Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: NENACHAN    06/03/2008    2 recensioni
Reene era una ragazza tranquilla, indecisa e fragile, che voleva solo amare ed essere amata... peccato che abbia scelto la persona più sbagliata di cui innamorarsi... Lexa invece era la classica ragazza innamorata, con lui stava bene, ma la lontananza e la paura di perderlo sono spesso dure da affrontare... Le cose belle non durano per sempre, ma cambiano, subiscono mutazioni che spesso fanno male... ma con un pizzico di fortuna e il sostegno di Andreas, tutto può risolversi anche quando sembra difficile curare ferite troppo profonde che lasciano un segno... Tra delusioni cocenti, monenti che fanno male, male davvero, ma anche sorrisi sinceri, momenti allegri passati in mezzo a chi ti vuole bene e attimi che rimangono per sempre nella memoria, ecco come noi vediamo la vita di queste due ragazze, avvolte dura... perchè che gusto c'è se fosse tutto rosa e fiori? Speriamo di avervi colpito, lasciate dei commenti! NENACHAN e Dark Lady
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
STORIA CON JE

Ich will ein Engel… für Immer im mein Hertz


Kapitel ein



Blu: Reene (Dark Lady)

Rosa: Lexa (NENACHAN)

Rosso: Tom (Dark Lady)

Verde: Bill (NENACHAN)


Teil ein:

Apro un occhio, uno solo, per riuscire a localizzare la sveglia posta in equilibrio precario sul comodino. Le sette.

Come può la notte scorrere così lenta mentre la mattina invece non finisce mai? La vita è ingiusta, come è ingiusto il russare di Friedrick, che si sente con due porte chiuse e una parete che ci separa. Un altro fottuto giorno di scuola, altre ventiquattro ore di agonia assoluta prima che le tenebre ricadano di nuovo su questo cielo senza stelle… mille, quattrocento quaranta minuti di sofferenze a pensare a Lui… cosa si fa a vivere ogni giorno in una utopia senza fine? La mia è abitudine, credo…

Mi alzo, poco decisa e inciampo nei cavi del amplificatore e sulle pantofole. Lo ammetto, la mattina non sono proprio sveglissima... ma infondo chi lo è? Poi con l’alone di sfiga che mi sovrasta, tipo la cappa di smog che c’è su Berlino, cosa posso pretendere di più?

Arrivo in bagno praticamente trascinandomi e mi metto davanti allo specchio con fare indagatore. Oddio sono in uno stato tragico…i corti capelli biondo platino sono un casino, tutti annodati a sparati in direzioni assurde. I mio occhi verdi, una delle poche cose che apprezzo di me, sono contornati da spesse occhiaie e la pelle di solito diafana adesso è di un allegrissimo colore ‘cerone da clown’.

Sospiro mentre afferro una spazzola, l’ennesima notte insonne a pensare a Lui, a sperare che infondo gli manco, a sperare che un giorno si ricorderà di Reene, l’amica di infanzia che si è scopato a sbaffo per poi sparire come niente. A dirla tutta la stupida sono io che non l’ho fermato.

Mi infilo gli stretti pantaloni neri e la maglietta del medesimo colore con al centro la scritta della mia band preferita “My Chemical Romance”.

Sorrido, è proprio vero: MCR Saved my Life… non la sua band, ma una band americana che magari non vedrò mai nemmeno in concerto.

Per ultime calzo le mie fedeli vans a scacchi e afferrò saldamente la lacca.

ne troppa ne poca, e distribuita in modo uniforme” mi dice sempre il mio migliore amico. Avete capito bene, amicO! È più vanesio di una donna ma bisogna ammette che ha stile…


Una cosa che sicuramente odio è svegliarmi al mattino, perché mai una persona sana di mente dovrebbe alzarsi alle sette del mattino? Abbandonare il caldo tepore delle coperte per poi fiondare nella frenetica vita di tutti i giorni?
Per fortuna che posso rimanere a letto ancora un po', abitare a un passo da scuola ha questo piccolo vantaggio...
Chiudo gli occhi e cerco di ricordarmi il sogno che stavo facendo prima, ero con Bill e lui mi sorrideva e mi diceva che...
“Lexa!!!! Sveglia!!! Devi andare a scuola!!!”
Ecco, la mia mamma, non capisco perché si ostina a fare così tutte le mattine… mi ci vogliono meno di venti minuti per prepararmi, sono una persona veloce io, almeno secondo i miei standard. E poi come ho già detto la scuola è vicina,maledettamente vicina, per mia sfortuna. Tutte le mattine vedo le finestre del grigio edificio che si erge come una botta nello stomaco, e tutte le mattine prima di aprire gli occhi spero che qualche miracoloso terremoto lo abbia distrutto, ma non è mai così,purtroppo...
Torniamo a noi a cosa stavo pensando? Ah sì a prepararmi… guardo di nuovo l’orologio le 7,25 meglio iniziare.
Poggio i piedi per terra e subito un brivido di freddo, come vorrei rimanere a letto ma non posso oggi alla prima ora c’è matematica e quello ti segna assente anche se sei in ritardo di tre secondi!!
Mi dirigo verso l’armadio e prendo i vestiti jeans e maglietta, la mia preferita quella nera che mi sta da dio, con la parte bianca davanti con righe di un bel blu e rosso che formano delle rette perpendicolari. Mi piace metterla, mi fascia il seno, poi cade morbida fino a restringersi in vita con una cintura nera, non so se ho reso l’idea.
Prendo la biancheria e mi dirigo in bagno per una doccia veloce.
Per fortuna che mia madre è maniaca dell’ordine, solo in questa situazione apprezzo questo suo modo di fare, per primo entra Axel, lui è maschio ci mette poco a lavarsi poi c’è Adina mia sorella, anche lei fa in fretta. Infine tocca a me per ovvie ragioni, sono l’ultima a svegliarsi e poi ci metto un casino di tempo a prepararmi non sono lenta, più o meno, è che io penso molto e a pensare mi perdo. Forse ha ragione Aaron sono un po’ svampita qualche volta.
Mi vesto in fretta e mi pettino i capelli sanno di agrumi, mi piace il mio shampoo, per una volta sono a posto, incredibile!
“Lexa sbrigati!!”
“Arrivo!!” quanto è insistente mia madre.
Entro in cucina ci sono già Axel e Adina che mangiano, mia sorella è ancora persa nel mondo dei sogni, lei ci mette un po’ a svegliarsi. Si nota dal fatto che non riesce ad infilare in bocca il cucchiaio per mangiare i cereali, rigorosamente al cioccolato, io mi preparo i cerali e mi metto a mangiare in rigoroso silenzio noi non parliamo molto a colazione. Mio padre non c’è come al solito, io lo vedo veramente poco, si alza presto e torna a casa tardi, quindi lo vedo solo a cena se capita o nei festivi. Mia madre ci guarda severa borbottando cose incomprensibili come al solito poi si dirige verso la zona notte per fare i letti urlando di quanto siamo disordinati.
Mi metto la giacca e prendo la tracolla pronta per una nuova giornata di scuola, non vedo l’ora che arrivi l’ultima ora per tornare a casa!!!


buon giorno” mia mamma mi accoglie così in casa, mentre serve la colazione a Joshua, il mio fratellino di sette anni.

ciao… Fried?”

a letto, oggi non ha lezioni”

Sbuffo, mio fratello cretino che alla veneranda età di venticinque anni vive ancora con me e mamma è incorreggibile, se non fosse per Axel non sarebbe ancora all’Università.

Finisco di mangiare con calma e ovviamente perdo la coriera…

non posso portarti io!” mi dice frettolosa mia mamma “devo portare Joshua a scuola e poi devo correre in ufficio!”

e io?” Magderburg non è proprio dietro all’angolo e arriverei per il suono dell’ultima campana!

sveglia Friedrick!”

Ok ho capito, arriverò con un ritardo immenso e infinito!


Come al solito devo aspettare Adina fuori al freddo e poi dicono che io sono lenta!!
Axel è uscito con i libri sottobraccio,
“hai lezione oggi?”
“cosa te lo fa credere i libri o il fatto che oggi mi sono alzato presto?”
“Su Lexa è tardi che ci segnano assenti, ma quanto ci metti?”
Io non ribatto, a casa mia sono tutti acidi al mattino, al caro fratellone gliela farò pagare un’altra volta.
“Guarda che sei tu che ci metti una vita…”
dico intanto a mia sorella mentre camminiamo verso la scuola, pochi minuti e siamo davanti al portone, ecco ora vedo le mie compagne vicino alle scale, vuol dire che non sono in ritardo,saluto Adina che sale le scale imprecano e borbottando qualcosa di una prof stronza, chissà di chi sta parlando, a casa glielo chiederò.
Mi tolgo la giacca e butto a terra la tracolla.
“Ciao Lexa come va?”
“Ciao Aaron , bene….”
“ ecco così stai meglio mi piaci di più…”
“buongiorno anche a te Hinz, io sto da Dio e va tutto bene…”
“Calmati, ti ho solo detto che stai meglio no?”
“E con questo vuoi dire che gli altri giorni non sto bene?”
“Sì… cioè no, volevo dire insomma hai capito no?”
“In realtà nessuno ha capito quello che hai detto…” interviene Andreas.
“Ciao a tutti!!”
“Vedi lui è educato tu no” dico rivolta a Hinz, ci conosciamo da una vita ma tutte le mattine è la solita storia.
Prima non era così, ma dopo un estate miracolosa, nella quale il caro Niko Hinz ricoperto di brufoli con discreti rotoli di ciccia che si vestiva da schifo, si è trasformato in un ragazzo niente male, la ciccia è sparita i brufoli pure e i capelli orribili che gli cadevano sugli occhi si sono magicamente rizzati e tagliati in una pettinatura decente, naturalmente anche il suo guardaroba è cambiato ed è diventato un ragazzo che si poteva guardare, da allora si è messo in testa che anche io devo cambiare look.


-’Für dich geh ich durch die Wand, Du behandelst mich perfekt, und es geht im Endeffekt nicht einfach nur um Sex’-

Quante emozioni può darti una canzone ascoltata e riascoltata? Io davvero non lo capisco, ma tutte le volte che sento la sua voce pronunciare Sex mi viene la pelle d’oca… avvolte mi chiedo perché non la tolgo dal i-pod e la smetto di farmi del male…

Mi tolgo le cuffie appena vedo la sagoma delle scuola oltre la curva.

Che grandissimo posto di Scießen!

eccoci” mi dice mio fratello sbadigliando.

Danke schön” dico facendo per uscire ma lui mi blocca.

non l’ho fatto mica gratis di alzarmi da letto per portarti a scuola…”

Lo guardo con un sopracciglio alzato temendo ciò che sta per dire “cosa ti serve, Fried?”

devi ricopiare a computer la mia tesina di storia… sono una sessantina di pagine…”

sai che ti dico? Nein!”

Vai! Scendo rapidamente sbattendo la portiera. Ma guarda te che approfittatore! E c’è anche chi a il coraggio di dire che avere un fratello maggiore è un vantaggio!

Non di certo per me visto che avvolte sono io ad aiutare lui e che non è per niente carino abusare della mia bontà! (voce interiore: ma quale bontà?)

Devo correre sta suonando la seconda campana e adesso ho Cramer alla prima ora! Volo per i corridoi, schivando le persone tipo slalom e lo vedo mentre entra in classe.

Con una agilità che nemmeno si vede alle olimpiadi, doppio un paio di ragazzi e mi infilo fra il prof e la porta senza urtarlo, mettendo piedi in classe prima di lui.

Ma facendo ugualmente una figura pessima…

Mi guarda un secondo, poi si mette apposto gli occhiali e dice “come al solito, Fräulein (signorina) Schilmner all’ultimo minuto entra in classe”

Lo conosco, è il tipico stronzo che segna gli assenti appena mette la sua testa unticcia oltre la porta “non mi è suonata la sveglia” mento con non chalance mentre salgo i gradini. Siamo in una aula magna e noi ovviamente siamo in ultima fila.

Con noi intendo io, il mio migliore amico in seconda Andreas e la mia migliore amica Lexa.

Perché in seconda? Perché il mio migliore amico in primis è un certo Bill…

Andreas mi guarda con un sopracciglio alzato poi dice piano per non farsi sentire “che scusa vecchia, la verità è che sei vanitosa e non ti stacchi dallo specchio…”
“senti chi parla” ribatto io sedendomi e levandomi la giacca di pelle, che appoggio sullo schienale della sedia “ma tu non eri contro il lavoro minorile nel mondo?”
Lui i guarda accigliato “si perché?”

Gli faccio una veloce radiografia e notare bene: maglietta nera di Cavalli sopra a una camicia aperta… rosa… jeans sempre di Cavalli bianchi e scarpe nuove fiammanti, oro della nike. Non solo dimostra di essere un truzzo, ma anche uno che non sa vestirsi “Andrè, sai quanti bambini cinesi o coreani ci sono voluti per fare quelle scarpe?”

Lexa scoppia a ridere cercando di trattenersi la il prof la guarda male. Come la solito è entrato in classe, ha appoggiato la cartella sul tavolo assieme alla giacca, si è alzato le maniche della camicia e ha detto un “pronti partenza via!”


Vedo il prof entrare e anche Ree con lui ma la sgrida lo stesso, stronzo è e stronzo rimane.
Si avvicina al suo banco nera, neanche lei al mattino è di buon umore.
Sento la voce di Cramer che scandisce le solite parole che danno inizio alla lezione, fisica alla prima ora , una materia che mi fa venire sonno, ascolto distratta quello che dice cercando di prendere appunti, ma non ho afferrato molto, a parte che stiamo parlando di palline e piani...


Di Cramer c’è poco da dire, apparte che è un uomo-gesso, come lo ha carinamente chiamato Aaron Bennetz. Il nomignolo è dovuto al fatto che impossibile vederlo con la camicia stirata e il vestiario senza macchie di gesso. Sembra che lo mangi!

Adesso per esempio non sono nemmeno cinque minuti che sta scrivendo alla lavagna e è già sporco sui gomiti… va bhè…

Finisce l’ora e il prof esce dicendo “ci vediamo alla terza per matematica!” evviva, penso nella mia testa. Fatto sta che di fisica ne so come prima, quando sono arrivata. Quindi poco.

cosa hai?” mi chiese Lexa mettendosi a sedere sul mio banco. Mi sembri stanca...”

non dormito molto” ammetto io mentre entra la Ubermann, la prof di inglese.


La prima ora giunge finalmente al termine, ora c'è inglese, quella donna mi odia... In realtà odia me e Aaron, io perchè ho una pessima pronuncia e lui perchè non fa mai i compiti, ma nelle verifiche prende sempre voti altissimi...
Mi avvicino a Ree, ha una faccia non deve aver dormito molto, e so il perchè o meglio so chi l'ha tenuta sveglia, Tom...
Ma non posso dire niente ho fatto una promessa e devo mantenerla, anche se fa stare male due dei miei migliori amici, ma lui è cocciuto e non vuole ascoltare ciò che ho da dire, vuole fare tutto da solo , ma così fa solo del male a Ree e a se stesso.
Vengo distratta dai mie pensieri dalla gelida voce della prof, ho sentito verifica...
Ecco iniziamo bene, ma non aveva detto che interrogava? Io non ho studiato sperando di non venire pescata e invece... La vipera ci ha fregati...
Sento Aaron chiedere spiegazioni, evidentemente anche lui non ha fatto ciò che era per compito e quindi non sarò l'unica ad andare male... non che mi lamenti, non mi fa ne caldo ne freddo prendere un brutto voto in inglese...


staccate i banchi!” dice autoritaria staccandosi i lunghi capelli neri alla Samara di The Ring dalla faccia. Rimaniamo attoniti.

cosa?” ha il coraggio di chiedere con voce strozzata Aaron, passandosi una mano fra i corti capelli biondi.

facciamo una verifica a sorpresa, avanti staccate i banchi!”
Ma che bella giornata del cavolo!


Usciamo dalla classe, finalmente il supplizio è finito e se penso alla figura che ho fatto a matematica…

signorina Schlimner siamo all’ultimo anno pensa di iniziare a studiare o no?”

Ancora mi rimbombano nelle orecchie quella parole come se me le stesse ancora dicendo. Che palle ragazzi io non lo reggo più!

sai, fossi in te mi darei fuoco per la vergogna!” mi dice Andreas abbracciandomi le spalle con un braccio.

Lo scosto infastidita “smettila, cazzo!”

Lexa mi guarda con un sorriso di incoraggiamento “la prossima volta andrà meglio…”
“sei certo, la prossima volta al due ci arrivo!” dico sarcastica.

a proposito di due” dice Andreas fermandosi, e noi lo imitiamo guardandolo interessate “ho sentito i gemellini ieri…”


Finita lora ci dirigiamo nella nostra aula, vedo Andreas che si avvicina e che parla e Ree della verifica, la prof non ha in simpatia nemmeno lei, che figura che le ha fatto fare...
“ la prossima volta andrà meglio…”
Sorrido, cercando di essere di conforto, ma nemmeno a me è andata bene, il mio è un sorriso stentato, le parole della prof mi hanno turbato, devo ammetterlo, e forse dovrei studiare di più...
“sei certo, la prossima volta al due ci arrivo!” dice lei.
“A proposito di due” dice Andreas fermandosi, ci fermiamo in attesa di qullo che ha da dire...
“Ho sentito i gemellini ieri…”
Ecco non doveva dirlo, vedo lo sguardo di Ree diventare più scuro, è triste chissà a cosa sta pensando...
Ma i miei pensieri si rivolgono subito a lui,non sento Bill da due giorni ormai...
Lo so può sembrare patetico ma mi manca,avere un ragazzo e non poterlo vedere ogni volta che vuoi è veramente difficile, in compenso Tom che non è il mio ragazzo si fa sentire tutti i giorni, anche con un messaggio...
Lo so è assurdo, ma il mio rapporto con Tom è sempre stato così...


Tiel Zwein:

Mi ricordo ancora la prima volta che lo vidi... Era il primo giorno di scuola, ero

in cortile, non mi piaceva stare con tutti quei bambini che si conoscevanogià, 

visto che avevano fatto l'asilo assieme, mi sentivo sola è triste, volevo fare 

nuove amicizie ma ero sempre stata molto timida.

Seduto per terra c'era un bambino anche lui da solo, era biondo e aveva gli 

occhi colo nocciola molto belli...

Mi sedetti vicino a lui ero incuriosita come mai non era a giocare con gli altri 

bambini? Che non conoscesse nessuno come me?

“ciao...”

la sua voce era allegra. Gli sorrisi contenta forse avevo trovato un nuovo 

amico...

“Io sono Tom...”

“E io Lexa... ” notai la targatta con il nome, che però portava la scritta Bill.

“Perchè lì non c'è scritto Tom?”

“É uno scherzo... “

“Davvero e a chi lo fai?”

“Alle maestre....”

“Ma loro sanno che sei Tom!” non sapevo affatto che aveva un gemello 

identico a lui, l'averei scoperto dopo tempo per la precisione il giorno del mio 

settimo compleanno, quando mia madre mi costrinse ad invitare tutti i miei 

compagni, anche quelli dell'altra sezione, che non conoscevo affatto, lei diceva

che sarebbe stato divertente, io no... ma cambiai presto idea....

Alla mia affermazione lui si era voltato verso di me sorridendo in un modo 

enigmatico, non dicendo una parola.

Rimasi a fissarlo ma poi decise che era megli lasciar perdere i maschi erano 

proprio strani....

La mia stana amiciazia con Tom Kaulitz era iniziata da quel giorno, ogni tanto 

ci ritrovavamo per gioca insieme, alcune volte lo incrociavo per i corridoi lo 

salutavo, c'erano delle volte che mi rispondeva e altre in cui era veramente 

strano mi guardava come se fossi deficiente, come se non mi conoscesse... Ci 

rimanevo male ,ma lui mi faceva sempre ridere quando giocavamo insieme e 

presto dimenticavo i suoi strani comportamenti.

Poi arrivò il giorno del mio compleanno e io agghindata come un confettino 

ero davanti alla porta di casa a ricevere i miei ospiti, odiavo quel vestito, se

lo 

ritrovassi lo brucerei, mi sentivo ridicola tutta rosa davanti alla porta di casa.

“Buon comleanno Lexa...”

sorrisi riconoscendo la voce e mi diressi verso il mio amico Tom cotenta, poi lo

vidi lafotocopia del mio amico Bill... Si era nascosto dietro al fratello e si 

guardava attorno a disagio....

“Questo è Bill mio fratello...”

Io ero rimasta a bocca aperta fissando i gemelli a bocca eperta, erano identici,

anche i vestiti erano uguali, non ruscivo a crederci.

“ciao...”

disse Bill porgendo la mano, io lo guardai poi decisi si stringerla come avevo 

visto fare ai grandi....


FlashBack di dieci mesi fa
Me lo ricordo bene era il sette di giugno.

Una data da dimenticare.

Eravamo entrambi nella sua stanza e io stavo aspettando che Bill fosse pronto a uscire così mi ero fermata a salutare Tom.

Lo avevo trovato assente, a fissare la chitarra appoggiata al ventre a dalla quale si disperdevano sporadiche note malinconiche.

Mi appoggiai allo stipite della porta, non volevo di certo disturbarlo. Infatti dopo pochi minuti lui si accorse di me e fu ancora lui ad alzarsi ed a dirigersi verso di me “ehy, ciao” mi disse con un abbraccio.

ciao a te!” dissi io ricambiando con un gran sorriso. Mi ero accorta di essere innamorata di lui da qualche anno, anche se penso di averlo sempre amato, senza saperlo.

Ci siamo messi a sedere sul suo letto e poi abbiamo parlato per un po’ “ma tuo fratello è morto in bagno?” chiesi io alzandomi per andare a controllare.

si, soffocato dalla lacca!” disse il rastaro seguendomi.

Bill si era addormentato sul letto, con sulla faccia una strana crema non identifica.

Sorrisi in sincronia con il mio amico e decisi di non svegliarlo.

lasciamolo stare” dissi a Tom mentre tornavamo nella su stanza.

si è alzato verso le due…”

e tu invece ti sei alzato presto?” gli chiesi io mentre mi sdraiavo sul suo letto e afferravo la prima cosa che trovai sul comodino: una rivista di chitarre e una di macchine.

si ma ci tornerei volentieri” il suo tono era improvvisamente cambiato, si era fatto malizioso al punto di aggiungere “magari con te, Ree…”

Non ci diedi molto peso subito, anche perché si parlava di Tom, un vero e proprio maniaco. Ma il mio cuore aveva preso a battere fortissimo.

Sapevo che non avrebbe fatto nulla, anche perché l’ultima volta che eravamo andati a letto insieme era finita male, nel senso che avevamo litigato, mettendo a disagio anche gli altri che non potevano sapere cosa era successo.

Non sarebbe più successo, mi ero detta, ma poi era successo un'altra volta, e un’altra… poi però questa serie di orribili (per modo di dire) eventi erano finiti da più di un anno.

O almeno lo credevo…

Non era disposta a cedere ancora, cazzo avevo anche io un po’ di dignità! Non volevo essere la sua pedina, non volevo andare a letto con lui solo perché non aveva trovato nessun altra.

Ma quanto sentii le sua mani accarezzarmi il ventre fino ad alzarmi leggermente la maglietta mi innervosii, a tal punto che presi a giocare con il pearcing alla lingua. È un tick per me, tutte le volte che mi sento nervosa prendo a tormentarmi il pearcing…

sei che sei incredibilmente sexy quando fai così?”

Ecco che ogni mia difesa andava a puttane. Le riviste sulle quali mi ero costretta a riversare tutta la mia attenzione caddero a terra, oltre il bordo del letto mentre sentivo il peso del suo corpo appoggiarsi parzialmente sul mio. Tanto lo sapevo come sarebbe andata finire, sin da quanto iniziai a sentire il suo respiro, calmo, sulle labbra. Fin da quando le sue dita iniziarono a sfiorarmi lentamente la pelle dei fianchi, facendola rabbrividire sotto quel tocco esperto. Fin da quando le nostre labbra si unirono, dopo tanto tempo, in un bacio al inizio lento poi lentamente più accesso. Non scambiate questo bacio per dolcezza o tenerezza, la sua è solo tattica.

Fuori seguivo i movimenti del suo corpo, ma dentro di me volevo urlare. Volevo dimenarmi, picchiarlo, spingerlo lontano da me e digli che lo odio, ma anche baciarlo teneramente come si fa con la persona che si amava, tenerlo per mano e digli che lo amo e che non deve più lasciarmi…

Ma non l’ho fatto, semplicemente mi sono lasciata usare, di nuovo come solo lui riesce a fare, come solo io gli lascio fare.


Dopo mi svegliai da sola, ovviamente, era tarda sera.

Era finita come al solito, prima aveva fatto di me ciò che più gli piaceva, poi soddisfatto era andato chissà dove, probabilmente a donne con Andreas.

Una delle tante, ero solo una delle tante… peccato che io ero anche quella che è cresciuta con lui, quella che lo aiutava a fare i compiti, quella che è andata al corso di chitarra con lui, quella che lo ha confortato in quello occasioni in cui nemmeno suo fratello capiva.

Cosa ottenevo in cambio? L’essere usata come una bambola gonfiabile…

Mi dicevo sempre che non ci sarei ricaduta, che ce l’avrei fatta a respingerlo non appena quel bastardo ci avesse riprovato, ma fallivo miseramente, cadendo nella sua rete. Ma non sarebbe successo di nuovo, e quella volta era definitiva…

Ero così immersa nei miei pensieri che nemmeno mi accorsi di Bill che lentamente entrava nella stanza e guardava il mio corpo nudo avvolto dal lenzuolo, i capelli lunghi che cadevano lisci sulle spalle e la pelle bianca su cui si infrangevano ultimi raggi sporadici del tramonto.

Ree… ma che cosa fai qui?” mi chiese avvicinandosi e passandomi una maglietta abbandonata per terra, che io mi infilai rapidamente. Morivo di vergogna dentro, essere vista nel letto di Tom mi scosse profondamente perché dentro di me volevo nasconderlo a tutti, soprattutto a coloro che mi stanno accanto. Non volevo essere commiserata, era l’ultima cosa che volevo…

secondo te?” non volevo essere maleducata ne scortese perché sapevo che lui era li per me, però mi infastidiva che una domanda così cretina fosse uscita dalle sue labbra… andiamo è ovvio cosa ci facevo li!

scusa” mi disse lui abbassando un po’ il capo, poi si mise a sedere vicino a me spostandomi una ciocca dei miei lunghi capelli castano miele “come ti senti?”

mi sento…” come mi sentivo? Era facile la risposta ma non riuscivo a farla uscire dalle miei labbra. Erano un fiume in piena di emozioni, trattenute da una diga affinché non uscissero per distruggere tutte le certezze che gli altri avevano su di me. Ma ero stanca di nascondermi sotto un paravento di sicurezza, perché forse è l’unica cosa che mi mancava realmente. Lascia scappare le lacrime che inondarono il mio viso “mi sento una delle tante”
Non so perché ma fra le braccia di me i miei singhiozzi si attenuarono appena. “ma tu non dovevi uscire con Lexa due ore fa?” chiesi a un certo punto abbozzando un sorriso mentre guardavo la sveglia. Erano le nove e mezzo, era assurdo da quanto tempo eravamo a sedere su quel letto, mi sembravano pochi minuti.

cazzo!” disse lui alzandosi allarmato “la devo chiamare adesso o penserà che mi sono dimenticato!”

di nuovo” aggiungo io sorridendo.

non girare il coltello nella piaga!” mi disse indicandomi con quella tipica espressione da drama queen che lo caratterizza nei momenti di panico. Poi sorrise e disse “vestiti che ti accompagno a casa”


Una settimana passò in fretta e eccetto Bill non volevo incontrare nessuno. Andai alla porta ancora in pigiama e me lo trovai davanti tutto in tiro, con tanto di occhiali da sole, jeans aderentissimi, maglietta nera, giacca di pelle e capelli come al solito impeccabilmente da istrice “Herr Kaulitz cosa ci fa qui?” chiesi vagamente divertita

sono passato a prenderti, dimentichi che oggi partiamo per il tuor?”

e allora?”

Bill mi guardò sconvolto “ma sono le ultime ore che siamo qui e tu non vieni a pranzo con noi?”

Sospirai, non potevo dirgli di no infondo, come si fa a dire di no a Billy? “ok dammi tre secondi che mi vesto…” poi mi voltai a guardarlo di nuovo mentre entrava in casa “tu non hai detto niente a nessuno che Tom… che io…”

Lui mi sorrise dolcemente “ma secondo te? Lo sappiamo in tre: io, te e quel imbecille di mio fratello”
“allora mi vesto”

perché? È grazioso il tuo pigiamino rosa”
“anche il tuo con le macchinine rosse!” arrivai fino in camera dove mi infilai un paio di jeans a pinocchietto, una maglietta rossa e un paio di scarpe bianche. Mi legai i capelli in una coda e scesi con Bill. Avevo paura di incontrare gli altri, non so perché ma tutte le volte che succedeva con Tom poi avevo una repulsione per i rapporti umani con gli altri. Avevo paura che gli altri mi trovassero disgustosa, prendendo le difese di Tom. O peggio: che mi compatissero perché io ero cotta di lui da anni e per averlo dovevo abbassarmi a fare la sua troietta. Che cosa stupida però, solo Bill sa dei miei sentimenti, perché per lui sono un libro aperto, come lui lo è per me.

Quando si è deciso a dichiararsi ad Lexa dopo anni e anni che io sapevo ci girava intorno lo sapevo che sarebbe finita bene fra loro, perché anche a lei piaceva nonostante negasse sempre. Invece fra me e Tom è diverso, perché Tom non si innamora…

reggiti, andrò a velocità andante” mi disse Bill mentre mi posizionavo dietro di lui sullo scooter e mi infilavo il casco.

forse arriverai ai venti stavolta” ironizzai io… non lo avessi fatto. Feci appena in tempo a aggrapparmi legandomi con le braccia ai suoi esili fianchi che lui partì a palla “BILL!”

Avevano deciso di pranzare nella pizzeria li vicino, e per me poteva anche andare bene, l’importante era non trovarmi mai sola con Tom, o mi sarei messa a piangere.

Alla fine fu anche un pranzo carino e senza volerlo mi sono divertita… fino a quando decidemmo di accompagnare i Kaulitz a prendere le valigie…

A casa dei gemelli io non mi staccavo da Bill, perché era l’unico detentore del mio segreto, a costo di farmi odiare da Lexa non l’ho mollato dieci secondi e lui non ha mollato me ovviamente.

Ogni sguardo che ci scambiavano era una richiesta da parte mia di non staccarsi un secondo dalla mia ombra.

cazzo” disse Bill mentre stavamo per uscire di casa “ho lasciato lo zaino in camera…”

vado io” disse mentre lui tentava di uscire con dietro due enormi valigie piene di vestiti.

Salì velocemente le scale e presi lo zaino. Ma la porta si chiuse dietro di senza che io la toccassi.

Avvertivo la sua presenza dietro di me, era impossibile da confondere con un’altra. Sentivo i suoi passi pesanti e trascinati avvicinarsi lenti ma io non volevo guardarlo. Sentivo la sua mano accarezzarmi la schiena lentamente e il suo respiro posarsi sul mio collo ma non mi voltavo.

Perché mi eviti?” mi chiese con voce bassa e roca nel orecchio.

perché non dovrei?”

no, non dovresti…” mi fece voltare, scostandomi i capelli dal viso, mentre io mi bloccavo come sempre… ma non mi sarei concessa stavolta. Infatti stava per poggiare le labbra sulle mie ma io lo spinsi via, con un gesto veloce “ma sei diventata scema?” il suo tono era cambiato diventando freddo, rabbioso.

no, tu sei scemo se pensi che io sia così vuota” presi con rabbia lo zaino “non hai capito un cazzo della vita Tom se pensi di continuare a fare lo stronzo!” e corsi via, giù per le scale.

In macchina mentre andavano in aeroporto era incazzato, glielo leggevo in faccia quel disappunto dilagante. E la cosa mi faceva ancora più male, ma in un certo senso ero fiera di me, perché è come se un drogato si mettesse a guardare della droga su un tavolo e riuscisse a lottare contro l’istinto di prenderla.

Io ho lottato e ho vinto una causa contro me stessa.

Anche se, mentre lo guardavo salire sul aereo, senza salutare nessuno, un moto di nostalgia mi investiva coma un camion in corsa.

ma che gli prende?” chiese Georg mentre lo guardava dare stizzito il biglietto all’assistente di volo?

boh” disse Andreas “è… è… è Tom!”
“gli passerà” disse gustav abbracciandomi “prima o poi”

lo penso anche io” disse Georg chinandosi per darmi due baci sulla guancia “è solo un po’ esaurito”

Bill si avvicinò avvolgendomi in un caldo abbraccio “ti prometto che quando torneremo a casa questa questione sarà morta e sepolta…”

non promettere l’impossibile Bill”


A casa mia mi ci riaccompagnò Simone, la madre di Bill e Tom e fu proprio appena misi piede fra quelle quattro mura che decisi di cambiare, una volta per tutte.

Andai diritta e sparata verso il mio armadio e presi tutti i vestiti colorati o che potevano sembrare tali e li misi dentro delle borse. Quelle borse finirono nel pattume in pochi minuti.

Tutto quello che mi rimaneva, jeans maglie bianche e nere, rimase nel armadio semivuoto.

I capelli mi cadeva davanti al viso mentre piegavo quel poco che avevo deciso di tenere… poi ecco l’ispirazione.

Andai in bagno e presi le forbici… mi guardavo allo specchio mentre intere ciocche di lunghi capelli castani cadevano nel lavandino. Mi rimase un cascetto spettinato e un unico ciuffo lungo. Presi l’acqua ossigenata e iniziai a sbiancarmi i capelli che in poco divennero di un pallido biondo, quasi bianchi.

Presi la lacca e inizia e farmi le punte, poi tornai in camera a infilai un paio di pinocchietti neri aderenti e una maglietta del medesimo colore con il cappuccio.

Mi misi lo smalto nero che Bill mi aveva regalato e che ancora io non avevo messo. Mi infilai gli anfibi neri, non me ne fregava un cazzo che fosse estate e che faceva caldo e sotto mi misi un paio di calze a righe bianche e nere. Il trucco lo lascio immaginare, pesante e marcato.

Tornai in camera e presi il portafoglio, dovevo fare acquisti, dovevo adattarmi al mio nuovo modo di essere. Passai davanti al grande specchio che aveva in camera, quella non ero io, era il fantasma di me stessa.

Ma perché poi tutti questi cambiamenti?

Perché non volevo più essere la puttana di Tom, volevo essere un’altra, troppo forte per piangere davanti a Bill, troppo decisa per perdere tempo dietro a un ragazzo, troppo sofferente per sorridere.

Troppo triste per vivere.

Mi alzai il cappuccio e lo calai sugli occhi, poi feci per uscire ma qualcosa attirò la mia attenzione. Per terra c’era la mia chitarra, una Gibson Les Paul bianca del 1980.

Il regalo che Tom mi fece a natale, l’anno scorso. Non so perché ma vederla mi faceva male. La presi in mano, e la chiusi dentro la sua custodia. Era da tanto che non la mettevo li dentro, di solito stava sul suo piedistallo… misi poi la custodia nel armadio e lo chiusi.

Ma perché lo stavo facendo? Nemmeno io lo sapevo ma una cosa era certa, volevo allontanare tutto quello che lo riguardava.


Mentre facevo compere passai davanti a un negozio di strumenti musicali e in vetrina vice uno stupendo basso, nero e rosso della Fender. Fu come un richiamo da lontano…

scusi” chiesi al ragazzo del negozio “a quanto lo vendi quel Fender?”

lo Standar Precision? È usato, con trecento te lo puoi portare via…”

trecento?”

si”

ci sto”



Teil Drei.

Non riesco a credere che siano passati così tanti anni da allora, con il tempo avevo imparato a conoscere Bill ad aprezzarlo come amico e poi ad amarlo anche se mi costava amettere di essermi presa una cotta per un ragazzo che sembrava una donna incinta isterica come diceva Tom.
Pian piano avevo conosciuto anche gli altri, Andreas era arrivato subito dopo i gemelli mentre Ree era entrata nel gruppo dopo come amica di Bill, non conoscendola non ci parlavo molto, a dire il vero mi spaventava una volta aveva picchiato Lucas, che era uno veramente tosto a detta di tutti, il suo vocabolario da fine scaricatore di porto che aveva appreso stando al pub dei suoi era noto a tutti, e un bimbo del genere non poteva essere niente se non tosto. Vederlo tornare a casa con un occhio nero per me fu uno schok... Etichettai Ree come pericolosa, ma con il tempo imparai a conoscerla e in fodo non era male...


Finite le lezioni torno a casa, oggi è stata una lunga giornata, voglio mangiare e fare i compiti così posso andare da Ree voglio convincerla a venire al concerto, deve parlare con Tom, lei non sa che tutto quello che è successo fra di loro lo so, ma avendo promesso di riamere zitta non faccio altro che mantenere la promessa.


E quindi eccomi qui, di nuovo.

Il basso è il solo strumento che descrive il mio dolore, traducendolo in musica. Il mio nuovo look che ha scoccato tutti i miei amici è l’icona del mio malessere. E pensare che i gemelli E Geo non lo sanno ancora, l’ho detto solo a Gustav.

Suonano alla porta ma c’è Fried di sotto…

Peccato che quel deficiente di mio fratello non alza il culo dal divano così sono costretta ad andare ad aprire io…

ciao Axel, ciao Lexa” Lexa mi saluta e entra mentre io vado a chiamare mio fratello “Fried, c’è Axel giù che ti aspetta…”
“mhm…”
“gli dico che scendi?”
“mhm…”

ok allora va a vestirti…”
“mhm…”

ok ho capito gli dico di salire” sospirando mi dirigo verso la porta e dico al ragazzo di salire. Poi vado in camera mia, dove Lexa sta guardando con attenzione una foto che ho messo sul comodino. Me l’ha inviata Bill pochi giorni prima.

e questa?” mi chiede prendendola in mano. Sorrido, ci sono Bill e Gustav seduti vicino e David in piedi dietro di loro che si appoggia sulle loro spalle. Georg è seduto a terra a gambe incrociate e regge un foglio con scritto Ciao Reene!.

mi è arrivata ieri sera, era carina così l’ho incorniciata…”

ah”dice secca, forse a lei non l’hanno mandata e se l’è un po’ presa… “e Tom?”

A sentire il suo nome mi innervosisco un po’ “boh, e io che ne so?”
A salvare la situazione ci pensa Andreas arrivando mentre noi siamo in procinto di litigare.

buona sera belle donne, ma avete visto che jeans aveva oggi Niko? Cristo gli facevano un culo da dieci e lode!”
Forse non vi ho detto che Andreas è leggermente, come dire… gay.

Lo sappiamo solo noi due, ovviamente, anche perché è una cosa abbastanza recente…

dai!” gli dice Lexa disgustata “lo sai che mi fa effetto! È contro natura!”

Andreas la guarda con un sopracciglio alzato “scusa tanto se mi sono innamorato di un bel ragazzo!”
“appunto bel ragazz
O!!”

ma le finite?” dico, perché so già che ci stiamo andando a impelagare in un discorso sconnesso, senza via di uscita e privo di filo logico “piuttosto non dovevate parlami di qualcosa di importantissimo?”

Scambiano uno sguardo poi a parlare è Lexa “ecco, Bill mi ha spedito i biglietti per il concerto che faranno a Colonia per chiudere il tour e ho pensato che ci potremo andare tutti e tre assieme…”
Lo sapevo! Ma non ci penso nemmeno! Già sarà dura evitare Tom quando verrà a casa, figurarsi averlo intorno tutto un pomeriggio e forse anche una notte in un hotel! “io non vengo!”

Andreas sospira poi con voce paziente dice “avanti, sai che ci divertiremo!”

portati Niko, ti divertirai di più! No ragazzi io in Polonia non ci vengo mi rifiuto…”
“avanti!” dice esasperata Lexa “da qualsiasi cosa tu stia cercando di fuggire è inutile! I problemi vanno affrontati adesso o mai più! Smettila di nasconderti e vieni con noi!”

Problemi che vanno affrontati? Lei mi viene a parlare di problemi che vanno affrontati e nemmeno sa di cosa si tratta? Ma come cazzo si permette di dirmi quello che devo fare?

ma che cazzo ne sai tu? EH? Niente! Anzi, meno di niente!” urlo

rabbiosa alzandomi in piedi “iniziate a farvi i cazzi vostri, voi due

che non mi servono altre due mamme! Io non ci vengo, accetatelo

senza rompermi le palle! Adesso fuori da casa mia!

ma Ree…”

fuori ho detto!!” Smettila

Li vedo alzarsi silenziosamente e guardami con rimprovero, ma non si muovono “volete un invito per iscritto o ve ne andate? Lo capite che non vi voglio vedere?!”


Sono tornata a casa, non posso credere che lei mi abbia trattato in questo modo!! Dio quanto vorrei urlarle in faccia la verità!!
Vorrei dirle che Tom la ama, che lei è sempre stata nei suoi pensieri, che sognava di darle il suo primo bacio e che ci è rimasto male quando l'ha vista baciare Bill, vorrei, ma non posso, a volte mi domando perchè la vita sia così ingusta, perchè due persone che si amano non possono stare insieme?
Ho tante domande e tanti desideri ma non posso fare niente, mi sento inutile, non so cosa fare...
Bill dove sei? Perchè non mi sei mai vicino? Avrei voluto averti vicino, tu sai come farla ridere e farle dimenticare i probemi...
“Che hai? Ti è morto il gatto?”
Adina si avvicina sorridendo, cerca di tirarmi sù con le suo solite battute sceme ma non mi va di stare a sentire le sue chiacchere...
“Sai cosa mi è sucesso oggi?”
inizia a parlare, conoscendola ora non la smetterà più...
“Sono arrivata in classe e chi c'era secondo te? Ma Tommy... il deficiente che appena mi ha vista mi ha urlato in faccia
buongiorno Macaco mangiato qualche banana?.... Ma ti rendi conto quanto lo odio!! Mi da fastidio, non mi lascia un attimo in pace, con tutte le mie compagne è gentile ma con me no, la banana poi!! io gli spiaccico in faccia la banana!!!”
Lei continua a parlare, e io mi trovo a soridere penso che il povero Tommy abbia preso una cotta per lei, ma lei non ci arriva, ricordo Franz il suo compagno delle medie... Le ha chiesto di diventare la sua ragazza per tre anni ma lei pensava che fosse uno scherzo e lo trattava come un amico, a cui confidava tutto persino le sue cotte, non si era nemmeno accorta che lui ci stava male... Tutti lo sapevano tranne lei... Poveretta.
“ragazze la cena è pronta!!” Salvata dalla mamma Adina non la smette di parlare quando inizia...
Per fortuna che ora sarà ocupata a litigare con Axel per tutta la serata come al solito per qualche futile motivo...


Forse ho un pochino esagerato… forse. Sospiro solenne mentre mi siedo pesante sul letto. Non volevo di certo urlare contro hai miei migliori amici, ma loro non possono capire, e non capirebbero mai… non posso nemmeno aprirmi con loro, la vergogna di dire sì, alla fine Tom si è portato a letto anche me sarebbe troppa. Mentre penso i miei occhi cadono su una foto, vecchia come il colera, appoggiata sulla scrivania, vicino al computer. Decido di prenderla in mano e esaminarla per bene: dentro ci sono cinque bambini che sorridono, tre maschi e due femmine, nel loro ultimo giorno di scuola, al primo grado (la prima elementare). A sinistra c’è un ragazzino con una zazzera di biondissimi capelli platinati, quasi bianchi, con un sorriso sdentato tipico dei bambini che cambiano i dentini da latte. Indossa una salopette nera, con una maglietta verde sotto e i vivaci occhietti azzurri nascondono già i primi segni di una bella malizia. Andreas Thran il tutto il suo splendore di bambino di sei anni. Vicino a lui, seduta su una piccola panchina, ci sono io, con un paio di codini alti castano chiarissimo, un paio di braghe bianche corte e una canottierina azzurra. Guardati, Reene-Ann Schlimmer come eri spensierata quando ancora non sapevo cosa era il sesso, i baci, l’amore… come era bello… beata ingenuità, la chiamano, io la chiamo culo da far schifo. Non sapere in questo caso è un pregio. Avevo un gran sorrisone, mentre tenevo un braccio un po’ cicciotello sulle spalle di Andreas e uno sulle spalle di una bambina con i capelli neri. Lexa Bergen, mi ricordo che ho pensato di lei appena l’ho vista… era minutina, forse anche troppo, i capelli lunghissimi le cadevano lisci sulla schiena mentre giocava sull’altalena con Tom, gli occhi azzurri avevano assunto subito uno sguardo intimorito guardandomi. In questa foto tiene le manine giunte, mentre lo sguardo imbarazzato è diretto alla fotocamera. Indossava un vestitino intero, rosa pallido e bianco latte, con un paio di scarpine di vernice. I capelli erano raccolti in morbide trecce e non mi sembra nemmeno lei!

E adesso il meglio direi… seduti per terra, vicini, due bambini assolutamente identici sorrido, come se fosse una presa in giro, verso l’obbiettivo. Sono sempre stati molto fotogenici, nati sotto le luci della ribalta, come scherziamo sempre io e Lexa. In questa maglietta indossano una maglietta blu con una scritta rossa. Il primo ha scritto Tom e il secondo Bill… peccato che mi ricordo chiaramente che se l’erano scambiata poco prima perché Tom aveva fatto un disastro con la colla e voleva far dare la colpa al povero Bill, che ingenuamente ignaro aveva accettato lo scambio! Mi ricordo che la maestra, la signorina Freudesse si era arrabbiata moltissimo e rivolgendosi a un Bill piangente continuava a ripetere “adesso smettila di frignare Tom! Lo so benissimo che sei tu, perché Bill è fuori a giocare!”.

Quanti ricordi… accidenti! Mi è appena tornato in mente quando un precoce Tom di otto anni è arrivato a casa mia con Bill e non so come il discorso è caduto sul loro… avete capito no? Non so perché precisamente ma durante un attimo di puro amore fraterno, Tom aveva dato una ginocchiata agli attributi di Bill e il gemellino più piccolo si era messo a piangere. Dopo averlo calmato ci siamo messi a giocare a nascondino tutti insieme e sembrava morta li… mi sbagliavo! Verso sera quando tutti i genitori erano in sala e noi con loro Tom ha detto, e cito testuali parole, a sua mamma “lo sai che oggi ho dato una ginocchiata in mezzo alle gambe di Bill? Adesso non può fare più sesso con le bambine”

Mi ricordo che sia io che Lexa lo abbiamo guardato un po’ perplesse mentre mia mamma, la mamma di Lexa e quella di Andreas scoppiavano a ridere. Simone si coprì il viso per la vergogna e disse “Tom! Ma cosa dici!”

lo so e basta” Era, ed è ancora, la classica risposta dei Kaulitz, quando non sanno come uscirne dicono sempre così!

Gordon poi! Non pensavo di aveva mai visto una persona ridere tanto in vita mia! “ho mio dio Tom!” continuava a dire reggendosi la pancia “Ma lo sapete che per fare sesso con le bambine dovete toccare il sedere e baciarle… con la lingua anche?”

Tom storse il naso mentre Bill si esibiva in un sonoro “Bleah!”

vorrà dire che userò i guanti che usa mamma a fare i piatti” replicava intanto Tom “lo fanno sempre nei film che guarda papà quindi deve essere divertente!”

Simone fulminò Gordon “Ma che film guardi?!”

ma è una cosa schifosa Tom!” diceva intanto Bill mentre io e Lexa continuavamo a non capire.

Sono quei piccoli momenti di vita quotidiana che vi aiutano a capire quanto per me Tom fosse importante, era quasi un fratello, e non ci a messo poi molto a usarmi come gli pareva…

A proposito di baci… mi ricordo il mio primo bacio come se fosse ieri… se pensate che io abbia dato a Tom il mio primo bacio siete fuori strada perché è stato con Bill! Oddio che momenti!

Avevamo si e no dodici anni, e dopo avere guardato un film ci siamo chiesti come fosse dare un bacio. A dodici anni si inizia a guardarsi attorno, avere le prime cottarelle, a iniziare a vedere i ragazzi sotto un’altra ottica, e quando Bill disse “visto che tu sei una ragazza e un ragazzo potremo provare” non me lo feci di certo ripetere. Non è stata una gran cosa, un bacetto casto sulle labbra, ma proprio in quel momento sono tornati Andreas e Tom dagli allenamenti di calcetto. È stato molto imbarazzante e mi ricordo anche cosa successe il giorno dopo…

Premetto che per me Lexa è la mia migliore amica in assoluto e diciamo che noi due non abbiamo mai avuto segreti fra di noi. Lei sapeva che mi piaceva Tomi e io sapevo che a lei piaceva Bill, già a quel età. Appena arrivata in classe vidi Tom parlare con Lexa e non feci in tempo a salutare che il bastardo disse “ieri quando siamo entrati in casa io e Andrè abbiamo trovato Ree e Bill che si baciavano sul divano!”

Non ci siamo parlate per giorni, poi è arrivato Bill a casa mia e mi ha detto che Lexa e Tom si erano baciati e io che ho fatto? Mi sono messa a piangere e ho pianto circa tre ore. Era una cosa cretina, lo so, ma a quell’età mi sembrava quasi che quei baci avessero sigillato come delle promesse eterne. E due cose erano certe.

a) non volevo Bill, assolutamente, per me lui era solo il mio migliore amico.

b) era davvero innamorata di Tom…

Che buffo. Sto raccontando come se queste cose fossero successe secoli fa, ma sono passati solo sei anni…

Sei anni… perché siamo cresciuti? Era così bello, anche fino a soli tre anni fa, quando tutto era più semplice, quando Bill stava con Lexa, io e Tom ci frequentavamo e per un attimo ci ho creduto davvero che diventasse il mio ragazzo. Poi sono partiti per il tour e la passione di Tom per il sesso è diventata quasi una ossessione, trasformandolo.

Sono cambiati, ma se i cambiamenti di Bill si manifestano di tanto in tanto sotto alcuni capricci, Tom ci ha allontanati. Ne più ne meno…

Il mio occhio cade sul biglietto che Lexa mi ha lasciato prima. Che faccio ci vado al concerto? Sono davvero pronta a rivederlo? No. Non lo sono…


Meno uno al concerto… ma perché il tempo passa così in fretta? Che rabbia! Mi chiudo dentro al mio giaccone lungo nero e mi dirigo svelta verso il parco, dove Andreas e Lexa mi staranno aspettando.

Sono rimasta in casa mia, con il mio culo flaccido (in senso puramente metaforico ovviamente…) sulla poltrona per troppo, è ora di riprendere in mano le redini della mia vita. Vado al concerto? Bene, dimostrerò di avere le palle al posto giusto. Non ci vado? E chi se ne frega, mica devo dimostrare niente a nessuno! Accidenti a me!

Mi sento come se mi fossero passati sopra con una schiacciasassi o una di quelle macchine per livellare l’asfalto, e dopo essere stata piallata per bene mi avessero sciolto l’intestino tenue nel acido. È strano detto da me, ma sento le tipiche farfalle nello stomaco, al pensiero di dovere decidere subito.

Arrivo, finalmente, con il cappuccio calato sugli occhi, fino al parco giochi e mi lascio cadere stanca sulla panchina. Poco dopo ecco Lexa e Andreas arrivare, più o meno insieme, da qui non saprei dirlo con certezza.

ciao eremita!” mi dice Andreas con un sorrisetto di sfida “apparte la scuola non ti sei fatta vedere molto in giro”
“non mi andava” replico io semplicemente accendendomi una sigaretta. Ecco un’altra vizio che è subentrato da poco: fumare mi calma i nervi.

allora hai deciso?” mi chiede timorosa Lexa, so che lo fa per non urtarmi, perché si affretta a dire “non è per me, è solo che ecco… andiamo a comprare i biglietti del treno e se ci sei anche tu, sono tre…”

Sospiro sorridendole triste. So cosa voglio.

no, non vengo…” La chiamata di ieri sera di Bill non è servita a nulla a pensarci bene, alla fine ho scelto no nonostante le sue dolci paroline…

-Reene-Ann Schlimmer se non vieni ti spacco la faccia contro il muro, ti strappo i capelli e ci faccio una coperta! Poi ti ammazzo il gatto e con il pelo faccio una copertura per il mio microfono!!-

Simpatico no?

sei sicura?” mi chiede Andy passandomi una mano fra i corti capelli biondi “no perché vedere l’espressione di Bill mentre ti guarda con questi capelli sarebbe davvero impagabile…”

scusate ma, davvero, non ne ho voglia”

Cazzate, la voglia c’è, mi manca solo il coraggio, che nessuno mi dà come dovrebbe…


Smettila sei irragionevole Bill!” dico a quel idiota del mio gemello sedendomi pesante sul letto del costoso hotel in cui alloggiamo “se non vuole venire probabilmente è perché le scoccia, non centra proprio nulla con me!”

cagate, solo sporche menzogne che fanno sentire meglio te stesso, Tomi!” sbraita intanto il moro, sputacchiandomi in faccia e facendomi incazzare di più.

cosa vuoi che faccia allora? Eh?” davvero che posso farci? Insomma io non ho ucciso nessuno e non mi merito questo trattamento!

potresti chiamarla e-“ lo interrompo prima che aggiunga altro.

-no! Non la chiamo!” ok, ok lo so sembro un bamboccio che fa i capricci ma capitemi, è almeno sette mesi che non la sento, se non di più e l’ultima volta diciamo che non è finita benissimo…

allora fai qualcos’altro!”

ma cosa?!”
“qualsiasi cosa ma fai qualcosa, cazzo!!” e se ne va, da brava Drama Queen, sbattendo la porta indignata… indignato, scusate.

Io davvero non so cosa potrei fare, apparte rimanere qui steso tutto il giorno a girarmi i pollici.

Potrei anche fregarmene ma vorrei tanto rivederla e anche avere davanti una panoramica dei ‘cambiamenti’ di cui tanto Lexa mi ha parlato. Difficile che sia diventata più bella, lo era già così tanto…

Sospirò forse dovrei davvero chiamarla… sono le undici di sera, non credo stia dormendo…


Suona il telefono! A questo orario indecente suona il telefono! Cazzo voglio dire saranno le tre, o le quattro… ok, sono le undici ma è comunque un orario indecente cazzo!

pronto?” chiedo un po’ scocciata, ma nessuno mi risponde, sento solo un respiro che si infrange sulla cornetta e nulla più, e poi riattacca. Che nervi! “Ma guarda tu se un idiota deve decidere di romperle proprio a me che me ne sto…” il telefono riprende a squillare così rispondo leggermente più scocciata di prima “Pronto?!”

-R-Reene?-

E il mio cuore smette di battere, improvvisamente, appena riconosco la sua voce, profonda e con una certa nota indecisa, per la prima volta in mesi.

s-si?”

-ciao, sono Tom… Tom Kaulitz…- ma dai! Sai io conosco almeno settemila Tom e c’era bisogna di puntualizzare? Hai paura che non mi ricordi di te?

ah” mi complimento con me stessa per la bella risposta…

-senti, Bill mi ha detto che non vieni a Colonia… e vedi… a lui dispiace tanto così volevo vedere se magari io riuscivo a convincerti a venire…-

Sospiro, rassegnata. Dispiace a Bill e non a lui… Tom forse si era addirittura dimenticato di me e quando Bill gli ha parlato della mia non-partenza avrà pensato nella sua piccola testa rastata “Reene? Reene chi? Quella che mi sbattevo un po’ di tempo fa? Ah si ho capito…”

Infatti” mi affretto a dire mentre le lacrime si formano negli occhi e premono per uscire. Vorrei spiegargli anche perché, ma i singhiozzi prepotenti tentano di farmi scoprire. E lui non deve sapere che ancora piango…

-ah ok- come faccio a resistere, scusate? Lo ha a detto come se non gliene fregasse un cazzo di me! –Ree ma stai piangendo?-

no”

-lo sai che detesto quando mi dici balle…-

e tu quante me ne hai dette?! EH?!” prima che riesca a riflettere gli sto urlando contro la mia frustrazione. Sospiro, questa telefonata è un parto, meglio interromperla “lascia perdere Tom, è inutile…”


Io davvero non la capisco “ma cosa è inutile! Reene dimmi cosa c’è che non va, perché non vuoi venire, e io tenterò di rimediare…”
-non puoi farci nulla- la sua voce è così bassa e lontana… dov’è la mia Ree? Dov’è quella ragazza spensierata con i capelli castani e i grandi occhi verdi che tanto mi faceva ridere? Quella ragazza con la quale uscivo, prima di iniziare l’odissea dei Tokio Hotel, e con la quale mi sono quasi fidanzato?

ti prego, parlami…” puntualizzo: io non prego mai, ma voglio sapere quale è il problema, il perché di questo distacco netto che ha nei miei confronti. Lo so, non sono stato giusto nei suoi confronti però… non è un buon motivo per trattarmi così, ecco!

-no davvero, non è il caso-

ok allora ci vediamo a casa…”

-si. Salutami Bill e gli altri… ciao.- la velocità con cui riattacca è paragonabile solo a quella con cui Gustav riesce a finire un panino con la mortadella.

Mi stendo sul letto e inizio a contare… Funf… Vier… Drei… Zwei… Ein...

La porta si spalanca e entra il mio amato gemellino, come da copione...

Null…

allora?” mi domanda appoggiandosi le mani sui fianchi e ancheggiando un po’. È davvero una Drag Queen…

allora l’ho chiamata e lei mi ha detto che non viene, perché le scoccia… però non ha specificato il motivo…”

MA SEI DAVVERO UN IDIOTA!” lo urla così forte da farmi quasi morire di ictus.

ma sei impazzito, Machy? Vuoi farmi morire?”

o cielo… non ti strozzo solo perché la tua deficienza è dovuta a un fattore ambientale!”

certo a stare sempre in tua compagnia!”

Dio come sei arido…” E questo che centra? “comunque se non viene è solo colpa tua”

Allora sono anni che mi si affibbiano colpe, ma stavolta non vedo un senso logico “e perché scusa?”

Che imbecille che sei…”

Adesso basta. “ma la smetti di trattarmi come un minorato, cazzo, e mi parli seriamente?! Se no sai dove è la porta!” ma guarda te se mi devo fare prendere per il culo da Bill: l’essere asessuato, l’organismo più semplice che conosco!

tu te la scopavi, no?” annuisco, un po’ irritato. Detto così sembra davvero una brutta cosa ma, ehy, eravamo tutte e due consenzienti e lei sapeva cosa andava incontro, no? La prima volta aveva… emh… forse è meglio evitare… “e poi, dopo, la trattavi come l’hai sempre trattata!”

guarda che sono molto affezionato a Ree! È una mia cara amica!”

appunto, Tom! Amica!”

Adesso si che sono confuso “ma ti vuoi spiegare?”

Lo vedo sospirare e passarsi una mano sul viso, poi mi rivolge il solito sguardo alla sei un grandissimo coglione e dice “devi capirlo da solo Tomi” addolcendo un po’ il suono della voce.

Noto che in mano a una borsa di carta, di quelle che danno nei posto in cui si comprano vestiti abbastanza cari “che hai li, Bill?”

Lui lancia un’occhiata alla borsa che fino a dieci minuti fa seguiva i gesti frettolosi del mio gemello, svolazzando per l’aria circostante e dice con un sorriso sornione “ è un regalo per Lexa, dovrebbe arrivare domani pomeriggio!”

Inarco un sopracciglio. Ovviamente lo sapevo, Lexy è la mia best friend dai tempi dei Maya però non capisco davvero questa usanza di Bill di ricoprirle dei regali. Così la domanda sorge spontanea “ma le fai regali perché scopi da schifo?”

Non lo avessi mai fatto. Lo vedo appoggiare con grazia la borsina, togliersi i braccialetti borchiati e appoggiarli sul mobile e ravvivarsi i capelli sulle spalle. Poi scatta e mi vola addosso.

MA IO TI AMMAZZO, GEMMELLO DEFICIENTE!”

Bill smettila! Mi fai male con i tuoi pugnetti ossuti!”

Dopo un quarto d’ora buono riesco a calmare Bill con un paio di cuscinate ben assestate e finalmente cade in uno stato di semi incoscienza vicino a me “tutto questo perché ho detto la verità” dico ridacchiando, ancora affannato.

Lui con i capelli tutti spettinati mi guarda malissimo “io scopo.

Anche abbastanza bene a dirla tutta, se vuoi saperlo. Punto. Ne più ne meno, e se la cosa non ti garba allora-“

- è a te che dovrebbe garbare, Billino, per me non cambia molto… ma se è vero, allora raccontami un paio di episodi in cui hai fatto divertire Lexa…” dico malizioso, ma lui per risposta diventa rosso come un peperone.

Indignato mi dice “Io non ti racconto davvero un cazzo! Sono solo fatti nostri!”

Ma sono il tuo gemellino-piccino-carino, o no?”

smettila non aprirò bocca…”

che tristezza, voi innamorati siete sempre così, come dire, accecati dal amore che non riuscite a godervela… l’amore è solo una perdita di tempo…”

Bill scatta a sedere, e mi guarda in modo strano, imperscrutabile “vorrei tanto che tu capisti l’enorme stronzata che hai detto” mi dice alzandosi. Mio dio, o è incazzatissimo o deluso, non lo capisco, poi continua “e poi, aggiungo, quando fingi di non provare delle cose sei un ipocrita e un demente, perché non ci arrivi. Ma se, non capendo i tuoi sentimenti, ferisci anche chi ti sta attorno, allora non sei solo demente e ipocrita, ma diventi magicamente stronzo… ti evolvi come un Pokemon e diventi un emerito bastardo… capito a che mi riferisco?”

A dire il vero… “no…”

Tom” dice esasperato.

ma come ho fatto a ferirti?”

Ecco un altro sguardo incredulo “Non parlavo di me, imbecille….”

ah” ragazzi, io non ci arrivo, scusatemi tante “e di chi?”
“DI REENE, CAZZO BOIA!” scoppia e boom! Inizia a tirarmi tutto quello che gli capita per mano “pensa a Reene santo cielo adesso vado di là tra un’ora torno a vedere se ci sei arrivato, fatti un esamino di coscienza poi mi sai dire!”

Ma va a farti fottere stupido gemello, ecco, ho chiuso la porta a chiave, non voglio vedere nessuno!

Una domanda sorge ovvia: perché mi sento tanto colpito dalle sue parole? Perché mi tange tanto?

Devo chiamare Lexa, ADESSO.

Reene non vuole venire al concerto, ho insistito ma non vuole, ho chiamato

Bill e gli ho detto di convincerla ma non ce l'ha fatta....Mi ha detto che anche

Tom l'ha chiamata ma lei non ha cambiato idea. Il telefono scquilla....sul 

display c'è scritto Tom...

“Dimmi cosa ti affligge...” rispondo io

“non viene, ed è arrabiata com me...

“lo so”

“e io mi sento uno schifo....”

“...”

“insomma io vorrei vederla, non pensavo che lei si sarebbe arrabiata così 

tanto solo perchè noi siamo andati a letto...”

“Ah no?”

“no!! io dico siamo entambi adulti e vaccinati, uno non può andare a letto con 

chi è cosenziente?”

“Tom smettila, di dire cazzate...”

“ti ci metti pure tu...”

“certo... ascolte apri bene le orecchie, cosa hai provato quando l' hai vista 

baciare Bill...”

“e ancora è storia vecchia era solo una cotta!!”

“Allora perchè hai minacciato Igor, il tipo che le faceva il filo ?”

“quello era un emerito imbecille non meritava nemmeno di baciare la terra su 

cui cammina lei...”

“Vedi...?”

“cosa? Io qui non vedo niente...”

“Tom !! sii serio, tu dei geloso di lei...”

“balle... cazzate.. fesserie....”

“Quisquiglie... vuoi continuare con l'elenco?Ti trovo un dizionario dei sinonimi

“a proposito di Dizionari... hai tu il mio dizionario di sessuologia.. non lo trovo 

mica...”

“Tom!!! Ma che cazzo dici... prima dei tutto depresso e ora mi parli di un 

dizionario del cazzo!!”

c'è mensionata anche...”

“No basta non dire più nulla quando ci vediamo ne parleremo, e giuro che ti 

picchierò”

“non vali una cicca contro di me lo sai...”

“vedremo tom vedremo...”

“cos'è qusto sottilee filo di minaccia?”





note di fine capitolo:

Questa storia è tutta in prima persona e ovviamente per rendere le persone

diverse abbiamo deciso di usare colori diversi. Inoltre è suddivisa in tre parti:

Teil Ein ovvero la storia al presente, Teil Zwei cioè i FlashBack e per finire una

parte finale Teil Drei con ancora la storia al presente.


Dark Lady: ciao a tutte/i! Spero che vi piaccia questa storia e grazie di averla

letta. Io non ho mai pubblicato niente qui, e non sono nemmeno registrata,

così ho deciso di scrivere qualcosa con la mia amica e ex compagna di ban

co NENACHAN! Ho letto qualcosa del sito però, soprattutto nelle categoria dei

MCR e dei Tokio Hotel!

Spero questa storia sia di vostro gradimento, e continuerete a leggerla!

Aggiorneremo appena possibile promesso! Alla prossima. Dark Lady.



SPERO CHE QUESTA NOSTRA NUOVA STORIA VI PIACCIA!! ASPETTIAMO

COMMENTI PER SAPERE COSA NE PENSIATE..... ALLA PROSSIMA....


.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: NENACHAN