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Autore: Lou Asakura    06/03/2008    7 recensioni
Lottando contro la spossatezza che sentiva addosso, sfilò il pigiama e lo ripose al suo posto.
I vestiti, bisognava prendere i vestiti.
Si avvicinò all’armadio. Lentamente, quasi con riverenza. E ancora più lentamente, lo aprì, scrutò l’interno, vuoto.
Per un attimo il dolore al petto si fece più acuto.
[...]
Il sole era accecante. Non rinfrescava, come la pioggia. Il sole non doveva essere accecante.
Ichigo desiderava un sole leggero e rigenerante, che gli riscaldasse il corpo e lasciasse sulla pelle quella piacevole sensazione di calore, di vicinanza.
L’aveva mai sentita davvero vicina?
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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That loud voice remind me of you

 

 

That loud voice remind me of you

[I remember your loud voice]

 

 

Stringendo forte fra le mani un lembo della coperta, Ichigo Kurosaki se la calò sul capo sperando disperatamente che la sveglia non decidesse di suonare proprio in quell’istante.

3, 2, 1…

Troppo tardi.

Un energico driiiiin riempì la stanza e gli penetrò nelle orecchie, nonostante fossero coperte dal cuscino. Come previsto, pochi secondi dopo la voce candida di Yuzu si levò dal piano di sotto con una tale intensità da far dubitare che provenisse da una ragazzina cosi piccola.

“Ricordare: più le ragazzine sono piccole, più urlano”  constatò rassegnato Ichigo.

E tu ne hai avuto prova abbondantemente, vero?

 

 

This world is like a dream, I can’t wake up

[I’m dreaming this world]

 

-Oniichan, non scendi?- Yuzu riprese a chiamarlo dopo qualche minuto.

-Sono sveglio! Arrivo subito!- le urlò Ichigo di rimando. Era sveglio? Ne dubitava. Ormai da settimane il mondo gli pareva sfumato, ovattato, come in un sogno.

Stò sognando?” si domandava, senza ricevere mai una risposta. C’era qualcosa che non andava nel suo mondo, lo sapeva.

Eppure la pioggia ha smesso di cadere, giusto?

Si, ma questo sole mi fa male

 

 

Terribilmente male.

Il petto gli doleva all’altezza del cuore. Un dolore lacerante, più delle ferite riportate durante la guerra con gli Arrancar.

Quelle almeno erano guarite.

 

 

-Oniichan? Arrivi o no? Farai tardi a scuola, lo sai ?-

Ichigo si sollevò dal letto. Era sempre stato un tipo dannatamente puntuale, ma nell’ ultimo periodo era cambiato qualcosa. Il mondo di fuori non gli destava alcun interesse.

Non che l’avesse mai interessato particolarmente, eppure… negli ultimi mesi si era sentito vivo nonostante combattesse di continuo contro la morte.

Ora gli pareva di essere addormentato.

Un lungo sogno da cui probabilmente qualcuno avrebbe potuto svegliarlo, un giorno…

-ONIICHAN! GUARDA CHE SALGO!-

-Ti dico che arrivo!- rispose, irritato. Ammucchiò malamente le coperte in un angolo e si avvicinò alla finestra. [Il sole splendeva, fuori]

Anche dentro di lui splendeva, dannatamente forte. Cosi forte da disgustarlo.

Non credeva che il sole fosse cosi.

Lottando contro la spossatezza che sentiva addosso, sfilò il pigiama e lo ripose al suo posto.

I vestiti, bisognava prendere i vestiti.

Si avvicinò all’armadio. Lentamente, quasi con riverenza. E ancora più lentamente, lo aprì, scrutò l’interno, vuoto.

Per un attimo il dolore al petto si fece più acuto.

Improvvisamente, ricordò. I vestiti non erano li. Aveva preferito spostarli, per non coprire col suo insulso odore quel profumo delicato che impregnava il legno e le coperte del futon ripiegate in un angolo.

Era stata lei a lasciarle li, quando era andata via.

Ispirò quel profumo a piene narici per un attimo, poi richiuse l’armadio. [aveva il terrore che si esaurisse].

 

[This closet smells of you]

 

Si ripeteva ogni mattina da settimane, ormai.

Come un rituale, una cerimonia.

Ichigo si alzava.

Cercava i vestiti.

Apriva l’armadio [vuoto]

e allora ricordava di averli spostati.

E approfittava per assaporare quel profumo.

 

 

L’armadio odorava di lei, la stanza odorava di lei, e non c’era nulla che Ichigo potesse fare senza che i suoi pensieri ritornassero ossessivamente su quella ragazzina che aveva cambiato il suo mondo.

In quegli occhi cerulei aveva rivisto se stesso.[L’ Ichigo riflesso in quegli occhi enormi era diverso dall’ Ichigo sempre arrabbiato.]

Fissando quelle iridi celesti al momento del loro saluto, Ichigo aveva compreso. Specchiandosi in esse aveva scorto il suo riflesso,

E aveva capito che un pezzo della sua vita se ne stava andando, cosi, semplicemente con un “sayonara e grazie”.

E poi c’era stata la tristezza. Il dolore. La frustrazione. La rabbia. La consapevolezza di averla lasciata andare, tornare indietro a quella Soul Society senza trovare il coraggio di dire “resta qui. Ho bisogno di te”.

Dicono che capisci di amare qualcosa solo quando l’hai perduta

 

Ichigo aveva sempre pensato che fosse uno di quegli insulsi modi di dire adatti alle ragazzine.

Gli pareva cosi assurdose io amo una cosa lo so, si diceva, stupidamente.

Stolto! Stolto! Stolto!

L’insulto di Rukia gli rimbombava nella testa, una, dieci, mille volte. Tante quante le volte in cui lei l’aveva chiamato in quel modo, facendolo infuriare.

“Stolto” disse a se stesso, tirandosi il cuscino sul capo. “Sei un maledetto idiota, Ichigo Kurosaki”

 

 

She is so far from you, she is always further than you

[You miss her, really, really]

 

-Cos’hai,Kurosaki-kun?- domandò premurosa Inoue, avvicinatosi al banco dello shinigami. –Sei un po’ giu… non stai bene, forse?-

Ichigo scosse il capo e si sforzò di sorriderle.

-Va tutto bene, Inoue. Sono solo un po’ stanco.-

Tutto bene. Tutto bene. Tutto bene.

Orihime sapeva perfettamente che non era cosi. L’aveva accettato da tempo, consapevole di quel qualcosa di speciale che legava Ichigo alla piccola shinigami dagli occhi blu… quella stessa shinigami che circa un mese prima era ritornata nel suo mondo, dopo la guerra con Aizen.

E allora Kurosaki-kun si era chiuso nel suo mutismo.

Inizialmente era parso stranamente, tremendamente normale, tanto che Inoue temeva che non stesse bene. Rideva, scherzava [strano]. Nessun riferimento agli shinigami, alla soul society, nessun riferimento a lei.

L’avrà dimenticata?, si chiedeva Orihime, si ricorderà ancora di Kuchiki-san?

Ma poi aveva capito:

 

Kurosaki-kun continuava a fissare febbrilmente il cielo, dannatamente azzurro, cosi simile alle iridi della piccola shinigami.

 

-Allora vado Kurosaki-kun, se hai bisogno puoi venire da me, Sado-kun o Ishida-kun!-

-Certo, grazie Inoue-

Ichigo poggiò il viso sul palmo della mano e sprofondò dietro il libro di testo, sperando di scomparire. Una pallina di carta proveniente da destra lo colpì sul capo facendolo voltare.

Il banco accanto al suo era stato di Rukia.

-Hirako, smettila-. Ichigo apostrofò il ragazzo dai singolari capelli biondi che ghignava qualche metro più in la.

-Su su Ichigo-kun, avevi un espressione talmeeente patetica! Perché non ti tiri un po’ su? Abbiamo ucciso Aizen, o sbaglio?-

L’arancio mugugnò. –Allora perché tu sei ancora qui, Hirako?-

-Dai! Ti do forse fastidio? Eh, eh?-

-Se vuoi la verità, si-

Shinji si passò una mano sul viso, sconfitto. Poi si avvicinò ad Ichigo e gli sussurrò qualcosa all’ orecchio.

-Stai ancora pensando alla signorina Kuchiki?-

Ichigo sbiancò.

-C-cosa te lo fa pensare Hirako?! Non ci stò pensando per niente!-

-Oh oh… per fortuna, perché sai…ci sono talmente tanti shinigami a Seireitei…-. Shinji contò un numero immaginario sulle dita. -…Uno, due, tre… oh, quanti shinigami di cui potrebbe innamorarsi! Alcuni non sono niente male sa-

Il Vaizard fu costretto  a mettersi a correre poiché Ichigo cominciò ad inseguirlo sollevando un banco sulla testa.

-E poi c’è Abarai-kun… oh, lui si che è pericoloso!- squittì, facendosi strada fra gli altri studenti. –e quel Byakuya, se fosse un maniaco?-

-HIRAKO !-

-Scherzavo, scherzavo, ma tu posa quel banc-

Nonostante le numerose suppliche, Shinji Hirako si ritrovò schiacciato da una pila di banchi. Riuscì appena a notare Ichigo Kurosaki che si allontanava sbattendo la porta dell’aula.

 

 

Fuori, il sole era troppo abbagliante.

Troppo per un giorno di febbraio.

 

“Rivoglio la pioggia, dannazione!”

 

Il sole era accecante. Non rinfrescava, come la pioggia. Il sole non doveva essere accecante.

Ichigo desiderava un sole leggero e rigenerante, che gli riscaldasse il corpo e lasciasse sulla pelle quella piacevole sensazione di calore, di vicinanza.

L’aveva mai sentita davvero vicina?

 

Vicina. Vicina. Più vicina di quanto pensasse. Lei era li, che lo osservava, lei era tornata.

Indecisa se palesare o no la sua presenza, Rukia Kuchiki teneva la schiena premuta contro il tronco ruvido di un albero ed osservava.

Osservava Ichigo Kurosaki ,distrutto, affranto, da ore ormai. Più volte era stata tentata di avvicinarsi e vedere la sua reazione a ritrovarsela davanti, ma qualcosa la tratteneva.

Forse Rukia Kuchiki aveva paura della sua, di reazione.

 

Il sole di febbraio picchiava sulle spalle, ormai calde, ma riscaldava solo il corpo.

Non riusciva a raggiungere i cuori.

 

 

You’re in front of me, heart by heart

[eyes by eyes]

 

-Ichigo-. Una voce conosciuta, cosi forte e decisa, autoritaria, eppure gradevole.

Lo shinigami si voltò, sbalordito, incapace di credere a ciò che si era materializzato davanti ad i suoi occhi.

 

Lei. Lei in carne ed ossa.

Cosi come la ricordava.

Il suo profumo, cosi nitido, le sue iridi, cosi grandi e limpide,  e quel sorriso spavaldo, vagamente irritante, eppure cosi confortevole.

 

-R…Rukia?-

Scandì, lentamente, incurante dell’ ovvietà della domanda.

-Chi altri, sennò?-. La shinigami fece qualche passo in avanti fino ad arrivare a pochi metri da Ichigo, ancora evidentemente scosso.

-Che c’è, hai visto un fantasma? Guarda che se non gradisci vado via- .Tenendo fede alle sue parole stava quasi per allontanarsi, quando sentì la mano calda di Ichigo stringerle il polso.

-Aspetta- le disse, semplicemente, incatenando gli occhi bruni a quelli della ragazza.

Rukia tentò di ignorare il calore che improvvisamente salì dalla mano fino a raggiungerle il cuore, il cervello.

Aveva  giurato che non ci sarebbe caduta di nuovo.

Aveva giurato di non farsi trascinare nuovamente dai sentimenti per Ichigo Kurosaki.

Ora lei era forte.

-Che c’è? Vuoi tenermi bloccata qui tutta la vita? Se vuoi parlare parla-

Ichigo ritrasse la mano.

-Niente. Come mai da queste parti?-

Si diede mentalmente dello stupido. Non riusciva proprio a dire qualcosa di più intelligente? Lei avrebbe potuto andarsene di nuovo, dannazione!

-Ordini, per caso?-.

Rukia spostò lo sguardo verso il basso, poi in un impeto di coraggio lo sollevò verso il ragazzo.

-No. Ad essere sincera, la ragione sei tu-

Lui? Ichigo stentava a credere alle parole dell’amica.

Notando lo sguardo basito, le guance di Rukia si imporporarono e si affrettò a puntualizzare. –Non farti strane idee! C’è una cosa che devo dirti-

Si allontanò di qualche passo, sperando che la distanza la aiutasse. Il sole continuava a splendere.

-Volevo dirti che sono cambiata-. Il voltò dubbioso di Ichigo le rivelò che avrebbe dovuto spiegarsi meglio.

-Insomma, prima che tu mi salvassi dall’ esecuzione ero una persona tremendamente debole. Te ne sarai accorto, immagino. Poi tu… e Renji…- breve pausa. -… mi avete liberata da tutte le mie ansie e dai fardelli che mi portavo addosso. Ho capito che dovevo sollevare la testa, Ichigo-

Lo shinigami annuì, rendendosi conto che era vero. La ragazza davanti a se non era più la stessa Rukia che aveva conosciuto tempo prima, all’apparenza forte, eppure cosi fragile.

Ora lei brillava, non un bagliore fioco come in precedenza, ma di una luce accecante.

[Più accecante del sole]

 

Ichigo Kurosaki e Rukia Kuchiki erano li, l’uno davanti all’altra.

Guardandosi negli occhi non conoscevano incertezze ne paure, il mondo pareva limpido come non mai.

 

-Sei venuta… per dirmi questo?- azzardò Ichigo, passandosi la mano fra i capelli arancio.

Rukia scosse il capo impercettibilmente e spostò i ciuffi scuri dagli occhi. –Sono venuta per… ringraziarti-

-Ringraziarmi?-. Lo shinigami pareva stupido. –di cosa?-

- di tutto. Di avermi salvata. Di aver combattuto. Di avermi fatta sentire viva-

Ichigo abbozzò un sorriso imbarazzato. –Ma no, dai… non ho fatto proprio niente infondo!-

Ma Rukia non lo ascoltava. Lentamente, tiratolo per il bavero della camicia lo costrinse a chinarsi alla sua altezza, e alzandosi leggermente sulle punte gli sfiorò le labbra per un istante.

-Arigatou.-

 

Per la prima volta, Ichigo la sentì vicina.

        E, alzando gli occhi al cielo, avvertì sulla pelle il calore lieve e rigenerante del sole.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA

Cavolo… ci ho messo esattamente 4 ore per scrivere questa fan fic. Non pensavo venisse cosi lunga °_° insomma, era da quasi un mese che non scrivevo più IchiRuki ed avevo bisogno di sfogarmi <3

Comunque, questa fan fic è venuta fuori da due cose:

1) Il musical di bleach, decisamente IchiRuki <3. La mia canzone preferita è decisamenteTsuyosa to Egao Tabanetara”, in cui Rukia dice che è cambiata, è diventata più sicura… mi ha ispirata la frase “I want my life burn”. Insomma, non è più la stessa Rukia di prima che si faceva mille problemi per la serie “è colpa mia è colpa mia ç_ç”

2) Un sogno che ho fatto tempo fa, in pratica l’ultima parte della fan fic l’ho sognata pari pari <3

Dunque, spero che apprezziate x3

 

 

P.s. Ringrazio Yue per avermi suggerito il titolo! *____*

 

 

 

 

Diffondiamo L’IchiRuki!

Loucchan

 

 

   
 
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