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Autore: Tyara Riddle    07/03/2008    2 recensioni
una one-shot dedicata alla mia coppia preferita ovvero Shikamaru e Temari. Shikamaru poteva davvero essere geloso di Naruto? No ovviamente ... a parte se c'era di mezzo una persona di nostra conoscenza. spero vi piaccia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shikamaru Nara
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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A FIOR DI PELLE

Shikamaru  si scoprì all’ improvviso invidioso  di Naruto.

Perché poi?

Lui era mille volte superiore a quello scapestrato e indisciplinato ragazzetto

Lui era più affascinate

Lui era più intelligente

Lui era più tutto ed allora perché non riusciva a reprimere l’astio nei suoi riguardi?

Erano sempre stati amici, fin dai tempi delle elementari e non lo aveva mai visto come un rivale, ma cosa era cambiato per mutare in questo modo i suoi sentimenti?

Già come  sempre tutto era accaduto a causa di una seccatura. Una ragazza di ben tre anni più grandi che sembrava interessata al suo amico, ma perché si preoccupava tanto?

Lui era fidanzato con la ragazza più bella e seducente della scuola Ino Yamanaka … più che fidanzato, la frequentava quando non sapeva che fare e si annoiava. Però quella si era divertita a spargere quella dannata voce che formassero una coppia fissa. E visto che questo faceva salire notevolmente i suoi punteggi agli occhi dei compagni non aveva mai smentito o replicato.

Però i suoi occhi neri, per natura indagatori, si soffermavano spesso sul corpo più sodo e tornito del Capitano della squadra di Kendo: Temari Sabaku. In particolare quando restando sulla soglia della classe si appoggiava allo stipite della porta, con quel fare mascolino per richiamare l’attenzione di Naruto.

Però quel giorno era entrata indossando la divisa scolastica, invece che la solita pesante armatura e dannazione  quanto la trovava eccitante! Distolse lo sguardo arrossendo, non doveva accorgersi dello scombussolamento che gli procurava.

“Non fare tardi anche oggi agli allenamenti.” Disse con la voce di chi è abituato da tempo a comandare.

Il moro si trovava esattamente nel banco davanti a quello di Naruto.

Temari, allungò distrattamente una mano e tirò Shikamaru per la coda, costringendolo a rovesciare la testa scura: “Vedi di fare meno il lavativo e di presentarti oggi.” Lo sgridò.

“Arpia sfruttatrice! Lascia andare i miei capelli.” Borbottò anche se da quella posizione poteva vedere benissimo spuntare dalla scollatura della divisa il reggiseno in pizzo nero.

“Se non la smetti di saltare gli allenamenti ti faccio cacciare!” lo minacciò lasciando la presa.

“Fantastico così non dovrei sopportarti, Seccatura!”  aggiunse nascondendo a fatica il sorriso.

Sentì all’improvviso il braccio di Temari stringere il suo collo in una morsa, la sua gota premeva forte contro il morbido seno sinistro.

“Come ti permetti bambinello di rispondere in modo tanto irriverente al tuo capitano?!” ringhiò lei convinta di aver messo alle strette il ragazzo.

Per la prima volta, lui si liberò con un gesto brusco, rischiando di fare male in maniera seria al braccio dell’amica, rosso, con una strana espressione sul viso.

“Sarebbe ora che imparassi a comportarti come una donna. Altrimenti nessuno vorrà mai mettersi con te.” Disse gelido.

Temari non sembrava sorpresa da quelle parole. Lo guardò torva, non era certo il primo a dirle certe cose e non  sarebbe stato nemmeno l’ultimo. Certo le facevano più male, perché Shikamaru era uno dei pochi elementi della squadra di Kendo che riusciva a metterla in difficoltà e per questo meritava più rispetto.

“Non sei il mio Sempai e quindi vedi di darti meno arie.” Replicò prima di uscire.

“Si può sapere perché l’hai trattata in quel modo?!” bisbigliò Naruto dopo che l’insegnate fu entrato in aula.

“Non sono affari tuoi.” Replicò zittendolo con un gesto della mano.

Era impossibile per Gaara, non notare gli sguardi che i ragazzi da qualche tempo lanciavano alla sorella  quando indossava la divisa di ordinanza della scuola e ne era infastidito. Certo, sua sorella era carina, ma nulla di speciale e poi  quei modi da scaricatore di porto non poteva certo piegarsi ad un uomo che fosse più debole di lei.

“Ti spiacerebbe camminare più piano?” le disse notando che la gonna si alzava in maniera preoccupante quando il suo passo cadenzato da soldato si alternava.

“Adesso che ho fatto?” chiese voltandosi a guardarlo.

“Sei capace di camminare come una ragazza? Ti ricordo che appartieni ad una delle più antiche famiglie della città.” Rispose il rosso.

“Non ti ci mettere anche tu!” replicò incrociando il braccia e mettendo in evidenza un livido.

“Quando è successo?” chiese il fratello stupito.

Temari si guardò la contusione lasciatale da Nara durante la piccola baruffa in classe.

“E’ solo un graffio.” Fece le spallucce, riprendendo a camminare.

“Tu non gli hai spaccato la faccia?” continuò Gaara sorpreso.

Di solito sua sorella non passava con tanta facilità sopra un torto subito, ma chissà perché quando il soggetto in questione era quel Nara le cose sembravano diverse. Immerso nei suoi pensieri non si accorse che Temari si era bloccata e finì con sbattere il naso contro la sua schiena. Borbottò qualcosa, però lei non rispondeva, si sporse oltre la sua spalla per vedere meglio.

Vi era una fila di armadietti di ferro, appoggiati ad uno di essi stava quella bambola di Yamanka, mentre Shikamaru era proteso davanti lei e le bisbigliava qualcosa all’orecchio provocando la sua ilarità. Senza sapere come il ragazzo poteva sentire lo sguardo gelido di quella donna contro la sua schiena. Sollevò la testa dal collo di Ino, cercando con gli occhi ed in maniera del tutto inconscia, le gemme acquamarina di Temari.

Continuò a seguirla con lo sguardo anche quando passando accanto ai due come niente fosse la sentì sussurrare tra i denti qualche parolaccia.

Forse era gelosa? No, come ogni altra ragazza della scuola era invidiosa del successo della Yamanaka con il genere maschile, ma poteva davvero esserne il tipo?

Quella sera gli allenamenti erano stati faticosi più del solito, tutti si erano accorti che il loro capitano era di pessimo umore e quando accadeva erano guai per tutti.

“Tu non vai a casa?” le chiese distratto, mentre usciva con il borsone dallo spogliatoio.

“No devo completare ancora qualche esercizio.” Rispose senza voltarsi.

“Fare la doccia da sola non ti spaventa?” domandò il moro.

“Di che cosa dovrei avere paura? So difendermi benissimo.” Aggiunse menando un fendente deciso con la spada di bambù.

Udì, solo un tonfo alle sue spalle e troppo tardi si accorse che Shikamaru era dietro di lei, le aveva bloccato le braccia in alto sopra le loro teste.

“Visto? Sei una ragazza e questo non puoi cambiarlo.” Sussurrò lui al suo orecchio.

Inutili furono i tentativi di Temari per girarsi e riempire di pugni il ragazzo per la sua insolenza, sembrava divertirsi ad averla messa in quella situazione quanto mai imbarazzante per lei.

“Lasciami ti ho detto.” Il tono era molto più pacato rispetto a prima, i capelli biondi le ricadevano sul viso nascondendo al ragazzo il volto della Sabaku.

“Voglio solo farti capire che non serve a nulla sottoporre il tuo corpo a tanto stress fisico.” Aggiunse con un tono di voce caldo e provocante.

La schiena di Temari fu percorsa da un brivido caldo, mentre lui, con estrema lentezza accompagnò le braccia della ragazza lungo i fianchi intrecciando le dita con quelle della sua mano. Poi con un tocco delicato della mano libera la fece voltare verso di sé. Aveva gli occhi leggermente rossi, ma comunque bellissimi. I loro visi erano vicini … troppo. Lei si alzò appena sulle punte per baciarlo. A Shikamaru occorse qualche secondo prima di rendersi conto di ciò che stava accadendo, ma poi si rilassò. Le labbra di Temari erano morbide e calde.  Senza staccarsi la fece voltare  stringendo a sé quel corpo solido ed allo stesso tempo sensuale.

“No!” gridò Temari allontanandolo bruscamente, tremava dannazione a lui.

“Adesso che c’è?” chiese seccato evidentemente dal suo improvviso negarsi.

“Io non posso… scusami.” Disse correndo via.

Solo quando fu abbastanza distante, la bionda si fermò a prendere fiato. Come era potuta cadere in una simile trappola? Come una ingenua ragazzina? Cercò di calmare i battiti del suo cuore, ma davvero aveva perso la testa per quel bambinello insolente?

“Andiamo Temari non era nemmeno un bacio degno di questo nome!”  si disse come per cacciare dalla mente e dal suo corpo quella sensazione. Mentiva, mentiva spudoratamente a sé stessa per non ammettere di essersi persa nell’abisso di quei profondi occhi d’ematite.

 

  
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