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Autore: verotile    02/09/2013    1 recensioni
Questa sono io, i miei pensieri e la mia stupidaggine, perchè nel prendere decisioni importanti....faccio pena. Così mi pento sempre. Questa volta si tratta di un mio amico che parte per un anno (come ogni anno) quindi non lo rivedrò fino a luglio 2014 e non sono riuscita a salutarlo. Perchè? Tutta colpa della mia idiozia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Really Wanna Hug You



Siamo di ritorno dal mare, dove siamo andati a trovare mia zia per lasciarle del cibo preparato da nonna. Sto guardando fuori dal finestrino dell'auto di papà, le auricolari nelle orecchie collegate al tablet e ascolto la mia playlist. La strada, gli alberi e le auto sfrecciano all'esterno. D'un tratto, mia madre mi chiama e mi passa il telefono.

<< E' Liosha. >>

Mi dice prima che io prenda il suo cellulare tra le mani. Il cuore comincia a battermi forte. Liosha, il mio amico biellorusso dai capelli biondi che gli invidio tanto, gli occhi celesti che mi ricordano l'acqua limpida delle spiaggie di Villasimius * dove, due anni fa, andai con mia zia e mia cugina per una piccola vacanza. Domani parte per ritornare nel suo paese, in quel luogo pieno di pericoli in ogni angolo, dove non si può stare sicuri nemmeno nel giardino del propio istituto dove si studia perchè potresti ritrovati morto da un momento all'altro perchè trovi un oggetto che non riconosci e solo dopo essere saltato in aria capisci che era una mina. O almeno, questo mi ha raccontato lui. Comunque lui, partirà domani e io non l'ho nemmeno potuto salutare come si deve. Come avrei voluto.

<< Ciao Lio. >>

<< Ciao Vero. >> Al suono della sua voce, mi compare un sorrisino che non riesco a togliermi. La sua voce mi piace, il suo accento mi fa ridere, sia dal vivo che al telefono. << Sai, non pensavo te ne saresti andata così presto. >> Non lo sapevo nemmeno io, speravo di rimanere fino a sera, invece ci rimanemmo solo per una decina di minuti.

<< Nemmeno io lo sapevo, l'ho scoperto subito dopo. >> Mi riferisco a dopo che chiesi a mia zia se avesse visto Martina, una mia amica, che però non c'era e dopo mi ha riferito che Liosha mi stava cercando. Le chiesi il motivo perchè, stupida come sono, non potevo mica pensare che lui volesse salutarmi. Allora andai a cercarlo e lo trovai subito. Stava giocando come ogni giorno a basket insieme a due ospiti dello stabilimento nella piattaforma dove due anni fa, nei giorni in cui ero a Villasimius*, si ruppe il braccio perchè, sempre giocando a pallacanestro, saltò per fare la schiacciata, ma durante la caduta, gli si impigliò l'avambraccio nella rete, rimanendo sospeso in aria. Così fu costretto a partire dopo tutti gli altri, perchè non potè partire con il braccio appena ingessato, è pericoloso.
Lo chiamai e lui si voltò verso di me, la palla in mano. Si avvicinò e lo salutai. Quel solito sorrisetto imbarazzato mi increspò le labbra. Un ragazzo lo chiamò per dargli la palla e lui gliela lanciò, non potei non pensare che quel lancio era veramente potente. Comunque, non avevo la minima idea di cosa dire. Gli scompigliai un po' i capelli, i suoi corti capelli biondi, sollevandomi in punta di piedi. " Sono sudato " mi disse, ma a me non importò molto, anche se il contatto con il suo sudore fresco e appicicaticcio mi fece un po' schifo. Comunque, lo lasciai continuare a giocare, dicendogli che lo avrei salutato per bene dopo. Anche se questo non avvenne perchè me ne andai prima, allora decisi che sarei andata a cercarlo, solo che quando andai alla piattaforma, non c'era più. Guardai in spiaggia e lo vidi. " Vado a salutarlo " pensai, poi però notai che stava andando a farsi il bagno, così non andai da lui, pentendomi in seguito.

<< Cosa? >> Gli ripeto la frase. Il sorrisetto non vuole andarsene. 

<< Sai, stavo venendo a salutarti, solo che stavi andando a farti il bagno, così non sono venuta. >> Stupida.

<< Mi avresti chiamato. Ti avrei salutata. >> Stupida.

<< Fa niente. >> "Fa niente" un corno. Brutta stupida. Sì, è questo che sono, una stupida. In quel momento ripensai alla sua frase " Sono sudato ". Beh, in questo momento non me ne sarebbe importato niente, l'avrei abbracciato forte, anche se fosse stato tutto bagnato, appena uscito dall'acqua. 

<< Di a tua madre che la collana è bellina. >> La collana. Chissà com'è...io non l'ho vista.
 
<< Va bene. >> Passa un altro po' e infine chiudo la chiamata con un " Ci vediamo l'anno prossimo. Buon viaggio. " Ecco, adesso, mi sento un vero schifo. Avrei voluto abbracciarlo. Avrei davvero voluto farlo. Ma soprattutto, avrei voluto che lui abbracciasse me. Mi mancherà da morire, anzi, mi manca di già. Domani mattina vorrei svegliarmi presto e andare all'aeroporto Cagliari-Elmas, visto che è a due passi da me, solo per poterlo salutare. Solo che, non so a che ora parte e poi, non vorrei fare una scena da film romantici dove lei (o lui) arriva all'aeroporto due secondi prima che lui (o lei) si imbarchi, finendo con un grosso abbraccio e grandi lacrime. E poi, di sicuro, non ne avrei il coraggio. Ci sarà così tanta gente, compresi altri ragazzi provenienti dalla biellorussia. 
Mi ricordo quando gli dissi che avrei voluto imparare il biellorusso e lui si stupì e disse con il suo accento: " Sei la prima straniera che dice di volere imparare il biellorusso. " Beh, sarebbe figo. A quanto pare lui non lo sa parlare, qualche parola sì, però non tutte. In questo istante mi viene in mente solo Prokodi, cuka! "Cammina, puttana!" che lessi qualche giorno fa in un libro che ho finito due giorni fa**. Credevo fosse russo perchè nel libro c'è scritto così, invece, quando glielo feci leggere mi disse che era biellorusso. Adesso posso insulare una certa persona che non vorrei vedere mai più rivedere, visto che alle medie mi fece passare due anni orrendi. Beh, meglio di niente.
Cuka in russo si dice suka, penso si scriva così. Questo però ce lo insegnò lui, a me e alle mie amiche Martina e Lucrezia.
Quel giorno ero sdraiata sulla panchina, la testa su di essa, ma toccavo la sua gamba e, aspettavamo che il suo padre adottivo, Ignazio, venisse a prenderlo. Dopo un po', si mise a giocherellare con un mio ciuffo di capelli troppo corto perchè rimanesse giù come gli altri che avevo legato. In quel momento cercai in tutti i modi di non farmi prendere dall'imbarazzo, ma appena arrivò Ignazio, mi alzai di scatto e lo salutai, intanto lui andò verso l'auto. Mi fiondai in bagno e quello stramaledetto sorrisetto imbarazzato risbucò fuori. Quanto lo odio.
Due anni fa, prima che facessi la mia mini-vacanza (forse il giorno prima), le mie amiche mi fecero rimanere abbracciata a lui per quasi tutto il pomeriggio. Eravamo in spiaggia, sull'asciugamano. Lui, un braccio intorno al mio collo, col quale mi nascondevo la faccia di sicuro rossa, mentre l'altro attorno alla vita. Ogni volta che si muoveva un brivido mi attraversava la schiena e delle volte mi faceva il solletico. E le mie due amiche, ci fecero delle foto e quando prendevano la macchina fotografica cercavo in tutti i modi di nascondermi (odio quando mi fanno le foto). Non ho idea di che fine abbiano fatto quelle foto. 
Dopo varie ore passate così, guardammo Lu, non mi ricordo cosa avesse. Siccome sapevo, anzi, sapevamo tutti pure lei, che le piaceva, gli dissi che poteva andare da lei. Il mio cervello mi ripetè più e più volte che lui non sarebbe più tornato, che non mi avrebbe più abbracciato come prima, ma in una parte di me speravo fosse il contrario. 
Alla fine ebbe ragione il cervello.

Non so cosa provo per lui, non ne ho la minima idea. Ne ho parlato anche con Lucrezia, e secondo lei mi sono presa una cotta, ma secondo me, non è così. O almeno è quello che mi son messa in testa. Ma penso sia solo per il fatto che gli voglio molto bene e che, ogni volta che parte, rimaniamo un anno senza vederci. 
Spero non faccia cazzate come le sa fare lui. E' davvero bravo a mettersi nei guai. Come abbiamo detto una volta: dovrebbe scrivere un romanzo sull'essere spericolati e subito dopo, un manuale sul mettersi nei casini.

Buona fortuna, Lio.
              Ti voglio bene.








*my corner*

Urlatemi pure quanto sia stata stupida, tanto lo so.
Tutto questo è successo sette ore fa (credo -.-")
Non avevo intenzione di farne una fanfic, ma quando mi sono messa a scrivere, l'ho buttato giù tutto, ma la pietra dei sensi di colpa è ancora lì sul mio cuore e credo che non vorrà lasciare quel posto per un po'.
Comunque i nomi sono quelli originali: Veronica, è la sottoscritta; Liosha, è il mio amico biellorusso; e Martina e Lucrezia sono le mie amiche.
Scusate se parlo sempre di due anni fa, ma è in quell'anno che sono successe tante cose, belle e brutte ed è da quell'anno che io e le mie due amiche abbiamo preso le distanze da dei ragazzi coi quali passavamo il tempo che ci hanno fatto incazzare come non so che cosa. Ed è da quell'anno che ci siamo allontanate da Lio, soprattutto io.
Non ho la minima idea del perchè.
Comunque, ho scritto perchè volevo sfogarmi e siccome non ne ho avuto la possibilità con le mie amiche (visto che non le ho viste), lo faccio qui. 
BTW non ho più voglia di scrivere.
CIAO



NOTE:

* Villasimius è un paesino della Sardegna, in provincia di Cagliari dove ci sono delle spiagge meravigliose e dove il mare è limpidissimo e si può vedere sempre il fondo, in più, è pulito, non come il poetto (spiaggia dove vado sempre perchè è la più vicina, lunga 13km) dove in acqua trovi buste o addirittura assorbenti che galleggiano trasportati dalla corrente. Per non parlare della cacca. Che schifo!!!!

** Questo è quello che dice Lee Harvey Oswald alla moglie Marina nel libro (davvero fantastico, vi consiglio di leggerlo) " 22/11/63 " di Stephen King. Questo è il suo primo libro che leggo, ed è stato anche un buon primo libro. ;D




 
  
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