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Autore: _Safyra    01/09/2013    4 recensioni
«Prego, da questa parte.» sentì dire ad Elena.
«Grazie» rispose qualcun altro.
Qualcuno che inizialmente non volle riconoscere, ma che fu costretta a rammentare quando, nello stesso momento in cui lei si voltò verso la portafinestra, lui svoltò l'angolo.
E fu così che lo vide.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I'm sorry

 

Il tramonto tingeva il cielo di colori aranciati, raccontando la fine di un comune giorno d'autunno, mentre un freddo venticciolo faceva danzare le foglie cadute dagli alberi ormai spogli sul prato.
Tutto era avvolto dal silenzio, spezzato solo dalla melodia che trasmettevano le note di un pianoforte posto nell'edificio accanto al giardino.
Un'anziana signora se ne stava seduta sulla poltrona della veranda con un plaid rosso a coprirle le gambe. Si dondolava lentamente, osservando il tramonto difronte a sé. Nel frattempo Elena, la sua infermiera preferita, suonava un brano a lei sconosciuto ma piacevole. Adorava i suoi pezzi, tanto che certe sere decideva di restare fino a tardi per farle compagnia.
Elena amava il piano, lo suonava come se non avesse fatto altro nella vita, ed era per questo motivo che a lei piaceva ascoltarla. Quella ragazza sapeva trasmetterle un amore incontenibile per la musica.
Ormai era da quasi due anni che la conosceva: le due avevano stretto una bellissima amicizia, e molto spesso si ritrovavano nel salone per raccontarsi quello che accadeva durante il giorno.
E poi Elena le ricordava molto la giovane che era stata. Il suo viso ovale era sempre illuminato da un sorriso innocente; i suoi occhi, verde smeraldo, brillavano di una luce radiosa; i suoi capelli castani, alle volte legati da un fermaglio e leggermente ondulati, erano lunghi e morbidi; il suo corpo snello era sempre fasciato da una divisa bianca, in funzione del suo lavoro.
Le somigliava molto Elena, non solo perché portava il suo stesso nome, ma anche perché il suo carattere non era tanto differente dal suo. Per certi versi, però, invidiava la sicurezza con cui affrontava la vita, unica cosa a differenziarla dalla ragazza che era stata.
Invidiava anche la poca consapevolezza di cui era provvista. Perché lei, Elena Gilbert, sapeva che era la grande essenza del godersi la vita.
"Senza una certa dose di incoscienza – aveva letto una volta – non si può veramente sapere cos'è la felicità".
Elena aveva riflettuto molte volte su quella frase. Si era sempre detta che col senno di poi non avrebbe sicuramente fatto certe cose. O incontrato e vissuto accanto a certe persone.
Probabilmente non si sarebbe nemmeno innamorata, perché adesso sapeva quanto doloroso potesse essere perdere qualcuno che ami.
La sua mente viaggiò automaticamente a ben sessant'anni prima, quando era stata una bellissima e giovane donna del college.
Quando aveva vissuto davvero.
Un dolce sorriso si stampò sulle sue labbra screpolate, riscaldandole il cuore.
Elena pensò alla sua amica Caroline, fuggita in qualche angolo della terra con Klaus, e a Bonnie, passata oltre da qualche anno.
Ciò che le fece accaldare ulteriormente il cuore però, furono loro.
Damon e Stefan.
Qualche volta le era capitato di raccontare alla sua amica infermiera delle sue avventure amorose, riguardanti tutti i suoi fidanzati tranne che i fratelli Salvatore.
Non se l'era mai sentita di citarli: curava un geloso e stretto ricordo di entrambi, come se avesse paura che qualcuno glielo potesse rubare.
Forse di Stefan aveva parlato ai suoi nipotini. Forse. Di Damon invece sapeva perfettamente di non aver detto nemmeno una parola.
Il suo respiro divenne irregolare quando pensò al suo nome, ma non tanto per i suoi stupidi acciacchi da vecchia, quanto più per l'effetto che ancora le faceva quell'uomo.
Tanto tempo prima si era giurata di non dimenticarlo mai, e così aveva fatto.
Ricordava i suoi occhi di ghiaccio, le labbra vellutate di cui più di una volta aveva avuto il piacere di baciare. Ricordava i suoi capelli neri, scompigliati ad arte, in cui aveva affondato innumerevoli volte le dite ormai raggrinzite. Il suo abbigliamento categoricamente scuro con cui andava in giro a conquistare donzelle.
Ricordava addirittura il suo profumo, così intenso e inebriante che bastava un respiro di troppo per mandarla in tilt.
Ricordava anche l'amore incondizionato, ma tardivo, che era nato per lui. Quell'amore che avevano provato per tanto tempo, ma che li aveva portati a disgiungere le loro strada.
Era da quando avevano stretto quella promessa di non vedersi più che non si sentivano. Non un messaggio o una telefonata. Niente.
Ma cosa doveva aspettarsi? Che il loro patto venisse infranto? No, certo che no.
Elena sapeva che Damon non si sarebbe fatto scrupoli ad accontentarla, o meglio a farla felice – come aveva detto lui.
Ma lei non era mai stata felice lontana dal suo amore. Anche se col passare degli anni si era decisa a ricostruirsi una vita. Ma per quanto avesse voluto bene all'uomo che si era preso cura di lei al posto di Damon, non era mai riuscita a disinnamorarsi di lui.
Né a non sentirne la mancanza.
Non avrebbe dovuto farsi tutti quei problemi, però. Lei non era rimasta la diciottenne che Damon aveva amato, non aveva conservato la pelle liscia e i capelli lucenti e morbidi che aveva avuto anni prima.
Non era più giovane e bella, come sicuramente era rimasto lui.
Anche se l'avesse rivista, di certo Damon non l'avrebbe più guardata nello stesso modo. Non le avrebbe più riservato gli indescrivibili sguardi che si scambiavano dopo un bacio o un abbraccio.
Lui era Damon Salvatore. Non avrebbe senza dubbio fatto fatica a trovare un'altra donna da amare e magari da trasformare per farle prendere il suo posto.
Quel posto che aveva deciso di abbandonare solo perché non aveva voluto vivere con il pensiero di non potersi costruire una famiglia.
Era stata una folle allora. Tutt'ora si dava della pazza per non aver accettato di vivere per sempre accanto all'uomo che amava più di ogni altra cosa.
Elena scosse la testa, decisa a non pensare al passato un minuto di più, e ritornò ad osservare il cielo rossastro.
«Cara» la distrasse poco dopo la sua amica infermiera «C'è una visita per lei.» disse, sorridendole affettuosamente.
L'anziana guardò l'orologio allacciato al polso. Erano le sette e mezzo: i suoi figli erano venuti a trovarla.
«Okay.» disse alla ragazza, lasciandola andare.
Si sistemò uno scialle sulle spalle, attendendo Charlotte e Miranda con lo sguardo fisso sul punto in cui era appena tramontato il sole.
«Prego, da questa parte.» sentì dire ad Elena.
«Grazie» rispose qualcun altro.
Qualcuno che inizialmente non volle riconoscere, ma che fu costretta a rammentare quando, nello stesso momento in cui lei si voltò verso la portafinestra, lui svoltò l'angolo.
E fu così che lo vide.
Era bello come se lo ricordava, se non di più.
Tra sé e sé pensò che, sebbene apparisse un ragazzo di ventitré anni e lei una nonna di ottanta, non sarebbe mai riuscita ad essere vecchia quanto lui. Nemmeno se aveva i capelli bianchi e le rughe.
Damon, nell'anima, sarebbe rimasto sempre e comunque più anziano di lei.
Elena continuò ad osservarlo, tramortita da non so quale imbarazzo. Si sentiva terribilmente a disagio nel farsi vedere così brutta e ingrigita.
Aveva paura di quello che lui stava pensando nel vederla avanti con l'età.
Ma non sapeva che Damon la trovava comunque bellissima.
Aveva atteso nell'ombra per troppi anni ormai. Prima o poi sarebbe dovuto ritornare da lei, la sua prima e ultima fiamma che aveva avuto nell'arco di sessant'anni.
Già, perché dopo di lei, nessuna era stata in grado di farlo innamorare di nuovo, tanto meno di prendere il suo posto.
Passati due minuti – giusto il tempo di far riprendere la donna che aveva davanti dallo shock che sicuramente le aveva arrecato – fece un passo verso di lei.
Silenzio.
Damon aveva riconosciuto Elena, la sua Elena, nonostante la vecchiaia che le aveva fatto subire una leggera trasformazione.
Aveva ritrovato quegli occhi da cerbiatta, quello sguardo inconfondibile.
Era lei.
«Damon...» la sentì sussurrare, prima che una lacrime potesse solcarle una pallida gota.
«Ehi» rispose lui, avvicinandosi lentamente alla poltrona su cui era seduta. «Ciao» aggiunse, mentre si inginocchiava al suo fianco e allungava una mano sul suo viso per raccogliere la lacrima.
Elena si appoggiò alla sua carezza, ponendo a sua volta una mano sopra quella di Damon. Chiuse gli occhi, respirando a fondo per catturare il suo profumo nell'aria: voleva assicurarsi di non essere impazzita, ma soprattutto desiderava accertarsi del fatto che lui era veramente lì con lei.
«Damon...» disse di nuovo, dopo essersi convinta della sua reale presenza sulla veranda; la voce incrinata dal pianto che non riusciva più a reprimere. «Sei qui.»
Elena lasciò infiniti baci sul palmo del vampiro, senza smettere di accarezzarlo. Damon le si avvicinò ulteriormente e la strinse a sé, posando il capo tra il collo e la spalla di lei.
Con un respiro ritrovò anche il profumo di vaniglia che era stato solito annusare sulla sua pelle.
«Sono qui.»
Elena sorrise nel sentire la sua voce.
«Mi dispiace di aver infranto la mia promessa» iniziò d'un tratto Damon «Non avrei mai dovuto darti la mia parola. Non sarei riuscito a rispettarla.»
«L'hai sempre saputo.» quella di lei non era una domanda retorica. Era un'affermazione che sapeva di condividere pienamente col vampiro.
«Sempre.» rispose lui.
Elena aprì gli occhi e si scostò da Damon, con l'intento di incontrare ancora una volta i suoi occhi azzurri.
«Non vorrei essermene mai andata. Avremmo potuto continuare la nostra vita. Avremmo potuto amarci ancora...»
«Io ti amo ancora, Elena.» confessò il vampiro «E ti ho amato per tutti questi anni, anche se non siamo stati insieme.»
Lui sapeva che non se ne sarebbe mai più disinnamorato.
"Sempre e per sempre", si era detto il giorno in cui l'aveva lasciata andare. Perché nonostante le distanze, gli anni che passavano, la consapevolezza che lei stava invecchiando e che un giorno sarebbe morta, Damon sapeva di non poterla che amare di più.
«Ti amo anch'io.» sussurrò tra le lacrime – lacrime di gioia – Elena.
Non l'hai perso, si diceva, lui è qui con te e ti ama.
«Ti amo tantissimo.»
«Lo so, lo so.»
«Mi dispiace per quello che ti ho fatto passare. Sono stata un'egoista.»
Damon le posò un dito sulle labbra, interrompendola. «Non è vero... Nessuno può rubarmi il titolo di stronzo egoista.»
Anche il suo sarcasmo era rimasto lì per farla ridere, pensò Elena, mentre appoggiava la fronte a quella di lui e chiudeva di nuovo gli occhi.
Il suo cuore perse un battito quando, poco dopo, sentì le labbra di Damon sfiorare appena le sue.
Fu un bacio che sapeva di ricordi e vecchie passioni.
Un bacio che sapeva di loro. Di quell'amore che non avrebbe avuto fine nemmeno dopo la sua morte.
La cosa che la rese finalmente felice fu che, quando si staccarono, lo sguardo con cui la guardò Damon fu lo stesso che le aveva riservato mezzo secolo prima.
Quando non c'era giorno in cui lui non la baciasse.






Spazio autore:




Ciao a tutti :)
Non so quanto possa aver fatto effetto questa ff xD Io vi dico che mi sono impegnata e che ci ho messo anche un po' di tempo per scriverla. Non sapevo bene come sviluppare l'incontro tra Damon ed Elena, quindi mi sono concessa qualche giorno – per non dire un'intera settimana – per rifletterci su xD
Be', spero possiate aver apprezzato e che recensirete per farmi sapere cosa ne pensate :)


P.S. Per coloro che seguono la mia fanfic Delena "Into the sun": il capitolo è in elaborazione. Conto di aggiornare per questa settimana ;)


Un abbraccio a tutti!
Sha 

   
 
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