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Autore: IsTrue    31/08/2013    5 recensioni
Il problema è che la amo. La amo. La amo più di qualsiasi altra cosa. Il suo blaterare, il modo in cui inizia a parlare di un qualcosa e si ritrova ad esporre un saggio su un argomento del tutto indifferente. Amo il suo modo di dormire: la bocca leggermente aperta per far passare quel po’ di aria che le serve, gli occhi chiusi e sereni, la testa appoggiata sul cuscino e i capelli che la circondano. [...] Ma d’altra parte hai bisogno della luce solo quando si sta spegnendo, ti manca il sole solo quando inizia a nevicare, ti rendi conto di amarla solo quando la lasci andare.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Only know you love her when let her go


- Pitturiamo casa! – afferma allargando le braccia quasi come se volesse circondare le mura e stringerle in un grande abbraccio.
La guardo e sono estasiato. I suoi capelli raccolti alla meglio. Ha indosso la sua maglietta preferita, quella che ormai è costretta a usare come pigiama perché si è rovinata, e sopra la maglia ha la mia felpa. Probabilmente la indossa perché ha freddo, ma mi piace pensare che la indossi più per sentire addosso il mio profumo.
Mi piace pensare che con me si senta a casa. Più di quanto si sentiva con gli altri.
Più di quanto si è mai sentita.
- E di che colore vorresti pitturarla? – Alzo un sopracciglio scettico. Conoscendola ne sparerà una delle sue.
-Oro. -
-Oro?-
- Si. Così quando il sole entrerà dalla finestra e sbatterà sulle pareti sembrerà che queste prendano fuoco. – Sorride. Sorride perché sente di aver detto una frase azzeccatissima. E probabilmente è così, solo perché l’ha detta lei. – Vuoi pitturare anche lo sgabuzzino? Lì la luce non batte. – Spero proprio di no, sarebbe colore sprecato. – Vuoi forse che lo sgabuzzino  si senta offeso? Te la senti di farlo soffrire così? Cos’ha lui in meno delle altre stanze? – Pesta un piede per terra e gesticola. Lei è sicura di quello che ha detto.
- Non lo so. Forse una finestra? – Sorrido.
- Non dire così potrebbe sentirti! Anche i muri hanno le orecchie. – Ride e il mio cuore non può fare a meno di sciogliersi, come se fosse la prima volta.

E’ ormai buio e fuori ha appena iniziato a piovere. L’umidità inonda il cortile, purtroppo l’estate sta passando. In cucina Amber prepara le frittelle. Dice che questa volta non bruceranno ma onestamente io ho qualche dubbio. Non sarebbe Amber se non brucia le frittelle.
- Amore hai visto? Ne ho bruciata solo una. – Mi volto di scatto appena la sento gridare dalla cucina. Lancio un’ ultima occhiata alla finestra e poi seguo il suono della sua voce. Mi avvicino ai fornelli e la trovo piena di farina ma sorridente. Le frittelle sono salve. – Sto migliorando. Il prossimo passo sarà la pasta. -
- Amber, forse è il caso che torni con i piedi per terra. – Affermo scherzosamente. Lei si imbroncia un pochino, ma la gioia per la frittelle è troppa.
La bacio dolcemente sulla fronte e chiudo gli occhi. Voglio che questo momento resti impresso nella mia mente per sempre.

Mangio frittelle bruciate circondato da pareti color oro. E’ arrivato l’inverno e il sole non batte più sulle pareti. La casa non prende più fuoco e le frittelle diventano sempre meno saporite e magiche. Amber è via. E’ andata a fare la spesa e non posso non pensare che finalmente ho un po’ di pace per me. Non posso non pensare che, anche se per poco ancora, non dovrò più sentir nessuno blaterare di argomenti improponibili, per pochi minuti ancora non ci sarà nessuno a disturbarmi.

- Non ho voglia di cucinare oggi. – Oggi è triste. I suoi occhi sono rossi, il naso è tappato e la bocca prende dei grandi respiri che in fretta si trasformano in singhiozzi. I lineamenti del suo viso sono invasi da un fiume nero che parte dagli occhi e arriva fin sotto il collo. Il suo labbro inferiore sanguina, deve averlo morso troppo.
- E come mai non vuoi cucinare? – So già la risposta, infondo è colpa del cibo se sta piangendo. E forse anche un po’ colpa mia.
Per tutta risposta lei urla. Urla. Urla come se non avesse altra scelta. Urla perché a volte urlare è l’unica possibilità che abbiamo. Le sue urla trafiggono il mio povero cuore. Non so se riuscirò più a pensarci.
- Porco cazzo Bradley se non ti piaccio, se non vuoi più vedermi dimmelo! E’ inutile continuare a vivere così! – Non la capisco. Io le ho solo detto che non ho più voglia di mangiare le sue stupide frittelle bruciate. Che non voglio più vedere queste benedette pareti oro. Non ho mai detto che non voglio più vederla, che non voglio più parlare. Ho bisogno di lei, del suo corpo così perfetto. Necessito ancora di sentire le sue mani calde accarezzare il mio corpo. Solo non ho più voglia di sentirla blaterare. Non ho più voglia di osservarla estasiato quando dorme. Non voglio più che se ne esca con idee stupide.
- E’ il caso che tu cresca, Amber. Non si può vivere nei sogni per sempre. – Rispondo calmo. Farò anche lo stronzo ma questa situazione deve finire. Deve capire che il mio cuore non è più suo.
- Io ti odio Bradley Will Simpson. Sparisci dalla mia vita. – E’ così dicendo va via. Una mano a coppa che regge i pezzi del suo cuore ormai in frantumi.

Sta dormendo sul divano. Le mani sotto la testa. La bocca, come al solito, leggermente aperta. I respiri stavolta sono più forti e frequenti. Come se facesse fatica a respirare. Sarà un effetto del pianto. Mi distendo insieme a lei e inizio ad accarezzarle i capelli. Ha un corpo perfetto anche in pigiama. Le sue curve spiccano anche sotto questi vestiti larghi. Ormai non indossa più la mia felpa da  tempo. Mugugna qualcosa ma sono troppo impegnato ad immaginarmi cosa potrà accadere dopo per prestarci attenzione.
Si agita un po’ nel sonno e alla fine apre gli occhi. E’ disorientata, forse perché qualcuno improvvisamente l’ha abbracciata. 
- Brad… - sussurra.
- Sh. – mi porto un dito sulle labbra per farle capire meglio  di non parlare e di non rovinare quel momento. – Andrà tutto bene. -
Mi alzo e mi posiziono in modo tale da poter stare sopra di lei. Le sue gambe sono serrate e questo è un chiaro segnale. Non vuole, si rifiuta.
Ma questo non mi interessa. In questa casa ha comandato per troppo tempo. Ora è il caso che prenda io in mano la situazione.
- Io non ho nessuna intenzione di fare nulla con te. Non ho nessuna intenzione di guardarti o di toccarti se non per sputarti in faccia o prenderti a calci, perché è solo questo che meriti Bradley. – Bradley? Ah già, mi ero dimenticato. Non usa più il mio soprannome. Ora per lei sono Bradley Will Simpson, non più Brad ma infondo sono io che l’ho voluto.
- Amber, devi capire che ormai non comandi più tu in questa casa. Se non volevi che succedesse qualcosa del genere saresti dovuta andare via. – Mi lecco le labbra e aspetto che si calmi. Poi potrò iniziare il mio lavoro.
Ma lei inizia a piangere, di nuovo. Si tira indietro i capelli esasperata.  –Bradley ti prego, ragiona..- No, non ragiono. Non ragiono proprio per nulla.
- No, ho già ragionato abbastanza e sono arrivato a una sola conclusione. – Mi fermo. Faccio una pausa. Prendo delicatamente la sua mano sinistra e la porto sulla mia guancia, in prossimità della bocca. – Non ti amo più Amber. Io e te come coppia non abbiamo più un futuro. Probabilmente non l’abbiamo mai avuto… – Mi blocco un attimo e sorrido vedendo ancora una volta il suo cuore andare in frantumi. Forse perché sto per fotterla, che lei lo voglia o meno. O forse perché mi ama ancora. - …ho solo bisogno del tuo corpo. Del tuo bellissimo corpo. E se non vorrai darmelo lo prenderò io, da solo. – Detto questo afferro i suoi polsi e li stringo, assicurandomi però di non farle troppo male. Mi avvicino lentamente al suo viso. Lei tenta di spostarsi, di divincolarsi ma non ha capito che qui la tigre sono io e non lei. Lei è solo la mia stupida e ingenua preda. Alla fine riesco a bloccarla. La sua testa e ferma e i suoi occhi mi fissano con disprezzo. Strano, i miei sono pieni d’amore.
La bacio violentemente. Sprigiono, con questo bacio, tutta la passione che sento crescere nel mio corpo. Inizio a toccarla prima dolcemente per poi diventare sempre più aggressivo con il passare degli attimi. Lei piange sempre più forte ma io non la sento quasi più. Sento solo il mio piacere e mi importa solo di questo.

Dopo quella notte Amber fece le valige e non si fece mai più vedere.
Ora sono passati anni. Ho trovato una nuova compagna e vivo con lei.
Si chiama Lucy e le sue frittelle sono croccanti al punto giusto. Le pareti a casa mia non sono più oro ma bianche, come è giusto che siano. Solo lo sgabuzzino è rimasto oro. Giusto perché mi piace pensare che si sia sempre sentito un po’ diverso, senza una finestra, costretto a dover accogliere un colore così caldo e scoppiettante e non poterlo mai sentire bruciare dentro di se. Com’è che si dice? Chi ha il pane non ha i denti.
La mia vita ha finalmente preso la piega giusta. Tutto sembra al suo posto. Tutto è così normale.
Ho solo un piccolo problema, un vuoto dentro di me. Incolmabile. Incolmabile con gli alcolici, con il sesso, con i film, la musica. Incolmabile con Lucy.
E questo vuoto è Amber. Amber è il mio vuoto incolmabile. La sua mancanza mi svuota lentamente. Mi mangia l’anima. Dimentico chi sono e nella mia testa iniziano a scorrere delle immagini: di noi, di lei. Dei suoi capelli color caramello e dei suoi profondi occhi nocciola. Nella mia mia bocca sento di nuovo il sapore di frittelle bruciate e se chiudo gli occhi posso ancora vedere le pareti del soggiorno prendere fuoco.
Il problema è che la amo. La amo. La amo più di qualsiasi altra cosa. Il suo blaterare, il modo in cui inizia a parlare di un qualcosa e si ritrova ad esporre un saggio su un argomento del tutto indifferente. Amo il suo modo di dormire: la bocca leggermente aperta per far passare quel po’ di aria che le serve, gli occhi chiusi e sereni, la testa appoggiata sul cuscino e i capelli che la circondano. Adoro il modo in cui tenta di preparare le frittelle la mattina e poi finisce con il bruciarle. La sua risata, il modo in cui si immerge nella lettura: quasi come se fosse lei la protagonista. E forse un po’ lo è anche. In fondo è grazie a lei se la storia prende vita.
Io non amo lei, amo ogni singola cosa che la riguarda, e mi manca.
Ma d’altra parte hai bisogno della luce solo quando si sta spegnendo, ti manca il sole solo quando inizia a nevicare, ti rendi conto di amarla solo quando la lasci andare.
  
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