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Autore: SAranel    01/09/2013    9 recensioni
John aveva cercato in ogni modo di infrangerlo, giusto un po', almeno lo stretto necessario.
Solo adesso capisce quanto fosse stato sciocco anche solo provarci.
Quel 'noi', è per sempre.
"Sherlock gli sorrise e John non si fece affatto trovare mancante. Le dita dell’uomo più giovane tremarono, quasi volessero stringere quelle di John tra loro ma lo trovassero un gesto troppo azzardato. Ci sarebbe stato tempo anche per quello dopo, il dottore si disse, ma prima Sherlock avrebbe dovuto parlare. Era la sua unica, sola, prerogativa: un semplice sottinteso o un silenzioso accordo non gli bastavano più."[...]
SPOILER sul trailer trasmesso oggi!
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera fandom adoratissimo!
La sapete tutti la notizia di questa domenica mattina no? La bellissima frase tratta dal mini-promo di Sherlock trasmesso dalla BBC? No? Correte QUI!
Comunque, questa storiella minuscola e assolutamente senza pretese è solo il mio personale modo di sfogare allegramente i feeeeelings accumulati in seguito alla visione!
Sperando di non aver fatto troppo male, vi auguro buona lettura!

S.
 
 
 
 
 
The two of us
*
 
 
 
 
 
Era strano come John si fosse accorto, improvvisamente, di cosa avrebbe tanto voluto che Sherlock gli dicesse.
Era qualcosa di cui non aveva mai sentito il bisogno, un invito, se così si poteva definire, che il detective aveva sempre considerato sottinteso in ogni suo discorso, domanda o anche semplice conversazione.
Qualcosa che, nonostante fosse esattamente nel carattere di Sherlock, il dottore aveva sempre visto come un peso, la maggior parte delle volte.
Aveva immaginato spesso cosa sarebbe accaduto se il detective non avesse mandato a monte quel primo appuntamento con Sarah. Si era chiesto se quella sera stessa lei lo avrebbe invitato a casa sua, nella sua stanza da letto e tra le sue braccia, giungendo alla conclusione che sì, probabilmente lo avrebbe fatto, e che se Sherlock non si fosse messo in mezzo, a quei tempi non avrebbe affatto avuto bisogno di mendicare un po’ di tenerezza ingozzandosi dei muffin di Mrs Hudson.
Si era domandato cosa sarebbe successo se avesse trascorso meno tempo in compagnia del detective, rintracciando magari un po’ di amici, ricominciando a giocare a Rugby come una volta. Smettendo di considerare il suo coinquilino come il centro dell’intero Universo.
Si era infine chiesto cosa sarebbe accaduto se lui e Sherlock non avessero instaurato quel loro legame sin dal primo giorno. Forse John si sarebbe limitato a considerare il loro appartamento soltanto come un luogo dove ritirarsi alla sera e svegliarsi la mattina, più che il covo del leggendario Consulting Detective e del suo fidato assistente. Magari si sarebbe premurato di trovare una distrazione da quell’insopportabile compagnia imposta, flirtato con qualche ragazza nei bar e, chissà, trovato una bella donna da amare incondizionatamente, senza sentirsi in colpa per non tenere a lei abbastanza.
Nessuna delle risposte che però aveva trovato, era riuscita minimamente ad avvicinarsi–anche in un’astratta previsione- a tutto quello che la vita con Sherlock gli aveva regalato.
Seduto nel loro salotto, illuminato solo dal fuoco sfrigolante del caminetto, John non poteva far altro che pensare a Mary e a quello che sarebbe successo. Non era colpa della donna se Sherlock aveva deciso di fare la sua inaspettata comparsa nel mondo dei vivi così, all’improvviso, facendo nuovamente crollare qualcosa che John era appena riuscito a ricostruire. Il dottore, però, non poteva farci niente: Sherlock era di più.
Aveva creduto che niente sarebbe potuto tornare come una volta perché, semplicemente, nessuno dei due era rimasto anche solo lontanamente simile all’uomo di prima.
Ci sono eventi che ti cambiano, che ti colgono di sorpresa e ti sbattono violentemente contro un muro, prendendoti poi a calci fin quando non cominci a urlare, a implorare di smetterla. Ci sono ricordi che arrivano a tanto così dall’ucciderti, fino a costringerti ad accettare, nonostante tu non possa e non voglia, tutto quello che verrà dopo. E tu non puoi far niente per opporti.
John li chiamava incubi, anche se forse non era il termine giusto.
Sherlock era stato protagonista indiscusso di ognuno dei suoi.
E John avrebbe voluto morire nell’esatto momento in cui si era accorto, dopo aver combattuto con la propria coscienza, di essere pronto a passar sopra ognuno di quegli incubi, pur di poter tornare con il suo compagno di vita. Soltanto loro due, e basta. Senza Greg, che era stato il suo sostegno costante sin dal primo giorno, senza la dolce Mrs Hudson, che non gli faceva mai trascorrere una domenica da solo in casa.
Lontano da Mary, da colei di cui si era creduto innamorato ma che non aveva più alcuna importanza. Era tutto svanito, quasi come se lei fosse sempre stata un pupazzo di sabbia e la marea lo avesse disfatto, in meno di un secondo.
Si sentiva uno sciocco, ma non gli interessava più.
Sherlock lo guardava da lontano, seduto su una sedia in cucina. John sentiva il suo sguardo su di sé, quasi fosse caldo e potesse effettivamente percepirlo nel calore che scivolava lento lungo la sua schiena.
L’uomo più giovane sapeva tutto riguardo il desiderio di John, ma non aveva mai fatto niente per esaudirlo. E la conclusione a cui il dottore era arrivato, per quanto impensabile, era una soltanto: Sherlock aveva paura.
Il dottore si sollevò dal suo posto sul tappeto e camminò verso Sherlock, a passo lento e dondolante. Le gambe erano pesanti, come quando era bambino e usciva dalla sua vasca in piscina, ridendo di quella strana sensazione.
Sherlock lo imitò e gli andò incontrò, come se si fossero parlati -senza bisogno di aprir bocca- e avessero deciso che sarebbe stato preferibile incontrarsi a metà strada. Una buona via di mezzo.
John s’inumidì le labbra e la lingua fece per battere contro il palato, fermandosi però a mezz’aria. Se avesse avuto la forza di farlo avrebbe parlato per primo, perché se Maometto non va alla montagna è sempre preferibile, ammesso che non si abbia tutto il tempo del mondo, vertere sulla seconda opzione.
Avrebbe voluto scusarsi con Sherlock per essere stato un’idiota, prima, dirgli che ogni suo stupido tentativo di insinuare nel loro ‘noi’ un’altra persona era stato un capriccio inutile e immotivato. Anche più dell’invadere l’Afghanistan, avrebbe poi aggiunto, facendolo ridere.
Prima che potesse lasciar andare quel pensiero, Sherlock si mosse e John non poté fare a meno, come spinto da una forza invisibile, di alzare lo sguardo verso quello del suo amico.
Sherlock aveva occhi diversi, occhi che John non aveva mai visto prima di quel giorno. Erano più chiari del solito, quella sera, come se un pezzo di cielo avesse deciso di insinuarsi in loro, geloso delle pagliuzze dorate e delle sfumature di verde. Erano lucidi, umidi come se stessero coraggiosamente trattenendo qualche lacrima sfuggita al suo controllo.
John si ripeté ancora una volta quello che la sua mente aveva elaborato per giorni e notti intere, fino a quella sera. Noi. Quella parola non gli era mai sembrata così bella come in quel momento. Avrebbe rinunciato al resto del mondo, se fosse servito a far sì che quel noi diventasse nuovamente reale.
Sherlock gli sorrise e John non si fece affatto trovare mancante. Le dita dell’uomo più giovane tremarono, quasi volessero stringere quelle di John tra loro ma lo trovassero un gesto troppo azzardato. Ci sarebbe stato tempo anche per quello dopo, il dottore si disse, ma prima Sherlock avrebbe dovuto parlare. Era la sua unica, sola, prerogativa: un semplice sottinteso o un silenzioso accordo non gli bastavano più.
Il detective schiuse le labbra, mai distogliendo gli occhi da quelli di John, e s’infuse coraggio sottoforma di un respiro profondo e rassicurante.
«Solo noi due, John» Sherlock finalmente sussurrò, e la sua voce commosse John senza lasciargli possibilità di trattenersi, «tu e io contro il resto del mondo.»
Andava bene, così com’era. John non sarebbe stato più felice neanche se Sherlock lo avesse cinto con le braccia, sussurrandogli dolcemente all’orecchio che lui era la persona più importante della sua vita. Avrebbe voluto sentirlo, certamente, ma non era quello di cui aveva bisogno in quel momento. Sapere di essere nuovamente uno di due, la perfetta metà di una mela creduta marcia, andava bene. Andava bene John se lo sarebbe ripetuto altre mille volte, anche a costo di sfiorare la pazzia.
Era meglio di quanto avrebbe mai potuto desiderare, tutto ciò che gli bastava per mettersi in pace con se stesso. Avrebbe mandato al diavolo tutto se Sherlock gliel’avesse chiesto, incurante di apparire un adolescente restio ad assumersi le proprie responsabilità.
Andava bene, e a John tanto bastava.



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