30/08/2013
6 recensioni
Prologo“No, Chiara, mi dispiace, ma non puoi andare alla festa!” ripete per l’ennesima volta mia madre, posando un piatto nella lavastoviglie.
“Ma perché no? Sei ingiusta!” insisto mettendo da lavare i bicchieri del pranzo.
“Mi stai rovinando la vita!!” continuo immusonendomi, anche se mi accorgo di stare esagerando.
Sto per perdere ogni speranza quando viene in soccorso il mio fratellone, che stava studiando per l’ultimo esame prima del master all’università.
“Dai mamma, lasciala andare, si vede che è importante! La andrò a prendere io, non c’è problema” mi sorride togliendo gli occhiali da vista.
“Grazie, grazie, grazie!!” urlo correndo a strizzarlo in un abbraccio.
La festa non è per niente come me la immaginavo, le mie amiche si sono defilate con dei ragazzi e io sono rimasta qui da sola, ballando con una scopa –perché la tappezzeria io non la faccio!!- .
Finalmente mi arriva lo squillo sul cellulare che mi avvisa che il mio “taxi” è arrivato, e non esito a precipitarmi fuori dalla casa per entrare in macchina.
Passano pochi minuti quando sento un improvviso suonare di clacson; alzando gli occhi vedo i fanali di un camion sempre più vicini, che mi accecano quasi, costringendomi a portare una mano sul viso.
“Federico!” l’urlo mi muore in gola, allo scontro tra le due vetture.
Sento la macchina accartocciarsi con noi dentro, il grido di mio fratello mi rimbomba nelle orecchie, mentre cerca di proteggermi abbracciandomi.
Poi tutto si colora di rosso, e chiudo gli occhi.
Nero.
Tutto intorno a me è scuro, il buio mi circonda.
È un’oscurità malvagia, che opprime l’anima, non ha nulla a che vedere con il riposante blu della notte.
Ho sempre avuto paura del buio
Il freddo penetra nelle ossa, mi fa rabbrividire, ma la cosa peggiore è il silenzio; è un silenzio che ti assorda, ti perfora le orecchie e poi il cervello, ti porta alla pazzia.
È il silenzio della solitudine.
“Fede? Fede, dove sei?” persino io sembro parlare restando muta, e non un verso in risposta alla mia domanda.
Sono sola, circondata dal nulla.
Non so quanto rimango lì, ma a me pare l’eternità.
Poi, all’improvviso tutto diventa bianco, e rimango accecata da tanta luminosità, dopo avere vissuto in un luogo dove la luce nemmeno esisteva.
Qui è tutto così candido, e io mi sento sporca, ma non esternamente: mi sento sporca dentro.
Non faccio in tempo a continuare i miei pensieri che una voce profonda mi sorprende : ”Benvenuta!”
-Minchia, ma questo qui assomiglia a Santa Klaus!- penso guardando l’uomo anziano che ha parlato, con mille rughe sul viso e una barba lunghissima –ovviamente bianca-.
“In vita ti sei comportata non sempre bene, ma ora hai la possibilità di redimerti: abbiamo una missione per te.” afferma criptico il signore.
“Che?? Di che missione si tratta?” domando non capendo.
Sorride e mi mostra uno schermo appena apparso dal nulla, che mostra due ragazzi sorridenti: uno con gli occhi azzurri e i capelli lisci castano chiaro, l’altro con occhi verdi e capelli ricci.
“Loro – mi indica i due volti- sono la tua missione.”
SBAM!
Giorni che non pubblico un cavolo e giorni che pubblico tre storie oook hahahah
Che ve ne pare di questo prologo?
Dopo un sacco di tempo torno a scrivere anche het... Ma lo slash rimane nel mio cuoricino di shipper :')
L'idea mi è venuta in Chiesa, lo so che non sono normale, sorry!
Mi scuso se troverete errori, ma io giuro che cerco di starci attenta :P
Se avete voglia lasciatemi un recensione ^.^
A presto!
Che ve ne pare di questo prologo?
Dopo un sacco di tempo torno a scrivere anche het... Ma lo slash rimane nel mio cuoricino di shipper :')
L'idea mi è venuta in Chiesa, lo so che non sono normale, sorry!
Mi scuso se troverete errori, ma io giuro che cerco di starci attenta :P
Se avete voglia lasciatemi un recensione ^.^
A presto!