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Autore: Mirella__    31/08/2013    3 recensioni
Storia ispirata al famoso Canto di Natale di Charles Dickens.
Tre spettri faranno visita al giovane e cinico Light Yagami incitandolo a cambiare condotta, un triste destino si abbatterà sul diciassettenne in caso non accetti; in base al suo comportamento il ragazzo riceverà una dannazione eterna, oppure un qualcosa di molto più terreno che starà a lui decidere se considerarlo più come una maledizione che altro…
Genere: Commedia, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Un po' tutti | Coppie: L/Light
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Kira 16

Titolo: A Very Christams Carol

Fandom scelto: Death Note

Prompt scelto: Fan Art su Death Note posta a fine storia.

Introduzione: Storia ispirata al famoso Canto di Natale di Charles Dickens.
Tre spettri faranno visita al giovane e cinico Light Yagami, incitandolo a cambiare condotta; un triste destino si abbatterà sul diciassettenne in caso non accetti.

In base al suo comportamento il ragazzo riceverà una dannazione eterna oppure un qualcosa di molto più terreno che starà a lui decidere se considerare più come una maledizione che altro…

Note dell'autore:  spero che l’idea possa piacere, è uno stile molto diverso da quello che utilizzo di solito, ma vedendo quella fan art natalizia non ho potuto fare a meno d’adottarlo. 

 

Buona lettura!

 

A Very Christmas Carol

 

1.Di mele, spettri e ragazzi isterici

 

 

Ebbene miei cari lettori, voi che avete avuto l'ardire d'aprire questa pagina infima, scoprirete un qualcosa che mai in Death Note è stato svelato prima.

Ho pensato e ripensato agli avvenimenti di quella notte, il come raccontarli mi sfugge, ma, se voi mi seguiste, ben saprei come le parole andrebber condotte.

Se fin qui ho attirato la vostra attenzione, tra giochi di parole e scherzi beffardi, andrei a narrarvi della triste situazione.

I cori cantavan con allegria quel ventiquattro dicembre, le strade eran in festa e persino gli uomini più turbolenti avevano fatto cessar nel proprio animo la tempesta; si sa, però, l'eccezione permane e noi andremo ad analizzare proprio questa.

I campanelli trillavano accompagnati dallo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli e nell'aria si respirava quel non so che di novità, tanto che anche i bambini saltellavan qua e là; entusiasmati e felici, le nostre voci bianche si facevan spazio tra i cumuli di neve per arrivare alle case e deliziarne gli abitanti col loro canto lieve.

Una bella villetta tra tutte spiccava, avvenente e lussuosa, sembrava prometter mille leccornie, se solo fosse stata rallegrata dai visi dei dolci fanciulli.

Lesta una mano guantata batté tre volte sulla porta e una biondina - in abiti d'argento fasciata - andò ad aprire, mostrando un sorriso a trentadue denti a quella bambina che tremava a causa dei venti.

"Posso fare qualcosa per te, oh dolce fanciulla?" Chiese Misa, sporgendosi poco in avanti per meglio mirar il viso della piccina.

"Oh, certo che potete signorina, vorrei cantare qualcosa per voi, anche una strofa breve," rispose quella facendo una moina.

Misa guardò lo scricciolo d'innanzi a sé, quasi quasi d'accettare la proposta fu tentata, ma, in men che non si dica, in malo modo dentro casa venne richiamata e con molto dispiacere dovette l'offerta reclinare.

Una volta dentro tornata, la giovane Misa Misa si portò a fianco del padrone di casa, che incessantemente con la testa china sullo scrittoio lavorava, tenendo dalle feste e sciocchezze inerenti la sua mente lontana.

"Caro, è la vigilia di Natale, tutti hanno bisogno di riposare, concedetemi un paio di minuti, non lasciatevi pregare!" E la ragazza prese il braccio del ragazzo con tale grinta, che il giovincello si ritrovò a terra, quasi quasi sul violoncello, il regalo di suo padre!

Che blasfemia, quale errore!

La giovane Misa scappò in preda al terrore!

Il ragazzo, tuttavia, non poteva lasciar di certo la sua rabbia correre via, aveva bisogno di uno sfogo e quale altro poteva essere se non torturare i suoi sottoposti con un allegro divieto in un giorno tanto gioioso?

Cosi, velocemente, prese il telefono, contattò entrambi gli sciocchi e disse con invidiabile flemma, "Mikami, Takada, voglio che concludiate i lavori entro domani, solo allora potrete apporre sulla lettera il mio stemma".

Dall'altro capo della linea, due giovani coniugi esasperati si osservarono e i pacchetti rossi che stringevano tra le mani guardarono: erano dall'impacco tanto sgargiante, nonché un po' grossolano, Takada allora fiato prese, cercando di trattenere un sospiro a sue grosse spese.

"Oh giovane capo, oggi è la vigilia di Natale, non meritano tutti un po' di pace in un giorno tanto speciale?"

Inarcando un castano sopracciglio, Yagami lasciò che il dissenso prendesse sul suo volto immagine e possesso; la voce venne un paio di volte schiarita e in men che non si dica attaccò Takada, come inviperita.

"Speciale? Che cosa c'è di tanto speciale? Nessun vecchietto porta i balocchi ai bambini a bordo di una slitta trainata da renne volanti, nessuna magia, niente di niente, se nell'anno c'è un giorno speciale, non è certamente quello di Natale. Devo quindi presumere che la vostra non sia altro che una scusa banale per starvene a casa ad oziare?"

Mikami tutto udì e permetter non poté che l'uomo – così simile, per il dipendente, ad un dio - avesse di lui tale pensiero: insomma, era un gran condottiero!

"Mio signore," disse rubando in fretta e furia il telefono dalle mani della donna, "di me si può fidare, non ascolti mia moglie e mi lasci fare! "

Un ghigno degno del Grinch si allargò sul viso del giovane Yagami, era riuscito a convincerli, sia quella gallina di Takada ed anche suo marito, quel povero cane!

"In voi confido, Mikami, in fondo siete il mio consigliere più capace ". E senza attender risposta, chiuse la conversazione.

 

Dopo tante altre canzonette di Natale, dopo che anche la strada venne resa impraticabile dai candidi fiocchi di neve, dopo ancora che i campanelli smisero di suonare, le lancette rintoccaron la mezzanotte; solo allora il nostro protagonista levò la testa dallo scrittoio, con lenti movimenti calcolati alzò le braccia e si stiracchiò.

"È Natale," sussurrò, "un po' di riposo non mi farà male".

E mentre ciò diceva, il telefono squillò.

Sussultò il piccolo diciassettenne e con tanta riluttanza egli rispose, solo la voce allegra della madre dal riattaccare lo trattenne.

"Auguri figliuolo, oggi è Natale!"

Scocciato, Light face una smorfia, possibile che tutti intonassero la medesima litania?!

"Auguri anche a tutti voi. Spero che tu, papà e Sayu stiate passando questo giorno in allegra compagnia!"

Un prolungato sbuffo udì il giovane, la madre si era stancata della reticenza che il figlio mostrava per le festività, eppure continuava a sperare che Light le facesse visita, almeno in uno di quei giorni! Perciò gli telefonava con nevrotica continuità.

"Ma piccolo mio.."

"Mamma scusa," tagliò corto il fanciullo, ma ho lavorato tanto ed è ora che vada a dormire," anche stavolta la risposta non attese e quando sentì nuovamente il campanello della porta di casa lo ignorò, al diavolo dei bambini le pretese!

Sayu ignorava le intenzioni del fratello e aspettava sulla soglia della porta la di lui figura.

A bussare iniziò, ma del parente altre erano le mansioni: Light il pigiama già vestiva e di certo non aveva intenzione di verificare l'identità di chi lo perseguiva, i calzini pesanti inoltre infilò e distrutto supino sul letto infine si sdraiò.

Il bussare alla porta finalmente era cessato, quasi sembrava al bambino - troppo in fretta cresciuto - d'esser finito in un mondo incantato, tanto presto era il silenzio piombato!

Ma se, a primo impatto, quell’ambiente al dormiente sembrava favorire, il giovane venne a scoprire che così non era.

Tra le lenzuola Light si girò rigirò, ma a prender sonno non riusciva e soprattutto tranquillo non si sentiva.

Trovava strano che il rumore delle lancette del grande orologio a pendolo avesse cominciato a farsi sentire, era l'unico nella stanza: tic toc, tic, toc…  e nonostante fuori infuriasse tempesta, non c'era suono che avvertisse della pioggia funesta.

Arrivò l'or delle streghe,  ma il fanciullo ancor non si abbandonava tra le accoglienti braccia di Morfeo, così si mise a sedere, stropicciò un po' col dorso della mano le palpebre stanche e, non appena la vista da confusa divenne nitida, il suo cuore perse d'un battito.

 

Tic, toc, tic, toc.

 

Urlò, urlò così forte che tutti avrebbero dovuto udirlo, ma nessuno lo sentì, solo com'era nella grande casa.

 

Tic, toc, tic, toc.

 

Cadde a terra nel tentativo di fuggire, si fece anche male al polso, ma dove poteva andare quando anche la porta della sua camera era scomparsa? Era spaventato!

Oh piccolo stolto!

 

Tic, toc, tic, toc

 

Che avesse lasciato aperte le porte?

Ma no, ma no, certo che no!

Ma allora, allora come quella creatura era giunta sin li?

Oh quale malasorte!

 

Tic, toc, tic, toc.

 

Il mostro aprì la bocca, mostrando una serie di zanne affilate e distorte, poi incurvò le labbra, nell'imitazione di un sorriso alquanto sciocca.

 

Tic, toc, tic, toc.

 

La creatura inclinò il capo verso destra, gli occhi gialli indagarono e il ticchettio si fermò.

Alzò un braccio scheletrico e mostrò il piccolo orologio a cucù che in mano reggeva.

L'uccellino di legno uscì presto dal suo nascondiglio e un'unica musichetta inquietante pervase la camera: erano delle campane quel che udiva? Però non suonavan a festa, ma di una di quelle tristi melodie che nel cuor della gente tutt'oggi resta.

Il ragazzo quella malinconica musica ascoltò e, una volta che essa tacque, osservò la terrificante figura.

"C.... chi sei?" Chiese infine, mentre l'altro sghignazzava, mostrando un'educazione affatto fine.

"Mmm.... allora, io mi chiamo Ryuk e sono uno shinig..." qualcosa alla testa colpì il mostro, era una mela, quale sorpresa!

In egual momento, una vocina melodiosa arrivò mite mite all'orecchio della creatura. "Non è il tuo ruolo, non è il momento! Sta buono e fa quanto detto".

Così lo shinigami venne rimproverato, ma visto anche il frutto che gli avevan donato, decise di stare al gioco, in fondo divertente sembrava.

"Volevo dire, io sono la tua coscienza, oh giovane Light, ma chiamami pure Ryuk, mi piace di più".

L'altro però ribadì sicuro: "Non è possibile, ne sono certo! Lo giuro!"

La coscienza aggrottò le sopracciglia e il giovane in modo confuso scrutò.

"E perché mai non potrei essere la tua coscienza?"

Light si mise a sedere sul letto, guardò irritato l'essere e rispose francamente.

"Sono fin troppo avvenente per avere una morale dalla così orrida presenza, che domande poste inutilmente!"

Ryuk ci restò male a questa risposta così schietta, ma a fargli sorvolare sull'affermazione fu un'altra mela caduta dal nulla tanto in fretta.

"Beh allora chiamami Ryuk e vedila un po' come vuoi tu".

Il piccolo annuì, aspettando che l'essere nero continuasse la conversazione, cosa che avvenne solo quando entrambi i frutti svanirono nel suo pancione.

"Bene, io sono qui per avvertirti... almeno credo," disse confuso Ryuk, grattandosi il mento. "Allora, domani verrà a farti visita uno spirito del Natale: egli ti mostrerà il tuo passato, ascoltalo bene e chissà se non ne rimarrai affascinato!"

Il ragazzo lo osservò curioso, "e perché lo spirito dovrebbe farmi visita in modo così tempestoso?"

Ryuk ridacchiò e l'ennesima mela apparsa dal nulla azzannò. "Perché dopo ce ne saranno altri due e non sia mai che questi arrivino prima di lui, già in passato accadde e non sai quanto si dispiacque!".

Le idee di Light più chiare non erano e così cominciò a pensare che il tutto fosse solo una presa in giro ben riuscita, tuttavia, non gli costava niente restar al gioco, avrebbe manipolato gli eventi e una volta scoperti i colpevoli avrebbe fatto sputar loro persino i denti!

"Io intendevo il perché di questa visita, cosa mai mi possono importare del fantasma le assurdità!"

"Ah... già,  in effetti hai ragione, a quanto ho capito, voglion darti una bella lezione".

Light trattenne il riso e lo osservò sinceramente colpito. "Una lezione? Una lezione a me? Che ben vengan tutti e tre in una notte sola, mostrerò loro le mie nozioni!"

E a queste parole Ryuk rise, rise davvero tanto, ma così tanto che rischiò più volte di farsi andar storto il torsolo della mela, le situazioni che andavan a crearsi erano a dir poco avvincenti!

Il mostro iniziò pian piano a dissolversi finché solo la grande bocca dai denti affilati restò. "Preparati, preparati pure e fa veder loro le tue nozioni. Voi umani siete davvero divertenti!"

Poi anch'essa scomparve, ma il giovane d'animo non si perse, a letto tornò, tranquillo come non mai e, quella volta, il sonno presto via lo portò.

  
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