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Autore: A m e t h y s t    01/09/2013    0 recensioni
[Pokèmon Ranger: Ombre su Almia].
Crack, ciaf, crack, ciaf.
Le foglie secche si spezzano con facilità irrisoria, calpestate dai suoi anfibi consumati. Il suo battito cardiaco, perennemente irregolare, costituisce l'unico suono avvertibile. Corre, fugge tempestivamente.
Il sole, morto dietro i dolci pendii, lascia il posto ad una luna spenta, cui fioca luce penetra attraverso le chiome della boscaglia.
Tum, tum, tum, tum.
Il respiro apparentemente incrollabile, si arrende, affannoso. Le gambe seguono il suo esempio, cedendo ed abbandonandola.
Quattro figuri precipitano dai rami, impercettibilmente veloci.
[...] Quello che pare essere il capo si avvicina alla quindicenne deperita e fragile: la salopette scolorita slacciata le ricade sulle cosce, scoperte per via dei vertiginosi pantaloncini.
«Ma guarda che bel bocconcino..».
[...] L'uomo, avanzando pericolosamente, continua a provocarla, fino a farle avvertire il suo alitare sul collo esile.
[...] «Mi spiace, mi stavo divertendo anche io a giocare con voi.».
[...] «Eccezionale come sempre, Rose Amethyst.»
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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1 CAPITOLO

                                                             

                                                                                  

                                                                                                ~ A stolen childhood ~

                                                                                                     Natsuma reta kodomo jidai. 


Crack, ciaf, crack, ciaf. 

Le foglie secche si spezzano con facilità irrisoria, calpestate dai suoi anfibi consumati. Il suo battito cardiaco, perennemente irregolare, costituisce l'unico suono avvertibile. Corre, fugge tempestivamente.

Il sole, morto dietro i dolci pendii, lascia il posto ad una luna spenta, cui fioca luce penetra attraverso le chiome della boscaglia. 

Tum, tum, tum, tum.

Il respiro apparentemente incrollabile, si arrende, affannoso. Le gambe seguono il suo esempio, cedendo ed abbandonandola.

Quattro figuri precipitano dai rami, impercettibilmente veloci. Uno presenta una cicatrice antiestetica, infetta. Egli si comporta da leader, ghignando malizioso. Il secondo é un armadio, la benda sull'occhio gli conferisce un'aspetto ancor più temibile. I restanti sono due nani dall'aspetto trasandato: i capelli lunghi e la puzza che emanano convalidano l'ipotesi. 

Quello che pare essere il capo si avvicina alla quindicenne deperita e fragile: la salopette scolorita slacciata le ricade sulle cosce, scoperte per via dei vertiginosi pantaloncini. 

«Ma guarda che bel bocconcino..».

Perverso, disegna con le mani il seno della giovane. La canotta attillata e strappata accentua le forme della ragazza, per quanto semplice. Banali occhi nocciola e consueta chioma del medesimo colore, raccolta in una coda alta.

L'uomo, avanzando pericolosamente, continua a provocarla, fino a farle avvertire il suo alitare sul collo esile. 

La mora avverte una violenta pressione sul seno, schiacciato e strizzato senza pietà. Non si lascia sfuggire né una smorfia di dolore né un grido di paura. Geme, fingendosi impotente.

L'uomo comincia a leccarle il collo, lapparle la pelle chiara. Può percepire l'odore di sudore mescolato ad alcool proveniente dalla giacca di pelle del maniaco.

Le risate dei compari, vengono interrotte dalla voce del capo il quale sta penetrando con le dita all'interno dell'inesistente short della quindicenne, palpando le sue natiche sode.

«Ragazzi, perché non venite a divertirvi pure voi?».

La restante parte della gang non si lascerebbe sfuggire una simile occasione per nulla al mondo. Avidi, cominciano a prendere e a strappare tutto il possibile dall'inerme vittima. Quest'ultima avverte le labbra del capo sfiorare le sue ma non accenna a ribellarsi. Solo dopo aver notato lo spilungone calarsi i calzoni e cominciare a sfilarle la salopette, comprendendo le sue intenzioni, si irrigidisce. Con sguardo ammaliante, soffia sul volto del suo primo aggressore, ancora intento a limonare. Egli, interdetto, si distrae eccitato. 

«Mi spiace, mi stavo divertendo anche io a giocare con voi.» ghigna, sputando in faccia al leader. 

Prima che il bendato potesse finire di spogliarla, gli rifila un pestone nel bassoventre nudo. Lo spilungone cade a terra, gemendo per il dolore. 

«Ma cosa?!».

Gli altri due uomini, l'afferrano per la vita ma, abilmente, la giovane balza verso il cielo, colpendo questi con l'ausilio delle gambe. Afferra un ramo con un arpione, oggetto di cui é dotato lo strano affare che porta sull'avambraccio. Dondolando serena come una bambina, atterra sul ragazzo dalla cicatrice, sfigurandolo in volto con gli anfibi chiodati. Alita nuovamente sul suo volto, sorridendo con malizia. Pesta i genitali, senza compassione. Si macchia di sangue, non curante dell'opinione della gente, della sua gente. Lo spilungone si rialza, tentando invano di colpirla alle spalle. Senza voltarsi, spara un colpo grazie all'oggetto che ha sul polso, il medesimo dell'arpione. L'aggressore precipita nuovamente al suolo, privo di vita. 

«Tsk. Morto. Quest'affare nuovo é calibrato male, volevo ferirlo e non colpirlo alla testa.» constata, posando il capo sul petto dell'uomo. Con consona noncuranza, mette le mani nelle tasche di quest'ultimo, recuperando ciò che egli aveva rubato. 

«Mpf, niente male. Quattro pokéballs, due lire e, cazzo, questo é il mio Gear!» esclama, tirando un destro sul corpo senza vita. 

Si alza in piedi, rivestendosi. Compone un numero sull'apparecchio, scocciata ed insofferente.

«Pronto? Oh sei tu Rose!».

«Ti ho detto mille volte di non chiamarmi così! Lance, passa pure. Ho preso i quattro pedofili, sembra che abbiano i quattro mostri che cercavi.»

Preme il bottone rosso un po' stizzita, probabilmente per via del Pokèmon che si trova davanti: un lupo azzurro e nero, dallo sguardo cremisi, fissa incessantemente la giovane donna.

«Tsk. Arrivi sempre tardi tu.» lo apostrofa lei, voltandosi verso un'altra direzione.

L'esemplare di Riolu, presentante un foulard rosso al collo, saltella tentando di attirare l'attenzione dell'amica, strappandole un sorriso. Era da anni che non provava questa sensazione d'allegria, forse un po' forzata. In fondo, come può una ragazza come lei essere felice, dovendo affrontare codeste situazioni? Scuote la testa, questo é il suo dovere. Un'infanzia rubata, di cui quel Riolu é l'unica reliquia. Si volta verso di lui con le lacrime agli occhi, stritolandolo in un abbraccio.

«Dimmi che é la cosa giusta, Lù. Dimmi che sto facendo la cosa giusta!».

L'essere blu asciuga le guance tiepide della sua mentore nonché compagna di giochi sin da quando era una bambina. È divenuta adulta troppo in fretta, senza aver avuto il tempo d'innamorarsi.

Nel frattempo, nascosto dietro ad una quercia secolare, un ragazzo assiste alla scena, commosso. La sua chioma biondo cenere stride con la carnagione pallida. Le iridi si tingono del colore delle foglie autunnali, imperlate dai riflessi lacrimali. Si schiarisce la voce per farsi notare, attirando l'attenzione della giovane che, ricomponendosi, risponde portandosi due dita al capo e indicando i quattro malcapitati. 

Esaminando la scena, il ragazzo dalla divisa elegante, commenta compiaciuto.

«Eccezionale come sempre, Rose Amethyst.» sentenzia poi, voltandosi verso l'innata paladina della giustizia.

«Per te sono solo Amethyst.» risponde freddamente lei, arrossendo visibilmente. 

Il biondo le si avvicina facendo scendere una mano lungo la sua schiena, percorrendola e scatenando così l'ira del Pokèmon Emanazione. Tuttavia, arrivato all'ultima vertebra lombare, viene fermato dalla mora.

«Lance Daniel Blaze, il nostro é un rapporto strettamente professionale.» il suo tono quasi divertito fa sorridere l'amico col quale ha condiviso l'inizio adolescenziale.

Poi é divenuto un ispettore della polizia internazionale e, per non lasciare la ragazza di cui è sempre stato innamorato in mezzo ai bulli, l'ha trasformata in un ranger senza scrupoli. Purtroppo, egli é ignaro di ciò che Rose deve subire. Amethyst non ha mai chiarito i sentimenti nei confronti del giovane ispettore, di certo non le è indifferente. 

Una volta giunti i rinforzi, i due ragazzi salgono sul fuoristrada nero, sul quale é arrivato Lance, sempre di gran effetto

«Cosa pensi di fare?» domanda Rose, riferendosi al biondo intento a salire alla postazione di guida. 

«Tornare a Villestate?» risponde innocentemente.

La ragazza lo squadra attentamente.

«Guido io.» esclama fredda come sempre. 

«Non se ne pa..» il ragazzo non riesce a rispondere: viene spinto sull'altro sedile, rigorosamente in finta pelle.

Deglutisce rumorosamente osservando la giovane agente inserire la chiave, sorridente e macabra. 

«Che il cielo ci protegga!».

~

Arrivati miracolosamente a Villestate, i due scendono dalla macchina, accompagnati dal fedele Luke della ranger inesperta.
«Potevi risparmiarmi qualche buca!» esclama Lance, nauseato e stordito. 
«Che vuoi Lance? Perché mi hai portato a Villestate?».
«Il ragazzo non risponde, mostra semplicemente un abito color panna alla giovane.
«Non mi chiederai di sposarti vero?» domanda ironica lei.
«Ti piacerebbe Rò, entra in macchina e cambiati!». 
Velocemente la ragazza esegue gli ordini, osservando attentamente che l'amico non sbirciasse dai vetri.
Esce trasformata: i capelli fluenti e il vestito le conferiscono un'aria decisamente femminile, contrastante con l'imponente fuoristrada. «S-stai b-benissimo!» esclama il ragazzo, rosso in viso. 
«Grazie Lance. Arriva al dunque.» Il ragazzo si ricompone, mascherando l'imbarazzo. 
«Ti ho vista crescere in fretta, mi sento in colpa. Pertanto, mia carissima Rose, ti ho pagato un viaggio in incognito ad Almia, dove studierai come una normale aspirante ranger!». 
Se il ragazzo si aspettava un abbraccio o una qualsiasi genere di ringraziamento, si sbagliava abbondantemente. La ragazza, a dir poco adirata, avanza pericolosamente verso di lui, serrando i pugni.
«TU HAI FATTO COSA?».
Il giovane ispettore fugge terrorizzato alla vista dell'amica con la lama in mano. Facendosi furbo, si fa inseguire fino all'entrata del jet privato, scansandosi all'ultima frazione di secondo ed intrappolando la sventurata ragazza all'interno del velivolo. La guarda allontanarsi con sguardo carico d'orgoglio e malinconia: il volto della ragazza é appiccicato al vetro, appositamente creato per contenerla. Quest'ultima grida, ignara del fatto che vi é un clandestino a bordo. 
«LANCE! QUESTA ME LA PAGHI!».

  
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