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Autore: vivyonetake    02/09/2013    12 recensioni
Liz è introversa e ha pochi amici. Enigma è sicura di sé e di amici ne ha anche troppi.
Liz viene da una piccola cittadina che non conosce nessuno. Enigma viene dalla scintillante Orange County.
Liz non ha mai baciato un ragazzo. Enigma ha già baciato troppi rospi e ancora nessun Principe Azzurro.
Liz si è appena trasferita a Miami. Enigma anche.
Come potrebbero due ragazze così diverse diventare amiche?
E ce la faranno a trovare il vero amore?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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LIZ - Together

 
Il sole caldo splendeva su quella autostrada della Florida. La radio trasmetteva una vecchia canzone di Madonna. Mio padre fischiettava a ritmo, sereno. Lo guardai alzando gli occhi al cielo, poi tornai a guardare fuori dal finestrino con espressione sconsolata. Mi coprii il viso con una mano per ripararmi dal sole. I miei occhi chiari e la mia pelle pallida reclamavano aiuto, ma si sarebbero dovuti abituare alla temperatura di Miami. Come me del resto. Sbuffai, pensando a quello che mi aspettavo. Casa nuova, scuola nuova, compagni nuovi. Tutto nuovo. Desiderai che mio padre non avesse ricevuto quella proposta di lavoro e che io non avessi acconsentito così facilmente a lasciare la mia vecchia vita per trasferirmi in una metropoli dove, ne ero certa, non mi sarei trovata bene.
Mio padre osservò la mia espressione e sospirò per l’ennesima volta.
“Te l’ho già detto Liz, non fare così, vedrai che non sarà così male!”
Gli lanciai un’occhiataccia. “Non sei tu a doverti fare nuovi amici, papà.”
”Sei una ragazza simpatica,non tarderai a trovare un amico.”
“Io invece penso che rimarrò da sola fino al diploma.”
Improvvisamente papà fece accostare la macchina. La povera vecchia Volvo fece un rumore sordo mentre si fermava sul ciglio della strada. Papà si girò verso di me e mi guardò con un’espressione di rimprovero.
“Liz, tu sei una ragazza fantastica e non rimarrai sola! Ti farai un sacco di amiche, vedrai...”
Scossi la testa. “Non credo, papà. Non per fare la melodrammatica, ma non credo di avere qualcosa da spartire con i ragazzi di Miami. Loro sono ricchi e snob!”
“È solo questo il problema?” mi chiese con un’ombra di divertimento nella voce.
Annuii arrossendo leggermente.
“Magari troverai un’altra ragazza che è appena arrivata, come te.”
”Ne dubito. Sarebbe una vera e propria coincidenza. E io non credo nelle coincidenze.”
Sospirò. “Va bene, sei libera di non crederci, ma devi fidarti di me, tesoro. O vuoi andare da mamma in California?”
Strabuzzai gli occhi e lo guardai incredula. Se mi spaventava Miami, la California mi faceva orrore. Detestavo andare a far visita a mia madre, anche perché il suo nuovo marito, Jim, non piaceva per niente. Aveva dei modi così fastidiosi che, ogni volta che lo vedevo, mi veniva il latte alle ginocchia. Orribile.
Papà sorrise divertito. “Sto scherzando, sciocchina! Non ti lascerei da sola nelle grinfie di Jim Griffin.”
Scoppiai a ridere perché sapevo che papà lo odiava ancora più di me. Poi tornai seria. “Davvero papà, ho paura di cosa troverò a Miami.”
“Stai tranquilla” disse pacato. Poi mi sorrise. “Facciamo così: se non riesco a trovare un buon lavoro a Miami entro l’anno prossimo, ce ne torniamo in Nord Dakota, va bene?”
Ci pensai un attimo, poi annuii, abbozzando un sorriso. “Va bene, va bene, ma ti concedo solo fino alla fine dell’anno scolastico.”
Papà rimise in moto la macchina. Io tornai a guardare fuori dal finestrino, leggermente sollevata.
Passammo davanti a un distributore di benzina. Notai una macchina color grigio metallizzato. Una ragazza, che doveva avere la mia età, era appoggiata al cofano, mentre una donna bionda stava facendo benzina. Non sapevo perché, ma la ragazza mi aveva colpito, sembrava sentire la stessa cosa che sentivo io.
 
 

ENIGMA - Here We Go Again

 
L’odore della benzina si fece più forte con l’estrazione della pompa, e il caldo era soffocante. Andai ad appoggiarmi al cofano della Mercedes, senza mai distogliere lo sguardo da mia madre.
Mia madre. Senza di lei non ci sarei mai stata. Ma, forse, sarebbe stato meglio così.
Era forse la dodicesima o tredicesima volta che quella donna mi costringeva al trasferimento. Ero stufa, stufa marcia che la sua totale incompetenza nello scegliersi un uomo mi costringesse a ricominciare la mia vita da capo. Quasi ogni anno.
La nostra ultima meta era Miami. Era lì che ci stavamo dirigendo e mia madre sperava di potersi rifare una vita lontana da George, il suo ex-marito. Odiavo quell’uomo. E odiavo gli ultimi cinque uomini di mia madre. Non capivo che necessità avesse di rendersi dipendente da un uomo. Non abbiamo mai avuto problemi di soldi, vivevamo a Los Angeles, mia madre era cresciuta ad Orange County. Non ci mancava niente. Ma lei ugualmente cercava la sua anima gemella.
È così che si finisce a credere nel vero amore, pensai. Al diavolo il principe azzurro e tutte quelle stupidate. Arrossii a pensare all’ultima volta in cui avevo sentito anche io il bisogno di trovare un ragazzo e l’avevo cercato nel ragazzo più bello della scuola. Inutile dire che non era andata a buon fine. Era da allora che avevo smesso di credere in romanticismi e simili. Non riuscivo a capire come, ma mamma continuava a non capire perché i suoi “innamorati” se ne andavano via dopo poco tempo. Non capiva come la usassero finché a loro andava comodo. Distolsi i pensieri da lei. Era doloroso e mi faceva sentire un ingrata. Lasciai che il mio sguardo vagasse distratto sulle automobili. Avevo paura del futuro.
Improvvisamente un’immagine destò la mia attenzione: una ragazza era accoccolata dolcemente contro la portiera di una vecchia automobile nera.  Era appoggiata al finestrino coi vetri abbassati. Aveva pelle e occhi chiari, un’espressione dolce ma timorosa. Osservava persa e silenziosa il paesaggio. Magari anche lei è spaventata di fronte a ciò che l’aspetta, pensai.
Poi il suo sguardo per un attimo si posò su di me.
No, sarà un’illusione, uno stolto bisogno che qualcuno la pensi come me e che non sia sordo come mia madre, continuai a dire a me stessa. Seguii l’automobile con lo sguardo finché non fu solo un puntino all’orizzonte.                                                                                                                                                        
“Che c’è, Enigma?” chiese mia madre guardandomi con un’espressione strana. “Che stai guardando?”
“Niente, mamma. Stavo solo pensando” le risposi andandomi a sedere al mio posto in macchina. Cercai di non pensare più allo sguardo penetrante della ragazza, cercando di convincermi che non era rivolto a me. Eppure il dubbio rimase.
Dopo un paio d’ore la nostra Mercedes grigio metallizzato si fermò di fronte ad un imponente edificio bianco a tre piani.
Mia madre scese dall’auto e si incamminò lungo il vialetto d'ingresso, che attraversava il breve tratto di giardino anteriore. Dalla borsa Dolce & Gabbana estrasse un mazzo di chiavi, e tranquillamente aprì la porta, con fare da padrona. “Enigma, forza, vieni. È ora di conoscere la tua nuova casa. E non fare capricci, non hai più due anni” mi urlò voltandosi a guardarmi.
Sbuffai, ma feci come mi aveva detto. Raccolsi la borsetta da vicino al sedile, imbracciai la giacchetta in jeans, mi risistemò il vestitino prendisole ed uscii dall’auto. L’aria di mare di Miami, non molto diversa da quella della West Coast, mi rese quasi un’accoglienza calorosa. Ma nulla poteva rallegrarmi del tutto. Odiava trasferirmi. Ma ormai era inutile lamentarsi. Ero ufficialmente una ragazza di Miami.
Mi incamminai anch’io lungo il vialetto di ghiaia e raggiunsi mia madre davanti alla porta aperta. Da fuori l’edificio aveva un’aria imponente. Dentro probabilmente sarebbe stato ancora peggio: marmi, mobili antichi, elaborati. Tutte cose costosissime. Ma nulla di realmente moderno. Tranne gli elettrodomestici, come i  cinque televisori al plasma che vigevano di regola nelle case dei rampolli ricchi di Orange County.
Lei mi fece strada all’interno dell’ampio ingresso pavimentato in marmo bianco rosato e appoggiò la borsa sul mobile antico dell’entrata. Poi si voltò a guardarmi e mi rivolse un sorriso soddisfatto. “Benvenuta nella nostra nuova casa.”
Benvenuta un corno.


Angolo autrice!
Ciao ragazzi, mi chiamo Vivy, è un piacere! Questa è una storia originale che ho scritto con un'amica qualche anno fa. Questo è il "prologo" della mia storia, in modo da presentare un po' le due ragazze.I prossimi capitoli saranno un po' diversi, invece, perché ci sarà una volta Liz e una volta Enigma (non sempre in questo ordine)! Spero che la storia vi piaccia e che vogliate commentare/recensire! Qualsiasi consiglio è ben accetto! Continuerò presto! Ciao!

 
   
 
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