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Autore: Lothiriel_Indil    31/08/2013    1 recensioni
Un giorno avrebbe rivisto quel mondo. Vi sarebbe rientrata sentendone la mancanza.
Avrebbe incontrato nuovamente ogni singolo personaggio e probabilmente li avrebbe considerati in modo un po’ diverso, forse più maturo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Il Natale era finalmente arrivato e lei, all’età di dieci anni, non vedeva l’ora di scartare quella moltitudine di regali che sembravano brillare sotto l’albero addobbato.
Pacchetti grandi, piccoli, rettangolari e tondi, senza contare quelle caramelle che le facevano venire l’acquolina in bocca.
Quella notte, a mezzanotte precisa, il fratello la svegliò per poter scoprire cosa gli era stato preso, o meglio dire portato da Babbo Natale.
Bambole, puzzle, videocassette… Ma c’era una cosa davvero inaspettata, qualcosa che la piccola Mary non aveva scritto nella sua letterina: un libro.
“Harry Potter e la pietra filosofale?”, domandò un po’ stranita. No, a lei non era mai piaciuto leggere e, secondo il suo infantile punto di vista, non le sarebbe mai piaciuto, era troppo noioso e complicato.
“Un libro?”, domandò a sua volta il fratello, sapeva benissimo quanto la piccola non sopportasse quel genere di passatempo.
La bambina un po’ delusa si limitò ad annuire. Be, gli altri regali le erano piaciuti un sacco, ma quel libro…
Non ci pensò troppo a lungo, subito i due tornarono a letto e, ancora emozionati per i regali scartati, si addormentarono perdendosi nei loro dolci e infantili sogni.
Solo il giorno dopo la piccola iniziò a leggere quelle pagine e, nonostante cercasse di negarlo in tutti i modi, quella storia la stava conquistando, quella lettura le stava risultando interessante, in qualche modo magica.
“Ehi! Ciao!”, fu una voce a distrarla. Un bambino esile l’aveva affiancata, sul naso portava un paio di occhiali dalle lenti tonde e dietro la frangia spettinata si poteva intravedere un segno, o meglio una cicatrice.
“Ciao…”, mormorò col suo solito fare timido.
“Mi chiamo Harry, Harry Potter.”, continuò il ragazzino.
Mary sbarrò gli occhietti color nocciola e lo osservò più attentamente.
Harry Potter? Il protagonista del libro che le aveva portato Babbo Natale? Allora esisteva veramente!
“Ma tu sei…”, continuò non poco in difficoltà.
“Ci siamo appena conosciuti.”, lui le indicò il libro che la piccola stringeva tra le mani.
Solo allora capì: quello non si trattava di un semplice libro. Quello che Mary stringeva tra le mani era qualcosa di molto più speciale, qualcosa che l’avrebbe accompagnata per tanto tempo.
“Vuoi vivere questa avventura con me?”, le domandò Harry porgendole la mano.
Un sorriso si fece spazio sul viso della piccola.
Delusione? Come poteva aver considerato quel libro un regalo tanto insulso?
“Si!”, esclamò senza pensarci ulteriormente e portò la manina a stringere quella del nuovo amico.


Undici anni dopo…

La cicatrice non gli faceva male da diciannove anni. Andava tutto bene.

Per la milionesima volta Mary lesse quell’ultima frase. Sentiva un grande peso nel petto, a cosa era dovuto? Era la seconda volta che finiva di leggere quella serie, quel libro, si era vista i film un miliardo di volte. Allora perché solo allora, all’età di ventuno anni, si ritrovava a star male?
“Forse dovrei andare.”, quella familiare voce risuonò nella sua testa. Lei si voltò a guardare quell’esile figura che le stava accanto che, come ogni singola volta, l’aveva accompagnata durante quell’appassionante lettura. Aveva pianto con lei, sofferto, riso e avuto paura, ma mai l’aveva abbandonata.
“Non farlo, Harry.”
No, non gliel’avrebbe permesso. Cosa avrebbe potuto fare? Solo con lui poteva permettersi di fuggire temporaneamente da quella realtà tanto complicata e monotona. Solo Harry, suo compagno da quando aveva dieci anni, era stato capace di portarla lontano da ciò che la faceva soffrire. Lui era stato la sua infanzia, un suo allontanamento le avrebbe sconvolto la vita, non sarebbe più stato lo stesso.
“Rimarrò nel tuo cuore.”, continuò lui sorridendole. I suoi occhi azzurri brillarono di una strana luce mai vista. Le stava dicendo addio, le stava spiegando che ormai era il momento di crescere anche per lei, che non avrebbe più potuto rinchiudersi tra quelle pagine ormai ingiallite e un poco rovinate per il continuo sfogliarle.
“Non è lo stesso.”, insistette lei. Chiudendo il libro, Mary, lo sistemò insieme agli altri volumi della serie.
Sapeva che Harry aveva ragione, sapeva che ormai era ora di andare avanti, di accettare che ormai non sarebbe più stata una bambina, che non poteva più perdersi fra le mura del grande castello di Hogwarts, che la capanna di Hagrid non l’avrebbe più accolta, che non sarebbe più potuta presentarsi alla tana per gustare i manicaretti della signora Weasley. Era ora di tornare nel suo mondo, almeno per un po’.
“Tornerò.”, le sussurrò il giovane mago.
Mary spostò lo sguardo sulla cicatrice ben visibile, proprio quella procuratagli dal grande signore oscuro. Quante volte Harry avrebbe voluto fuggire dalla sua realtà?
Lui era stato fortunato, lui aveva trovato un altro mondo, una scappatoia da quella crudele realtà dove si era trovato a vivere per più di dieci anni.
E lei? Lei conosceva fin troppo bene quelle grigie giornate che l’attendevano. Nessun mezzo gigante si sarebbe presentato alla sua porta per portarla a Hogwarts. Lei non era una strega, era una normalissima babbana
“Me lo prometti?”, domandò trattenendo a stento le lacrime.
Sarebbe tornato. Un giorno lei stessa avrebbe riaperto quei libri per potersi perdere nuovamente in quel mondo. Non l’avrebbe più fatto tanto spesso, questo no, ma sapeva che Harry l’avrebbe sempre accolta a braccia aperte, mai l’avrebbe cacciata.
“Te lo prometto.”, annuendo, Harry, allungò una mano per stringere quella della ragazza.
Mary gli credeva. Mary l’avrebbe rivisto e avrebbe provato le medesime emozioni: sarebbe stata felice di incontrarlo, avrebbe avuto paura di combattere Voldemort al suo fianco, avrebbe riso con lui nell’assistere gli scherzi dei gemelli Weasley, si sarebbe arrabbiata, rattristata, avrebbe nuovamente pianto per le numerose morti, avrebbe festeggiato per la tanta sudata vittoria e infine avrebbe sofferto per quel nuovo addio.
“Ti aspetto.”, un piccolo sorriso comparve sulle sue labbra.
Harry sorrise a sua volta e, cingendole le spalle, la strinse in un forte abbraccio. L’amicizia che li legava non si sarebbe sciolta per quella lontananza, Mary non si sarebbe scordata di lui.
“A presto.”, le sussurrò prima di scomparire lasciandola sola.
Una lacrima. Una sola lacrima rigò la guancia della fanciulla che, lanciando uno sguardo ai libri della serie, si trovò a sorridere malinconicamente.
Un giorno avrebbe rivisto quel mondo. Vi sarebbe rientrata sentendone la mancanza.
Avrebbe incontrato nuovamente ogni singolo personaggio e probabilmente li avrebbe considerati in modo un po’ diverso, forse più maturo.
“A presto…”, mormorò a sua volta socchiudendo gli occhi.
Alzandosi dalla sedia della scrivania, Mary, lanciò uno sguardo fuori dalla finestra. Dopotutto, nonostante avesse finito di leggere quei libri, poteva notare un certo cambiamento nella sua realtà. Tutto le pareva più colorato, più speciale. Forse era arrivato il momento di appassionarsi anche a quella.

  
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