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Autore: Seeyousmile    31/08/2013    1 recensioni
Arabella è stanca di essere rinchiusa nella sua torre.
Tutto quello che voleva fare era uscire ed interagire con gli altri.
Suo padre le diceva sempre che non era da persone 'regali' parlare con i 'contadini'.
Specialmente con un fornaio del villaggio.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si sentirono leggeri schiocchi delle mele, prese dai rami ripetutamente durante tutto il tragitto della foresta vuota. Arabella aprì il coperchio del suo cestino, mettendoci dentro i frutti delicati. Sorrise felice tra sé e sé, guardando il grande albero cavo. Un leggero fruscio fu lasciato dalle foglie. Mentre ancora guardava l'albero affascinata, apparve un ragazzo dai capelli ricci. Arabella lo ricordava dalle esperienze precedenti, come la sagra della raccolta.

 

Egli prese la mela da dietro di lui, estendendo il braccio alla portata di Arabella.

Ella guardò la mano che le aveva allungato, e prese il frutto con cautela. Dopo averlo messo nel cestino, si alzò all'altezza del mento del ragazzo.

 

“Che cosa ci fai in questi boschi?” Mia madre mi ha detto che solo la nostra categoria è consentita qui,” disse lei duramente. Il sorriso tirato sulle labbra del ragazzo, cadde lentamente mentre lei procedeva con le sue dure parole. Lo scuotere della sua testa fece muovere i suoi ricci da una parte all'altra. Saltando sull'erba verde sottostante, il misterioso ragazzo stette torreggiando difronte ad Arabella.

 

“Non era mio intento trapassare l'area,” disse con la sua voce roca. Arabella lo guardò, con pura meraviglia. Vividi cerchi verdi si mescolavano ai suoi occhi marroni. Il suo sorriso astuto cominciò a riformarsi, creando delle fossette incavate ai lati delle guance rosate. Le sue carnose labbra rosse si curvarono ancora di più quando realizzò che Arabella lo stava guardando da un po' di tempo.

“Come ti chiami?” Chiese lei. Il sorriso del ragazzo, si inclinò considerevolmente.

“Edward. Per ora,” rispose lui con chiarezza. L'ultima parte fu detta in un sussurro, facendo girare la testa della ragazza in completa e assoluta confusione. Egli si spostò rapidamente via da lei, girandosi e camminando nella direzione opposta. Stando lì senza muoversi, Arabella aveva già cominciato a pensare ad Edward. Chiudendo gli occhi, stava immaginando il suo aspetto, ma li riaprì nel corso di un attimo quando sentì il leggero rumore degli zoccoli dei cavalli. Girandosi, vide tutti i cavalieri arrivare verso di lei.

“Arabella, vostra altezza. Dobbiamo portarla indietro al palazzo prima del crepuscolo. Ordini del padre,” disse una delle guardie. Ella guardò in basso, annuendo prima di salire sul cavallo che le avevano portato. Accarezzò lentamente il cavallo strigliato, mentre cominciava a vedere il villaggio incluso il palazzo sulla cima. Poteva sentire l'aria diventare più fredda contro la sua pelle bianca, mentre il sole tramontava lentamente facendo diventare il cielo di un blu più scuro.

“Vostra altezza. Siamo arrivati,” annunciò il capo delle guardie. Ella annuì, già certa che fossero alle entrate del palazzo. Arabella scese dal grande cavallo, i piedi toccavano leggermente terra. Scese dalla groppa permettendo alle suole delle scarpe di aderire perfettamente al terreno. Ringraziò le guardie, mentre prendeva la parte anteriore del suo vestito, entrando di fretta alle porte del palazzo. Finalmente si fermò dalla corsa, rallentando il passo quando raggiunse la grande porta doppia. Arabella vide sua madre seduta sul trono; la testa alta. Il padre sedeva sul trono opposto.

“Arabella. Sei in ritardo,” disse il padre ad alta voce e con durezza. Lei annuì, confermando che l'affermazione era in effetti, vera. Egli inalò un profondo respiro di delusione, mentre guardava verso la madre. Arabella guardò in basso al suo cestino che era carico di mele ed altri vari frutti che aveva preso da sola. Dopo che le ebbe detto di essere in ritardo ancora una volta, fu costretta ad andare nella sua stanza nelle alte torri. Arabella si arrancò sulla lunga scalinata, formando un leggero eco attraverso le torri vuote causato dai suoi passi sui gradini di pietra. Teneva ancora la parte anteriore del vestito, così non sarebbe inciampata sui suoi stessi passi.

Dopo aver aperto la grande porta di legno, la sbatté rumorosamente dietro di lei, camminando verso il suo letto. Si sedette imbronciata, guardando il muro di mattoni di pietra difronte a lei. Le braccia piegate sotto il petto, Arabella fece uscire uno sbuffo infastidito. Era stanca di essere sempre rinchiusa nella sua torre per giorni interi. Non poteva mai socializzare con nessuno che non aveva mai incontrato se non erano alla portata di sua madre e di suo padre. Specialmente le persone che chiamavano contadini. Arabella aveva sempre voluto governare il villaggio e il palazzo, ma avrebbe dovuto sposarsi entro un limitato tempo. E quel tempo stava passando.

Un piccolo sassolino saltò sul pavimento di pietra difronte a lei, guardò sopra l'arcata e aprì la finestra. Stando in piedi, si sporse lentamente dal bordo del davanzale per trovare 'Edward' che stava sotto al palazzo. Il suo sorriso era visibile anche dalla più alta delle torri, inclusa quella di Arabella. Egli le fece segno di scendere, ma ella potè rispondere solo scuotendo la testa.

“Ti prenderò!” Urlò lui abbastanza forte perchè lei potesse sentire. Ella distolse gli occhi dall'erba verde. La sua mano esitante era appoggiata al davanzale di pietra fredda. Il suo respiro cominciò a diventare irregolare in gola quando cominciò a sentire le vertigini nella testa, per aver guardato in basso troppo a lungo.

“Devo restare qui, Mio padre me l'ha ordinato,” gli urlò Arabella in risposta. Il ragazzo guardò in basso alle sue scarpe logore, con fare deluso. I passi duri e pesanti delle guardie si stavano avvicinando verso il ragazzo, portando lui e Arabella nel panico. Non aveva idea di chi fosse quel ragazzo, ma voleva che stesse ancora lì al sicuro come il resto della gente del villaggio. Mentre il ragazzo stava impietrito conoscendo già le sue conseguenze, aspettò che le guardie lo arrestassero. I suoi respiri pesanti diventavano più forti ad ogni passo che facevano verso di lui.

“Fermatevi!” Urlò Arabella. Le guardie non la sentirono, così lei alzò la voce ancora una volta. Appoggiandosi al davanzale, il suo palmo sudato scivolò. Le sue urla rumorose, emesse per cercare aiuto, furono udibili per tutto il palazzo e oltre. L'aria soffiava sulla sua faccia, i capelli scivolavano dalla sua perfetta crocchia. Ella interruppe le sue suppliche d'aiuto, quando sentì delle forti braccia afferrarla. Aprendo gli occhi, incontrò due vivide iridi verdi.

“Te l'avevo avevo detto che ti avrei preso,” le disse in un sussurro. Le uscì una risata nervosa, ma fu poi portata nelle mani di una sua guardia. Guardava inorridita il suo salvatore che veniva spinto e dalle guardie.

“Fermatevi. Mi ha salvato la vita. Non vorreste che il mio eroe morisse, vero? Chiese Arabella retoricamente, Lo spintonare di Edward si fermò e le guardie la guardarono con considerazione. Lo lasciarono andare. Arabella fu poi messa giù sull'erba, lasciandola camminare da sola.

“Informerò vostro padre,” annunciò il capo. Tornando indietro gli altri lo seguirono verso il palazzo dove la madre e il padre di Arabella avevano ordinato di andare. Lei si girò verso il ragazzo misterioso con meraviglia, chiedendosi come aveva aveva fatto ad afferrarla senza lasciarla cadere.

“Sono sicura che mia madre e mio padre adoreranno il mio salvatore al nostro banchetto questa sera,” disse spezzando il silenzio tra loro. Il ragazzo scosse la testa, facendole capire che non voleva entrare in contatto con le classi più alte.

“Non posso socializzare con le categorie superiori a me. Non vorrebbero un contadino come me, ad uno dei loro incontri,” disse duro. La sua voce era ancora roca e profonda come la prima volta che si erano incontrati, facendo perdere un battito al cuore di Arabella. Doveva averlo per l'incontro, perchè sarebbe stata l'unica giovane a partecipare.

“Sono sicura che mia madre e mio padre ti adoreranno. Te lo prometto, ti piacerà. Abbiamo molte verdure e altri cibi, anche i frutti che ho preso, nel tardo pomeriggio, saranno in tavola,” Arabella lo persuase. Le labbra del ragazzo si schiacciarono in una linea sottile, considerando la proposta. Egli annuì dopo una lunga pausa, facendo sorridere Arabella con eccitazione.

“Vostra altezza. Vostro padre vi sta aspettando dentro. Deve parlarvi urgentemente,” disse una voce dietro di loro. Arabella annuì, senza mai distogliere gli occhi dal ragazzo. Finalmente uscì dalla trance, andando da suo padre velocemente. Entrando nell'ingresso, camminò a ritmo costante verso il Re e la Regina.

“Arabella. Abbiamo bisogno che tu vada a prepararti. Io e tua madre abbiamo deciso di fare un ballo, proprio in questa stanza. Devi essere abbastanza sofisticata ed elegante per piacere al pubblico proveniente da territori diversi. Devi andare ora,” Egli la cacciò via solo con una scossa della mano. Arabella fu portata in una grande stanza piena di vestiti stretti che finivano con delle gonne ampie, apposta per il ballo.

“Arabella vostra altezza. È un onore special essere la vostra assistente questa sera,” una ragazza era timidamente sbucata da dietro di uno dei camerini. Arabella si irrigidì all'udire quel nome.

“Per favore, chiamami Ara. Solo mia madre, mio padre e le guardie mi chiamano Arabella,” spiegò lei. La ragazza annuì, camminò silenziosamente verso tutti quei vestiti; li aveva disegnati per le classi più alte. Arabella tracciò con le punte delle dita la morbida stoffa, scoprendo nuovi motivi sul tessuto.

“Come ti chiami?” Chiese Arabella alla ragazza.

“Isabel,” rispose pacatamente. Non era molto confidente come molte persone, ma ad Arabella piaceva. Isabel sollevò un vestito, adagiandolo sul corpo di Ara. Le diete istruzioni su come muoversi sul piccolo palco, così che potesse ottenere un aspetto migliore. Isabel, tirò al massimo i nastri del vestito.

“Ti piace questo abito?” Chiese con più confidenza. Ara lo guardò dal basso all'alto del corpetto. Annuì, aspettando che Isabel le tirasse indietro i lacci, per stringerlo. Prendendo i lacci tra le dita, Isabel li tirò indietro, stringendo il corpetto. Poi li legò in un ordinato nodo dietro, per poi allontanarsi di qualche passo per ammirare il suo aspetto.

“Vorresti qualche cambiamento, ehm, Ara?” Chiese lei. Ara scosse la testa ammirando il vestito. Sorrise grata, aiutando Ara a tornare nei suoi vecchi vestiti.

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La bocca di Arabella era asciutta, bisognosa di acqua. Il raduno della Regalità splendeva nell'intera sala da ballo. Guardò il padre, che stava sorridendo al raduno, ma dentro di se provava odio verso di loro. Specialmente all'arrivo del giovane. Il ragazzo era seduto vicino ad Arabella, ma era molto distante dopo una chiara avvertenza fatta dal padre della ragazza.

“Harry,” disse il ragazzo pacatamente, Arabella si girò, non capendo inizialmente. Le sue sopracciglia corrucciate mostravano chiaramente che non sapeva a chi si riferisse il nome.

“Il mio nome è Harry,” ripetè il ragazzo. Arabella sorrise con piacere, felice che gli avesse finalmente detto il suo vero nome.

“Arabella. Noi non socializziamo con la sua categoria,” disse suo padre severamente” Arabella si sedette bene, senza trasparire alcuna emozione, mentre Harry la guardava empaticamente. Per il resto della sera, entrambi sedettero in silenzio, senza dirsi un'altra parola.

 

 

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“Non devi essere sempre stare rinchiusa nella tua stanza,” disse Harry con la sua voce roca mentre guardava Arabella. Ella guardava in basso, l'umore depresso. mentre le grandi grida della folla erano udibili e pungenti. Guardando tra la varia gente che era sparsa nell'ingresso, Arabella guardò giù ed incontrò gli occhi della persona che non aveva intenzione di vedere.

“Arabella. Devo parlarti,” suo padre urlò sopra le rumorose grida e gli strilli. Arabella annuì, ma guardò nella direzione di Harry cercando approvazione. Harry stava guardando in basso, non volendo introdursi nella conversazione, così Arabella annuì, guardando verso il padre.

“Ti ricordi di Isaac?” Cominciò. Arabella confermò con un gesto del capo, mentre si spostavano verso un posto meno affollato per parlare, Suo padre annuì in segno di approvazione, provando a recuperare le informazioni che Arabella già conosceva. Dopo altre varie domande, suo padre arrivò finalmente al punto.

“E' una tradizione di famiglia; che tu sposi Isaac,” disse severamente. Gli occhi di Arabella si dilatarono per lo shock e la confusione. Non aveva mai sentito una cosa del genere, fino a che non si ricordò delle leggi e delle tradizioni. Suo padre ridacchiò profondamente alla sua espressione, senza mostrare alcun interesse di ascoltare cosa volesse dire lei.

“I-io non voglio sposarlo,” balbettò Arabella, ancora incredula. L'espressione di suo padre cadde alla sua piccola opposizione, senza più ridere. Egli guardò verso Harry, il ragazzo che stava dietro la figlia, stava tracciando piccole figure nella polvere con la punta della scarpa. Anche Arabella si girò per guardarlo, guardare le stesse iridi verdi che aveva incontrato, gli stessi occhi di cui si era innamorata.

“Tu sposerai Isaac. Mai nella mia vita ho saputo di una principessa sposare un uomo che non sia della sua categoria,” soffiò severamente. Arabella annuì, stringendo gli occhi, lasciando che delle piccole lacrime uscissero. 'Harry non aveva una categoria,' pensò Arabella. 'Lui è diverso'.

“Arabella, puoi andare,” la respinse il padre. Lei annuì, unica cosa che poteva fare. Avrebbe voluto correre da Harry, perchè per una strana ragione, lei aveva fiducia in lui.

“Non devi vivere la tua vita nella paura,” sussurrò il padre senza trasparire emozioni. Ella scosse la testa, ancora tremante, Un profondo sospiro scappò dalle sue labbra, guardando difronte a lui, chiamando all'attenzione la gente del territorio. Il loro territorio.

 

Ed eccoli lì. Lei non sapeva niente di Isaac, che arrivò l'esatto giorno in cui Arabella si dovette sposare. Le sue labbra erano asciutte, il corpo tremante, mentre sentiva le sue ginocchia diventare deboli. Harry era stato mandato a casa, dopo che suo padre aveva detto che ne aveva abbastanza di lui e che non voleva che stesse con Ara.

Il suo corpo era intorpidito, tremante dalla paura. I suoi occhi contratti dal dolore al cuore che aveva costantemente. Persino quello si sentiva come se fosse caduto in un pozzo. Nemmeno lei non sapeva perchè questo sarebbe stato un grande affare, ma aveva capito che non avrebbe mai voluto sposarsi così presto. Specialmente, se forzata per farlo.

Arabella sussultò sentendo qualcuno che bussava alla porta. Questa si aprì e rivelò Isabel, la ragazza che l'aveva aiutata con il vestito, alcuni mesi prima. Arabella non voleva parlare con nessuno, nemmeno con Isabel, che aveva imparato ad apprezzare.

“Non ho molta voglia di parlare con qualcuno,” ammise Arabella delicatamente. Isabel capì istantaneamente già sapendo che Arabella odiava le decisioni del padre. Le fresche ventate di vento da fuori, soffiavano da una parte all'altra della stanza mentre Arabella inalava un secco respiro.

 

“Harry! Sono pronte le pagnotte di pane?” Urlò sua madre. Harry sospirò, mettendo il pane sopra la piccola cassa. Guardò su, osservando il grande palazzo dalla piccola finestrella di vetro. I suoi pensieri si confusero nella mente, mentre immaginava Arabella.

I suoi occhi nocciola erano impressi nella sua testa, facendogli pensare al fatto che lui era veramente innamorato di lei. Si ricordava ancora il modo in cui i suoi capelli erano crespi e mossi appena sciolti da una treccia. Lievi fossette erano incise nelle sue guance rosate, quando sorrideva, cosa che faceva sorridere anche lui. I fiori attorcigliati tra i suoi capelli intrecciati...

“Harry. Vai,” sussurrò sua madre all'entrata della stanza. Harry guardò il pavimento in completa depressione, non sapendo che Arabella non voleva sposare Isaac. Guardò la cassa, spostando i suoi ricci arruffati da un lato, scostandoli dalla vista degli occhi.

Facendo finalmente la sua decisione, uscì dalla piccola panetteria, sul sentiero sporco. La gente guardava come percorreva frettolosamente la collina, gli occhi di Harry cercavano tra la folla al di fuori del grande palazzo dove il matrimonio stava avendo luogo.

Harry sbirciò alla finestra della grande cappella, guardando Arabella lasciare esitante le sue mani in quelle di Isaac. Il prete allora cominciò a parlare di nuovo, mentre il padre guardava totalmente divertito. Harry non aveva pianificato di arrivare così lontano.

Senza pensare alle sue azioni, spinse le grandi porte di legno con tutta la sua forza, catturando l'attenzione di tutti. Persino quella del padre di Arabella. Stette pietrificato sul posto mentre confrontava tutti i vestiti regali ai suoi. Il volto di Arabella mostrò felicità, anche se era terrorizzata da quello che le avrebbe detto il padre.

“Portate via quel contadino dal mio palazzo!” Urlò il padre di Arabella. Tutti si sparpagliarono in giro ma non osarono toccare Harry. Arabella allora fermò il padre dal dire qualcos'altro. Si girò afferrando l'oggetto più vicino, un vaso di vetro. Scagliandolo per terra, si frantumò vicino a lei, cosa che fece distogliere gli occhi di tutti. Il suo respiro pesante poteva essere sentito sin da dove c'era Harry, da quando la sala cadde in silenzio.

“N-non toccatelo,” balbettò. Una leggera stizza uscì dalle labbra di sua madre, aspettando di sentire cos'altro aveva da dire. Anche suo padre rimase in silenzio, aspettando una spiegazione al suo comportamento brusco.

“I-io lo amo,” balbettò ancora. Sospiri di sorpresa scapparono dalle labbra di tutti, mentre Isaac la guardava con un'espressione che non faceva trasparire altro che disapprovazione. Insieme a quella del padre. Harry pensò al tempo in cui il loro comportamento era diventato intimo, ma non osò dire niente. Pensò che per lei non significasse niente, ma Arabella pensava l'opposto.

“William. Lascia che sposi chi vuole,” intervenne la madre della ragazza rivolgendosi al padre, che era sul punto di interromperli. La sua faccia non mostrava altro che rabbia, insieme a qualcosa di diverso.

“Non approverò mai questo matrimonio. Mai,” rispose semplicemente. Il volto di Arabella si illuminò, ma non si mosse da dov'era. Harry era ancora incollato lì. Si ritrovarono presto, correndo l'uno verso l'altro. I dolci suoni della gente che approvava, riempì la precedentemente silenziosa stanza mentre Harry ed Arabella si univano in un armonioso bacio.

 

6 mesi più tardi.


Ed eccoli seduti. La nuova coppia reale. Harry e Arabella Carter. Erano stanchi di tutti gli appellativi reali, così cambiarli aveva fatto una grande differenza per tutti. Avevano entrambi cambiato tutto nei pochi mesi passati insieme.

Arabella non aveva più il coprifuoco. Non aveva qualcuno che la controllasse per il resto della sua vita. Lei ed Harry avevano fatto nuove leggi e nuove regole ora. La nuova regina era ancora triste per la morte di suo padre, nonostante i loro su e giù. Sua madre aveva ceduto a lei il trono, a causa della morte del coniuge, lasciando che Harry ed Arabella governassero l'intero regno.

Il villaggio ora era pacifico. Gli edifici e le case erano state fatte nuovamente dai volontari che Arabella ed Harry avevano scelto. Ora trattavano tutti con la stessa quantità di rispetto, dal momento che il padre di Arabella non lo faceva mai.

Vivevano anche con un figlio di cinque anni, Luke. Harry aveva promesso ad Arabella che non sarebbe mai diventato come suo padre, e non lo avrebbe mai rinchiuso in camera sua. Luke aveva degli amici fuori dal castello. I loro genitori provavano sempre a fare doni ad Arabella e ad Harry, ma entrambi li rifiutavano ogni volta.

“Non cambieremo niente, e speriamo che nemmeno Luke lo farà,” Sussurrò Harry ad Arabella mentre erano seduti sui rispettivi troni. Lei sorrise debolmente, annuendo in accordo. Poi sussurrò per confermare:


“Mai.”








Ciao a tutti!
Eccomi con un altro oneshot, questo è un po' più particolare. Spero vi sia piaciuto perchè ho cercato di impegnarmi mentre lo scrivevo. Mi farebbe molto piacere se lasciaste una recensione dicendo cosa ne pensate, accetto tutto, tranne gli insulti personali, perchè quelli non servono a niente se non a farmi abbassare l'autostima.

Grazie infinite a tutti quelli che hanno letto questo oneshot.

Alla prossima!
Vale.

 

  
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