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Autore: mizuki95    31/08/2013    0 recensioni
[Una ragazza normale]
[AlessandroxVittorio]
La fan fiction narra del primo anniversario della morte di Deianira, e di come verranno a galla dubbi, sensi di colpa e incomprensioni a lungo tenuti nascosti...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Buona sera a tuttie. Wow, è la prima volta che scrivo una fan fiction così sentimentale, è una vera eccezione alla regola. Miei scleri a parte, questa fan fiction è nata dopo che la sottoscritta ha finito di leggere il libro, e poiché lascia molte cose in sospeso, ho deciso di dare la mia versione dei fatti del futuro dei personaggi (anche se non ho osato farlo con tutti, non sono miei personaggi e non potevo stravolgere un'intera opera) e approfondire la relazione tra Alessandro e Vittorio. E dato che è la prima volta che scrivo una fan fiction slash su una coppia fatta e finita, ho paura di aver esagerato. So che avrei dovuto usare termini più forti, ma non è uno stile che mi appartiene. Sommariamente la fan fiction non racconta quasi nulla del libro, ed è una cosa da me voluta: da un lato ho evitato di fare il copia-incolla di 200 pagine e passa del libro, dall'altro spero di invogliare il lettore a leggere il libro. Il finale è davvero stucchevole, completamente fuori dai miei canoni, ma sono convinta che in futuro i due uomini ci avrebbero pensato su. E' solo un accenno, forse una cosa impossibile perché la relazione è ancora "fresca", ma non è un'idea da scartare completamente. Mi scuso se ripeto spesso "l'altro, l'uomo, il partner, il compagno, ect.", ma la Cardella non ha fatto grandi descrizioni fisiche dei personaggi, per cui mi sono dovuta muovere con la dovuta cautela. Per quel che riguarda Tiziana, nella stesura originale era incinta e già al quinto mese, ma sarebbe stato OOC al massimo livello: non solo è minorenne (per quello che ho potuto intuire, ma forse l'autrice si riferiva al fatto che veniva trattata come tale), ma dopo gli abusi da parte del padre, dubito che sia abbastanza forte da fare quel passo così importante, le ci vorrà ancora un po' di tempo. Avrei pure voluto far comparire i genitori di Deianira, o mostrare Silvano felicemente fidanzato, ma erano dettagli superflui e inutili ai fini della trama della fan fiction. Spero di non aver fatto molti strafalcioni, in caso contrario sareste gentilissimi a farmeli notare. Ora devo andare, vi auguro una buona lettura! 

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Nella stanza da letto immersa nella penombra, Alessandro fu svegliato dal rumore dell’acqua proveniente dal bagno. Sgranchiendosi lentamente, l’uomo si accorse di essere solo nel letto. Poco dopo si alzò e si diresse verso il bagno, dove trovò il partner di schiena, che si stava facendo la doccia.

Sorrise, guardando il sedere che la notte precedente aveva posseduto, e lo eccitò un po’ veder scorrere lungo le cosce dell’amato il proprio seme. Entrò di soppiatto nella doccia, abbracciando da dietro Vittorio e, dopo avergli dato un lento bacio sulle labbra, disse «Buongiorno, hai dormito bene?» «Mh… sì… » rispose indifferente l’altro, continuando a lavarsi.

Alessandro si stupì per quella improvvisa freddezza, ma ormai era abituato agli sbalzi d’umore del bruno, per cui lasciò perdere. Poiché aveva capito che il partner non era in quel momento predisposto alle coccole, gli diede un altro bacio, questa volta sul collo, e uscì dalla doccia dicendo «Avvertimi quando hai finito, oggi dobbiamo uscire presto». Gli sembrò di sentire Vittorio borbottare qualcosa, ma si convinse subito che fosse solo il rumore dell’acqua.

Tornato nella stanza da letto, iniziò a tirare fuori i completi neri dall’armadio, mentre la mente rievocava il piano per la giornata: passare dal fioraio, andare al cimitero, trattener visi un po’ trascorrere il resto della giornata con Vittorio, andare possibilmente al cinema, infine cenare al ristorante e passare una notte di fuoco una volta tornati a casa, giusto per togliersi dalla mente la visione di quel viso, che lo avrebbe tormentato e seguito nel corso della giornata.

Inconsciamente rivolse lo sguardo verso il calendario appeso al muro, e vide la cerchiatura che aveva fatto di quel giorno, l’undici Febbraio. Il giorno in cui Deianira morì. Il giorno in cui perse la donna che più aveva amato al mondo.

Il filo dei pensieri fu interrotto dal rumore della porta sbattuta e, guardando nella direzione da cui giunse il rumore, vide il partner fissarlo con uno sguardo a metà tra il cagnesco e il turbato. Vittorio lo informò che il bagno era libero e cominciò a vestirsi in silenzio.

Dopo essersi lavato, vestito e fatto una silenziosa colazione, Alessandro e Vittorio entrarono nella macchina del primo e si avviarono verso il fioraio. Alessandro non aveva molta voglia di chiacchiera in quel particolare giorno, ma lo faceva sentire molto a disagio l’improvviso e persistente mutismo dell’altro. Mise da parte la sua preoccupazione quando giunsero davanti alla tomba. Alessandro sentì di avere uno strano groppo in gola a quella vista, e gli occhi iniziarono a pizzicargli.

Sotto quella fredda pietra, sotto quell’erba bassa, riposava il corpo della donna più strana che avesse mai conosciuto, una donna che lo aveva salvato da un matrimonio sbagliato, che lui aveva amato con ardore, che gli aveva fatto conoscere l’uomo giusto. L’uomo si schiarì un attimo la gola ma, appena si accinse ad iniziare un discorso, Vittorio si allontanò velocemente.

Lo bloccò afferrandolo per il braccio destro e facendolo voltare, gli chiese «Dove vai?» «Ti lascio solo con lei, mi pare ovvio» rispose l’amato con il viso rivolto verso il basso, e improvvisamente ad Alessandro venne in mente l’immagine di un bambino ferito che si piegava su se stesso. «Vittorio…» ebbe appena il tempo di dirlo, che giunsero altre tre persone «Silvano, Tiziana, Luca. Buongiorno» li salutò mentre l’altro si liberava dalla presa con un gesto brusco.

Ci furono diverse strette di mano, e Alessandro non poté fare a meno di pensare a come i due amici erano cambiati nell’arco di un solo anno: il moro, da cocainomane senza speranza, ora faceva parte di un gruppo di volontariato nella stessa comunità in cui era stato portato l’anno precedente da Deianira, e si accingeva ad intraprendere la carriera di carabiniere (“Non voglio che altri fuggano dall’inferno che è la loro vita solo per finire in un inferno peggiore” amava affermare con gli amici).

La ragazza, invece, era molto più colorita in viso e felice di come l’aveva vista l’ultima volta, parlava del suo futuro come di un gioco a tappe, in cui compariva spesso Luca, ragazzo dolce e comprensivo, che la teneva stretta a sé anche dopo esser venuto a conoscenza del suo passato di abusi. Parlarono del più e del meno, poi Alessandro li lasciò soli davanti alla tomba, per dar loro un po’ di privacy e cercare il compagno, improvvisamente volatilizzato.

Lo trovò con la schiena appoggiata contro la parete esterna di una cappella, con lo sguardo rivolto al cielo quasi privo di nuvole «Finalmente ti ho trovato» sbottò, accostandoglisi «Perché ti sei allontanato? Silvano e Tiziana sono anche amici tuoi» «Ti ho lasciato con lei» rispose freddamente.

Stufo di quell’atteggiamento, Alessandro gli si parò davanti e appoggiò il palmo della mano sinistra sulla parete, accanto alla testa dell’uomo «Che diamine ti prende? Perché ti comporti così?» domandò al bruno, che aveva distolto lo sguardo «Guardami!» esclamò Alessandro, fissando lo sguardo sulle palpebre appena abbassate del partner «Fallo anche tu…» mormorò Vittorio, aprendo gli occhi e ricambiando lo sguardo, con gli occhi lucidi «Guardami, almeno per una volta! Guarda ME! Non sono lei, smettila di cercarla in me! Non sono al livello di quella donna »

«Ma di che parli?» domandò sbalordito l’altro, e Vittorio gli riversò addosso tutta la frustrazione, l’inadeguatezza, i sensi di colpa e i dubbi che lo avevano turbato per un intero anno «Lo sai meglio di me! Non ti accorgi mai di farmi delle carezze troppo delicate, di guardarmi con quello sguardo sognante con cui si guarda una donna? Tu non hai mai guardato me, hai sempre cercato Deianira! Eravamo solo dei conoscenti, ci trovavamo nella stessa cerchia di amici, ci sono andato a letto due volte, eppure ti sei convinto che io potessi ricordartela, che tu potessi riaverla con te. Ma non è così! Io non sono lei, sono solo… io. Smettila di trattarmi come il suo sostituto!».

Nonostante la voce lentamente si incrinasse e iniziasse a mancare per colpa dei singhiozzi, Vittorio continuò a sfogarsi «Io ti amo, ma se tu non guardi me, se non baci me, se non ami me, allora è inutile proseguire questa relazione. Non è una relazione, è… è una farsa, e non posso sopportarla più!».

Calò il silenzio e passarono molti secondi prima che Alessandro facesse qualcosa. Questi afferrò Vittorio per il polso sinistro e lo trascinò a forza, insensibile alle proteste dell’altro. Lo liberò solo quando tornarono davanti alla tomba, deserta.

Vittorio stava per lamentarsi di quel gesto che fu anticipato dall’amato, che intrecciò le dita della mano sinistra con quelle della mano destra del ventiseienne e disse, rivolto alla lapide «Deianira, perdonami se non sono più venuto, dopo il tuo funerale. Soffro ancora per la tua scomparsa, e penso che soffrirò per il resto della vita. Tu eri una donna particolare, e non solo per la tua malattia: eri lunatica, un po’ stramba, capricciosa, passavi da un comportamento infantile ad un uno più maturo con una felicità impressionante, hai cambiato e stravolto la mia vita. Avevi ragione a darmi dell’ipocrita, e non ti sarò mai grato abbastanza per avermi salvato da un matrimonio senza amore, per avermi salvato dal mio complesso da cavaliere. Ti ho amato come mai ho amato una donna, e non dimenticherò mai il tempo che ho trascorso con te e quello che c’è stato tra noi, nonostante sia durato poco. Ma la ragione più importante per esserti grato è stato il tuo capriccio di fare una cosa a tre. Nonostante ti volessi tutta per me, ho acconsentito ed è stata la migliore scelta mai fatta. Da quel giorno ho iniziato ad amarti sempre meno, ma ho iniziato al contempo ad amare un’altra persona. Una persona che oggi è qui con me, che allieta le mie giornate, che mi fa sentire finalmente completo».

Così dicendo, strinse la mano del bruno, che teneva lo sguardo fisso sull’erba alla base della lapide. «Non ti dimenticherò mai, Deianira, ma ho bisogno di andare avanti con la mia vita. Tutti abbiamo bisogno di farlo. Non smetterò mai di chiedermi cosa sarebbe successo se mi fossi accorto di quello che ti stava accadendo, che cosa sarebbe successo se quel giorno fossi stato in spiaggia. Ti ho chiesto di essere mia, ma non hai voluto; ti ho chiesto di amarmi, ma non hai voluto. Adesso, scusami se te lo chiedo da morta, ma voglio chiederti un’ultima cosa: per favore, fammi essere felice. Ho trovato l’uomo della mia vita, con cui condivido un appartamento, degli interessi, la mia vita, il mio corpo e i miei sentimenti. Ti prego, Deianira, fammi essere felice con la persa che amo. Lasciami in pace, non tormentarmi con il ricordo di te, con quello che provavo e con i sensi di colpa. Lasciami libero di amare di nuovo».

Non accadde nulla di miracoloso che potesse dare l’idea che la defunta avesse ascoltato quella richiesta. Semplicemente, un passerotto si appoggiò alla lapide, cinguettò verso di loro e volò via, ma per Alessandro quello era un segno: Deianira acconsentiva. Non ebbe il tempo di ringraziarla che Vittorio lo abbracciò forte e rimasero così, abbracciati, in silenzio, entrambi in lacrime, per un tempo che parve loro infinito.

Successivamente, si diressero verso l’auto mano nella mano, ignorando gli sguardi di rimprovero e imbarazzati dei concittadini. Tornarono subito a casa, e iniziarono a spogliarsi subito dopo aver varcato l’uscio. Passarono il pomeriggio a fare quello che solitamente facevano solo nel cuore della notte. Erano colti da una strana euforia, che scorreva nelle loro membra e nel loro spirito: si sentivano liberi, finalmente se stessi. Il letto traballava paurosamente sotto l’impeto dei due amanti, e il suono dei sospiri, dei baci, dei gemiti, riempiva la stanza.

Terminato l’amplesso amoroso, Alessandro coprì con la coperta il corpo stanco e sudato dell’amato, per poi andare sul balcone a fumare una sigaretta, con addosso solo i boxer e i pantaloni. Non aveva guardato l’ora ma, dato il cielo scuro, doveva essere tramontato il sole da un po’.

Quel pomeriggio era certo di aver sentito la presenza di Deianira, e sicuramente il passerotto era un segno inviato da lei. Avrebbe voluto un bicchiere di tequila in mano anziché la sigaretta, perché sentiva il bisogno di sollevarlo al cielo stellato e dedicarlo alla donna.

Come se gli avesse letto nel pensiero, poco dopo Vittorio lo raggiunse con due bicchieri di rum, porgendogliene uno mentre diceva «Ho pensato una cosa, poco fa, mentre andavo in cucina. La casa è un po’ silenziosa, non trovi?» «Come vorresti rimediare?» domandò l’altro, spegnendo la sigaretta e prendendo il bicchiere dopo avergli dato un veloce bacio sulla fronte «Ti piacciono i bambini?» domandò a sua volta il bruno, dopo aver sorseggiato l’alcolico «Solo se li partorisci tu» scherzò Alessandro, concedendosi subito dopo un lungo sorso.

Mentre il pensiero effimero di una famiglia si sviluppava nella sua mente, Alessandro era certo di una cosa: se fosse stata una bambina, l’avrebbe chiamata Deianira. Un nome particolare, forte, eccentrico. Il nome della donna che gli aveva donato la felicità.

Pensando questo, con la mano libera prese quella del partner, che guardava le persone che passeggiavano sotto di loro. Passarono la serata così, con lo sguardo rivolto al futuro desiderato.
 
THE END
  
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