioco, tu hai il tuo futuro da realizzare e sei una persona talmente eccezionale che so sarà fantastico ed io ho bisogno di trovare il mio, un posto a cui appartengo, poi chi lo sa magari un giorno collideremo insieme nella stessa direzione come due stelle cadenti, ma so che non è questo il momento. So di non essere pronta ad amarti come dovresti essere amato. So che prima di dedicarmi completamente a te devo capire chi sono io’’
E in quelle poche frasi c’era tutto ciò che avevo capito e realizzato in quelle poche settimane a Londra, era un anno nuovo era un nuovo momento ed io dovevo andare. Non so dove trovai il coraggio, ma lasciai le sue mani, lasciai le mie ancore e poi senza guardarmi indietro mi avviai alla porta d’uscita e tornai a casa.

 

Diario dell'autrice

Non mi piace lasciare le cose a metà, anche se forse in questo caso sarebbe stato più saggio farlo, in ogni caso so che questo capitolo non lo recensirà nessuno perché sono sparita da quanto 10 mesi? In ogni caso l'ho iniziato a scrivere un bel po' di tempo fa e solo ora ho capito come doveva andare a finire, in realtà questo sarebbe dovuto essere solo l'inizio di una storia molto più lunga, ma non ho il tempo di dedicarmici al momento tra la patente e l'inizio dell'università. quindi questo è il penultimo capitolo. Il prossimo che spero di pubblicare in fretta per chiudere sarà quello che concluderà questa storia a cui mi ero affezionata. In realtà ho ancora tutta la scaletta con tutto ciò che dovrebbe succedere quindi, chissà magari in un momento di ispirazione creerò una seconda parte, ma al momento non ne ho davvero il tempo.

Spero, come sempre che vi piaccia ! 

Bbye
F

   
 
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