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Autore: Kary91    01/09/2013    20 recensioni
Una volta un ragazzino, Martin, ha tentato di tenersene un paio. Li ha
nascosti nei pantaloni. L'hanno ucciso seduta stante.
Hunger Games
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Ogni tanto a Rue capita ancora di pensare a Martin.
Ogni tanto ricorda lo schiocco di labbra con cui se ne è andato.
Le piace pensare che fosse un bacio, uno di quelli che lasciano una scia appiccicaticcia sulla pelle e gli occhi pieni di gioia.
(storia iscritta alla challenge 'Multifandom e Originali' con il prompt "Buio" e alla challenge “30 modi per amare, più qualche delizia [Multifandom] indetta da Eireen_23”)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Martin, Rue
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Much worse games to play.'
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Questa storia partecipa al 500themes_ita con il prompt n°45. Accarezzando il buio, baciando la luce.

"Partecipante al ~Contest of Passions~ di ellacowgirl in Madame_Butterfly" 

 

Il bambino che accarezzava il buio.

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Resta un attimo senza fiato, vedendo gli occhiali. […]

—Non sono per il sole, sono per il buio! — esclama Rue. — A volte, quando lavoriamo al

raccolto per tutta la notte,  ne distribuiscono un po' a quelli che stanno più in alto sugli alberi, dove

la luce delle torce non arriva. Una volta un ragazzino, Martin, ha tentato di tenersene un paio. Li ha

nascosti nei pantaloni. L'hanno ucciso seduta stante.

—Hanno ucciso un ragazzino per aver preso questi? — dico io.

—Sì, e tutti sapevano che non era pericoloso. Martin non ci stava tanto con la testa. Voglio dire,

si comportava ancora come un bambino di tre anni. Voleva gli occhiali solo per giocarci —

 

Hunger Games. Suzanne Collins

 

 

 

 

La prima volta che Rue incontra Martin lo nota a malapena per via dell’oscurità che li attornia. È accovacciato su un albero con il naso rivolto all’insù e i suoi occhi sporgenti sono colmi di entusiasmo, mentre il suo sorriso screpolato abbraccia la volta intarsiata di luci.

Rue ne è affascinata: pochi lavoratori al Distretto 11 hanno l’abitudine di soffermarsi a guardare le stelle. Il tempo è poco e la visibilità è scarsa: devono dedicare ogni momento a loro disposizione per ultimare il raccolto prima che arrivi il mattino.

Lo osserva sventolare le mani nel buio. Le dita del bambino si muovono con accortezza estrema, ricadendo morbide nel nulla come farebbe la coda stopposa di un gatto. I gesti lenti e accurati di Martin ricordano buffetti affettuosi rivolti a qualcosa di invisibile. 
Sembra quasi che stia accarezzando il buio, pensa Rue. Forse cerca di rabbonirlo per assicurarsi che non si faccia troppo pesto, impedendo ai lavoratori di distinguere le sagome dei frutti sugli alberi.

Di tanto in tanto le labbra di Martin si uniscono per dare forma a un bacio scoccato in direzione delle stelle. In quei momenti una scintilla di riconoscenza aleggia nel suo sguardo e i movimenti delle sue mani incominciano a farsi più lenti, più ostentati.

Sembra stanco, ma Martin continua ugualmente ad accarezzare il buio.

Forse ne ha paura e sta cercando di farselo amico.

I suoi baci, però, sono rivolti solo alla luce.

 

*

 

La sera in cui Rue incontra Martin per l’ultima volta riesce a distinguere nitidamente il suo profilo a cavalcioni di uno degli alberi. Di rado viene concesso a entrambi di arrampicarsi così in alto, ma se Rue non riesce a fare a meno di dondolarsi da un ramo all’altro Martin rimane immobile, stretto a uno dei tronchi. Lo sguardo del bambino incomincia a farsi vivace solo quando indossa gli occhiali a visione notturna. Rue lo osserva raddrizzare la schiena e distogliere bruscamente l’attenzione dalle stelle: è la prima volta che lo sorprende a ignorare il cielo per guardarsi attorno con sguardo quasi avido. Martin ride e il movimento delle sue mani si fa più frenetico, mentre l’oscurità si riempie delle immagini nitide disegnate dalle sue lenti. Canticchiando fra sé, il bambino riprende ad accarezzare il buio e i suoi occhi sorridono ai coetanei intenti a raccogliere i datteri dalle palme. L’oscurità lo ha ascoltato: la luce è arrivata a rendere le ombre della notte meno minacciose.

A fine turno Martin sorride sornione alle stelle e si lascia scivolare il paio di occhiali nei calzoni. Rue vorrebbe impedirglielo, ma il ragazzino sembra non fare caso ai suoi gesti allarmati e ai bisbigli sommessi degli altri lavoratori. Appoggia protettivo la mano destra sul bottino e sventola lentamente la sinistra in quello che un pacificatore registra come un cenno di sfida. Rue si irrigidisce mentre la canna di una pistola viene puntata verso l’alto, dritta contro il ragazzo. Non può fare a meno di urlare con tutto il fiato che ha in gola, quando un proiettile lacera il buio con violenza, contrastando le carezze docili del bambino.

 

Martin cade a terra all’improvviso, come un frutto troppo maturo.

Se ne va con uno schiocco di labbra e gli occhiali speciali al sicuro nelle tasche dei pantaloni.

I suoi occhi sporgenti sono ancora rivolti verso il cielo e un lieve sorriso arriccia gli angoli delle sue labbra: sembra quasi felice.

Una volta a terra, Rue si accovaccia di fianco a lui e gli sfila gli occhiali dalle tasche, ignorando con un brivido il sangue che gronda dalla sua casacca. Glieli appoggia sul naso e una lacrima scivola a bagnare le labbra screpolate del bambino.

Vorrebbe gridare, ma ha solo nove anni e tutto ciò che riesce a fare è piangere. Piange perché i pacificatori non sanno quanto Martin fosse buono; quanto fosse innocuo. Piange, perché  vorrebbe spiegare loro che deve aver nascosto quel paio di occhiali solo per potersi portare a casa la luce delle stelle. Non può parlarne, però, perché sa che ai pacificatori non importerebbe.

Piange perché un altro ragazzino è morto al Distretto 11 e nessuno ha ancora il coraggio di alzare un dito.

 

*

Quella sera, al villaggio di Rue, il pensiero di tutti è rivolto verso Martin, il bambino che accarezzava il buio. Chi lo conosceva ricorda bene di quando le sue mani si agitavano lente e il suo sorriso velava di dolcezza le espressioni stanche dei lavoratori. Il trasporto con cui si aggrappava al chiarore delle stelle incitava la gente del distretto a non arrendersi alla fame e allo sconforto. Sembrava voler ricordare loro che presto le giornate avrebbero incominciato ad accorciarsi. Il sole avrebbe fatto capolino con più frequenza e i raccolti sarebbero stati più abbondanti.

A quel punto, Martin avrebbe smesso di accarezzare il buio per potersi dedicare interamente alla luce che tanto amava.

 

*

 

Ogni tanto a Rue capita ancora di pensare a Martin.

Ogni tanto ricorda lo schiocco di labbra con cui se ne è andato.

Le piace pensare che fosse un bacio, uno di quelli che lasciano una scia appiccicaticcia sulla pelle e gli occhi pieni di gioia.

Forse, nel momento in cui il suo corpo ha colpito il terreno, gli occhi di Martin erano già inondati di stelle.

Forse in quel momento è finalmente riuscito a baciare la luce.

 

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Nota dell’autrice.

Questa storia sfiora spaventosamente il genere nonsense in quanto a contenuto, ma l’episodio del bambino che viene ucciso per degli occhiali mi aveva colpito molto e mi è venuta voglia di provare a scriverci su. Questo è il mio primissimo tentativo in questo fandom ed effettivamente mi sento abbastanza maldestra! Non volendo cadere nel banale o approfondire scene che probabilmente sono già state trattate molte volte da altri autori di Efp ho concluso per soffermarmi su qualcosa di decisamente piccolo XD 

 Ho deciso di ambientare il ricordo di Martin circa tre anni prima, rispetto al primo libro, quando Rue ha ancora nove anni. Alcuni comportamenti che ho scelto di attribuire a Martin ricordano un po’ quelli che caratterizzano diversi ragazzini affetti da autismo – anche se il tutto è filtrato attraverso il punto di vista di Rue. Sono un po’ incerta per quanto riguarda il modo in cui ho rappresentato il Distretto 11, spero di averlo reso quantomeno credibile.

Il nome della storia è vagamente ispirato al titolo  di un romanzo di Billy Mills e Nicholas Sparks: “Il bambino che imparò a colorare il buio” .

Grazie a chiunque sia arrivato fin qui <3

Un abbraccio!

Laura

 

   
 
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