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Autore: _diana87    01/09/2013    2 recensioni
[Questa storia fa parte della serie "Keep followin' your daily routine"]
"Le apparenze ingannano, signor Castle. Solo perché veniamo da due mondi diversi, non significa che necessariamente dobbiamo farci la guerra."
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Keep followin' your daily routine'
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Nota: questa one shot segue le altre della serie "Keep following your daily routine" in questo ordine:
- "Wherever you'll go, someone will always look after you."
- "Ciò che resta del giorno."
Ci tenevo a ricordarlo visto che sono aumentate XD

 
 

 

 

 
 
Zaino in spalle, registratore legato al collo e scarponi da militare. Gli piace sentirsi un po' Indiana Jones mentre cammina tra i suq arabi di Damasco.
Gli occhi si aguzzano quando vede la locanda indicata dal suo amico Sahil.
Prende un gran respiro. Gli aromi delle spezie gli entrano nel corpo, percorrendo le vie di ogni organo come un pellegrino sulle vie di Damasco. Circondato da tanto splendore sacro, quasi si sente un profano a calpestare quel luogo con la sua rude presenza.
L'alito è pesante, la barba è incolta e i capelli sono più sbarazzini del solito.
Il locandiere lo guarda negli occhi, unica parte del corpo che non sa mentire, e percepisce che è americano a giudicare dalla parlata incerta.
Le parole arabe sono pronunciate lentamente una ad una, quasi si fosse preparato il discorso.
"Fil-lukandi Sahil?"
"Min anta?"
"Ana Richard Castle... kabiru!"
C'è Sahil nella locanda? Chi sei? Sono Richard Castle... lo scrittore!
L'uomo gli da quindi il permesso di entrare, e Rick torna a respirare regolarmente. La micro-ricetrasmittente nascosta nell'orecchio è collegata tramite satellite ad un sistema di computer, posizionati all'interno di un grosso furgoncino nero.
 
"Che c'è Castle? Pensavo ti piacesse fare la spia!"
Qui seduta ad ascoltarlo, riesco a percepire nel suo silenzio quella sensazione di chi è entrato nella tana del lupo.
Si introduce nella locanda osservando la natura umana apparentemente tranquilla di quel luogo.
Uomini seduti a bere e chiacchierare, bambini che giocano rincorrendosi tra i tavoli. Sembra un quadro settecentesco, caratterizzato, però, dall'assenza di donne.
Grazie alle immagini trasmesse dal satellite, diventa più facile osservare.
"Sembra di stare al Grande Fratello."
Il giovane agente Ross, seduto accanto a me, prende una nocciolina, poi si accascia sulla sedia allungando le gambe sul tavolo.
Lo guardo divertita scuotendo la testa. Si vede che non ha mai sperimentato sul campo il significato di rischiare la vita.
"Castle, hai già localizzato Sahil? Fammi un colpo di tosse per assentire."
Non ce n'è bisogno quando dalla telecamera vediamo un uomo con barba incolta, jeans strappati, camicia elegante che alza la mano nella direzione di Rick.
Gli rivolge un cordiale sorriso e lo invita a sedersi con lui.
Sahil ha l'aria gentile e sembra conoscere bene il luogo d'incontro perché, in qualche modo, ovunque alza l'occhio tutti cadono ai suoi piedi.
Sento Rick respirare affannosamente e potrei giurare che il suo cuore stia quasi per uscirgli dal petto.
La persona che comunemente chiamiamo 'cameriere' si avvicina al loro tavolo per prendere ordinazioni.
Sahil gli parla nella lingua del posto e il cameriere si allontana per tornare poco dopo con due bicchieri ben pieni. Più che agitato, ora Rick sembra intimorito.
"Forse ha bisogno della sua musa per riprendere fiato!"
Dò uno strattone a Ross per fargli perdere l'equilibrio, tanto che deve poggiare le mani sulla postazione avanti a sé per evitare di cadere a terra.
Con decisione, guardo la telecamera.
"Rick, so che hai paura, ma andrà tutto bene. Ricorda che stiamo a poca distanza da te. Ora concentrati sulla missione."
Tolgo un attimo l'auricolare per strofinarmi gli occhi. 
Da quanto tempo sono sveglia?
Come sono stata convinta ad accettare di nuovo questa pericolosa missione?
Già, ora ricordo.
 
Qualche giorno fa, Rick si era fatto convincere da Gina a scrivere un secondo romanzo dopo Ciò che resta del giorno.
Lui, preso da spirito di avventura, aveva accettato esultando come un bambino. Poi, era subentrato un altro problema.
Il governo aveva richiesto espressamente l'aiuto del 12esimo e della polizia di New York, e la Gates non voleva mi tirassi indietro.
"E' un grande avanzamento di carriera, detective. Catturare un potenziale terrorista non è da tutti."
Appunto, un potenziale.
Ciò non implica che sia per forza un assassino.
 
Torno a concentrarmi su Rick.
Ero troppo presa nei miei pensieri da non accorgermi della cordiale conversazione tra il mio scrittore e Sahil.
"Come mai questo interesse per la cultura araba, Rick?"
Beve un sorso di sharbat*, lasciando che il gusto di rose e sandalo si sciolga in bocca, poi gli sorride.
"Volevo dare un taglio ai crime polizieschi. Il mondo è già di per sé un posto violento, non sei d'accordo?"
Sahil semplicemente mormora un "Uhmm" come se cercasse di studiare il suo interlocutore.
"Dopo l'11 settembre, tutti usano questa scusa, said**."
Una gocciolina di sudore  gli scende dalla fronte fin sotto il mento. Rick aggrotta la fronte.
"Cosa vuoi dire?"
"Per voi occidentali, da quel giorno, ogni mediorientale è diventato sinonimo di terrorista."
Rick gli si avvicina, invitandolo ad abbassare la voce, ma Sahil resta impassibile e lo guarda serissimo. Alza gli occhi scuri e per magia il mondo intorno a loro si ferma.
 
Dalla mia postazione, sento un groppo alla gola e istintivamente cerco con lo sguardo la pistola.
Ross è più veloce di me e la allontana.
"No, detective. Non è ancora il momento."
"Il mio partner non è armato, agente. Ed è in una posizione pericolosa."
"Qui non siamo a New York. Qui vige la legge del governo degli Stati Uniti. Il suo fidanzato non ha una pistola puntata addosso."
"Non ancora, dannazione!" la voce è diventata più stridula al pensiero di sapere Rick lì da solo. Rivolgo uno sguardo a quella che sembra una situazione tesa.
Cerco di rilassare i nervi e aspetto.
 
"Sahil, amico mio. Io sono qui in qualità di scrittore. Non sono venuto per fare giudizi."
Rick gli mette una mano sulla spalla, ora può farlo, è abbastanza vicino. Forse anche troppo.
Sahil allontana lo sguardo, indignato. Sembra abbia notato qualcosa. Il suo viso è così vicino alla micro ricetrasmittente...
Gli uomini intanto iniziano a radunarsi dietro di lui. Stanno osservando Rick dall'alto in basso. Le loro mani si spostano in contemporanea sulle loro pistole rudimentali, tenute sotto la cintura dei pantaloni.
 
Il groppo alla gola continua a persistere e quasi mi impedisce di respirare. Figuriamoci se riesco a urlare. Deglutisco a fatica.
"Adesso prova a dirmi che non è ancora il momento." Un gesto veloce e gli strappo la pistola di mano.
Dopo, quel che so è che corro fuori dal furgoncino, incurante di Ross, e lui urlante il mio nome.
E poi uno scoppio e una nuvola nera di fumo provenire dalla locanda.
 
Mi getto a terra, le ginocchia si sbucciano.
Dannazione, perché non ho messo i pantaloni lunghi?
Decine e decine di persone mi passano vicino, nella direzione opposta, scappando come disperati.
Una mamma raggiunge il figlioletto piangente, gli copre la testa e corre via.
Chiudo gli occhi e spalanco le braccia, imitando il poster di Platoon.
Lascio che la polvere che si è alzata dall'esplosione mi avvolga.
Rick, dove sei?
 
"Kate! Kate! Scappa!"
Non ho il tempo di ragionare lucidamente perché lui mi afferra e mi tiene per mano, e insieme corriamo e ci allontaniamo dalla nuvola di fumo.
"Rick, guardami." Quando siamo abbastanza lontani, gli prendo il viso tra le mani. Ha il volto a chiazze sporco di sangue e qualche detrito tra i capelli. "Che è successo dentro la locanda?" è sconvolto.
Trema come una foglia.
"Non lo so. So solo che un attimo prima avevo gli uomini di Sahil pronti a spararmi, e l'attimo dopo c'è stato quest'attentato. Sono corso fuori, ma ho perso Sahil. Ho fallito, Kate. Mi dispiace."
Avvicino il suo viso al mio e i nostri nasi fanno contatto.
"Potevo perderti. Ora smettila di fare l'eroe, hai capito? Anche se la tua gamba è tornata pienamente a muoversi."
Sul suo viso compare un sorriso amaro.
Mi prende le mani e me le bacia, come a suggellare un patto. Sa quanto abbiamo sofferto per quella gamba dopo la missione in Iran e in Israele, e i suoi occhi da cucciolo mi stanno dicendo che non vuole più farmi stare in pensiero.
"Agente Beckett, si è bevuta il cervello?"
Ross arriva per interrompere il nostro rendez-vous. Lo guardo alzando un sopracciglio e osservo gli altri marines dietro di lui.
"Ti sei portato la scorta?"
"Ti rendi conto che abbiamo perso un terrorista?"
"Non sapete se lo era veramente! Non avete prove!" lo interrompe duramente Rick, alzando la voce. "Conosco Sahil da un po' di tempo ormai, non lo posso credere un terrorista!"
"Però aveva i suoi amici subito pronti a sparargli, signor Castle."
"Si è sentito tradito da me che credeva suo amico, dopo aver notato questa." Si toglie con forza la ricetrasmittente, la butta a terra e la calpesta.
Ross allontana lo sguardo dopo quel gesto, come se gli avesse appena fatto un torto.
"Il capitano McNeil era più simpatico di lei."
Mi cinge la vita e mi ritrovo tra le sue forti braccia.
Ma a Damasco non c'è pace, neanche quando scoppia l'ennesima rissa e si sente odore di polvere da sparo.
Torniamo sul luogo dell'impatto.
 
"Credi che Sahil sia un terrorista?" gli sussurro, tenendomi ancora al sicuro contro il suo corpo, con il braccio che mi avvolge le spalle.
"Parlando con lui non ho avuto questa impressione. Ma forse non conosciamo mai a fondo una persona." Scuote la testa quasi rassegnandosi amaramente alle apparenze.
Ci avviciniamo ad una folla.
Un uomo è a terra sanguinante, colpito più volte al torace. Apro e chiudo gli occhi un paio di volte prima di rendermi conto della persona che gli sta reggendo la testa.
"Sahil. Cos'è successo?" gli chiede Rick preoccupato, ma incurante degli sguardi tesi che gli stanno rivolgendo gli abitanti del posto.
Quando Sahil si volta verso di lui, sta trattenendo le lacrime.
"E' mio fratello, Rick." dice a denti stretti. "I tuoi amici occidentali hanno fatto un blitz vicino alla locanda, e stanno continuando ancora adesso, e lui è stato colpito."
Mi copro la bocca per evitare di urlare.
"No, no, no! Avevano detto che avrebbero aspettato..."
Sono stati Ross e la sua squadra. Mordo il labbro, passandomi una mano tra i capelli. Pur di catturare Sahil, avrebbero ucciso il mio scrittore.
La pressione sale e la voglia di prendere a pugni Ross aumenta.
Sahil ci guarda e capisce tutto. A nulla serve lo sguardo di apprensione di Rick, come appena uscito da un romanzo per ragazzi.
"Sono ancora tuo amico, Sahil?" sussurra la volpe al piccolo principe.
"Devo andare." dico, sconvolta.
"Kate, aspetta!"
"Richard!" la voce austera di Sahil ci blocca.
E' lo sguardo disperato di un uomo che sa di aver perso qualcuno di importante nella sua vita per colpa dei pregiudizi. Mi ci riconosco perché anche io ho perso qualcuno che amavo... mia madre.
"Le apparenze ingannano, signor Castle. Solo perché veniamo da due mondi diversi, non significa che necessariamente dobbiamo farci la guerra."
Rick gli fa un cenno del capo e si allontana abbassando lo sguardo, facendosi spazio tra la folla.
E' lo sguardo colpevole di un uomo che sa di aver perso un amico per colpa dei pregiudizi.
Rick mi raggiunge e mi stringe la mano, cercando conforto per qualcosa cui neanche lui riesce a spiegarsi.
I pregiudizi ci fanno sbagliare e molto spesso si feriscono persone che non c'entravano niente.
 
Qualche giorno dopo, avremmo sentito ancora di blitz in quella città meravigliosa, ridotta a brandelli. Rick aveva provato più volte a contattare Sahil nei suoi pochi contatti che conosceva, ma di lui non seppe più nulla.
Ormai lo aveva perso per colpa di qualche stupido giudizio.
E' questo ciò di cui dobbiamo incolparci.
 
 
 
 
*sharbat: bevanda tipica del Medio Oriente composta da frutta o petali di fiore.
**said: amico.
 
 
 
Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:
Per inaugurare settembre ci voleva una bella angst hahahahaha
Ringrazio Fania per il banner :3 io sono una frana con l'editing u.u coooomunque... premetto che ho iniziato a scriverla prima di sapere cosa stava realmente succedendo in Siria (signor presidente USA, non mi incolpi u.u), e questo è un altro esempio di come la realtà superi la fantasia O__O
Beh tornando alla one shot, povero Rick... lui sperava di fare una cosa giusta, eroica, invece ci sono di mezzo forze più grandi lui che finiscono per cambiare il corso degli eventi...
Ho mantenuto lo stile di Kate che parla in prima persona, come accaduto nelle precedenti shot e long, anche se ero tentata a cambiare punto di vista e renderlo impersonale, anche perché avevo introdotto un personaggio nuovo, l'agente Ross, che non so per quale motivo ma mi ricorda il tizio dell'FBI del doppio episodio della terza stagione XD
Mi sono dilungata.
A voi la sentenza :))
Baci,
D. :)

 

   
 
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