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Autore: Elisewin_vive    05/03/2008    11 recensioni
"- No… no…no! – Urlò Percy, scuotendo il fratello accasciato a terra con gli occhi vitrei e la bocca ancora curvata in un sincero sorriso, mentre Ron era inginocchiato accanto a loro, senza parole.
Il moro avanzò a tentoni con gli occhiali appannati, aiutando la riccia ad alzarsi sulle gambe tremanti, la mano sulla bocca, gli occhi lucidi.
- Nooooooooooo! – Urlò un uomo in fondo al corridoio, rosso come gli altri tre ma più vecchio, gli occhi lacrimanti, il viso contratto in una maschera di tristezza, mentre la moglie gli si accasciò a fianco, in singhiozzi."
Tributo a Fred Weasley, simpatico, gentile, sorridente, dispettoso, semplicemente Fred.
Tributo a Fred Weasley, sacrificatosi per la libertà e per aver difeso i propri ideali di giustizia.
In ricordo di uno dei personaggi più rimpianti tra quelli "uccisi" da mamma Row.
In ricordo di Fred. Grazie Fred, ci manchi.
Genere: Guerra, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Arthur Weasley, Fred Weasley, Il trio protagonista, Molly Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Piccola one-shot frutto di un sogno recente... Spero che vi piaccia :D
Ripubblicata il 5 aprile 2011.

La notte rabbuiava ulteriormente l’atmosfera carica di orrore e angoscia che inquietava Hogwarts.
Una donna dai corti capelli rossi molto sciupata correva attraverso un lungo corridoio, tenendo per mano il marito, che zoppicava dalla gamba sinistra.

- Corri più che puoi, Arthur… Dobbiamo trovare i nostri figli! -
- Ci sto provando, cara, ma il dolore alla gamba è terribile... - rispose l’uomo, toccando l’arto rotto.
- Perdonami, tesoro, ma sto talmente in pena… - singhiozzò la donna, trattenendo a stento le lacrime.

Salite le scale, si ritrovarono in un piano lievemente illuminato da una striscia di luce che cadeva su un gruppetto composto da tre ragazzi alti e rossi, una ragazza castana molto riccia e uno spettinato moro. Il gruppetto sembrava guardingo, ma il piano, al di fuori di loro, era silenzioso e deserto... Finché dal nulla apparvero due Mangiamorte incappucciati, che circondarono i tre ragazzi rossi.
L’uomo e la donna cominciarono a correre verso i ragazzi, che si trovavano dall’altra parte del corridoio.
Per pochi istanti il silenzio s'interruppe per le parole di una maledizione pronunciata ad alta voce e uno dei due rossi imprecò.


- Hai fatto una battuta, Perce! - disse Fred - Hai davvero fatto una battuta, Perce... L'ultima che ti avevo sentito fare era... -
Un boato assordante e un esplosione fece crollare il soffitto.
- No, no, no! - Urlò Percy, scuotendo il fratello accasciato a terra con gli occhi vitrei e la bocca ancora curvata in un sincero sorriso, mentre Ron era inginocchiato accanto a loro, senza parole.
Il moro avanzò a tentoni con gli occhiali appannati, aiutando la riccia ad alzarsi sulle gambe tremanti, la mano sulla bocca, gli occhi lucidi.

- Nooooooooooo! – Urlò un uomo in fondo al corridoio, rosso come gli altri tre ma più vecchio, gli occhi lacrimanti, il viso contratto in una maschera di tristezza, mentre la moglie gli si accasciò a fianco, in singhiozzi.
I ragazzi volsero la testa, in cerca della fonte di quell’urlo straziante, carico di dolore.
Arthur Weasley si trascinava lungo il corto pezzo di corridoio che doveva ancora percorrere, le lacrime che bagnavano il pavimento, la bocca che continuava ad emettere lamenti di dolore.
L’uomo arrivò al corpo del figlio, addossato supino al pavimento, quasi stesse dormendo in un’insolita posizione, e con le dita gli abbassò le palpebre, chiudendo definitivamente quegli occhi azzurro cielo che aveva ereditato proprio da lui.
Una lacrima gli percorse velocemente il viso, arrivando fino alla punta del naso storto, e cadde sul volto di Fred.
Per un attimo gli parve di vedere che il sorriso ancora impresso sul volto del giovane figlio si accentuasse, come per consolare il padre.
Percy comparve al suo fianco in lacrime, singhiozzando: - Papà… Lui ha detto una cosa prima di… Prima di… - e le sue parole furono interrotte dalle lacrime.

- Cosa… Cosa ha… D-d-detto? Percy… – disse l’uomo, il volto rigato dalle lacrime.
- Ha detto… Ha detto… - continuò Percy ma non riuscì a finire.
- Ha detto salutate t-tutti, la m-mamma, b-Bill, Charlie, George, g-Ginny e d-date la b-buonanotte a papà – concluse per lui Ron, le parole spezzate dalle lacrime.
- La buonanotte a papà… - ripetè l’uomo, in singhiozzi, le spalle scosse ogni tanto da brividi.

E si ricordò. Ricordò quella sera, quell’istante.

- A dormire bambini! Fred, George, Ron, Ginny, a letto!
Quattro ragazzini apparvero come razzi sul pianerottolo.
- Mamma - disse la bimbetta, che doveva avere al massimo tre anni - Posso dormire nel lettone con te e papà? Solo per questa notte, ti prego... -

- Va bene, Ginny, ma solo per questa notte… - rispose la donna, con corti capelli dell’identico colore rosso rame dei bambini e un sorriso gentile e comprensivo aperto sul viso.
- Mamma, posso venire anch’io? – disse il bambino più basso.
- No, oggi no, Ronnie caro, ma domani vedremo, ok? – disse Molly, accentuando il sorriso.
- Uffa… - disse Ron, incrociando le braccia.
- Ronnino ha bisogno ancora della mamma che gli metta il pannolino e lo faccia dormire nella culla o nel lettone… - cantilenò uno dei gemelli.
- Fred, smettila di prendere in giro tuo fratello! –
- Mamma, io sono George! – disse il rosso, che sembrava avere più o meno sei anni.
- Sì, mamma, è possibile che non riesci mai a riconoscerci?! – aggiunse il gemellino al suo fianco.
- Oh, scusami George e comunque finiscila! Scusami anche te, Fred caro! –
- Te l’ho fatta, io sono Fred! –
- Oh, basta! Su, a letto tutti! –
- ‘Notte mamma – disse Ginny, entrando nella camera da letto dei genitori.
- Buonanotte mamma – disse Ron.
- ‘Notte Ronnie – disse la madre, baciandolo sulla guancia.
- Oh, sì, ‘notte, Ronnie – disse Fred, imitando la madre baciando George, che batteva le mani e ridacchiava, estasiato dalla scenetta.
- Su ragazzi, a dormire – disse all’improvviso un uomo, uscendo dalla camera da letto dove aveva appena dato la buonanotte alla figlioletta.
Al vedere il padre, che aveva una grande influenza su di loro, i bambini, come ipnotizzati, cominciarono a salire le scale.
- Buonanotte papà – disse il bimbetto più basso, baciando il padre ed entrando nella propria camera.
- Ciao Ron, buonanotte – mormorò l’uomo, spegnendo la luce nella camera e chiudendo la porta.
- Buonanotte bambini – disse entrando nella camera dei gemellini – e se il demone non vi fa dormire chiamatemi – sussurrò ai figli, rimboccandogli le coperte.
L’uomo uscì dalla stanza e aveva già sceso mezza scala quando si sentì il rumore di due ciabbattine echeggiare nel silenzio del pianerottolo e vide una testa rossa sbucare chiedendo – E se il demone ci fa del male? – disse il bambino, dai profondi occhi azzurri.
- Non ti farà del male, promesso - promise il padre – E ora torna a letto, Fred -.
- Si, papy – sbuffò Fred e rientrò nella camera.
L’uomo ricominciò a scendere le scale quando si sentì un tonfo e, risalendo a quattro a quattro gli scalini, corse nella camera dei figli.
- E’ stato il demone – spiegò Fred. Nell’altro letto George dormiva della grossa.
- Basta Fred, a nanna – disse il padre, rimboccando le coperte al figlio.
- Buonanotte papà – disse il bambino, abbracciando il padre per quanto potesse da quella scomoda posizione e baciandolo sulla guancia destra.
- Buonanotte Fred – disse l’uomo sorridendo e abbracciando il figlio – Buonanotte –


- Buonanotte Fred – disse l’uomo accasciato sul corpo del figlio, ritornando alla realtà – Buonanotte – e un’altra lacrima gli cadde dagli occhi, cadendo sul volto sorridente del figlio.

   
 
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