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Autore: amayafox91    31/08/2013    2 recensioni
Sherlock lo sa, lo sente. E’ una frana con i sentimenti, ma capisce che le cose non sono ok.
I sentimenti sono un universo a lui estraneo, ma John no. E John non è ok per niente.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ la prima fanfic che pubblico. PLEASE PIETA’!!!
Ps: Ovviamente questi personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro…….(e menomale, semmai sarei sotto un ponte!!!)
BATTITO
Sherlock lo sa, lo sente. E’ una frana con i sentimenti, ma capisce che le cose non sono ok.
I sentimenti sono un universo a lui estraneo, ma John no. E John non è ok per niente.
Partecipa alle sue indagini. Ride alle sue battute. Lo elogia. Lo rimprovera. Da quando però si sono riuniti a suon di insulti e pugni, che questa volta non hanno risparmiato il suo naso, gli occhi di John non si sono più illuminati né posati sul suo viso.
Sono attraversati da ombre, e Sherlock non può sopportarlo. Non può accettare che il sorriso di John non arrivi agli occhi. Non può accettare il grigiore di quelle iridi. Non può accettare una cosa così non da John. Soprattutto non può accettare la consapevolezza di essere stato lui a spengere quella luce.
Seduto sul divano con le mani giunte davanti alla bocca non si fa sfuggire nessun rumore proveniente dalla cucina, dove l’amico sta preparando il tè.
Aspetta che lo raggiunga in salotto e si sieda sulla sua poltrona.
Ha ormai deciso di riaccendere quella luce. La sua luce. Rivuole quegli occhi su di se.
E’ questione di poco e John lo raggiunge portando due tazze di tè e porgendogliene una.
Eccolo.
Quel sorriso.
Quel sorriso che Sherlock odia.
Quel sorriso per cui Sherlock si odia.
Agisce.
“John, dobbiamo parlare.”
Un tremito di sorpresa attraversa il dottore.
“Non vorrai ricominciare con le tue lamentele riguardo le troppe attenzioni che dedico al mio lavoro rispetto alle indagini vero?! Perché in tal caso…”
Sherlock non lo lascia finire.
“Dobbiamo parlare di noi!”
Un nuovo tremito attraversa John, ma stavolta sembra quasi paura. Tuttavia non si scompone. La postura si irrigidisce. Ecco il soldato.
“Non capisco a cosa ti riferisci.”
“Non provarci! Non credo ci sia bisogno di ricordarti con chi stai parlando!”
Il consulente investigativo è nervoso. Questo non è il suo campo, ma ha ormai realizzato che John è il suo mondo. Non può demordere.
Watson fa per alzarsi. Holmes scatta afferrandolo per i polsi.
Le tazze ancora piene si infrangono a terra, ma nessuno dei due ci da peso.
“Non ho tempo per i tuoi giochi Sherlock!”
John tenta di liberarsi, ma senza convinzione. E’ restio a rompere il primo vero contatto fisico dopo la scazzottata di bentornato data al coinquilino un mese prima.
Sherlock intuisce. Prova quasi pietà.
John non guarda il suo viso. Sherlock non può più sopportarlo.
Le mani che stringevano i polsi quasi fino a far male scattano ai lati del viso del dottore obbligandolo a guardarlo.
Al contatto visivo un lampo attraversa gli occhi di John, seguito da nubi di dolore.
Stilettate di senso di colpa colpiscono Sherlock in pieno petto.
Indietreggia. Il contatto si spezza. La bomba esplode.
“No!!!”
Le mani del dottore scattano in avanti a stringere la camicia del coinquilino.
Respiro irregolare. Tremiti convulsi in  tutto il corpo. Panico negli occhi. Lacrime a rigare il viso.
“No di nuovo!!! Non via!!! Ti prego… non ce la faccio… non..”
E Sherlock Holmes non ci sa fare con i sentimenti. Non sa prendersi cura di se stesso, figuriamoci degli altri. Ma questo è il suo John.
La mano sinistra raggiunge la nuca.
La mano destra si posa sul fianco.
Le braccia stringono al petto. Fronte sul cuore.
Labbra che sussurrano sulla tempia sinistra.
“Non vado via. Sono tornato. Sono qui. Mi senti? Senti il cuore che batte? Tranquillo ora. Non vado più via lo prometto.”
Ferme parole di conforto ripetute come una dolce ninna nanna.
Sherlock comincia a vacillare sotto il peso dell’amico che, ormai quasi del tutto calmo, comincia a cedere. Indietreggia fino a trovarsi seduto sul divano con John a cavalcioni.
Mano destra ancora sul fianco.
Mano sinistra che scivola dalla nuca fino a intrecciarsi con la destra dell’altro.
Il respiro del dottore è ormai quasi completamente regolare. Le lacrime sono cessate. I tremiti solo un eco.
Il corpo di Sherlock scivola lentamente sdraiato sul divano mantenendo John su di se.
I chiarimenti sono rimandati. Ora, dopo più di tre anni, è nuovamente il tempo di vivere.
Holmes nel battito del dottore. Watson nel battito del consulente investigativo.
Sherlock in John. John in Sherlock.
  
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