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Autore: agnalasagna    01/09/2013    0 recensioni
Charlotte e Nathaniel si conoscono da quando erano piccoli, e come tutti i bambini hanno un posto che ritengono proprio, dove vanno a giocare: un albero.
Dopo qualche anno quell'albero diventa il loro rifugio dalla vita normale e monotona, l'unico posto in cui possono incontrarsi senza farsi vedere dai genitori.
Quell'albero, dove i due vanno a rilassarsi quando la vita a casa diventa pesante e si ha bisogno solo di un posto in cui potersi sentire liberi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Mamma, io esco a giocare!- urlò la bambina, afferrando lo zainetto blu e correndo fuori in cortile; quel cortile in cui passava la maggior parte del suo tempo a giocare con i cuginetti a palla, a mosca cieca, a nascondino, a bandierina. Quel cortile in cui, si ricordava, era caduta per la prima volta dalla bicicletta, sbucciandosi le ginocchia; da quel giorno le era stato molto difficile ritornare a sedersi sul sellino e pedalare, per paura di cadere di nuovo. Anche ora, che aveva nove anni, preferiva stare alla larga dalle biciclette, infatti la sua, quella che le aveva regalato il nonno per il compleanno, era parcheggiata in garage da chissà quanto tempo.
-Okay Charlie, ma non allontanarti troppo, e stai attenta.- urlò di rimando la madre, una donna bassina con i capelli ricci e tinti di rosso, mentre lavava i piatti dopo pranzo.
Charlotte, invece di andare a chiamare i suoi cugini come tutti i giorni, sgattaiolò invece dietro casa, dove c’era il giardino. La sua cagnolina la salutò scodinzolando e saltandole addosso, e la bambina la prese in braccio, coccolandola seduta vicino ad un albero. Poi ad un tratto si alzò, appoggiò a terra la cagnolina e si aggrappò all’albero, arrampicandosi agilmente; quando ebbe raggiunto un ramo che si prolungava oltre il recinto che delimitava il suo giardino, si mise in piedi aggrappandosi ai rami più piccoli e cominciò a percorrere il ramo, stando ben attenta a dove metteva i piedi. Arrivata alla fine del ramo, si sedette e si levò lo zainetto dalle spalle, tirando fuori un peluche di un gattino grigio e aspettò.
Non dovette aspettare molto, dopo circa dieci minuti si sentì un frusciare di foglie e un bambino moro si arrampicò sul ramo, salutando Charlotte con un sorriso e sedendosi accanto a lei. La bambina ricambiò il saluto e gli diede un bacetto sulla guancia, il quale fece arrossire il bimbo.
-Nathaniel, ti piace questo peluche?- gli chiese la bimba bionda, mostrandogli il gattino. Il bimbo annuì, sorridendo.
-Sì, è tenero.- rispose, continuando a guardare il peluche. Gli erano sempre piaciuti i peluche, Charlotte lo sapeva bene. Lo sapeva perché avevano passato ore a giocarci su quel ramo, all’insaputa dei genitori, i quali non avrebbero mai accettato di vederli insieme a giocare, solo per il fatto che le due famiglie avevano avuto parecchi problemi e alla fine avevano deciso di tagliare qualsiasi contatto, tranne le solite occhiatacce che i rispettivi padri si lanciavano ogni mattina.
-Allora te lo regalo.- mormorò la bambina mettendo il peluche tra le mani del bambino seduto accanto a lei. Nathaniel fece una faccia sorpresa, dopotutto quello era il peluche preferito della bambina, gliel’aveva regalato suo fratello per il suo settimo compleanno.
-Davvero?- chiese il bimbo, guardandola con un sorriso che andava da un orecchio all’altro. La bambina annuì, sorridendo a sua volta, e Nathaniel l’abbracciò forte, ringraziandola.



Una Charlotte ormai adolescente uscì di casa con la scusa di andare a giocare con il cane e corse dietro casa, in giardino, dove c’era un albero: il suo albero, quello che condivideva con Nathaniel, il suo vicino coetaneo, da sette anni. Come faceva da bambina, appoggiò entrambe le mani sui rami dell’albero e si issò su di esso, arrampicandosi con agilità tra i vari rami. Raggiunto quello stabilito anni fa, si sedette in attesa, proprio come faceva da bambina, ma senza il solito zainetto blu. Nathaniel arrivò come al solito producendo un fruscio di foglie, come se lui stesso fosse stato generato da esse.
-Ehi, biondina.- la salutò sorridendo, mentre le accarezzava affettuosamente la testa. Si notava abbastanza la differenza di altezza, Nathaniel era di una spanna più alto di Charlie, nonostante avessero la stessa età. Lei lo salutò con un cenno della mano, come faceva sempre, e gli sorrise.
-Che hai fatto oggi di bello?- gli chiese, guardandolo curiosa di sapere cosa combinava a scuola quel ragazzo tanto imbranato.
-Niente di che, sono andato a scuola e adesso sono qui a parlare con te.- spiegò Nathaniel con un’alzata di spalle.
-Con le ragazze come va?- chiese di nuovo, cercando qualche argomento di cui parlare.
-A dir la verità mi interessa qualcuna. O forse dovrei dire che mi piace.- ammise, arrossendo di colpo.
-Uuh, dai, dimmi chi è!- cinguettò allegra, sedendosi a gambe incrociate e appoggiandosi con la schiena a un altro ramo.
-Questo non posso dirtelo.- borbottò lui.
-Uff, perché?- sbuffò la ragazza, guardandolo male.
-Perché poi so che riderai.- disse, girandosi dall’altra parte.
-No, giuro che non riderò.-
-Sicura?-
-Sicura.-
-Uhm.. beh..- non completò la frase, si limitò a guardarla negli occhi per qualche secondo. Poi, come se aspettasse solo quello, appoggiò le labbra alle sue e la baciò.



Charlotte ora ha ventisette anni, è sposata e ha una bambina di due anni. Gli impegni familiari le portano via un sacco di tempo, ma non rinuncia mai a quei venti/trenta minuti seduta su quel ramo dell’albero in giardino, immersa nei propri pensieri, mentre guarda i segni del suo amore con Nathaniel incisi nella corteccia dell’albero. Le giornate passate seduti su quell’albero da bambini, il primo bacio dato su quell’albero, tutto all’insaputa dei genitori. Ricordando quelle cose la donna sorride, sentendo le lacrime che le bagnano gli occhi. Ricorda di quando era arrivata a casa, mano nella mano con Nathaniel, e aveva annunciato “mamma, papà, io e Nathaniel ci sposiamo.”. Ricorda di quando era nata Crystal, la loro bambina. Ricorda tutto. Ad un tratto sente il frusciare delle foglie, un suono che è familiare, e vede sbucare dalle foglie la testa mora di Nathaniel. Bello come sempre, con quegli occhi vispi pronti a scoprire nuove cose, proprio come da bambino. L’uomo va a sedersi accanto a sua moglie, dopo averle rivolto un sorriso colmo di gioia, e la bacia, proprio come la prima volta. 



-SPAZIO AUTRICE- 
Salve! Ho scritto questa one shot in mezz'ora, dopo aver avuto la brillante idea mentre ero seduta sul ramo di un albero dietro casa mia. Spero vi piaccia, se avete consigli o considerazioni da fare non esitate a scrivere una recensione, sapete che mi fanno sempre piacere.
Alla prossima!
-Agnalasagna. 

 
  
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