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Autore: harinezumi    01/09/2013    2 recensioni
Era iniziato tutto come uno stupido gioco.
"Ti sfido a rubare la Batmobile". "Ti sfido a sfilare l'anello a Guy". “Ti sfido a sfuggire a Batman dopo la faccenda della Batmobile”. "Ti sfido a sollevare la moglie di Scott". "Ti sfido a permettermi di guidare il Bug". "Ti sfido a portarmi il reggiseno di Canary".
La maggior parte delle sfide erano sciocchezze. Stupidaggini, per quanto accettarne alcune fosse l'equivalente di firmare un contratto per il proprio suicidio; fortunatamente, contusioni conseguenti a parte, nessuna in particolare aveva spinto Booster Gold e Blue Beetle oltre il limite.
E a Ted, rimanere dentro i limiti, lo annoiava parecchio.
[Boostle, fuck yeah!]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Challenge accepted
Genere: Generale, Comico
Parole: 3514
Personaggi: Blue Beetle II (Ted Kord), Booster Gold (Michael Jon Carter), Fire (Beatriz Da Costa), Accenni ai vari membri dell'originale JLI
Coppia: Boostle
Avvertimenti: Slash

Nonostante i fan della coppia in Italia non siano una specie conosciuta (credo di contarne tre in tutto), sta di fatto che io ci ho scritto qualcosa; comunque, davvero, questi due mi stiano bene anche solo come best buddies. Perché ogni cosa è migliore con Booster e Beetle.
Non... ci sono fan... della coppia... Blue & Gold......
*ride istericamente*
*si rannicchia su una sedia a dondolo con una bottiglia di vino*
*si sente All by myself in lontananza*

harinezumi

Devo NECESSARIAMENTE dedicare la fic a Harebell, perché non solo è una fan della coppia e ci ha scritto pure delle fic, ma ha dedicato a questa mia storia un disegno bellissimo ç_ç la adoro per questo e la ringrazio molto!!

 

 

 

 

____________________


 

 

 

Challenge accepted

 

 

Era iniziato tutto come uno stupido gioco.
"Ti sfido a rubare la Batmobile". "Ti sfido a sfilare l'anello a Guy". “Ti sfido a sfuggire a Batman dopo la faccenda della Batmobile”. "Ti sfido a sollevare la moglie di Scott". "Ti sfido a permettermi di guidare il Bug". "Ti sfido a portarmi il reggiseno di Canary".
La maggior parte delle sfide erano sciocchezze. Stupidaggini, per quanto accettarne alcune fosse l'equivalente di firmare un contratto per il proprio suicidio; fortunatamente, contusioni conseguenti a parte, nessuna in particolare aveva spinto Booster Gold e Blue Beetle oltre il limite.

E a Ted, rimanere dentro i limiti, lo annoiava parecchio.
Perciò, quando al locale notturno di Guy che frequentavano ormai da diversi mesi si presentò un'occasione più unica che rara, lui la colse senza battere ciglio. Un gruppo di ragazzi, poco lontano dal tavolo dove lui e Booster si erano seduti, si era fatto strada sulla pista da ballo, esclusivamente con altri ragazzi.
Questo, considerando che a pochi metri da loro c'era una Bea piuttosto succinta che nessun uomo aveva ancora avvicinato (con suo disappunto), poteva significare soltanto una cosa.

“Ehi” fece Ted, con un sorrisetto sulle labbra che preannunciava già un grande piano, non necessariamente buono per Booster (cosa che in proporzione non accadeva mai). Si voltò verso l'amico seduto accanto a lui, che nell'immediato smise di bere il suo drink, lanciandogli un'occhiata già nervosa. “Ti sfido”.

“Oh, andiamo! Pensavo che fossimo pari con Black Canary” si lamentò Booster, con un gemito. Era probabile che sapesse che non sarebbe mai riuscito a tirarsi indietro, nemmeno con il sospetto che Ted stesse giocando sporco.

“No, metà reggiseno non è un reggiseno intero, amico mio. Quindi me ne devi una”.
Booster alzò gli occhi al soffitto, ma dopo aver fatto spallucce gli fece un cenno con la testa. “Spara”.

Ted si soffocò per qualche istante con la sua stessa gioia -Booster indietreggiò sulla sedia-, e poi, mostrano una calma che non aveva, parlò. “Ti sfido a rimorchiare un ragazzo”.

Per un attimo, Booster lo fissò sbattendo le palpebre. L'espressione di Ted era quella di un bambino davanti a una torta di sette piani (o di J'onn, davanti a sette piani di Oreo). Si schiarì la voce, lanciando un'occhiata ai ragazzi sulla pista da ballo prima di tornare ad osservare Ted: pareva stranamente confuso. “Sei sicuro?”

Il tono con cui gli aveva posto la domanda fece vacillare la sicurezza di Ted per un momento; perché Booster non sembrava turbato dalla sfida, anzi piuttosto l'aveva presa in maniera sorpresa, come se la considerasse semplice? C'era solo una risposta a quella domanda, e il pensiero colpì Ted molto più forte di quanto avesse voluto, figurarsi a darlo a vedere.
Cosa che accadde, dalla voce infastidita con cui gli uscirono dalle labbra le parole successive. “Cos'è questo scetticismo? Non ho ancora detto i termini. Non dovrai solo rimorchiarlo, devi andare anche fino in fondo”.

“Ma...” Booster boccheggiò per qualche istante, come se non sapesse esprimere nessun altro sentimento per la cosa se non totale confusione.
La cosa irritò Ted ulteriormente. “Non ci sono ma! Soltanto sì e no. Sì o no, Booster?”
Michael lo fissò sperso, poi dalle sue labbra uscì quello che sembrava più un verso svogliato che disperato. “Sfida accettata. Dannazione, Ted, stasera c'era la partita!”
“Che? Segui il football del ventunesimo secolo anche se non conosci nemmeno le squadre?”
“Beh, sai, è sempre football...”

Ted lo ignorò, mentre la sensazione di malessere che aveva provato prima si dissipava, lasciando spazio a una peggiore, di sconforto, che si depositò dritta sul fondo del suo stomaco. Avrebbe dovuto sospettare che Booster non avesse alcun problema con la sessualità, considerando che proveniva da quattro secoli nel futuro. Lo urtava il fatto di non averlo capito prima, o il fatto che Booster non avesse nemmeno provato a nasconderlo? O peggio, il fatto che non gliene avesse mai fatto parola?
Cercò di tornare al pensiero più imminente della sfida, prendendo ad osservare i ragazzi sulla pista da ballo.

“Pensa piuttosto a concentrarti sul tuo obbiettivo, Romeo. Quale preferisci? Non voglio perdermi nemmeno un istante” gli chiese, con una risatina, ignorando la vocina sarcastica nel suo cervello che commentava con un sì, non vedo l'ora, evviva.

Booster diede una rapida occhiata ai ragazzi, finché i suoi occhi non si soffermarono su uno in particolare. Lo indicò a Ted con un vago gesto della mano, alzandosi in piedi con un sorrisetto, per quanto l'espressione del suo viso tradisse il fatto che non si sentisse in grado di affrontare la cosa. Certo non per i motivi che Ted aveva creduto.
“Quello. Ah, questa sarà un gioco da ragazzi. Mi spiace solo per la partita” commentò, e Ted gli lanciò una mezza occhiataccia, come se avesse percepito il fatto che lo stava prendendo in giro.

“Per l'amor del cielo, Booster, è una replica! Credo tu sia l'unico uomo a parte Batman che antepone qualcosa al sesso” rispose, mentre i suoi occhi vagavano sulla figura indicata dall'amico, ostili senza volerlo.
Ma certo, aveva tutti i diritti di sentirsi così, perché il suo piano per la sfida era andato in fumo. Aveva sperato di mettere Booster in imbarazzo, non intendeva certo spingerlo ad andare a letto con un altro; e il peggio era che aveva dato una pessima idea all'amico, per cui la prossima sfida sarebbe stata potenzialmente problematica. Pregò che Booster non gli chiedesse lo stesso.
Cosa ci trovava, poi, in quel ragazzo? Era appena passabile. Capelli castani, occhi azzurri, volto anonimo... lui avrebbe scelto perlomeno una preda più ambita, come il biondo dall'altro lato della pista, che sembrava uscito da una rivista per modelli. Prima che Ted potesse rendersi conto di quel che aveva appena pensato e arrossire, Booster parlò.

“Bene, augurami buona fortuna!” esclamò, bevendo in un sorso il resto del suo drink e facendo per lasciare il tavolo.
Ma Ted, senza sapere nemmeno perché, trovò la visione talmente sbagliata che non riuscì a trattenersi dal richiamarlo indietro. “A-aspetta, Booster!”
Michael si voltò a guardarlo, con aria interrogativa.

“Penso...” balbettò Ted, maledicendosi in maniera deliberata all'interno della propria testa. “Penso di poterti registrare la partita quando torno al quartier generale”.

Lo sguardo di Booster si illuminò di svariate centinaia di unità, mentre il suo viso si apriva nel sorriso più dolce e stupido che Ted avesse mai visto. Come mai non era mai arrivato a quelle conclusioni prima?
“Oh, Ted, grazie mille amico! Sei il migliore!”
Detto quello, lasciò Ted da solo al tavolo, con un'espressione di disfatta totale sulla faccia e la sensazione di aver fatto la più grande idiozia della sua vita (e ne aveva fatte diverse, alcune avevano portano quasi alla distruzione del pianeta).

Bea si sedette accanto a lui quasi non vista, dal momento che i pensieri dell'altro erano sprofondati in fondo ad un oceano di improvvisa depressione. La ragazza sbuffò, giocherellando con la cannuccia del drink lasciato da Booster.

“Dannazione, stasera mi sa che vado in bianco. Se era la serata gay Guy avrebbe potuto almeno avvertirmi”.
“Non credo che se ne sia mai accorto. Dopotutto non è...” mormorò Ted, fissando il vuoto, ormai in un altro mondo. “... che sia famoso per la sua perspicacia”.
“Mh? Ehi, tutto bene, Bidiota?”
“Non tanto. Un po' offeso, io gli attributi li avevo e niente da fare lo stesso” cercò di buttarla sul ridere, ma più rifletteva su quello che era appena successo, più si sentiva soffocare.
“Sei veramente un buffone... Ma quello non è Booster che ci prova con un ragazzo?”

Ted avvertì l'ennesimo macigno depositarglisi sullo stomaco, e sentì l'improvviso bisogno di bere qualcosa. Anche se avvicinò il proprio drink alle labbra, però, non lo bevve per niente.
“Già”.

Bea lo fissò alzando un sopracciglio, allungando la mano per sentirgli la fronte, come per accertarsi che non avesse la febbre. Ted non si accorse minimamente del gesto; ora che aveva puntato gli occhi su Michael assieme a quel ragazzo, non riusciva a staccarli.
“Se non ti senti bene dovresti uscire da qui...” cominciò a spiegargli Bea; ma un attimo dopo, con grande imbarazzo dell'altro, finalmente voltatosi a guardarla, nei suoi occhi comparve la consapevolezza dell'entità del problema. “Ted... perché cavolo Booster ci sta provando con un altro ragazzo?”

“Io...”
Ted provò con tutto sé stesso a reggere lo sguardo di Bea, che sembrava furiosa senza alcuna ragione, con lui, come se avesse fatto qualcosa!
“... credo sia perché sono un buffone”.

Gli occhi di Bea si addolcirono improvvisamente, mentre una mano si posava sulla spalla di Ted e la ragazza sospirava, scuotendo la testa. Gli lanciò un sorriso comprensivo, un sorriso che Ted non riuscì a comprendere del tutto, alzandosi e porgendogli la mano che fece scivolare via dalla sua spalla.
“Non hai intenzione di muovere il culo e farci qualcosa immagino”.
Ted fece un segno di diniego con la testa, arrossendo lievemente, senza capire perché proprio adesso tutto quel trambusto allo stomaco e alla testa, come se il suo intero corpo volesse rigettare la prospettiva di Booster assieme a quel ragazzo.
“Come sospettavo. Vieni, scemo. È davvero meglio che ti porti a casa”.

 

*

 

Quando arrivò alla stanza che divideva con Booster nel quartier generale della JLI a New York, Ted sperò vivamente che l'altro fosse almeno abbastanza intelligente da non potare lì il ragazzo.
Si sedette sul proprio letto, completamente svuotato da ogni sensazione, senza sentire più nemmeno quelle negative; perché aveva l'impressione che Bea avesse avuto pietà di lui, nel portarlo a casa? Forse perché aveva cercato in tutti i modi di sviare la conversazione da Booster, mentre camminavano insieme.
O forse era stata la sua infelice espressione prima di lasciarlo andare in camera sua, “è proprio uno schifo quando non si è corrisposti”.
Non c'era nulla da corrispondere. Booster era il suo migliore amico, ed era l'unico sentimento che Ted voleva che fosse corrisposto; diamine, fino a quella sera nemmeno si era immaginato che l'altro potesse essere bisessuale, come avrebbe potuto provare qualcosa per lui senza saperlo?
Senza contare che Ted stesso non era bisessuale, ma etero fino al midollo.

Andò nella sala ricreativa, accendendo il televisore sul canale sportivo e cominciando a cercare uno dei tanti cd di Guy da poter sovrascrivere con la partita di football, così, perché se l'avesse scoperto la colpa sarebbe stata di Michael e lui avrebbe avuto la sua vendetta (anche se non gli era chiaro per cosa dovesse vendicarsi, visto che la sfida l'aveva posta lui).
Scoperto con suo disappunto che il loro decoder poteva registrare in automatico senza bisogno di supporti, Ted si sedette sul divano per guardare la partita.

Tutto, pur di convincersi che quella che stava provando non fosse affatto gelosia.
 

*

 

Quando si svegliò, era steso a pancia in giù sul tappeto della sala e stava sbavando sopra la propria manica. Era mattino presto a giudicare dal chiarore appena accennato proveniente dalle finestra, e il televisore era ancora acceso: doveva essersi addormentato nel bel mezzo della partita. Segnava le cinque e un quarto del mattino.
Con uno sbadiglio, Ted si sollevò in ginocchio, notando con suo sommo dispiacere che aveva tutte le ossa del corpo bloccate dalla scomoda posizione sul pavimento; spense la tv, aggrottando le sopracciglia e riflettendo sul perché si fosse meritato un risveglio tanto ingrato.

La sua mente, senza volerlo, ripercorse in fretta gli eventi della sera prima, e Ted gemette, nascondendo il viso tra le mani e lasciandosi cadere seduto sul divano.
Lui e la sua stupida faccia da idiota avevano spinto Booster tra le braccia di un tipo qualsiasi di loro spontanea volontà. Avrebbero dovuto aggiungere una sua foto all'espressione sul dizionario “tirarsi la zappa sui piedi”: era talmente irreale che sembrava un brutto sogno.

Era abbastanza brutto rendersi conto di provare dei sentimenti di natura romantica nei confronti del proprio dannato migliore amico. Ma era ancora più brutto distruggere ogni possibilità di poterglielo comunicare a prescindere; dopo la sfida che lo aveva costretto a compiere, Ted dubitava che Booster sarebbe stato disposto a credere a un discorso simile.
Tanto più che l'aveva portata a termine senza battere ciglio; evidentemente, non c'era alcun interesse da parte sua.
Dopotutto, forse Ted aveva fatto inavvertitamente la cosa giusta, risparmiandosi una delusione (sempre se avesse mai avuto il coraggio di affrontare l'argomento, e lui lo dubitava).

Ancora stanco, si sollevò dal divano e si diresse verso le scale del piano superiore, dove si trovavano le stanze; solo per notare, poco più in là vicino all'ingresso, Booster e Bea che discutevano animatamente di qualcosa.
Lui sembrava appena rientrato, dal momento che aveva gli stessi vestiti della sera prima, e Bea appena svegliata, dal momento che era mezza nuda sulla soglia della sede. Urlavano parecchio, anche se Ted era troppo stanco per starli a sentire.
Scosse la testa, pensando che almeno stavolta né Batman, né Max, né J'onn se la sarebbero presa con lui per “atteggiamenti inappropriati sul luogo di lavoro”. Invece di gettarsi nella mischia, se ne andò spedito in camera sua, si tolse i vestiti stropicciati e si gettò nel suo letto, addormentandosi il secondo che la sua guancia toccò il cuscino, sfinito.


*

 

Lo svegliò di nuovo il rumore del cellulare sul suo comodino, quando gli arrivò un sms.
Con un grugnito, lo prese a tentoni, leggendo sul display che erano le undici e mezza e che il messaggio era di Booster. Deglutì, improvvisamente sveglissimo e per nulla desideroso di leggerne il contenuto.

Per cinque secondi ponderò la possibilità di ignorarlo e fingere di non averlo mai ricevuto, spaventato da cosa poteva esserci scritto; forse Booster e Bea la mattina avevano litigato perché Booster voleva fuggire con il ragazzo conosciuto al locale, e lasciare la JLI, lasciarlo solo.
Ebbe un flash di Booster e il tizio come Romeo e Giulietta, e di Batman che ne voleva impedire le nozze.

Gli venne la nausea. Aprì il messaggio.

Era anche peggio di quel che si aspettasse.
Era una foto di un letto disfatto, illuminato appena dalla luce mattutina, al cui centro stava il ragazzo castano, voltato di schiena e intento a dormire profondamente. Sotto, le parole che Booster gli aveva inviato: “Credo di aver trovato l'amore della mia vita. E ho vinto la sfida!”

Fu solo per miracolo che Ted riuscì a sollevarsi e ad andare a fare colazione -cioè a pranzare-. Gli altri erano più o meno sparsi per la sala delle riunioni, ognuno con uno snack diverso, dimentichi dell'invito (più minaccia) di Max di non portare mai del cibo durante i meeting. Del resto, J'onn era il primo a non osservare quella regola, dal momento che aveva con sé una confezione di Oreo anche fuori dalle ore pasto.

“Ehi, sto solo seguendo la leadership!” protestò infatti Ted alzando le braccia in segno di scuse, quando Max lanciò un'occhiataccia al suo hot-dog.

Quando si sedette al suo posto, fu sorpreso di trovare Booster già accanto a lui, vestito di tutto punto, dopo la notte fuori che aveva passato. Ted aveva dormito dodici ore eppure si sentiva uno straccio, in più il suo costume da Blue Beetle non era nemmeno stato stirato.
La cosa lo irritò, e evitò totalmente di salutare Booster anche dopo che l'amico gli ebbe lanciato un sorriso di benvenuto.

Com'era ovvio, l'idiota non notò la sua freddezza, perché fece scivolare la propria sedia più vicina alla sua, per sussurrargli nell'orecchio; tanto, finché Guy e Batman continuavano a fare casino, era improbabile che il meeting iniziasse.
“Me ne lasci un morso? Cavolo, sembra disgustoso, ma sto morendo di fame”.

Ted alzò un sopracciglio alla sua faccia tosta (anche se non aveva nessun motivo razionale per poter incolpare Booster di qualcosa) e scosse la testa. “Se ne vuoi uno te lo vai a comprare”.
“Oh Ted, lo sai che sono al verde! Ti preeego, è da stamattina che Batman mi tiene inchiodato qui!”
“Io non sono un dispensa hot-dog” commentò Ted, alzando gli occhi al cielo e continuando a mangiare, cercando di ignorare l'altro.

Booster esibì una strana espressione, a metà tra il broncio e l'imbarazzato. Quando parlò, infatti, tradì nel tono una certa insicurezza. “Credevo che dovessimo condividere tutto”.

Quello era il colmo. Ted chiuse gli occhi, cercando di non urlargli in faccia di fronte a tutti i presenti una frase come “come potrei condividere qualcosa con qualcuno che mi tradisce facendosi il primo ragazzo che capita come se nulla fosse senza considerare i miei sentimenti”, perché gli sembrava esattamente quello che avrebbe detto una donna mestruata in quella situazione, e lui non ci teneva ad essere ritenuto tale dai suoi compagni.
Booster non ne sapeva nulla. Non era colpa sua. Ted era arrabbiato soltanto con sé stesso... eppure non riuscì a tenere a freno la lingua.

“Non dovresti farlo con l'amore della tua vita?” mormorò tra i denti, improvvisamente senza nessun appetito.
Guardò di striscio il viso di Booster, che aveva preso quelle parole senza un briciolo di consapevolezza; sembrava non aver nemmeno capito cosa aveva appena ascoltato.

“Sì... infatti” rispose, lentamente, come se tra i due il ritardato fosse Ted.
Ted sbatté le palpebre, abbandonando il cibo sul tavolo. In quel momento non sembrava molto importante il casino dei leaguers intorno a loro, mentre si fissavano l'un l'altro negli occhi senza capire cosa diamine era appena successo.

“Mi hai mandato una foto stamattina” si sforzò di dire Ted, disorientato.
“Sì”.
“L'amore della tua vita”.
Booster si schiarì la voce, arrossendo. “Oh Dio, lo sapevo. Colpa di Bea. Ho esagerato?”
“Beh... è appena un giorno, penso proprio di sì. Di questo passo tu e Batman sarete costretti a sfidarvi a duello, e tu ne moriresti”.
“Che diav..? Ma... se fosse per me sarebbe già passato molto più tempo, non è colpa mia se sono lento a capire! … oh, cavolo, fingi che non l'abbia appena detto. Non sono un mago con la mia autostima”.
“Non sei un mago neanche con tutto il resto, fidati”.
“E va bene, non ti chiamerò più così! Quante storie!”
“... di cosa stiamo parlando, Booster?”
“Oh, ci sono! Non ti sarai arrabbiato perché ti ho scattato una foto senza permesso? Ma l'hai vista soltanto tu”.
“Cosa?”
“Cosa?”

Ted si prese qualche momento per mettere insieme le tessere del puzzle. Poi divenne bianco. Poi rosso. Poi più rosso.
Poi si alzò drammaticamente dalla sedia, lasciando in fretta la sala delle riunioni e Booster, che lo fissava con l'espressione sveglia di un bovino ruminante. Si fermò in corridoio, prese il cellulare dalla tasca, guardò la foto sullo schermo; si chiese come aveva potuto essere talmente stupido da non accorgersi che ritraeva lui stesso. Si portò una mano tremante alle labbra, maledicendosi e dicendosi al contempo che tutto quello non era possibile; i macigni sul fondo del suo stomaco nel frattempo sembravano diventati palloncini, e la testa gli dava le stesse sensazioni di un giro della morte in montagne russe. Non aiutava per niente.
Sentì a malapena Booster che si scusava con tutti perché “Ted ha mangiato qualcosa che gli ha fatto male”, e le risposte di più persone “bene, così almeno sta zitto”.

Poi, una mano sulla spalla lo avvertì che l'altro lo aveva seguito.
Booster gli stava sorridendo, non aveva capito niente, ma gli stava sorridendo. Il suo tocco era incoraggiante, e decisamente piacevole; per quanto la situazione fosse assurda, Ted si lasciò sfuggire un sorriso dalle labbra di rimando.

“Che fine ha fatto il ragazzo di ieri..?”
“Oh, quello. Mi ha dato un sacco di consigli su... su di te. Siamo rimasti a parlare fino alle cinque del mattino... sai che si chiama Ralph? Come Ralph, voglio dire...”

Ted chiuse quel dispensatore di idiozie che era la bocca di Booster con un bacio.
Era molto meglio che baciare una ragazza; era molto meglio che baciare una qualunque persona. Fu estremamente complesso smettere, per entrambi. Quando accadde, Ted trovò le proprie mani sul viso dell'altro, e sentì quelle di Booster sulle spalle.

“Perché mi hai detto che la sfida era vinta? Non lo è affatto” mormorò allora, aggrottando la fronte.
“Beh, sei un ragazzo” spiegò Booster, piuttosto serio. “Ti ho rimorchiato. Quindi...”
“Quindi, a meno che tu non abbia dei poteri di cui non sono a conoscenza, devo essermi perso la parte in cui mi porti a letto”.

Booster gli sorrise nuovamente, e Ted rabbrividì a suo malgrado, perché non si era mai reso conto di quanto quella piega delle labbra lo potesse scaldare fino alle ossa. Ogni residuo di sensazione negativa che lo aveva accompagnato la sera precedente si dissolse.
“Oh no, quella viene adesso. E ti assicuro che sarà abbastanza memorabile”.

Ted esibì un ghigno scettico, aprendo le labbra per ribattere; ma non riuscì mai a comunicargli che era sorpreso che conoscesse il concetto di “memorabile”, perché le urla di Batman che intimavano a “quei due idioti di tornare nella dannata sala delle riunioni” riecheggiarono in quel momento fin dall'altro capo del pianeta.








 
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