Autore: Kira
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Titolo: A
Very Christams Carol
Fandom
scelto: Death
Note
Prompt
scelto: Fan
Art su Death Note posta a fine storia.
Introduzione: Storia
ispirata al famoso Canto di
Natale di Charles Dickens.
Tre
spettri faranno visita al giovane e cinico
Light Yagami, incitandolo a cambiare condotta; un triste destino si
abbatterà
sul diciassettenne in caso non accetti.
In
base al suo comportamento il ragazzo riceverà una
dannazione eterna oppure un qualcosa di molto più terreno
che starà a lui decidere
se considerare più come una maledizione che altro…
Note
dell'autore: spero
che l’idea possa piacere, è uno stile
molto diverso da quello che utilizzo di solito, ma vedendo quella fan
art natalizia
non ho potuto fare a meno d’adottarlo.
Buona lettura!
A Very
Christmas Carol
1.Di
mele, spettri e ragazzi isterici
Ebbene miei cari
lettori, voi che avete avuto l'ardire d'aprire questa pagina infima,
scoprirete
un qualcosa che mai in Death Note è stato
svelato prima.
Ho pensato e
ripensato agli
avvenimenti di quella notte, il come raccontarli mi sfugge, ma, se voi
mi
seguiste, ben saprei come le parole andrebber condotte.
Se fin qui ho
attirato
la vostra attenzione, tra giochi di parole e scherzi beffardi, andrei a
narrarvi della triste situazione.
I cori cantavan con
allegria quel ventiquattro dicembre, le strade eran in festa e persino
gli
uomini più turbolenti avevano fatto cessar nel proprio animo
la tempesta; si sa,
però, l'eccezione permane e noi andremo ad analizzare
proprio questa.
I campanelli
trillavano
accompagnati dallo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli e nell'aria si
respirava quel non so che di novità, tanto che anche i
bambini saltellavan qua
e là; entusiasmati e felici, le nostre voci bianche si
facevan spazio tra i
cumuli di neve per arrivare alle case e deliziarne gli abitanti col
loro canto
lieve.
Una bella villetta
tra
tutte spiccava, avvenente e lussuosa, sembrava prometter mille
leccornie, se
solo fosse stata rallegrata dai visi dei dolci fanciulli.
Lesta una mano
guantata
batté tre volte sulla porta e una biondina - in abiti
d'argento fasciata - andò
ad aprire, mostrando un sorriso a trentadue denti a quella bambina che
tremava
a causa dei venti.
"Posso fare
qualcosa per te, oh dolce fanciulla?" Chiese Misa, sporgendosi poco in
avanti per meglio mirar il viso della piccina.
"Oh, certo che
potete signorina, vorrei cantare qualcosa per voi, anche una strofa
breve," rispose quella facendo una moina.
Misa
guardò lo
scricciolo d'innanzi a sé, quasi quasi d'accettare la
proposta fu tentata, ma,
in men che non si dica, in malo modo dentro casa venne richiamata e con
molto
dispiacere dovette l'offerta reclinare.
Una volta dentro
tornata, la giovane Misa Misa si portò a fianco del padrone
di casa, che
incessantemente con la testa china sullo scrittoio lavorava, tenendo
dalle
feste e sciocchezze inerenti la sua mente lontana.
"Caro, è
la vigilia
di Natale, tutti hanno bisogno di riposare, concedetemi un paio di
minuti, non
lasciatevi pregare!" E la ragazza prese il braccio del ragazzo con tale
grinta, che il giovincello si ritrovò a terra, quasi quasi
sul violoncello, il
regalo di suo padre!
Che blasfemia, quale
errore!
La giovane Misa
scappò
in preda al terrore!
Il ragazzo, tuttavia,
non poteva lasciar di certo la sua rabbia correre via, aveva bisogno di
uno
sfogo e quale altro poteva essere se non torturare i suoi sottoposti
con un
allegro divieto in un giorno tanto gioioso?
Cosi, velocemente,
prese
il telefono, contattò entrambi gli sciocchi e disse con
invidiabile flemma,
"Mikami, Takada, voglio che concludiate i lavori entro domani, solo
allora
potrete apporre sulla lettera il mio stemma".
Dall'altro capo della
linea, due giovani coniugi esasperati si osservarono e i pacchetti
rossi che
stringevano tra le mani guardarono: erano dall'impacco tanto
sgargiante, nonché
un po' grossolano, Takada allora fiato prese, cercando di trattenere un
sospiro
a sue grosse spese.
"Oh giovane capo,
oggi è la vigilia di Natale, non meritano tutti un po' di
pace in un giorno
tanto speciale?"
Inarcando un castano
sopracciglio, Yagami lasciò che il dissenso prendesse sul
suo volto immagine e
possesso; la voce venne un paio di volte schiarita e in men che non si
dica
attaccò Takada, come inviperita.
"Speciale? Che cosa
c'è di tanto speciale? Nessun vecchietto porta i balocchi ai
bambini a bordo di
una slitta trainata da renne volanti, nessuna magia, niente di niente,
se
nell'anno c'è un giorno speciale, non è
certamente quello di Natale. Devo
quindi presumere che la vostra non sia altro che una scusa banale per
starvene
a casa ad oziare?"
Mikami tutto
udì e
permetter non poté che l'uomo – così
simile, per il dipendente, ad un dio -
avesse di lui tale pensiero: insomma, era un gran condottiero!
"Mio signore,"
disse rubando in fretta e furia il telefono dalle mani della donna, "di
me
si può fidare, non ascolti mia moglie e mi lasci fare! "
Un ghigno degno del
Grinch si allargò sul viso del giovane Yagami, era riuscito
a convincerli, sia
quella gallina di Takada ed anche suo marito, quel povero cane!
"In voi confido,
Mikami, in fondo siete il mio consigliere più capace ". E
senza attender
risposta, chiuse la conversazione.
Dopo tante altre
canzonette di Natale, dopo che anche la strada venne resa impraticabile
dai
candidi fiocchi di neve, dopo ancora che i campanelli smisero di
suonare, le
lancette rintoccaron la mezzanotte; solo allora il nostro protagonista
levò la
testa dallo scrittoio, con lenti movimenti calcolati alzò le
braccia e si
stiracchiò.
"È
Natale,"
sussurrò, "un po' di riposo non mi farà male".
E mentre
ciò diceva, il
telefono squillò.
Sussultò
il piccolo
diciassettenne e con tanta riluttanza egli rispose, solo la voce
allegra della
madre dal riattaccare lo trattenne.
"Auguri figliuolo,
oggi è Natale!"
Scocciato, Light face
una smorfia, possibile che tutti intonassero la medesima litania?!
"Auguri anche a
tutti voi. Spero che tu, papà e Sayu stiate passando questo
giorno in allegra
compagnia!"
Un prolungato sbuffo
udì
il giovane, la madre si era stancata della reticenza che il figlio
mostrava per
le festività, eppure continuava a sperare che Light le
facesse visita, almeno
in uno di quei giorni! Perciò gli telefonava con nevrotica
continuità.
"Ma piccolo
mio.."
"Mamma scusa,"
tagliò corto il fanciullo, ma ho lavorato tanto ed
è ora che vada a
dormire," anche stavolta la risposta non attese e quando
sentì nuovamente
il campanello della porta di casa lo ignorò, al diavolo dei
bambini le pretese!
Sayu ignorava le
intenzioni del fratello e aspettava sulla soglia della porta la di lui
figura.
A bussare
iniziò, ma del
parente altre erano le mansioni: Light il pigiama già
vestiva e di certo non
aveva intenzione di verificare l'identità di chi lo
perseguiva, i calzini
pesanti inoltre infilò e distrutto supino sul letto infine
si sdraiò.
Il bussare alla porta
finalmente era cessato, quasi sembrava al bambino - troppo in fretta
cresciuto
- d'esser finito in un mondo incantato, tanto presto era il silenzio
piombato!
Ma se, a primo
impatto,
quell’ambiente al dormiente sembrava favorire, il giovane
venne a scoprire che
così non era.
Tra le lenzuola Light
si
girò rigirò, ma a prender sonno non riusciva e
soprattutto tranquillo non si
sentiva.
Trovava strano che il
rumore delle lancette del grande orologio a pendolo avesse cominciato a
farsi
sentire, era l'unico nella stanza: tic toc, tic, toc… e nonostante fuori
infuriasse tempesta, non
c'era suono che avvertisse della pioggia funesta.
Arrivò
l'or delle
streghe, ma il fanciullo ancor non si abbandonava
tra le accoglienti
braccia di Morfeo, così si mise a sedere,
stropicciò un po' col dorso della
mano le palpebre stanche e, non appena la vista da confusa divenne
nitida, il
suo cuore perse d'un battito.
Tic, toc, tic, toc.
Urlò,
urlò così forte
che tutti avrebbero dovuto udirlo, ma nessuno lo sentì, solo
com'era nella
grande casa.
Tic, toc, tic, toc.
Cadde a terra nel
tentativo di fuggire, si fece anche male al polso, ma dove poteva
andare quando
anche la porta della sua camera era scomparsa? Era spaventato!
Oh piccolo stolto!
Tic, toc, tic, toc
Che avesse lasciato
aperte le porte?
Ma no, ma no, certo
che
no!
Ma allora, allora
come
quella creatura era giunta sin li?
Oh quale malasorte!
Tic, toc, tic, toc.
Il mostro
aprì la bocca,
mostrando una serie di zanne affilate e distorte, poi
incurvò le labbra,
nell'imitazione di un sorriso alquanto sciocca.
Tic, toc, tic, toc.
La creatura
inclinò il
capo verso destra, gli occhi gialli indagarono e il ticchettio si
fermò.
Alzò un
braccio
scheletrico e mostrò il piccolo orologio a cucù
che in mano reggeva.
L'uccellino di legno
uscì presto dal suo nascondiglio e un'unica musichetta
inquietante pervase la
camera: erano delle campane quel che udiva? Però non
suonavan a festa, ma di
una di quelle tristi melodie che nel cuor della gente tutt'oggi resta.
Il ragazzo quella
malinconica
musica ascoltò e, una volta che essa tacque,
osservò la terrificante figura.
"C.... chi
sei?" Chiese infine, mentre l'altro sghignazzava, mostrando
un'educazione
affatto fine.
"Mmm.... allora, io
mi chiamo Ryuk e sono uno shinig..." qualcosa alla testa
colpì il mostro,
era una mela, quale sorpresa!
In egual momento, una
vocina melodiosa arrivò mite mite all'orecchio della
creatura. "Non è il
tuo ruolo, non è il momento! Sta buono e fa quanto detto".
Così lo
shinigami venne
rimproverato, ma visto anche il frutto che gli avevan donato, decise di
stare
al gioco, in fondo divertente sembrava.
"Volevo dire, io
sono la tua coscienza, oh giovane Light, ma chiamami pure Ryuk, mi
piace di
più".
L'altro
però ribadì
sicuro:
"Non
è possibile, ne sono certo! Lo giuro!"
La coscienza
aggrottò le
sopracciglia e il giovane in modo confuso scrutò.
"E perché
mai non
potrei essere la tua coscienza?"
Light si mise a
sedere
sul letto, guardò irritato l'essere e rispose francamente.
"Sono fin troppo
avvenente per avere una morale dalla così orrida presenza,
che domande poste
inutilmente!"
Ryuk ci
restò male a
questa risposta così schietta, ma a fargli sorvolare
sull'affermazione fu
un'altra mela caduta dal nulla tanto in fretta.
"Beh allora
chiamami Ryuk e vedila un po' come vuoi tu".
Il piccolo
annuì,
aspettando che l'essere nero continuasse la conversazione, cosa che
avvenne
solo quando entrambi i frutti svanirono nel suo pancione.
"Bene, io sono qui
per avvertirti... almeno credo," disse confuso Ryuk, grattandosi il
mento.
"Allora, domani verrà a farti visita uno spirito del Natale:
egli ti
mostrerà il tuo passato, ascoltalo bene e chissà
se non ne rimarrai
affascinato!"
Il ragazzo lo
osservò
curioso, "e perché lo spirito dovrebbe farmi visita in modo
così
tempestoso?"
Ryuk
ridacchiò e
l'ennesima mela apparsa dal nulla azzannò.
"Perché dopo ce ne saranno
altri due e non sia mai che questi arrivino prima di lui,
già in passato
accadde e non sai quanto si dispiacque!".
Le idee di Light
più
chiare non erano e così cominciò a pensare che il
tutto fosse solo una presa in
giro ben riuscita, tuttavia, non gli costava niente restar al gioco,
avrebbe
manipolato gli eventi e una volta scoperti i colpevoli avrebbe fatto
sputar
loro persino i denti!
"Io intendevo il
perché di questa visita, cosa mai mi possono importare del
fantasma le
assurdità!"
"Ah...
già, in effetti hai ragione, a quanto ho
capito, voglion darti una
bella lezione".
Light trattenne il
riso
e lo osservò sinceramente colpito. "Una lezione? Una lezione
a me? Che ben
vengan tutti e tre in una notte sola, mostrerò loro le mie
nozioni!"
E a queste parole
Ryuk
rise, rise davvero tanto, ma così tanto che
rischiò più volte di farsi andar
storto il torsolo della mela, le situazioni che andavan a crearsi erano
a dir
poco avvincenti!
Il mostro
iniziò pian
piano a dissolversi finché solo la grande bocca dai denti
affilati restò.
"Preparati, preparati pure e fa veder loro le tue nozioni. Voi umani
siete
davvero divertenti!"
Poi
anch'essa scomparve,
ma il giovane d'animo non si perse, a letto tornò,
tranquillo come non mai e,
quella volta, il sonno presto via lo portò.