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Autore: Chiamatemi Signora Horan    02/09/2013    0 recensioni
'E adesso sapevo che non ero cambiato, che ero sempre lo stesso, e che forse non si cambia, semplicemente ci si adatta.'
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Notte.

 
 AVVERTENZE:
Storia su Larry,
sono una Shipper? Si.
Evitate di scassare la minchia se non ci credete o cose varie.
Me ne sbatto del vostro pensiero, io rimango del mio. :)
Siete pregate di non continuare a leggere se siete qui per rompere.
Ci sono tutte le avvertenze, anche nell'introduzione quindi non puoi fare finta di non saperlo, 
che è su Larry, puoi anche benissimo evitarla.
P.S. Per chi non lo sapesse questo è retro scena, per far vedere cosa accade ai due,
che sono presenti nell'altra storia, ma non come protagonisti.

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Ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedi;
L'energia,l'allegria,per strapparti ancora sorrisi..


 
 
<< Lou andiamo ti diamo un passaggio! >> Zayn poggiò quasi con violenza la mano sulla spalla di Louis risvegliandolo dai suoi pensieri, mentre lasciavano il vialetto di casa di Camille. Il castano guardò a fondo per qualche istante prima Zayn e poi Liam, le loro espressioni erano forzate, finti sorrisi. Scosse il capo e infilò le mani nelle tasche del giubbetto.  << No grazie ragazzi, sul serio ho voglia di fare una camminata. >> Sorrise falsamente. << Ma fa freddo! >> Disse Liam, un modo per convincerlo. Tutto il freddo che sentiva non era dovuto al fatto che erano a Londra, e ai suoi sbalzi di temperatura. Ma ad altro, e sinceramente avrebbe sentito freddo anche dentro l’auto, o in una casa con tutti i riscaldamenti accesi, perfino nei Tropici si sarebbe gelato se solo pensava di perdere Harry. << No. Buonanotte, ci sentiamo più tardi! >> Concluse senza guardarli e uscendo dal vialetto fatto di sassi, prima che i due potessero fermarlo ancora controvoglia. Si incamminò e a quell’ora l’unica cosa che faceva luce in strada erano i lampioni e qualche stella alta in cielo. Neanche la Luna vedeva che era dietro di lui, ma se ne fregò tanto i suoi occhi erano poggiati sull’asfalto nero e i suoi pensieri erano altrove. ‘E allora tu non sei innamorato!’ gli aveva gridato, quella frase gli rimbombava in testa a ripetizione, senza mai smettere e ogni volta i brividi percorrevano la sua colonna vertebrale fino ad arrivare ai piedi. Si sarebbe fermato lì in strada, si sarebbe seduto per terra e avrebbe iniziato a piangere come un bambino a cui hanno levato il giocattolo preferito. Avrebbe pianto a non finire, sentiva di voler piangere ed era tempo che voleva farlo. Ma doveva avere coraggio, così si era detto tempo prima, coraggio e tutto sarebbe passato.. e con questa scusa le sue lacrime sembravano essersi asciugate, i suoi dotti lacrimali non volevano proprio lasciare uscire l’acqua dalla diga e lui sentiva che dentro ne aveva molta. Perché voleva piangere ma non ci riusciva? Era un’altra domanda a cui non aveva una risposta, a cui non aveva neanche più voglia di pensare, era stanco di pensare ma il cervello non gli permetteva di smettere, come gli occhi non gli permettevano di piangere. Girò due volte la serratura prima di aprire del tutto la porta di casa, lo aveva fatto istintivamente sapeva che Harry girava la chiave solo due volte e lui lo rimproverava sempre perché doveva girarla tre. Chiuse la porta dietro di se, accese la luce dell’ingresso e si sfilò via la giacca appendendola all’appendi abiti. Il calore di caso invase il suo corpo e l’odore le sue narici. Quell’odore a lui così famigliare, era l’odore di Harry. Andò in cucina per prendere un sorso di acqua, e aprendo il frigo notò la bottiglia di succo alla mela verde semi vuota, segno che Harry ne aveva bevuta prima di andare a letto. Spense tutte le luci al piano inferiore e poi si diresse a quello superiore. Andò in bagno e si guardò allo specchio per interminabili minuti. I suoi occhi erano stanchi, le sue braccia pesavano, le spalle abbassate. Provò a sorridere, notò quanta falsità c’era in quel sorriso, quanto dolore. Anche la sua bocca era stanca di sorridere. Non si riconosceva più, e iniziava ad avere paura. Non sapeva più quale era il suo ruolo, aveva recitato troppo il suo copione e la realtà si era mischiata con la finzione. Sospirò pesantemente e poi decise di levarsi la maglia, lavare i denti e raggiungere la camera, dove sapeva di trovare Harry che dormiva, il cuscino come sempre umido di lacrime e l’espressione triste anche nel sonno. Si avviò e accese la lampada sul comò per non svegliarlo. Ma Harry non era bravo a fingere, come lui del resto, e nonostante fosse di spalle ricoperto dal piumone, Louis capì che quella sera era ancora sveglio. Lo notò perché improvvisamente Harry sembrò non respirare più, e forse quello stava facendo, stava trattenendo qualcosa, non voleva fare vedere a Louis i suoi occhi gonfi e le sue mani tremolanti, così stava fingendo.. seppure male, di dormire. << So che sei sveglio! >> Mormorò Louis poggiandosi alla cassettiera della camera, fissando la figura distesa sul letto. << Vorrei dormire! >> Mormorò Harry, stringendo ancora più forte tra le mani il lembo del lenzuolo, cercando di non far notare quanto la sua voce fosse strozzata dal pianto. Missione fallita. Louis chiuse gli occhi e prese quanto più fiato gli fu possibile, per raccogliere quelle ultime energie in corpo dopo la lunga giornata, e poi decise di aprire bocca. << Pensi davvero che io non farei nulla per te? >> Cercò di prendere il discorso Louis.
<< Sono stanco! >> Lo bloccò immediatamente il ricciolino, ancora dandogli le spalle, non voleva litigare ancora.  << Harry per favore voltati e parliamone! >> << Non ne ho voglia Louis! >> Stavolta la voce di Harry fu più fredda e decisa. << Perché? >> Domandò quasi con disperazione Louis. << Perché no! >> Gridò esausto Harry..  << Non è una risposta! >>  Rispose di rimando il ragazzo dagli occhi azzurri, ma prima che gli arrivò la risposta, due occhi verdi si girarono a guardarlo, ed erano.. gonfi, rossi, vuoti, tristi, soli. E Louis quasi aveva avuto paura non trovandosi quelle due pietre preziose che tanto amava a guardarlo, ma due pozzi bui. << Perché non voglio farmi vedere che piango, non da te. Non voglio ok? >> Stavolta la voce roca di Harry, uscì in un grido di disperazione seguita da altre lacrime. Louis si sentì mancare per qualche attimo, tutto il suo mondo si capovolse e delle lame taglienti passarono il suo torace arrivando al cuore, perse più battiti e si sentì veramente sporco, traditore, nessuno.  << Non piangere per me. >> Sussurrò riportando il silenzio, abbassando il capo sui suoi piedi nudi.  << Vorrei.. ma non riesco a farne a meno! >> Concluse Harry, poggiando la schiena al bordo del letto.  Orami lo aveva visto, aveva visto la sua maschera cadere a pezzi, non aveva voluto mostrare al suo ragazzo quegli occhi, quel dolore. Però stavolta era stato impossibile evitarlo. E forse in fondo aveva anche voglia di mostrargli quel dolore, perché doveva tenerselo per se?  Era stanco. << Sul serio credi che io non ti ami? >> Rialzò gli occhi il castano, ancora poggiato alla cassettiera. Incrociò quelli del riccio come la prima volta, fondendo i due colori, creandone uno solo.. di cui il colore in natura non esiste. << Credo che tu abbia scordato come mi ami. >> Rispose il ricciolino in un sospiro, era quello che pensava d’altronde.  << Ma come fai a dirlo? Ma scherzi.. io ti amo Harry, ti amo più di me stesso! >> Scoppiò Lou innervosito da quella risposta e dal fatto che Harry dubitasse del suo amore. Urlò senza rendersene conto e le sue vene iniziarono a pulsare più forte, le Tempie quasi gli fecero male per quell’urlo disperato. << Non serve che gridi! Perché io comunque non ti sento.. >> Rispose Harry con voce fievole e scuotendo il capo; A Louis salì per la gola un groppo doloroso, si sentì mancare il fiato e il pavimento sotto i piedi per lui non c’era più. Harry dubitava, Harry non credeva, Harry pensava che lui non lo amava più. Come poteva solo pensarlo? Come che lui fingeva tutti i giorni un finto amore, anche per lui.. per la sua vita, per continuare il suo sogno. Come poteva pensarlo che aveva occhi solo per lui? Come poteva pensarlo che i suoi sorrisi erano solo per lui? D’altro canto Harry, diede voce solo ai suoi pensieri, dovuti alla stanchezza e al fatto di sentirsi solo. Lui voleva solo Louis, e basta. Si era stancato del resto, voleva vivere il suo amore alla luce e non solo la notte sotto le coperte, che poi la notte è troppo breve non gli bastano quelle poche ore, lui ne voleva 24, e altre 24 ancora e così via per tutti i giorni che sarebbero seguiti. Si domandava spesso se Louis voleva lo stesso, ma non aveva mai una risposta concreta perché Louis continuava a viverselo solo di notte da anni ormai, forse si era abituato. Ma lui no,  lui non importava più dei suoi sogni, era solo Louis al momento il suo sogno. Ma non sarebbero mai giunti a conclusione se entrambi non se lo fossero detti, Louis non lo avrebbe mai capito davvero che Harry non viveva più e il riccio non avrebbe mai capito che Louis si era perso in un copione e si sentiva il peso di altre persone sulle spalle. Il castano si girò vero il mobile al quale era poggiato, afferrò la foto sua e di Harry la tenne stretta nelle mani, tanto forte che credette di romperla all’istante. Poi la scaraventò a terra dopo interminabili minuti, sotto lo sguardo di Harry che lo lasciò fare.. << Ora mi senti? >> Gridò con gli occhi rossi e gonfi. << E’ ora mi senti? Lo fai se ti dico che quella era la felicità? Quella foto lì a terra.. questa, noi. >> Indicò entrambi e Harry notò le sue vene del collo visibili fin troppo, stava davvero urlando a quell’ora della notte. << Noi non siamo più quelli lì a terra.. >> << Lo so! Non lo siamo da tempo ormai. >> Piombò il silenzio, uno di quei silenzi che ti fanno fischiare le orecchie, pieni di parole.. fastidioso, fin troppo rumoroso. Persino più rumoroso delle grida di Louis. << Perché.. ?? >>  Non era una vera e propria domanda rivolta a Harry quella uscita in un suono tanto fievole, quanto disperato. Era più un grido d’aiuto sussurrato, una domanda a se stesso, quasi una supplica di aiuto.  << Me ne vado.. >> Annunciò il ragazzo dagli occhi acqua marina improvvisamente sotto lo sguardo costante di Harry, che non aveva battuto ciglio da quando si era seduto poggiando le spalle stanche alla spallina. << Te ne vai, significa che stavolta non torni? >> Domandò poi.. << Significa che me ne vado.. ma non so se torno. Me ne vado e basta, poi forse torno. Forse quando vuoi, forse quando al mondo ci sarà poto per noi. >>
<< Te ne vai ma domani ci vediamo, vero? >>
<< Me ne vado. Ma domani ci vediamo. >>
<< Ma non ci vedremo la notte.. >> Alzò le spalle Harry, i loro occhi non si lasciarono neanche un secondo.
<< No, non ci vedremo  la notte! >> E a quell’affermazione, Harry capì.. La notte era loro, era la loro vera vita, la notte erano loro due a mischiarsi la pelle, l’anima, i cuori. La notte vivevano di loro. La notte era il loro amore.  Louis sospirò pesantemente e poi prese una sacca dall’armadio, ci infilò dentro qualche cambio sotto il costante sguardo del riccio che sembrò immobilizzarsi del tutto, come se non capisse cosa realmente stesse succedendo. << Dove andrai? >> Domandò improvvisamente, mentre Louis afferrava le ultime cose e chiudeva la borsa. << A dormire, cosa che non faccio da anni ormai.. >>
<< Dormi bene! >> Chiuse così il dialogo, quel ragazzo dagli occhi verdi e vuoti al momento. Louis lo guardò qualche istante ancora senza battere ciglio, non lo avrebbe mai fermato. Harry non lo avrebbe mai fatto, non stavolta lo leggeva proprio in quei diamanti che l’orgoglio stava vincendo e che forse anche lui aveva bisogno di aria e magari anche di dormire un po’.. Chiusosi la porta alle spalle, l’aria fredda di Londra gli gelò immediatamente guancie e naso. Ma deciso, a quell’ora si incamminò ancora una volta lungo la buia strada, forse sarebbe andato da Zayn a dormire, pensò, ma no c’era Perrie. Liam o Niall lo avrebbero accolto meglio, ma si stancò subito di pensare dove poteva andare a passare la notte.. decise che sarebbe andato dove le gambe lo avrebbero portato, così si lasciò al destino. I pensieri, inevitabilmente corsero verso un unico soggetto, Harry. Lo aveva lasciato la notte da solo, ora non c’era più notte per loro? Pensò al sapore delle loro notti, quello di mela verde che Harry beveva sempre.. ora per lui sarebbe stato difficile bere ancora quel succo, sapeva di Harry. Si perché ormai non era più Harry a sapere di mela verde, ma era la mela verde che sapeva di Harry. In quell’istante decise che quel succo non lo avrebbe più preso, gli avrebbe troppo ricordato le labbra piene e umide dell’amore..

 


Eccomi..
Come vi avevo già anticipato questa è la 'Os' su Larry,
così per farvi capire cosa poi è accaduto quando Louis è andato a casa,
dopo la dicussione, perchè questo non lo inserirò nella storia vera e propria, anzi ho avuto una meravigiosa idea.
Porto avanti due storie parallele ma che sono la stessa, nella principale i soggetti di tutto sono Camille e Niall, in Baby.
Questa invece diventarà la storia Larry, parallella agli accadimenti dell'altra. Di modo che chi vuole fa anche un giretto sui Larry,
i quali nell'altra stoira verranno citati più volte, ma i retroscena per chi li volesse sapere saranno postati qui. Così anche chi no è Larry
  
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