2.
Il cristallo rosso
-Sei
sicura di riuscirci, Chocolat?- chiese Vanilla, leggermente preoccupata per i
propositi dell'amica.
-Certo.
Oggi avrò il cuore di quel pallone gonfiato di Pierre.
-Io
non capisco cosa ti abbia fatto quel ragazzo da darti tanto sui
nervi.
Chocolat
strinse i pugni: solo nominarlo la rendeva furiosa. Le ci sarebbe voluto un
intero anno per elencare le cose che odiava in lui: altezzoso, spocchioso…ma chi
si credeva di essere? E c'erano anche delle oche che gli morivano dietro…cosa ci
trovassero, restava un mistero.
-Vanilla,
sei davvero una strega fortunata: con una rivale del genere il trono di
Extramondo sarà senza dubbio tuo.
-Cuciti
la bocca, Blanca: sarà Chocolat la nuova regina.
-Sì,
rospo: la regina delle sconfitte!
-Prova
a ripeterlo, se ne hai il coraggio!
Sospirando,
le due streghe lasciarono a discutere i rispettivi famigli: al contrario di
loro, quei due erano davvero in continua competizione. Alle ragazze non
importava il risultato finale: chiunque avesse vinto, sarebbero rimaste comunque
amiche per l'eternità. Se lo erano promesse.
-Senti…stai
attenta, d'accordo?- le raccomandò la bionda.
-Non
hai nulla di cui preoccuparti- ribatté la rossa, sicura di sé come al solito.
Aveva accumulato esperienza in quei mesi, non si era più lasciata sfuggire un
solo cristallo: ne aveva raccolti di tutti i colori, tranne quelli rossi, quelli
del vero amore.
E
da quel giorno avrebbe vantato quello del principe Pierre.
Trascorse
così la mattinata, con quel pensiero fisso in mente e , appena terminarono le
lezioni, era carica e pronta ad agire.
-Augurami
buona fortuna, Vanilla.
-Sii
prudente, quel ragazzo mi mette i brividi.
-Terrò
gli occhi aperti. Ci vediamo a casa.
-A
più tardi, Chocolat.
La
ragazza si avviò verso la biblioteca, sicura di trovarvi il giovane: le era
capitato spesso di incontrarlo lì, vi trascorreva interi pomeriggi. E infatti
eccolo, seduto all'ultimo banco.
Chocolat
sorrise, assumendo il suo vero aspetto e impugnando lo scettro: non avrebbe
perso quell'occasione.
-Ciao,
Chocolat- la salutò Pierre.
La
giovane spalancò gli occhi verdi: la sua magia avrebbe dovuto congelare il
tempo…nessuno si poteva sottrarre all'incantesimo…tranne…
Tranne
un mago.
Pierre…era
un mago?!
-Sei
stupita, piccola strega?- proseguì, alzandosi. La divisa scolastica lasciò il
posto ad indumenti bene diversi: pantaloni scuri, camicia bianca e un mantello
più nero di una notte senza luna né stelle.
-Chi…chi
sei?
-Non
l'hai ancora capito?
Cosa
doveva capire? Era convinta fosse un comune terrestre, semplicemente più
antipatico di altri. Ora scopriva che possedeva dei poteri magici proprio come
lei.
-Davvero
il mio nome non ti ricorda nulla? Si sono già dimenticati di
me?
Pierre…dove
l'aveva già sentito? Certo, su Extramondo… Pierre era il ragazzo che si era
unito alle tenebre, che era stato esiliato dal regno…
Era
lui?
-Vedo
che ci sei arrivata, finalmente. Ti facevo più perspicace.
Chocolat
strinse la presa sullo scettro: doveva fare qualcosa…ma
cosa?
Pierre
sollevò un braccio: al polso portava un bracciale con una strana pietra…era
quella in cui venivano custoditi i cristalli del cuore!
-A
me, cristallo- pronunciò freddamente.
La
strega sentì la magia fluirle dentro, come una mano insidiosa che le scivolava
nel corpo, stringendo le dita attorno al suo cuore. Si portò istintivamente le
braccia al petto, tentando disperatamente di impedire quel furto. Ma il suo
cristallo uscì allo scoperto, rosso come il sangue.
Lo
fissò, incapace di credere ai suoi occhi: quella pietra si rivelava solo quando
si era fortemente innamorati… Lei provava quel sentimento?
Infine
il cristallo svanì nel bracciale del giovane, che riprese i suo travestimento da
studente, passando accanto ad una Chocolat immobile e sopraffatta. Aveva sperato
in un'avversaria più tenace…
La
fanciulla crollò sulle ginocchia, quasi l'avesse privata di ogni energia: si
sentiva svuotata, violata, strappata… Si era impossessato del suo cuore e lei
non aveva potuto far niente, non era stata in grado di fare
niente.
Avvertì
le guance umide e si accorse di aver iniziato a piangere. Era la prima volta da
anni.