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Autore: Echadwen    31/08/2013    6 recensioni
Un nuovo giorno e due nuove vite pronte ad intraprendere quell'avventura chiamata vita. Un amore rinato ancora più forte di prima ed uno tutto nuovo, di tipo diverso, ma altrettanto forte.
LegolasXLuinil
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il principe e la guardiana'
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Angolino aurice: ed eccomi qui con la sorpresa prmessa. Ho cercato di fare il più presto possibile. e spero che non vi deluda.
Personalmente questo per me è un record: 2190 parole. WOW! La one shot più lunga che abbia mai scritto.
Che posso dire? Godetevela, è il mio regalo per voi lettori fedeli che avete seguito fino alla fine la mia long.


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L'alba era prossima ad illuminare Eryn Lasgalen ma questa volta non avrebbe sorpreso gli abitanti del regno nei loro letti, ancora cullati dal dolce abbraccio della notte o almeno non gli abitanti del palazzo reale.

Primo fra tutti Legolas, il principe.

Da ore il sonno aveva ceduto il posto ad una marea di emozioni che lo avevano portato a stare lì, davanti alla porta degli appartamenti, che condivideva con la propria sposa, ripercorrendo lo stesso percorso all'infinito come un forsennato.

Avanti, indietro... Avanti, indietro. I suoi piedi procedevano come se avessero avuto vita propria, i denti torturavano il labbro inferiore mentre con un dito continuava ad attorcigliare una ciocca ribelle.

Aveva cercato di darsi un contegno, di ricordarsi chi fosse ma ogni qualvolta si fermava, gli sembrava di impazzire. L'essere impotente, poi, non faceva altro che peggiorare le cose.

C'era un gran via vai per i corridoi, i servi lo guardavano storcendo il naso mentre le serve sorridevano intenerite.

 

"Diamine!" si disse "Lì dentro c'è la mia sposa! Come posso stare calmo?"

 

Tutto era precipitato nel giro di pochi istanti.

Prima era tra le sue braccia, addormentata e più bella che mai e poi una forte stretta al suo braccio, la mano di lei che andava a posarsi sul ventre, gli occhi pieni di terrore e il viso contratto in una smorfia di dolore.

"Legolas" aveva sussurrato e lui aveva compreso. Era uscito a cercare aiuto e da allora non aveva saputo più nulla.

 

Tentò di pensare a qualcos'altro, doveva farlo. Gli venne in mente quel pomeriggio di qualche giorno prima, quel piccolo momento di calma e felicità.

 

Cercando di fare meno rumore possibile, entrò nei suoi appartamenti dirigendosi con passo felpato verso la camera da letto. Ciò che vide quando varcò la soglia, gli scaldò il cuore e si sentì incredibilmente fortunato.

La sua Luinil addormentata, stesa sul fianco, i lunghi capelli a farle da coperta e con una mano posata mollemente sul ventre, rotondo e pieno di una nuova vita: il loro bambino.

S'inginocchiò accanto al letto per poter ammirare quello spettacolo, era fuggito dai suoi doveri e per quella visione ne era valsa decisamente la pena.

L' aveva sempre trovata bellissima ma la gravidanza l'aveva resa oltremodo raggiante ed anche un po' più docile. E, come richiamato da un incantesimo, si ritrovò a carezzare la guancia della compagna seguendone i dolci tratti, come aveva fatto altre decine di volte. Con i polpastrelli andò a solleticarle il mento e lei aprì gli occhi sorridendo.

 

"Ciao" disse strofinandosi gli occhi

"Buongiorno, splendore" si sporse a baciare dolcemente le sue labbra e sorrise

"E non saluti la tua sposa?" rise

"Pensavo di averlo appena fatto" mise il broncio

"No... Non hai salutato me perché mi sento tutto fuorché uno splendore" toccò la guancia del biondo

"Shh..." la sua mano si mosse fino a raggiungere quella di lei, sul suo ventre "Questa è la tua mamma... Bellissima, dolce eppure tenace e testarda da morire" sorrise carezzandole la pancia "Non contraddirla mai, se ci tieni alla tua vita"

"Ma è vero!" si alzò mettendosi a sedere "Mi sento come se mi fossi mangiata un barile di birra!Non ne posso più di stare a letto tuttavia non ho la forza di fare nulla. Vorrei prendere i miei pugnali ed allenarmi un po'" si lamentò

"Eppure" le portò una ciocca dietro all'orecchio "non sei mai stata più bella di così. Devi ascoltare quello che dice la curatrice, è per il tuo bene e per quello di nostro figlio" abbassò lo sguardo sulle loro mani intrecciate e la rotondità appena sotto di esse "Le armi sono severamente vietate" disse ancora rivolgendole un rimprovero poco riuscito.

La principessa sbuffò consapevole che Legolas avesse ragione ma non ne poteva più di stare rinchiusa in quella stanza e per di più da sola.

"Puoi restare un po' con... noi?" chiese sistemandosi un cuscino sotto la schiena per poter stare più comoda, quel pancione era davvero fastidioso

"Come la mia signora desidera" rispose sdraiandosi con il viso all'altezza del suo ventre, lei sorrise.

Prese a carezzarlo dolcemente, continuamente, con in volto un'espressione di pura adorazione

"Credi che ci senta?" chiese timidamente alzando lo sguardo verso la propria sposa che gli rivolse un tenero sorriso

"Prova e vedrai" gli rispose semplicemente

"Ciao piccolo" disse contro la sua pancia "Io sono il tuo papà" le guance che si tingevano lievemente di rosso "sbrigati ad uscire. La mamma vuole liberarsi di questo pancione ed io non vedo l'ora di stringerti tra le braccia"

Luinil sorrise mentre una lacrima le rigava il viso, i Valar non avrebbero potuto farle regalo più grade. Legolas e il frutto del loro amore.

Il principe stette li appoggiato quando sentì un leggero colpo contro la sua guancia

"Credo che ti abbia sentito" entrambi sorrisero

"Vi amo" baciò la sua pancia e poi la madre di suo figlio stringendola forte, sorrise dolcemente e gli baciò la fronte

"Il nostro piccolo..." sussurrò senza allontanare lo sguardo dal suo mentre tornava a carezzare il ventre di Luinil

"o la nostra piccola" disse lei, ridendo per l'espressione del compagno

"Oppure entrambi" aveva detto lui scherzosamente ma ella non rispose, limitandosi a baciarlo di nuovo mentre il piccolo erede reclamava l'attenzione dovuta con un altro calcetto.

 

 

Quei dolci ricordi lo stavano allietando quando un urlo improvviso lo riportò alla realtà. Riconobbe la voce di Luinil e di nuovo il panico s'impossessò di lui ma proprio mentre stava per abbassare quella maniglia ed entrare, una mano gli si posò sulla spalla.

 

"Legolas, Luinil sta bene. Possiamo solo aspettare" riconobbe la voce del padre ed un altro urlo gli squarciò l'anima. Poteva avvertire tutto il dolore che l'Elfa stava provando in quel momento. Si voltò verso il padre, avrebbe voluto urlare ma non ce n'era bisogno, i suoi occhi parlavano per lui.

 

"Come può stare bene? Non senti le sue grida?" "Amore mio, se solo potessi fare qualcosa per alleviare il tuo dolore..." "Devo entrare! Io devo..."

 

"No, figliolo. Credimi, non ti conviene entrare."

"Ma sua madre è lì con lei" protestò allora

"Sua madre, fino a prova contraria, è una donna, Legolas!" rispose quasi esasperato.

Come se avesse sentito i suoi pensieri, dalla stanza si levò un altro grido di Luinil
"Se solo provi ad entrare, ti priverò del dono della vita con le mie stesse mani" un brivido lo percorse

"Vedi" tentò di rassicurarlo il sovrano "il suo spirito è forte" ma, solo quando il figlio si voltò, notò l'espressione sconvolta sul suo viso e non riuscì a trattenere un sorriso

"Non preoccuparti" continuò "anche tua madre mi maledì un paio di volte mentre ti stava dando alla luce" e Legolas sgranò gli occhi a quell'affermazione, per lasciarsi andare, poi, ad una piccola risata che fu prontamente raggelata dalla tanto attesa maledizione

"Che tu sia maledetto, Legolas! Pagherai per tutto questo!"

La risata di Thranduil non si fece attendere "Ed eccola qui" sorrise bonario dandogli una pacca sulla spalla.

Era come rivedere sé stesso, millenni addietro, ma da spettatore questa volta.

 

Di nuovo piombò il silenzio, per alcuni istanti che sembrarono un'eternità ma, poi, finalmente i due reali udirono chiaramente un vagito che s'interruppe e dopo qualche attimo tornò a riecheggiare di nuovo.

La gioia sul volto del principe era paragonabile soltanto a quella provata quando Luinil gli aveva confessato di amarlo. Una lacrima scivolò solitaria lungo la sua guancia mentre il padre lo stringeva a sé.

"Congratulazioni, figliolo" disse con enfasi, tradendo finalmente l'impassibilità che aveva dimostrato fino a quel momento.

La porta scricchiolò leggermente e Legolas, smanioso di poter entrare per riabbracciare l'amate e stringere a sè per la prima volta il loro piccolo, sciolse l'abbraccio e guardò in quella direzione. La stessa si richiuse alle spalle della curatrice che s'inchinò davanti alla famiglia reale

"Lasciate che vi porga le mie..." ma il biondo non le fece terminare la frase bombardandola di domande

"Come sta? Stanno bene?" e ancora "È maschio o femmina? A chi assomiglia? Non importa." si passò la mano sul viso "L'importante è che sia in salute... Sono un caso disperato" mormorò facendo sorridere ambedue gli altri Elfi.

"Stanno tutti bene" asserì la curatrice "la principessa è stata molto coraggiosa"

"Posso entrare?" chiese timidamente

"Certamente, principe. Solo non fatela stancare troppo, ha bisogno di riposo" ed in meno di un secondo sparì oltre la soglia sotto lo sguardo divertito del sovrano.

"Tutto suo padre" sorrise mentre l'Elfa si congedava.

 

 

Il suo incidere si arrestò bruscamente quando arrivò nella stanza da letto. Vide la madre chinarsi a baciare il capo di Luinil

"Sei stata bravissima, tesoro" le sussurrò per poi avvicinarsi al principe "Congratulazioni" sorrise inchinandosi ma lui la fece alzare e l'abbracciò gioioso, sotto lo sguardo della compagna.

"Vi lascio soli" e detto questo si avviò verso la porta mentre, ancora, una delle curatrici si affacendava poco distante.

Si avvicinò lentamente con lo sguardo fisso su Luinil che, dolcemente, cullava un piccolo fagottino e gli sorrise

"Devo farti conoscere qualcuno" disse stanca, lui s'inginocchiò vicino al letto come aveva fatto nei suoi ricordi. Con una leggera smorfia di dolore, lei si spostò più vicino a lui e con la mano libera scostò la coperta permettendogli così di vedere il volto del piccolo "Il tuo erede"

"Il mio erede?" sorrise mentre posava i polpastrelli sulla piccola guancia del bambino

"Sì, un maschietto" sorrise di rimando mentre il piccolino si agitava tra le sue braccia scoprendosi, Legolas si sporse e baciò la fronte del piccolo, che in quel momento aprì gli occhi scoprendo due pozze blu uguali a quelle della mamma

"Ha i tuoi occhi" le sue labbra s'incurvarono all'insù ma un pianto non proveniente dal figlio, attirò la sua attenzione. La curatrice che fino a quel momento era rimasta in disparte, avanzò verso il principe con una coperta sulle braccia. Legolas riportò lo sguardo confuso sulla propria sposa

"E lei" disse seguendo con lo sguardo l'Elfa mentre metteva un altro fagottino tra le braccia di lui "è tua... nostra figlia"

A quell'affermazione, il principe sgranò gli occhi stupefatto guardando la piccola creaturina che muoveva i pugnetti

"Due?" chiese poi sorridendo alla compagna "Dei gemelli" baciò il pugnetto della bimba

"Si vede che il papà si è divertito molto quella sera" sorrise maliziosa

"Molto" confermò lui baciandola "Tu lo sapevi!"

"Mi dichiaro colpevole. Ho fatto in modo che per te fosse una sorpresa" Luinil si mosse piano per far posto allo sposo "Vieni" gli disse

"Sono al sicuro?" chiese rammentando le minacce che aveva ricevuto, lei rise

"Sì..." sospirò stanca "Anche se volessi picchiarti, non ne ho la forza" allorchè il biondo si sedette accanto a lei

"Come ti senti?" domandò baciandole la fronte

"Stanca e tutta indolenzita" poggiò il capo sulla sua spalla "ma incredibilmente felice e più leggera. Dare la caccia agli orchi è decisamente più facile" risero entrambi guardando il frutto del loro amore. Il maschietto si era tranquillamente addormentato mentre la sorellina non accennava a voler smettere di agitarsi

"Credo che mi darai tanti problemi, tu piccola mia" disse alla figlia "Somigli tutta alla mamma. Speriamo, però, non così caparbia" sorrise alla compagna "Morgoth non è dovuto risorgere, visto?" la canzonò.

"Ma smettila" lo rimproverò coccolandosi di più contro di lui che con il braccio libero le circondò la vita, stringendola a sé.

La luce stava timidamente cominciando ad illuminare la stanza, segno che la notte stesse cedendo il passo ad un nuovo giorno.

"Dovremmo dargli dei nomi" Luinil non allontanò lo sguardo dai figli

"Avevi in mente qualcosa?" chiese mentre la piccola apriva gli occhietti azzurri ed afferrava con la manina un dito del papà

"Elanorel" disse "la nostra piccola stella del mattino" si chinò a baciarle la manina e lei emise un gridolino che svegliò il fratello, il quale dopo un breve attimo di smarrimento si mise a piangere.

"No, tesoro" lo cullò dolcemente portandoselo sulla spalla "Elanorel non l'ha fatto di proposito" gli baciò il nasino mentre i lacrimoni gli bagnavano il visetto "Shh... non è successo nulla" lo strinse contro il proprio petto. Dopo qualche il momento il piccolo si calmò e con le manine andò in esplorazione dell'ignoto, o meglio della pelle della mamma con lo sguardo fisso nel suo.

Legolas sorrise. Luinil era una temibile combattente, un'amica sincera e una sposa meravigliosa e vedendola avrebbe scommesso persino la sua corona che sarebbe stata una madre eccezionale.

Il bambino battè le mani sul petto della donna

"Lui, invece, è tutto il suo papà" li prese in giro. No, aveva gli occhi di lei. I suoi bellissimi occhi.

"Gaeron"sussurrò lui

"Come?"

"Gaeron... Ha gli occhi come i tuoi" lei sorrise e lo baciò.

"Allora si comincia una nuova avventura"

"Insieme" rinsaldò la stretta sul suo fianco "Io, te, Gaeron ed Elanorel"

"La nostra famiglia"

"Sì nostra..." le sussurrò prima di baciarle la fronte "Im melin llie" disse ancora

"Im melin llie" ripetè lei mentre la luce sole, ormai alto, riempì completamente la stanza; illuminando le due creaturine eterne che la videro per la prima volta.

 

Per Legolas e Luinil era appena iniziata l'avventura più grande di tutte: essere genitori. Insieme avrebbero percorso quella nuova strada, forti di quell'amore che ora li legava più che mai.

 

 

 

 

   
 
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