Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: She_Paperwork    31/08/2013    2 recensioni
Salivano tutti, prima o poi, su quel grattacielo, decisi a buttarsi di sotto e farla finita. Ma alla fine ne scendevano sempre tutti, senza mai fare parola di quel posto con nessuno. Solo uno, solo lui, ci rimase per sempre, aspettando per tutta la vita inutilmente chi avrebbe risposto al suo appello.
Dal testo: "Hai paura delle altezze? Oh, io sì, tantissima. E alcuni lo trovano inspiegabilmente divertente. Ogni volta che sono qui mi chiedono “Perché diamine lavori in cima ad un grattacielo e ne scendi così di rado, allora?”. Ed io non posso far altro che ripetere la stessa cosa: mi piacciono le altezze."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao a tutti, prima di lasciarvi alla lettura volevo solamente dire che ho in realtà pensato questo testo come una specie di monologo teatrale un po' in stile pirandelliano. Ho voluto lasciare i miei personaggi senza volto e senza identità perché sono più che altro delle idee, non delle persone. Spero possiate trovarlo interessante e che magari possa emozionarvi, anche solo in minima parte. Buona lettura :)


Oh, eccoti amico! Sai, ti aspettavo. Sapevo saresti arrivato, prima o poi! Era da giorni che riuscivo a leggere dai tuoi gesti che avevi l’intenzione di raggiungermi quassù. Oh, ma certo che so che non stavi cercando me! Lo si legge nei tuoi occhi anche adesso! Immagino tu non mi conosca, mio caro! È triste che nessuno ti abbia parlato di me, non credi? Oh, ma che importa, che importa? Ora sei qui!
Andiamo, avvicinati con me. Hai paura delle altezze? Oh, io sì, tantissima. E alcuni lo trovano inspiegabilmente divertente. Ogni volta che sono qui mi chiedono “Perché diamine lavori in cima ad un grattacielo e ne scendi così di rado, allora?”. Ed io non posso far altro che ripetere la stessa cosa: mi piacciono le altezze. Allora mi guardano storto e mi danno del pazzo. Ma è vero: soffro di vertigini, e allora? Questo potrebbe forse impedirmi di riuscire a riconoscere la bellezza? Non avrei potuto non innamorarmi di questo.
Guarda tu stesso: non è magnifico? Tutto questo cielo immenso, all’imbrunire. Il sole che si eclissa, la luna che ne prende il posto, le stelle che punteggiano l’oscurità che progredisce … non ti ricorda qualcosa? Niente? Neppure a me. Non so perché te l’abbia chiesto. Forse mi aspettavo qualcosa di poetico, da parte tua, dato che sei qui, ma che delusione che è, un animo aspro … Eppure no, caro amico, non è il cielo che mi ha spinto quassù e che mi impedisce di scendere! Ma lo vedi quel mondo laggiù? Guarda come sembrano tutti contenti, persi nel loro daffare e caos quotidiano … Come?, non ti sembrano contenti? Sono tutti stanchi, arrabbiati, nervosi, insoddisfatti, dici tu. Ed hai ragione, amico.
Torna a guardare il cielo, ora. Emana serenità, non trovi? Scommetto di sì. Povero idiota che sei, amico mio! A te farebbe piacere rimanere distante svariati anni luce da tutto e da tutti, costretto a guardare il dolore, mentre intorno a te c’è solo silenzio, ad ammirare spettacoli di gente tanto vicina da sembrare un’unica testa pensante mentre tu senti solo i tuoi, di pensieri? Dici di no, eh? Vedi, è proprio questo che non capite, voi che vivete negli affanni e che l’unica cosa che bramate è solo un po’ di sonno! L’eternità … quella cosa lì, fa schifo. Rimpiangere di non essere eterni per paura della morte è una stupidaggine, amico! Non credo che ti piacerebbe vedere il tuo mondo passare e distruggersi, mentre il dolore ti attraversa e ti accarezza, in eterno. E tutti sperano sempre di poter avere più tempo, ma non capiscono che non riuscirebbero mai ad averne abbastanza, e che ad essere eterni possono solo imparare, alla fine, a morire di solitudine.
Ma cosa cercate tutti, laggiù? Cosa pensate che sia, la felicità, voi che cercate la pace ed avete paura della morte? Nessuno vi ha insegnato che sono la stessa cosa? Come potete sperare di riceverne una, senza accoglierle entrambe? Oh, ma almeno tu, amico mio, non credere, come gli sciocchi e gli innamorati, che ti attende un futuro tranquillo non appena otterrai quella promozione, e tua moglie non starà fuori tutto il giorno a spendere il tuo patrimonio, e tua suocera non ti sbraiterà più contro e potrai concederti una lunga vacanza, non è vero! La senti quella voragine tra lo stomaco e il petto? Lo senti quel brusio fisso nella testa, non appena ti concedi il lusso di pensare di avercela fatta? Non andrà mai via, amico mio, mai. La vedi quella gente laggiù? È quella la felicità: sbattersi da un capo all’altro della strada, sbraitando al telefono e macchiandosi puntualmente il cappotto di caffè, tra una corsa e l’altra per prendere la metropolitana, mentre ricordi alla tua suocera rimbambita di andare a prendere i bambini da scuola.
Non c’è punto d’arrivo che non sia la morte, riesci a capirlo? E fintanto che riesci a preoccuparti della tua vita, sorridi, e ritieniti felice. Perché è quando ti rinchiudi in cima ad un grattacielo, a contare le ore, a lottare contro te stesso e le tue paure pur di guardare giù e immaginarti a cadere che qualcosa comincia a girare storto. Non capisci, eh? Che cosa ci vorrebbe a prendere l’ascensore, mescolarmi anch’io a quella gente e correre da un lato all’altro della strada, sbraitando anch’io al telefono e macchiandomi anche io puntualmente il cappotto di caffè, tra una corsa e l’altra per prendere anche io quella stessa metropolitana tutti i giorni, mentre ricordo a quella suocera, rimbambita, che forse un tempo persino io ho avuto, di andare a prendere i bambini da scuola, dici tu? Credi che se una di quelle stelle camminasse per quella strada sbraitando al telefono, e macchiandosi di caffè, e correndo per prendere la metropolitana eccetera eccetera, in mezzo a tutta quella gente, solo perché ce n’è troppa, nessuno la noterebbe? Credi che per questo si sentirebbe un po’ meno sola? Quante cose non sai dell’infelicità, amico mio. Questo è perché tu sei felice.
Dunque che ci fai ancora qui? Tu non sceglierai il nulla, lo sai. Io e te siamo diversi. Scelgono la morte quelli che non hanno una vita, mio caro, e non quelli che hanno vissuto. Hai vissuto? Vedo che fai sì con la testa. E allora scendi, torna per strada, torna a casa, alla tua meravigliosa confusione, alla tua splendida disperazione, al tuo stupendo caos, alla tua vita bella e malvagia, come la donna che hai amato pronta ad assassinarti.
Vedi?, se tu fossi come me, ma non avessi le vertigini, non aspetteresti a buttarti. Perché -se fossi come me lo sapresti-, quel vuoto non lo si può sopportare. La tua immensa confusione, così piena e disordinata, è la vita, ma la mia immensità vuota, fredda, che annulla tutto e distrugge l’esistenza, il pensiero, i sentimenti, lascia una sola opportunità: la morte. Eppure sono qui, di fronte a te. Ah, le vertigini … quanto le rimpiango … Che perfido dono che mi ha fatto la vita per tenermi ancorata a sé … Sarebbe bastato l’amore, non credi? Sarebbe bastato che mi donasse qualcosa di più di quell’indole da stella solitaria, lontana ed irraggiungibile.
Ma aspetta, prima di andare, amico mio … mi spingeresti? Io non ne ho il coraggio, ma forse tu ci riusciresti. Salveresti una stella, per carità? Questa stella sta bruciando, morendo. È arrivata al suo capolinea, oramai. La stella cadente che non riesce a schiantarsi al suolo e che lo rasenta, osservandolo sempre da più vicino, ispezionandolo palmo palmo, ma che ancora non crolla. Non voglio più bruciare e consumarmi per poi morire in cielo, distrutta da un’esplosione che tutti, dalla terra, si limiteranno ad ammirare, come uno spettacolo unico ed impareggiabile. Senza capire. Voglio schiantarmi come un meteorite, capisci? Perché devo continuare a vivere come una stella e non posso morire come un meteorite, amico? Lo vedi anche tu che non ha senso! Lo vedi anche tu che essere già morti e non morire è ancora e perfino più triste di allontanarsi dalla vita perché non si sa vivere.
E allora mi spingeresti, amico, mi spingeresti?

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: She_Paperwork