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Autore: crazy_k    01/09/2013    1 recensioni
Le luci stroboscopiche danzavano sulla pista in sincrono con i corpi sudati dei giovani.
La musica rimbombava tra le pareti del locale, propagando le sue vibrazioni fin nelle fondamenta. Le note alte facevano fischiare le orecchie, l’incedere basso e ritmato dei bassi rifrangeva nello stomaco.
Il calore era insopportabile, l’afa stordiva le menti, il sudore bruciava gli occhi, l’ossigeno scarseggiava.
Il rave era in pieno svolgimento.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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RISVEGLI DIVERSI









Le luci stroboscopiche danzavano sulla pista in sincrono con i corpi sudati dei giovani.
La musica rimbombava tra le pareti del locale, propagando le sue vibrazioni fin nelle fondamenta. Le note alte facevano fischiare le orecchie, l’incedere basso e ritmato dei bassi rifrangeva nello stomaco.
Il calore era insopportabile, l’afa stordiva le menti, il sudore bruciava gli occhi, l’ossigeno scarseggiava.
Il rave era in pieno svolgimento.


 
***


Vinny non riusciva a toglierli gli occhi di dosso; quel giovane seduto al bar sembrava fatto apposta per lui. Lo era; sempre più accasciato sul bancone, alzava il braccio con fatica, stringeva le palpebre per trattenere lacrime alcoliche, ormai non doveva nemmeno più sforzarsi per ingollare drink colorati uno dietro l’altro. Quando si leccò le labbra catturando le gocce trasparenti che vi si erano depositate sopra, Vinny compì lo stesso inconscio gesto e il suo membro si stirò nei pantaloni.
La folla brulicante di corpi sudati e ormoni gli ondeggiava intorno, spingendolo innocentemente verso la sua inconscia, inerme preda.

- Ciao!
La musica era talmente forte che Vinny dovette urlargli direttamente nell’orecchio, ricevendo in cambio uno sguardo appannato, illuminato dalla luce violetta dei neon. Dalla frangia incollata alla fronte colavano gocce di sudore, le labbra, rosse e tumide, leggermente dischiuse, lasciavano fuoriuscire un respiro affannato che pareva più un rantolo.
Completamente ubriaco… Fu il pensiero di Vinny mentre gli afferrava il mento appuntito e avvicinava i loro volti. - Prendiamo una boccata d’aria.
Senza aspettare risposta sollevò il giovane di peso e con passo malfermo, lo trascinò verso il parcheggio appena fuori l’uscita.
Pochi metri più in la, Pietro vide il suo migliore amico venir trascinato all’esterno da un perfetto sconosciuto con i capelli tinti di un improbabile color blu. Lanciando un’occhiata incerta alla ragazzina che, schiacciata tra lui e il muro, gli si contorceva contro, scoccò la lingua infastidito. Al diavolo…
In fin dei conti, Giorgio era abbastanza grande da potersela cavare da solo.

Anna sentiva le gambe pesanti, le ginocchia che avrebbero potuto cederle da un momento all’altro, i piedi che pulsavano stretti nelle scarpe dal tacco troppo alto. Eppure non smetteva di scatenarsi.
Luca fissava la sorella dall’alto, seduto scomposto accanto alla ringhiera che correva lungo tutto il piano superiore. Era stata lei a trascinarlo fino a Lecco quella sera, a costringerlo a due interminabili ora di macchina per finire appollaiato su una sedia mezza scassata, sorseggiando coca-cola da una cannuccia bucata.
Anna si muoveva scomposta, lasciando ondeggiare i fianchi e buttando le braccia al cielo, reclinando all’indietro la testa, saltando sul posto, lanciando sorrisi a nessuno in particolare. Pareva una marionetta manovrata da un Mangiafuoco ubriaco. Sullo schermo appannato alle spalle del DJ la sua immagine ripresa da chissà quale telecamera era esposta allo sguardo voglioso dell’intera mandria di giovani in tempesta ormonale presenti. Luca si agitò a disagio.
- Tua sorella sa il fatto suo! Non ha bisogno della babysitter!- gli urlò una voce conosciuta, rubandogli la bibita semivuota di mano e agitandogliela sotto il naso - Posso offrirti qualcosa di meglio?
Un battito di incertezza pompò il cuore del ragazzo che maledì la sorella tra i denti.
- Marco… Cosa vuoi?
Il nuovo venuto sorrise ferino, piegandosi sull’orecchio dell’altro. - Sono felice che ti ricordi ancora come mi chiamo. E’ strano trovarti qui. Anna pensava che ti servisse un po’ di svago?
- Te lo ripeto Marco; che cosa vuoi?
Il corpo del ragazzo venne scosso da una risata profonda e malinconica. - Voglio offrirti lo svago che cerchi.
- Non mi interessi.
- Coraggio Luchino… Una volta ti piaceva, o sbaglio?
- Mi hai tradito.
- Sì. E adesso ti offro una scopata senza impegni.
Luca teneva gli occhi ancorati al pavimento. Per quanto non provasse più nessun sentimento romantico nei confronti dell’ex fidanzato, non riusciva a rimanere indifferente al fascino magnetico che aveva come prerogativa. Certo, sentiva la rabbia premere dall’interno per uscire e prenderlo a pugni, tuttavia…
- Smettila di pensare per una volta, Luk. Vieni.

Dell’assenza del fratello, Anna se ne accorse solo diverse ore più tardi quando, intirizzita dal freddo, si ritrovò a vagare per i dintorni del parcheggio.
- Dove cazzo sei finito? - Teneva il cellulare premuto all’orecchio. Tre squilli, quattro squilli, cinque, sei… Nessuna risposta.
- Hey bellezza! Sei sola?
La ragazza alzò lo sguardo di scatto, focalizzando per prima cosa la chioma colorata dell‘avventore.
- Sto aspettando mio fratello.
Con un’alzata di spalle, borbottando un - Come vuoi. - il ragazzo se ne tornò alla festa e Anna riprese la sua ricerca.


 
***


La mattina dopo, Pietro venne svegliato dal trillo insistente del telefono. Di malavoglia si alzò dal letto, prendendo vagamente coscienza della terribile emicrania che lo accompagnava.
Sei chiamate perse.
Quindici messaggi.
Spense l’apparecchio senza degnarlo di un secondo sguardo.

- Pietro! - la voce di sua madre lo svegliò per la seconda volta, trapanandogli il cranio - Hanno chiamato dall’ospedale , Giorgio è stato ricoverato questa mattina all’alba! Ha subito violenza ed è stato derubato, non eravate usciti insieme ieri? Sua madre vuole parlarti! Pietro?! Mi senti?!
Il ragazzo allungò il braccio per chiudere a chiave la porta della stanza. Tornò poi a dormire, stringendosi addosso il corpo nudo dell’ultima ragazza che aveva conosciuto la sera prima.

Che palle…


 
***


Vinny si svegliò su una panchina del lungo lago. La lastra di pietra era fredda contro la pelle e l‘odore dell‘acqua stagnante gli dava un senso di nausea.
Si frugò in tasca, sbadigliando soddisfatto della nottata. Ne estrasse un piccolo portamonete rosa a fiori, un mazzo di chiavi, una mentina, una pacchetto di sigarette vuoto, un portafoglio in pelle pieno di banconote da venti, un orologio di marca che sicuramente non era suo e un tovagliolino di carta con scarabocchiato sopra un numero di telefono sbavato.
A torso nudo si incamminò verso casa.

Chissà se poi quella l’ha trovato il fratello.


 
***


Anna si convinse ad aprire gli occhi quando l’aroma persistente del caffè fu accompagnato da un tintinnare di tazzine alla sua destra.
- Buongiorno!
- Hey… - mormorò con voce impastata di sonno la giovane, sforzandosi per conquistare la posizione seduta - Tutta questa roba è per me?
- No… E’ anche per me! - scherzò l’altra ragazza, addentando un cornetto.
Anna sorrise, rigirandosi un biscotto tra le mani.
- Grazie per essermi venuta a prendere ieri notte.
- A cosa servono le migliori amiche se non per questo?

Chissà se l‘ambulanza che ho chiamato ha trovato il ragazzo svenuto dietro la vecchia Fiat… Era conciato male.


 
***


La prima cosa che fece Marco appena sveglio fu accendersi una sigaretta e pisciare nel vaso di quella maledetta pianta che la madre del suo coinquilino aveva parcheggiato in salotto.
Tornato in camera prese tristemente nota del materasso freddo e vuoto sul lato destro del letto. Luca doveva essersene andato da tempo.
Strisciando i piedi sul parquet macchiato, si rifugiò in bagno dove perfino il suo riflesso allo specchio sembrava aver pena di lui.

Mi manca.


 
***


Giorgio si svegliò due mesi dopo, in un letto d’ospedale.
Gli occhi gli bruciavano, la vista era appannata, aveva la gola in fiamme e la lingua era gonfia e impastata.
Sua madre dormiva su una sedia al fianco del letto, gli stringeva una mano tra le sue.
Sul comodino dall’altra parte era posata una foto di lui e Pietro scattata un paio d’anni prima. Era la foto che teneva incorniciata nella sua camera da letto accanto a quella del padre, unico ricordo che aveva di lui insieme al rolex d‘oro che portava sempre al polso.

Come ci sono finito qui? Dovevo andare alla festa.


 
***


All’alba Luca era già sveglio. Guardava Marco dormire al suo fianco: il volto rilassato, i riccioli scuri, le lunghe ciglia e le labbra imbronciate. Non provava niente se non un piacevole senso di spossatezza fisica.
Si vestì con calma alla luce dei primi raggi invernali e si sentì soddisfatto di se stesso quando si chiuse la porta dell’appartamento alle spalle senza guardarsi indietro.

Devo chiamare Anna.









THE END









Grazie a tutti per aver letto. La storia segue il filone di Missing (http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1755213&i=1) e Rape (http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1915588&i=1). Fatemi sapere cosa ne pensate lasciando un commento, tenendo sempre a mente che le recensioni sono il pane quotidiano per uno scrittore e NON creano dipendenza.
   
 
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