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Autore: Lyrael    31/08/2013    2 recensioni
A volte basta un innocente invito a cena per muovere scenari inaspettati.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 2 – Narcissa – Evoluzione dell’ospitalità

 

Mi sento nervosa come al mio primo esame ad Hogwarts o al primo appuntamento serio con Lucius.

‘È solo un the,’ continuo a ripetermi, ‘niente di più’. Ma anelo alla compagnia di quel ragazzo come se avessi finalmente ritrovato la superficie dopo essere sprofondata nelle acque limacciose del Lago Nero. Lui mi da aria nuova, ed io ho bisogno di respirare.

Amo la mia famiglia, farei qualunque cosa per Lucius e Draco, ma mi sento sempre più soffocare. Dalla rassegnazione di mio marito, che si limita a sopravvivere e cerca di rendersi il più invisibile che può a cospetto del Mondo Magico. Dalla rassegnazione di Draco, che a 23 anni, dopo 6 dai terribili tempi della seconda guerra, non ha ancora preso in mano il suo nuovo destino, la sua nuova vita.

Dovrebbero essere grati di come sono andate le cose, ricordarlo ogni giorno per andare oltre, serbando i loro errori nel cuore come blocchi di partenza da cui prendere la spinta per ricominciare. Li avvertono invece solo come zavorra, che li trascina e li ferma.

Ho contattato Harry proprio per dar loro una scossa, per mostrare loro come un ragazzo che ha perso così tanto nella vita, e in parte per causa mia, abbia saputo risollevarsi ed affrancarsi, curando il dolore dell’animo con la dolce memoria dei ricordi, le ferite dello spirito con la verità e l’onestà delle azioni.

È stato a tratti brusco, l’altra sera a cena, eppure ho apprezzato molto di più la sua sincerità nell’affrontare anche gli argomenti più spinosi ed angosciosi, piuttosto che un falso atteggiamento di deferenza che comunque, sono certa, non proverebbe. Come non ha mai provato in passato.

Quando ha salvato Draco dall'Ardemonio non l’ha certo fatto per rispetto del suo cognome, ma della sua vita in quanto persona, in quanto essere umano in pericolo, amico o nemico che fosse, comunque da salvare.

È stato dal momento in cui ho saputo cosa aveva fatto, che ho capito perché tanti lo seguissero. Per la purezza del suo comportamento, per il suo altruismo disinteressato. Avrebbe potuto rinfacciare a Draco di avergli salvato la vita, ma non l’ha fatto. Ha presenziato a tutti i processi svoltisi dopo la sconfitta del Signore Oscuro e ha voluto testimoniare in favore della mia famiglia. Certo, in pratica Lucius si era già riscattato, ma le colpe mie e di Draco erano ancora vive e pulsanti, come ferite aperte e inguaribili sulle nostre coscienze macchiate.

Eppure è bastato che lui ci giustificasse, mettesse in luce due miseri atti da parte nostra, ammantandoli della patina di volontarie azioni di riscatto, per consentirci di riprendere le nostre vite con meno ombre oscure di quante ci saremmo mai sognati.

Certo, non tutti hanno creduto alla nostra conversione, a ragione dicevo allora. Col tempo, però, mi sono resa conto che un dubbio instillato dentro di noi su chi valesse davvero la pena seguire, ci aveva consentito di metterci in gioco e tentare, pur se debolmente, di cambiare le cose.

Da qui le esitazioni di Draco, il suo non confermare che fosse proprio Harry il ragazzo catturato dai Ghermidori, il suo tentare di fermare Tiger dall’ucciderlo per sbaglio nella Stanza delle Necessità.

Da qui la mia decisione di non rivelare al Signore Oscuro che non aveva ancora vinto. In quell’istante credo di aver capito istintivamente che non era giusto tentare di spegnere una giovane vita, che lui aveva il diritto di salvarsi e che forse, salvando lui, avrei salvato anche me stessa. Oh, non ho cercato l’assoluzione per i miei peccati, una giustificazione alle mie scelte, ma solo un nuovo inizio, un po’ più di luce per me.

Lui me l’ha data allora ed io ne voglio anche adesso.

§§§§§

“Il suo giardino è magnifico, signora Malfoy.”

Lo dice con un sorriso aperto e luminoso. Siamo seduti nel piccolo gazebo bianco all’interno del mio roseto. È una bella giornata e volevo che godesse con me della pace di questo angolo di parco. Il resto della tenuta è molto più adatto ad una cavalcata fra uomini, lo riconosco. Questo invece è il mio regno. Mi sento regina, come una volta, pur se in modo differente.

“Sono contenta che le piaccia e la ringrazio per il complimento. Me ne occupo personalmente, sa? Non mi faccio aiutare neppure per estirpare le erbacce o per potare le piante. Sono diventata una brava giardiniera!” Rido, e sono davvero felice in questo momento, mi sento leggera a dispetto delle mie preoccupazioni sull’andamento del nostro incontro.

Harry si è presentato puntuale e titubante, con un dolce acquistato, ha detto, in una pasticceria babbana. Sembrava temesse mi sarei offesa, visto il modo in cui mi sono sempre rapportata a quella parte di mondo, ma le cose cambiano, le idee a volte sbiadiscono, e lui non si merita un atto di stizza inopportuno rispetto al pensiero gentile che ha avuto. Oltretutto, questa torta al limone è buonissima.

L’atmosfera tra noi è molto più rilassata, oggi. Complice forse il luogo, i fiori, il sole. O forse il fatto che parecchie delle spine che ci tenevano lontani le abbiamo già decurtate da questo bocciolo di amicizia. Sì, amicizia, anche se incredibile.

“Non mi sono mai interessato molto di giardinaggio, glielo confesso,” replica ridacchiando imbarazzato, “per lo più subivo le lezioni di Erbologia a scuola, e francamente non ci ho mai capito molto; non come Neville, di certo.”

“Come sta il signor Paciock? So che si è sposato.”

“Sì, con Hanna Abbott, due anni fa. Ora vivono a Hogsmeade, lui è divenuto l'assistente della professoressa Sprite. Credo che prenderà il suo posto quando lei andrà in pensione. Le piante sono la sua gioia.”

Molto più degli animali, sicuramente. O dei serpenti.

Gli vedo passare negli occhi un’ombra scura. Ricordiamo entrambi molto bene l’ultimo incontro di Neville Paciock con l’enorme serpente del Signore Oscuro. Ho impressa nella mente e negli occhi l’immagine di un ragazzo che come un novello San Giorgio decapita l’unica creatura che Voldemort abbia mai tenuto in considerazione; a parte se stesso, ovviamente.

Ogni accenno a qualche argomento ci riporta inevitabilmente a un episodio del nostro comune e opposto passato, e allora i suoi occhi si fanno stanchi e vecchi, quelli di un uomo che ne ha viste troppe, che ha perso l’innocenza della giovinezza ancora prima di poterla assaporare. Ho il doppio dei suoi anni, ma lui ha purtroppo visto tanto orrore quanto me. Come mio figlio, a cui non potrò mai più regalare ciò che la stupidità e l’ingordigia, mia e di Lucius, hanno portato via.

Da un lato vorrei che Draco fosse qui, ora, dall’altro voglio conservare per me questi momenti e cercare di rimediare almeno in parte al male che ho fatto a Harry.

“Mi ha detto Draco che avete deciso di vedervi per volare un po’ insieme, giocare a Quidditch. Ha visto il campo che abbiamo? Non viene usato da tanto, mi piacerebbe se lo sfruttaste per fare un po’ di allenamento.”

“Sì, Draco mi ha invitato molto gentilmente per qualche partita. Sarò sicuramente fuori allenamento, è tantissimo che non gioco. Sa, tra l’accademia e il resto…”

Il resto sono i suoi dolori ancora freschi per le perdite che ha subito. Ma non voglio farlo tornare su questi discorsi.

“Allora è un’ottima occasione per rinverdire la sua rivalità sportiva con mio figlio. Me ne parlava sempre, delle partite e della Coppa delle Case, sa? Diceva che l’unico motivo per partecipare a quella competizione erano le partite contro di lei, diceva proprio così, non ‘contro i Grifondoro’.”

Mi guarda stupito.

“Non ero così importante, signora Malfoy. E comunque era un lavoro di squadra…”

“Lo so, ma il resto era ‘contorno’, come dice Draco. La vera sfida alla fine era solo tra voi due.”

Adesso sorride, ed i suoi occhi si sono riempiti di ricordi sicuramente più piacevoli dei precedenti, luccicano di emozione e lo fanno tornare il ragazzo che dovrebbe essere.

“Credo abbia ragione, ma non lo dica in giro, o i miei ex compagni di squadra se la prenderanno parecchio.”

“Non si preoccupi, non aprirò bocca,” rispondo con un sorriso.

Questo ragazzo mi fa sorridere sempre più spesso. Gliene sono infinitamente grata.

§§§§§

L’ho invitato nuovamente al Manor per la festa di Halloween. Credo di aver fatto un’imperdonabile gaffe. Sul momento non ci ho riflettuto troppo: visto che già da qualche mese frequenta la mia casa come ospite gradito sia a me che a Draco e Lucius, pensavo avrebbe accettato.

“Mi perdoni, signora Malfoy, ma io non festeggio più Halloween,” e non ha aggiunto altro. A quel punto devo aver spalancato gli occhi orripilata e lui ha abbassato i propri quasi scusandosi, quando ero io ad aver commesso una vergognosa indelicatezza.

“Mi perdoni lei, Harry, per essere stata così insensibile. Non volevo, mi creda. Se posso in qualche modo riparare…” ma so che non c’è nulla ch’io possa dire di abbastanza contrito.

“No, non si scusi, non poteva saperlo. Vede, da quando ho finito la scuola e non sono stato più costretto a partecipare alle feste, ho deciso di riservare quella giornata al ricordo delle persone che ho perduto. Non ho scelto la data a caso, come avrà intuito… Cerco di vivere gli altri giorni senza angustiarmi troppo, ma mi sembrava giusto dedicare a tutti loro almeno un po’ del mio tempo. In fondo sono morti per colpa mia.”

“Non lo dica né lo pensi mai, Harry! Non è vero! Non incolpi mai sé stesso per il male che è venuto da altri. Anche da me, non dimentichi, poiché sono stata una delle cause della scomparsa di mio cugino, e di questo non mi rammaricherò mai a sufficienza. E ricordi anche che tutti, sia noi che voi, abbiamo deciso da che parte stare, abbiamo fatto una scelta e sapevamo che potevano esserci delle conseguenze. Lei è in assoluto il meno responsabile, tra tutti.”

“Non è la prima a dirmelo, ma il rimorso rimane,” continua con tristezza.

“La comprendo molto bene, mi creda” e con questo gli prendo la mano destra tra le mie, un gesto che vuol essere un conforto alla malinconia più che un commiato per la fine di quella visita.

E d’improvviso alzo gli occhi, e lui è diverso. Se non fossimo in un mondo di magia mi stupirei ancor più di quanto non faccia. È come se fosse divenuto più nitido, più luminoso, e tuttavia indefinito, come un lieve cambiamento prima del ritorno di un equilibrio, una trasfigurazione infinitesimale ma essenziale.

Siamo immobili nell’atrio. Vorrei che spostasse lo sguardo verso il mio, che condividesse con me la comprensione di questa mia epifania, ma lui non si muove ed io gli lascio infine la mano. È passato, quel momento, dileguato nel silenzio che non è più troppo pesante, almeno per me.

“La devo salutate, ora, Narcissa. Spero ci rivedremo presto.”

Gli regalo un ultimo sorriso.

“Con piacere, Harry, lei è sempre il benvenuto qui.”

Attendo che si sia chiuso la porta alle spalle e torno al mio giardino, a confrontarmi con quel turbamento fugace che ora mi sta sfuggendo.

Cos’è stato, quel momento di cristallina chiarezza? Solo il sussulto tardivo di un cuore assopito dal tempo e dagli eventi?

Non so darmi risposta e forse è meglio che non la cerchi neppure.

  
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