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Autore: namelesslia    01/09/2013    7 recensioni
Ten/Rose
Ten è distrutto. Ha appena detto addio alla donna che amava e che aspettava suo figlio. Ma c'è una cosa che vuole fare assolutamente. Vuole conoscerlo. Vuole conoscere suo figlio. Vuole vedere che aspetto ha.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Nuovo personaggio, Rose Tyler
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Yesterday is gone
We gotta keep movin’ on
I’m so thankful for the moment
So I glad I got to know ya
The times that we had
I’ll keep like a photograph
And hold you in my heart forever
I’ll always remember you”
 

-Siamo in cinque adesso. Mamma, papà, Mickey.. e il bambino.
-Tu sei..
-Si.
-E..
-È tuo figlio.
 
-Io.. io ti amo.
-Grande notizia. Io suppongo.. se è l’ultima occasione per dirlo.. Rose Tyler.. 
 
 
La comunicazione si interrompe. La figura di Rose Tyler svanisce per l’ultima volta dai miei occhi.
Stavo bruciando un sole per dirle addio, e ne avrei bruciati altrettanti mille  per dirle ciò che provavo.
Quelle due parole, “Ti amo” erano pronte per essere riferite. Ma invece erano rimaste li, bloccate tra un respiro e un altro, messe a tacere per sempre.  Una lacrima calda e solitaria scendeva inerme sul suo volto, lasciando una scia umida sulla guancia, lasciando un solco profondo nei miei due cuori.
La mia Rose. L’avevo lasciata sola, incinta di mio figlio, in un’altra Terra, sola.
Non è sola. C’è Jackie, suo padre, Mickey. Mickey crescerà quel bambino come se fosse suo. Non disperare. Quella voce dentro di me tentava di consolarmi. Inutilmente. Non era sola ma non c’ero io. Non c’ero io a proteggerla. Non c’ero io con lei. E non ci sarò mai. Neanche con tutta la volontà presente nell’Universo avrei potuto rimanere con lei. Non avrei mai potuto crescere mio figlio. O figlia. Me la immagino come una bambina, una bellissima bambina identica a Rose. Ma i miei doveri chiamano. Sono l’ultimo signore del tempo e devo continuare il mio lavoro. Ma avrei lasciato tutto per loro. Ne sono certo.
Vado ai comandi del Tardis ma stavolta la destinazione non è “dovunque”.
Stavolta la destinazione è ben precisa. Anno 2023. Londra. Andavo a conoscere mio figlio.
 
Il suono del Tardis scema, segno che sono arrivato a destinazione. Sono a Notting Hill, nella Londra del 2023, più bella che mai e sempre più tecnologica.  Una volta Rose mi disse che da adulta le sarebbe piaciuto vivere a Notting Hill, dove avevano girato il suo film preferito. Per questo parcheggio il Tardis nel quartiere. Voglio capire se ce l’ha fatta a realizzare il suo sogno. Esco dal Tardis. E’ ora di pranzo e davanti a me c’è una ragazza dai lunghi boccoli castani che le scendono fino in vita. È ferma. I capelli le volano e i suoi sensi sono all’erta. Ha sentito il Tardis. Si volta di scatto e i capelli si scontrano sul viso. Le spalle leggermente abbassate dal peso dello zaino, si addirizzano.
 
-E tu chi sei? Un minuto fa non c’era questa cabina. Che stregoneria è mai questa? – ha il classico accento inglese. È bellissima. E terribilmente familiare.
-Chi sei tu? – chiedo.
-Te l’ho chiesto prima io. Comunque sono Mia Tyler. E tu?
-Io sono il Dottore.  -  ci pensai un attimo. Tyler. Rose. – Aspetta un attimo… hai detto Tyler?
-Dottor chi?
-Dottore e basta. Tyler?
-Si di cognome faccio Tyler.. che c’è di strano?
-Conoscevo una ragazza. Bellissima. Si chiamava Tyler. Rose Tyler. – i miei occhi si perdono nel vuoto, nell’abisso dei ricordi. E torno a 5 minuti prima, quando le ho detto addio, e adesso sono passati 18 anni.
-Mia mamma si chiama Rose Tyler.
Sono passati 18 anni, e mia figlia è qui davanti. I pezzi del puzzle cominciano a comporsi e i dettagli si fanno più  nitidi. La stessa espressione di Rose. Lo stesso nasino, la stessa bocca carnosa. Ma lei è più magra e più alta di Rose. Ha lunghi boccoli castani, disordinatissimi, grandi occhi marroni - dorati che sembrano pozzi senza fine. I miei capelli. I miei occhi.
È mia figlia. Lo so come so che Gallifrey è stato distrutto. Lo so come so che io sono il Dottore. È provato. È lei.  La fisso intensamente e altri dettagli si formano ai miei occhi. Ha la mia stessa sete di curiosità negli occhi, anche se mascherata dal sospetto. So cosa si sta chiedendo: ma chi è quest’uomo che mi sta fissando così? Non è molto alta ma ha un fisico snello e un seno prosperoso. Mi immagino che i ragazzi della sua età si girino ogni volta che passa.  Un’ala di una farfalla tatuata esce fuori dalla divisa un po’ stropicciata.
Ha le converse. Decisamente qui ha influito il mio DNA. Ma questo quanto ha influito? Ha due cuori o ne ha uno solo? È sicuramente più speciale rispetto ai ragazzi della sua età… ma quanto?
Un clacson interrompe il mio flusso di pensieri. Arriva dal fondo della strada. Mia si sporge per vedere chi è e mi volto anch’io. Al volante c’è una donna bionda. Passa davanti al Tardis incurante ma dopo due secondi inchioda.
 
Rose.
 
La vedo guardare il Tardis come se non potesse crederci per poi guardare la figlia. Gli occhi sono un continuo vagare dal Tardis a Mia per poi posarsi su di me rimanendo esterrefatta. Spegne la macchina incurante del fatto che è in mezzo di strada e scende.

-Do… dottore?
-Ciao Rose.
-Oh dei e tu come… è tantissimo che non ci vediamo.
 
Abbastanza giusto. Beh sono già 10 minuti per me.. 18 anni e 10 minuti per lei.
Rose mi corre incontro saltandomi in braccio, come faceva sempre 5 minuti/18 anni fa, incurante della figlia, incurante di tutto.
 
-Come stai Rose?
-Potrebbe andare peggio quindi non mi lamento. E tu? – lacrime stanno sgorgando dai suoi occhi, e penso anche dai miei, le sento scivolare calde lungo le guance. È felice e lo sono anch’io.
 Mia continua a guardarci come se fossimo due alieni. Beh cara Mia, ci stai azzeccando in pieno, io lo sono.
 
-Potrebbe andare peggio. Rose..
-Si?
-Lei è… - indico Mia. So che è lei ma voglio conferma.
-Si.
-Credi che…
-Credo di si. È arrivato il momento.
 
Mia adesso si che è confusa e sbotta con un:- È arrivato il momento di fare cosa?
-Di dirti la verità Mia – dice Rose – Quest’uomo…
-Quest’uomo…
-Lui è… lui è tuo padre Mia.
-Lui è che cosa?! – esclama Mia scioccata. La bocca è aperta formando una O, lo sguardo vaga da sua madre a me esterrefatto. Non ci può ancora credere. Vedo una lacrima solitaria scendere sulla guancia per poi sparire nella sua bocca, con una espressione schifata da parte di lei. Un barlume si accende nei suoi occhi, prima lucidi. Sgrana gli occhi, come faccio sempre io quando scopro qualcosa.
-Sai mamma, ti devo dire una cosa.
-Che cosa Mia? – chiede Rose in apprensione.
-Un po’ di tempo fa mi avevi parlato di un certo Dottore di cui ti eri innamorata e ti sei anche lasciata sfuggire che Jack lo conosceva e che non poteva tornare qui da noi, perciç ho parlato con Jack e mi sono fatta dare alcune spiegazioni. Non mi ha detto tutto e ce n’è voluto per farmelo dire, ma io ho fatto alcune ricerche. Quindi si so che questa cabina telefonica è un Tardis e che viaggia per tutto l’universo e si, so che lui è un alieno nonché signore del tempo.
-Si lei è mia figlia – dico io sorridendo. Penso che sia addirittura più intelligente di me. Rose ha una faccia sconvolta.
-Jack cosa ha fatto?
-Mamma non te la prendere con Jack. Gliel’ho chiesto io – poi si rivolge a me e titubante chiede – Posso abbracciarti? Ho sempre vissuto senza l’abbraccio di un padre, invidiando tutti i miei amici. Vorrei sentire che effetto fa.
In tutta risposta apro le braccia e Mia si avvicina lentamente. La avvolgo in un caldo abbraccio e sento i suoi muscoli rilassarsi, quasi sciogliersi sotto il mio tocco. Sento una lacrima bagnarmi il collo e il colletto della giacca. La mia bambina. Sto abbracciando la mia bambina.
Quando si stacca ha tutto il trucco colato e un sorrisone, poi si volta e chiede:
 
-Mamma, papà può rimanere con noi a pranzo?
 
Papà. Non pensavo lo dicesse così in fretta. Evidentemente lo voleva dire da tanto tempo.
 
-Sai che per me non ci sono mai problemi.
 
Così con le mie donne mi avvio in macchina di Rose, alla volta di casa loro. Sanno che non  mi fermerò molto, ma sanno già che farò di tutto per tornare sempre da loro.
 
Una volta in casa, quando mia figlia sale nella sua camera per togliersi la divisa prendo un respiro e dico
“Rose…  l’ultima volta…  non ti ho detto che ti amo”.

 
 
The  End
 
Ah! Dimenticavo! Quando abbiamo raccontato del nostro ultimo incontro a Mia, ne è rimasta talmente impressionata che il giorno dopo è tornata a casa  con la scritta “I’m burning up a sun just to say goodbye” tatuata sul braccio e stranamente Rose non è andata su tutte le furie ma si è messa pure a piangere. Santissimi numi come assomiglia a Jackie!
 
   
 
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