Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: holls    31/08/2013    13 recensioni
Un investigatore privato, solo e tormentato; il suo ex fidanzato, in coppia professionale con un tipo un po' sboccato per un lavoro lontano dalla luce del sole; il barista del Naughty Blu, custode dei drammi sentimentali dei suoi clienti; una ragazza, pianista quasi per forza, fotografa per passione; e un poliziotto un po' troppo galante, ma con una bella parlantina.
Personaggi che si incontrano, si dividono, si scontrano, si rincorrono, sullo sfondo di una caotica New York.
Ma proprio quando l'equilibrio sembra raggiunto, dopo incomprensioni, rimorsi, gelosie, silenzi colpevoli e segreti inconfessati, una serie di omicidi sopraggiungerà a sconvolgere la città: nulla di anormale, se non fosse che i delitti sembrano essere legati in qualche modo alle storie dei protagonisti.
Chi sta tentando di mettere a soqquadro le loro vite? Ma soprattutto, perché?
[Attenzione: le recensioni contengono spoiler!]
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Nathalan'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2. Osare
 
 
16 dicembre 2004.
La voce del professore era ormai diventata solo un banale sottofondo. Il blocchetto di Jack, da raccoglitore di appunti qual era, si era trasformato in raccoglitore di creatività: scritte, disegni appena abbozzati, funzioni matematiche. L’ultima fila gli permetteva di sbuffare e guardare continuamente l’ora, nonché di perdersi con lo sguardo fuori dalla finestra.
Un lucherino dalle ali nere e gialle si era appena posato sul ramo di un albero, seguito subito dopo da un altro dalla livrea più scura. Ascoltò il cinguettio dei loro versi. Cosa si stavano dicendo? Dove stavano andando? La semplice vita di quegli uccellini gli strappò un sorriso.
Il professore posò il gessetto sulla cattedra. Si sentì un immediato parlottio e uno sbatacchiare di sedie che si ripiegavano su loro stesse, salutando l’inquilino che le aveva abitate per qualche ora. Jack sbuffò. Diede un’ultima e rapida occhiata alle formule di Statistica alla lavagna e lo sgomento lo fece sprofondare nella sedia. Fissò il soffitto per qualche secondo, facendo scorrere le mani sul viso. Si ricompose e si alzò per riallineare i fogli.
« Jack! »
Allungò il collo e vide Madison sbracciarsi per richiamare la sua attenzione. La ragazza lo raggiunse dopo una breve corsa. Si portò una mano sul petto e riprese fiato.
« Jack, meno male che non sei scappato subito. Ho bisogno di chiederti un favore. Io… insomma, l’altra volta i tuoi appunti hanno fatto miracoli, non è che anche stavolta…»
Jack sfilò gli appunti necessari dal blocchetto e li porse alla ragazza con un sorriso.
« Ecco qua. »
Sul viso della ragazza si aprì un grande sorriso.
« Fantastico, grazie! Per farmi perdonare di tutto questo disturbo, ti offro il pranzo. Dai, andiamo a mensa! »
Jack si infilò la tracolla, dopodiché avanzarono verso l’uscita dell’aula tra una gomitata e l’altra. Sentì qualcuno venirgli addosso; l’urto lo spinse talmente tanto che inciampò su una cartella. Per poco non cadde.
« Potresti almeno scusarti, eh! »
Notò  con disappunto come la sua voce si fosse persa nell’etere del chiacchiericcio.
Si rimise in piedi e si scrollò il polvericcio di dosso. Scrutò la folla in cerca di Madison, fino a che non la raggiunse alla fine di quel percorso a ostacoli. Alzò gli occhi al cielo e sospirò.
« Maledetto corso di laurea con un milione di iscritti. »
« L’importante è uscirne vivi. »
« Finché ce la fai… »
Madison poggiò una mano sulla spalla dell’amico.
« Dai, forza, usciamo da qui che già non ne posso più. »
 
Spinsero il maniglione antipanico verso la libertà.
« E anche oggi ce l’abbiamo fatta. Adesso andiamo a mensa, ché ho una fame che non ci vedo. »
Madison si tappò il naso e scacciò con una mano il nugolo di fumo davanti a lei. Lanciò un’occhiata fulminante al gruppetto di fumatori lì accanto, dopodiché tornò a respirare.
« Già, dobbiamo recuperare energie per lo studio. Statistica ci attende! »
Si annusò una ciocca di capelli, arricciando il naso subito dopo.
« Madison, potresti evitare di parlarmi di quella materia odiosa, almeno ora? Tu sei piena di entusiasmo, ma pensa a me che sono già bocciato tre volte. Mi sta facendo impazzire. »
La ragazza cominciò a contare su una mano.
« Gli hai già tagliato i freni? »
« No. »
« Bucato le ruote? »
« …No. »
« Rigato la macchina?  »
« Non ancora. »
La ragazza sorrise.
« Bene, allora direi che non sei ancora ufficialmente impazzito. »
« Sì, ma ci manca molto poco, credimi. »
Madison gli accarezzò la schiena affettuosamente. Fecero pochi passi, quando Jack si fermò di colpo.
« Che succede? Perché ti sei fermato? »
Jack indicò con lo sguardo qualcuno davanti a lui.
« Quel… » Jack aggrottò le sopracciglia. « Quel tizio. Era al Naughty Blu l’altra sera. A un certo punto ha dato di matto. »
Si portò una mano dietro il collo e abbassò lo sguardo.
« Fammi pensare… » Madison poggiò il mento sul pollice e aggrottò le sopracciglia. All’improvviso drizzò il capo.
« Ehi, un momento! C’ero anch’io quella sera. Me lo ricordo bene perché non avevo i tacchi. Imperdonabile! »
Jack scosse la testa e sospirò.
« Mad, non me ne importa nulla dei tuoi drammi modaioli. Quel tizio ha avuto una delusione amorosa, è entrato nel bar dove lavoro, a un certo punto è impazzito e ora me lo ritrovo qui davanti. Come avrà fatto a trovarmi? »
Lanciò un’occhiata all’uomo che aveva riconosciuto. Pareva non essersi ancora accorto della sua presenza e Jack ne approfittò per ritardare – o meglio, evitare - l’incontro.
« Magari gli hai lasciato qualche informazione utile. O magari è un ammiratore segreto, un detective privato… »
Madison si fermò davanti all’amico e incrociò le braccia. Alzò un sopracciglio e tirò il sorriso da una parte.
«… un serial killer che sta scegliendo la sua prossima vittima. »
« Madison, non sei di nessun aiuto! » Jack scosse il capo, scacciandola con affetto.
« Adesso cerchiamo di non farci vedere e di andare a mensa. E comunque, mia cara… » Mosse l’indice ripetutamente, finché non lo puntò su di lei. « Anche tu eri lì quella sera, quindi la prossima vittima potresti anche essere tu! »
Jack le fece una linguaccia, seguita da una faccia sorpresa di lei.
Gli tirò una pacca amichevole, ma mancò il colpo; ritentò con un calcio sul fondoschiena che stavolta andò a segno.
Tornarono vicini, confondendosi tra la folla, mantenendo lo sguardo basso e la voce sommessa.
« Ce l’abbiamo quasi fatta… »
Jack annuì e si voltò per scrutare la posizione del suo nemico.
« Accidenti! »
Madison sussultò.
« Che succede?! »
Jack batté un piede a terra.
« Ci ha visti, maledizione, e sta venendo verso di noi. Troppo tardi per la fuga. »
Madison aggrottò le sopracciglia.
« Cavoli, ma allora stava cercando noi davvero! »
I due attesero con finta indifferenza l’arrivo dell’uomo. Udire i passi che si avvicinavano era quasi impossibile, tanta era la confusione in quella strada.
« Ehi, ciao. »
Jack chiuse gli occhi e li riaprì, dopodiché si voltò verso di lui. Mostrò un sorriso tirato e nervoso.
« Ciao. Ci conosciamo? »
L’uomo rise.
« Lo credo bene che hai visto milioni di cuori spezzati nel tuo bar, se tutte le volte ti dimentichi con chi hai parlato! »
La risposta non poté che strappare un sorriso a Jack e Madison, che scoppiarono poi a ridere.
« Comunque, sono Alan. Non credo di essermi presentato al bar. »
Jack fece cenno di diniego, presentandosi a sua volta.
« A ogni modo, sono venuto qui per saldare i miei debiti, diciamo così. Sono andato via senza pagare. »
« Be’, potevi anche passare dal bar, non dovevi disturbarti venendo fino qui. »
« Figurati. Non mi piace avere conti in sospeso con le persone. Posso offrirvi qualcosa? »
Madison mollò il braccio di Jack al quale era stata attaccata tutto il tempo.
« Io vi saluto ragazzi, ho la metro che mi aspetta! Non vorrei beccarmi l’ora di punta. A domani, Jack! »
La ragazza salutò con la mano i due uomini, rimasti soli una volta passata la fiumana di gente. Jack la guardò scomparire e scosse il capo.
« Dai, ti offro qualcosa da Gizzi. »
 
I due presero posto all’interno del locale, con i divanetti impilati tutti su un lato e rivestiti di pelle. Si accomodarono entrambi vicino alla finestra, con le sedute una di fronte all’altra. Jack sfogliò nervosamente il menù ed ebbe la necessità di rileggere più volte una stessa riga. Alla fine si decise.
« Penso che prenderò un banale caffè. »
Alan annuì con un sorriso.
« Penso che seguirò il tuo esempio. »
 
Dopo qualche minuto, arrivarono i due caffè. Jack ne assaggiò un poco: il sapore non era male, ma niente a che vedere col caffè che aveva assaggiato una volta in un bar italiano.
Posò la tazzina e osservò l’uomo di fronte a lui, che girava il cucchiaino nella tazza per forza di inerzia, e il solo scrutarlo scatenò in lui una valanga di pensieri.
Pensò che quel pizzico di barba appena visibile gli conferisse quasi un’immagine trasandata, perché mal si sposava con i suoi modi di fare così eleganti ed educati; al tempo stesso, però, lo rendeva anche affascinante ai suoi occhi, con quell’aria da uomo vissuto che si lascia andare alla sofferenza. Si ritrovò a pensare che non era affatto male, con quel viso dai lineamenti così marcati e quell’aria da dannato, ma scacciò subito quel pensiero: Alan si era lasciato da poco e una storia era certamente l’ultima cosa che desiderava.
Si accorse che gli aveva piantato gli occhi addosso per parecchio tempo, così provò a rompere il silenzio col primo argomento che gli venne in mente.
« E così, l’altra sera, avevamo un ospite indesiderato nel bar. Giuro di non averlo mai visto là dentro. »
Alan alzò lo sguardo, preso alla sprovvista. Smise di bere. Jack prese fiato per scusarsi, ma non fu necessario.
« Ah. Allora non lo avevi mai visto. »
Sul volto di Jack spuntò un sorriso.
« Ecco il vero motivo per il quale sei venuto. In effetti, mi sembrava strano che tu volessi solo rendermi qualche dollaro. »
« No, ti sbagli. Sono un tipo preciso e non mi piace avere conti in sospeso, di qualunque natura. Anche se non è sempre facile. »
Jack non seppe che dire. Bevve un altro sorso del suo caffè, poi tossicchiò.
« Comunque, dev’essere stata proprio una brutta coincidenza, dato che non ho mai visto nemmeno te al bar. »
Gli occhi di Alan si velarono.
« In genere trascorrevo le mie serate in altro modo. »
Jack si allentò la sciarpa; si sentiva indiscreto a voler ficcanasare negli affari di quell’uomo, ma tutta quella faccenda lo intrigava. Si schiarì la voce.
« Perdona l’indiscrezione, ma… »
« Sì? »
« Insomma, non sei mai andato a chiedere di lui nel suo presunto luogo di lavoro? »
Alan incrociò le braccia e abbassò lo sguardo.
« No. In genere aspettavo fuori. »
« Sempre? E non l’hai mai beccato? »
Alan emise un sospiro profondo e il suo sguardo si spostò fuori dalla finestra.
« Be’, mi diceva spesso che non si era sentito bene e che era dovuto tornare a casa. »
« E non ti è mai passato per la mente che la cosa fosse un po’… »
Jack gesticolò in cerca della parola giusta.
« ...bizzarra? »
Seguì un attimo di silenzio. Gli sembrò quasi che Alan avesse il groppo in gola e si pentì un po’ di aver fatto domande troppo personali. Si sentì sollevato quando Alan cominciò a parlare.
« Sai, Jack, io credo che a volte ci siano cose che preferiamo non vedere, benché siano chiare come il sole… »
Jack fece spallucce.
« Invece dovresti andare in questo bar e chiedere del tuo ex, anche se ti aspetti una risposta del tipo… »
Prese un altro sorso del suo caffè.
« ‘Non ha mai lavorato qui!’. Dovrai affrontare questa realtà prima o poi. Ho come l’impressione che questo ragazzo non te l’abbia mai raccontata giusta. »
Alan arricciò le labbra e annuì.
« La sera c’era raramente, diceva che era stanco e che voleva andare a letto presto. Ma la mattina, se non dormiva fino a tardi, era davvero uno straccio. »
Appoggiò la fronte sul palmo della mano e chiuse gli occhi.
« Chissà cosa andava a fare in realtà… »
Jack riassunse la sua posa preferita. Mento sul palmo della mano destra, gomito ben piantato sul tavolo e sguardo persuasivo.
« E non sei curioso di scoprirlo? »
« ‘Curioso’ non credo sia la parola adatta. Inoltre, non so bene cosa aspettarmi. E poi, per un po’, preferirei non sentir parlare di lui. Sono passati già due mesi, ma ancora… »
Jack non se la sentì di girare ancora il dito nella piaga, così riassunse una posa normale e quasi si vergognò. L’unico suono che riuscì a udire in quel momento era il ronzio di una fastidiosa mosca.
Alan spezzò il silenzio.
« Studia alla facoltà di Architettura. »
Jack si drizzò.
« Oh, sì, è a pochi edifici da qui. »
Alan sorrise amaro.
« Lo so. »
« Ma almeno all’università ci andava o fingeva pure quello? »
Alan non rispose e si limitò a guardarlo negli occhi. Jack si sentì avvampare e rifuggì lo sguardo.
« Vabbè, ora vado. Volevo solo renderti ciò che ti dovevo. »
Alan lasciò qualche dollaro sul tavolo, salutò e si diresse verso l’uscita. Jack non fece nemmeno in tempo ad alzarsi che udì il campanellino alla porta tintinnare. Alzò le braccia al cielo per poi farle ricadere liberamente.
Era stato un cretino. Si meravigliò di come avesse curiosato negli affari di una persona che non conosceva, apparendo ancora più civettuolo di una signora troppo snob.
Si avviò verso la cassa per pagare e si augurò solo una cosa: di non vederlo più.
 


Salve a tutti! Ho deciso di pubblicare oggi questo capitolo giusto per dare una "spinta" a questa parte iniziale, più lenta e introduttiva, in modo da arrivare più velocemente al nocciolo della storia. Quando ci saremo, però, la pubblicazione riprenderà cadenza settimanale, sennò non riesco a starci dietro.
In questo capitolo abbiamo conosciuto Madison e approfondito Jack, chissà se davvero riuscirà a non vedere più Alan? E chissà se magari riuscirà a infilargli per bene questa pulce di Nathan... Lo scoprirete solo leggendo i prossimi capitoli :)
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite.
A presto!
   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: holls