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Autore: Loony Evans    31/08/2013    4 recensioni
Un tempo quel luogo veniva chiamato America del Nord. Un tempo quel luogo era famoso per essere la patria della libertà. Un tempo quel luogo ogni anno festeggiava il giorno in cui aveva conquistato la sua libertà.
Ora quel luogo è chiamato Panem. Ora quel luogo non è più famoso, è solo crudele. Ora quel luogo ogni anno ricorda il giorno in cui ha perso ogni libertà, anche quella di rimanere in vita o no.
Questa è la 38 edizione, la vostra 38 edizione. Possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                            L'arte della guerra è l'arte di distruggere gli uomini.
L’arte dell’uomo è l’arte di ricoprirla di gloria.
 
I  Di tipi strani e stupidi bersagli
La freccia volò contro il bersaglio e lo mancò. Tanisha sbuffò di frustrazione osservando tutte le frecce che aveva tirato quella mattina. Alcune si erano conficcate in vari punti del bersaglio, ma la maggior parte era sparsa intorno.
-Prova ad abbassare la balestra mentre tiri.- consigliò una voce maschile dietro di lei.
-Perché scusa?- replicò la ragazza voltandosi.
-Tendi ad alzare la mano nel momento in cui scocchi.- spiegò Shade.
-Ah, grazie.-
La ragazza annuì e provò a fare come il ragazzo le aveva detto. Con sua grande sorpresa, riuscì a colpire un punto molto più vicino al bersaglio.
Si girò verso Shade per ringraziarlo, ma lui si era allontanato verso un’altra postazione. Tanisha fece una smorfia e tornò ad esercitarsi.
Non erano passati che pochi minuti quando una ragazza si affiancò a lei.
-Ehi. Anche tu impedita con ‘sta roba?- le chiese la nuova.
-Non sono impedita. Sto imparando.- replicò Tanisha.
-Allora siamo in due. Io sono Moon.- si presentò l’altra.
-Tanisha.-
Ripresero ad esercitarsi in un silenzio che s’interruppe quando Tanisha riuscì a colpire il centro del bersaglio.
-Brava! Come hai fatto?- le chiese Moon.
-Basta non alzare troppo la mano quando si punta.- spiegò l’altra sorridendo, inorgoglita dalla riuscita del suo lancio.
-Capisco.- replicò Moon lanciandole un’occhiata veloce: non l’aveva giudicata male, non era come le ragazzine cretine del suo distretto che pensavano solo ai ragazzi. Le piaceva.- Senti,- aggiunse dopo un momento.- quel tipo inquietante è il tuo compagno di distretto?-
Indicò Shade che era impegnato a studiare varie piante commestibili accanto ai due tributi del 5. il ragazzo fece l’occhiolino a una di loro, ma non capirono quale.
-Sì, ma non è inquietante. È solo un po’…serio ecco.- rispose Tanisha con un sorriso timido.
-Allora è la sua serietà ad essere inquietante.- concluse Moon facendole l’occhiolino.
L’altra ridacchiò e annuì, poi, insieme, ripresero la loro esercitazione fino a quando delle grida improvvise le distrassero totalmente dai bersagli.
 
II Di pesi e bovini
Freya soppesò solo per un istante il manubrio nella mano, poi lo lanciò rabbiosamente contro il muro. Il suo fisico non era molto adatto a sollevare pesi, ma aveva scelto quella postazione così da evitare di spaccare la faccia altro tributo.
Sollevò un peso maggiore e si preparò a scagliare anche quello quando, inavvertitamente, quello colpì in pieno la schiena di un altro ragazzo.
Steve imprecò e si girò verso di lei: - Che cosa credevi di fare, eh?-
-Stai un po’ calmo.- sibilò lei in risposta.- Non l’ho fatto apposta.-
-Sì, certo. Ti conosco, Keravenne, so cosa fai ogni giorno e mi sta bene. Basta che non crei problemi a me.-
-Non m’importa nulla di te. Non so neanche chi tu sia.-
Il ragazzo ghignò: - A te non importa di nessuno, sei sempre sola. Anche quelli che ti avevano presa ti hanno buttato fuori a calci nel sedere.-
Negli occhi di Freya passò un lampo e contemporaneamente alzò il peso muovendo un passo verso di lui.
Ci fu una frazione di secondo in cui entrambi capirono ciò che stava per succedere ma, d’improvviso, una figura si interpose fra loro.
-Fermi! Conoscete le regole, volete partire svantaggiati?- chiese Jack afferrando il braccio della ragazza che si liberò immediatamente.
-Non mi toccare, chiaro?- lo ammonì assottigliando gli occhi.
-Limpido.- replicò Jack alzando un sopracciglio.
Lei rivolse un’ultima occhiataccia a Steve, poi sbatté il peso a terra e si allontanò.
-Carina.- commentò il Dieci interdetto.
-Chi sei?- gli chiese Steve.
-Io? Jack Oxen.- replicò lui tendendo la mano.
Il ragazzo gliela strinse, osservando con le sopracciglia aggrottate la spilla che l’altro aveva sulla tuta: era gialla e c’era raffigurata una mucca attorniata dalle parole “Bovini liberi!”
-Steve Adamson.- si presentò infine.
-Piacere di conoscerti. È strano che questa sia la nostra ultima occasione di conoscere qualcuno di nuovo, non trovi?- chiese Jack con un sorrisetto.
Steve non poté far altro che annuire, prima di girarsi al suono di una voce alterata.
 
III Di Favoriti e…basta ho detto tutto
Alexa ridacchiò quando la lancia si conficcò nel centro esatto del bersaglio: le piaceva mostrare la sua abilità, così tutti avrebbero saputo chi bisognava temere. Adorava il rispetto e, ancora di più, il timore.
-Hai finito? Vorrei allenarmi anch’io.- una voce seccata la distrasse dai suoi piani.
-Che problemi hai? Ci sono altre lance.- replicò lei girandosi verso Jesse.
-Già, peccato che l’unica postazione decente sia questa.-
-E peccato che tu sia così lento: qui sono arrivata prima io e ci resto.-
Jesse le avrebbe volentieri staccato la testa, solo per vedere sparire quel ghigno arrogante dalla faccia. Chi si credeva di essere quella mocciosa?
-Smettetela, non c’è bisogno di dare spettacolo. Trattenete gli istinti omicidi per l’arena.- s’intromise la voce profonda e fredda di Ian.
Jesse gli rivolse un’occhiata sprezzante; li odiava tutti e tre: Elle, con la sua assoluta mancanza di reazioni, Ian, con la sua freddezza e impassibilità, e Alexa che sembrava convinta di essere la padrona del mondo.
Se non avesse dovuto tenerseli buoni li avrebbe uccisi all’istante.
Alexa fece una smorfia altezzosa e disse: - Non sei il mio capo, Stoner.-
-Neanche tu sei il nostro.- s’intromise Jesse.
-Cosa vorresti insinuare?-
-Che non mi faccio comandare da una bambola.-
La ragazza divenne rossa di rabbia e sibilò: - Mai sentito parlare di bambole assassine?-
-Non cominciate a litigare anche voi.- fece la voce strascicata di Elle.
-Che vuole dire “anche noi”?- chiese Jesse guardandola.
Lei si limitò a indicare la postazione dell’arrampicata e allora Jesse e Alexa capirono. E ghignarono.
 
IV Di piante puzzolenti e occhiolini
-Aspettami Raen!- esclamò Skeet correndo dietro alla compagna che aveva avanzato senza curarsi minimamente di lui.
-Che c’è?- chiese la ragazza voltandosi verso di lui.
-Be’, abbiamo detto a Tim e Solar che ci saremmo allenati insieme no?- replicò l’altro.
Raen lo fissò.
-Okay, gliel’ho detto io. Ma Tim ci teneva tanto!-
Raen lo fissò ancora.
-Va bene, ci ha detto di fare quello che ci pareva, ma così sarà più divertente no?-
-Come vuoi.- disse la compagna scrollando le spalle e riprendendo a camminare.
-Quindi dove andiamo?- chiese Skeet.
-Alle piante commestibili. Prima che a uccidere, voglio imparare a sopravvivere.- rispose saggiamente l’altra.
Alla postazione c’era già un altro ragazzo, che alzò lo sguardo e li studiò brevemente. Raen si mise a studiare i vari tipi di piante, mentre Skeet, sempre se stesso, si dedicò alla conversazione.
-Ehilà, io sono Skeet Larmor! Tu?- chiese al ragazzo sconosciuto.
-Shade Davey.- borbottò lui senza neanche guardarlo.
-Sei bravo in queste cose? Verdure varie intendo.-
-Se lo fossi non sarei qui, no?-
-Giusto. Neanche io sono capace. Cioè, vado in base all’istinto. Quella roba là per esempio non la toccherei mai.-
Indicò una radice bitorzoluta e dal fortissimo odore di formaggio stantio andato a male.
-Quella roba là può riempirti la pancia per settimane.- replicò seccamente Shade.
-Meglio che faccia dare una controllata al mio istinto allora.- disse Skeet sorridendo.
Gli altri due non emisero un fiato, quindi il ragazzo, annoiato, fece vagare gli occhi sugli altri tributi.
Poco distanti da loro stavano due ragazze, intente ad allenarsi con la balestra. Una era la compagna di distretto di Shade, l’altra era la ragazza dell’8 con cui Skeet aveva scambiato qualche parola prima della sfilata; era simpatica.
Proprio in quel momento le due si voltarono e Skeet rivolse loro un occhiolino, pensando che Moon era proprio carina.
 
V Di gente tenera e gente allegra
Yumi alla fine si era dedicata ai nodi. Il giorno prima si era allenata con la fionda, in modo da avere una minima conoscenza di qualche arma; quel giorno preparava trappole.
Le dita fini le erano molto d’aiuto, e riusciva a destreggiarsi abbastanza bene.
-Come sei brava! Io qui non combino un bel nulla.- disse amaramente Juliette, alla stessa postazione.
-Con un po’ di pazienza…- cominciò Yumi.
-Ah, ecco il problema! Quando hanno distribuito la pazienza io ero al bagno.- esclamò Juliette osservando il suo pezzo di corda, tristemente sfilacciato.
Yumi ridacchiò: - Sono certa che potrai riuscirci.-
Juliette la osservò per un secondo, poi cominciò a scuoterla per le spalle: - Sei la persona più tenera che abbia mai incontrato. Vuoi diventare il mio nuovo peluche?-
-Uhm, okay.- rise la cinesina lasciando cadere la corda e sacrificando così mezz’ora di lavoro.
-Ops! Scusami.- esclamò Juliette raccogliendo il pezzo ormai dritto.
-Figurati, lo rifarò meglio.-
-Oh, allora okay! Sei proprio un angioletto sai?- sorrise Juliette.- Ora vado a cercare Jack. È un po’ strano, capisci, ma è simpatico e…che cosa diavolo succede?-
 
VI Di domande inopportune e strane intese
-Perché ti manca un mignolo?-
Tòbia abbassò l’arco per fissare l’altro, sbalordito.
-Come scusa?- chiese.
-Perché non hai un mignolo?- ripeté Jake.
-Oddio, contadino, non puoi andare a chiedere alla gente perché non ha un mignolo!- esclamò Amy, vicina ai due.
-È solo una domanda.- si difese il ragazzo.
-E se io ti venissi a chiedere come ti sei fatto le cicatrici che avevi prima, scusa?-
-Lupi.-
Tòbia alzò un sopracciglio, mentre Amy spalancò la bocca. Jake, ignorando apparentemente le loro reazioni, chiese: - Allora me lo vuoi dire?-
-No, razza di idiota! Per quale strano motivo dovrei farlo?- replicò Tòbia.
-Qual è il problema? Io te l’ho detto.-
-E se io, il cielo non voglia, fossi te, te lo direi.-
-E allora dimmelo.-
-Pestando un deficiente, ti va bene così?- sbottò Tòbia.
-Ci voleva tanto?-
I due del 9 si scambiarono uno sguardo incredulo, poi scossero lentamente la testa e Jake sorrise.
-Benissimo. Ora scusate, vado un po’ in giro a guardare.-
Appena si fu allontanato, Amy emise un verso a metà fra la risata e la rabbia.
-Credi che facesse sul serio?- chiese al compagno.
-Non ne ho idea.- ammise lui.
Ripresero ad allenarsi in silenzio, finché la ragazza non disse: - L’hai perso davvero pestando un cretino? Oh, non ti sto chiedendo di raccontarmi tutta la storia!- aggiunse irritata quando vide l’espressione dell’altro.
-Sono cazzi miei.- fu la cortese risposta.
-Ma quanto siamo gentili.-
-Se vuoi ti mando a fare compagnia al mio mignolo.-
-Non potrei. Quel posto sarebbe già stato preso da te.-
Tòbia non rispose, si limitò a scoccare la freccia con più violenza di prima.
-Forse te lo racconterò.- disse infine.- Un secondo prima della tua morte.-
 
VII Di privilegiati e boscaioli
 
-Siete entrambi figli del sindaco? E tu sei ricca sfondata?- chiese Sheridan sgranando gli occhi.
Jude annuì, Jos scrollò le spalle e Magda arrossì. Heracles si mise a ridere e commentò: - Ma guarda questi tre furbacchioni! Comoda la vita eh? Loro non si spaccano la schiena come noi, vero Sher?-
-Non mi chiamare Sher.- lo freddò lei; il ragazzo scrollò le spalle e continuò: - Comunque non importa: non è mica colpa vostra! E poi chiunque di noi uscirà di qui vivrà meglio di qualunque sindaco di Distretto giusto?-
-Certo.- rispose pacatamente Jude mentre Magda mormorava un lieve “sì”. Jos lo ignorò.
-Scusatemi ma mi auguro di essere io.- aggiunse Heracles.
-Credi che non lo pensiamo anche noi, idiota?- fece seccamente Jos senza interrompere il suo esercizio.
Heracles lo ignorò e si rivolse a Sheridan: - Tu avresti un casino di gente da mantenere vero? Nel Distretto parlano tutti della vostra, come la chiamano? Ah, già, la tribù Ardor.-
-Parlano anche di te sai? Il puttaniere Dechantes.- rispose la ragazza.
-Sono solo invidiosi.- ghignò lui.- Anche voi siete conosciuti?- chiese agli altri tre.
-Sono il figlio del sindaco, mi sembra ovvio.- rispose Jude.
-Io non personalmente. Cioè, la gente odia la mia famiglia in generale.- rivelò Magda.
-Sì.- disse Jos.
-Partiamo avvantaggiati allora.- concluse Heracles ridacchiando.
Magda fece un sorriso incerto: il ragazzo del 7 era un po’ troppo esuberante, forse, ma aveva un fascino che non guastava. Tuttavia non capiva se avrebbe potuto fidarsi di lui, come di tutti gli altri del resto. Jude le era molto simpatico, con quel suo modo di fare cortese, mentre di Jos e Sheridan aveva una gran soggezione. Più per il ragazzo in realtà, poiché l’altra con la sua energia le ricordava l’amica Valerie. Oh quanto avrebbe voluto poter stare un po’ con lei e Jeanne.
Sospirò, ma se ne pentì subito quando, alzando lo sguardo, incontrò gli occhi azzurri di Jos.
-C’è qualche problema?- le chiese il ragazzo.
-Loro.- rispose Sheridan al posto suo, guardando la fonte del rumore che aveva attirato l’attenzione di praticamente tutti i presenti.
 
VIII Di smorfie e sederate
Bonk!
Leo cadde atterrando proprio sulle natiche, per grande divertimento di Tess.
-Non è colpa mia! Sono queste gambe, non sono più abituato!- protestò il ragazzo cercando goffamente di tirarsi su. Le gambe artificiali donategli da Capitol City erano state una benedizione, ma non aveva ancora imparato come gestirle bene.
-Secondo me non dovevano darti neanche quelle.- commentò la ragazza freddamente.
Lui scattò in piedi più velocemente che poté e per la prima volta si mise seriamente a fronteggiare la compagna: - Senti, Theresa, ti ho già detto che mi dispiace per quello che ti ha fatto mio padre, e sai quanto mi vergogni e sia pentito per non averti aiutato! Cos’altro posso fare? Il passato non si cambia, e non sei l’unica che è uscita distrutta da quel giorno!- e così facendo indicò e gambe barcollanti.
-Oh, ma certo, tu sei quello che è uscito peggio giusto? Intanto mi sembra che tu sia in piedi ora o sbaglio? Non provare a fare la vittima!- replicò lei alzando la voce.
-Non sto cercando di…- provò Leo con più calma, ma l’altra lo interruppe.
-Taci! L’unico motivo per cui sono qui, è farti tanto male quanto tu ne hai fatto a me! Sei uno stronzo, e lo sarai sempre!- Tess stava praticamente urlando.
-Non ho detto di non avere nessuna colpa, né cerco di fare la vittima!- replicò Leo.- Tutto quello che penso è che vendicarti non ti darà alcun sollievo.-
-Non sai niente, chiaro?! Io ti odio e lo capirai presto!- urlò la ragazza stringendo i pugni.
-Theresa…- mormorò Leo, dispiaciuto, ma l’altra non lo ascoltò e riprese a scalare la rete senza più guardarlo.
Lui sospirò, poi, sentendosi osservato, si guardò intorno e vide che quasi tutti i presenti lo fissavano, chi incuriosito, chi divertito; ma si concentrò specialmente sulla ragazzina orientale dell’11 che gli indirizzò una smorfia, come a dire “Abbi pazienza”.
Leo scrollò le spalle e sorrise a Yumi, che ricambiò. Che inaspettata fortuna trovare qualcuno di gentile in quel posto crudele!
  
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