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Autore: Fill25    02/09/2013    0 recensioni
E ora mi ritrovo qui, a mietere e a seminare.
Mi domando se nella vita ci sia una morale come nelle favole o tutto è dovuto al caso.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In un piccolo paesino di montagna un giovane uomo, che fino a pochi minuti prima stava guardando la TV tranquillamente, muore per un qualche scompenso nel cervello. L'uomo si accascia sul divano, come se stesse dormendo, mentre dietro di lui un ragazzo riccioluto estrae un fazzoletto, quasi del tutto rosso, dal suo corpo.

Il ragazzo è vestito righe su righe. Indossa un grosso maglione verde a righe orizzontali scure ed una lunga sciarpa a righe dei colori delle foglie autunnali.

Si mette il fazzoletto nella tasca dei jeans ed inizia a perlustrare la casa. Trova nel fondo dell'armadio, in un angolino che dimostra il loro mancato utilizzo, un paio di guanti a righe multicolori. Con un sorrisetto il ragazzo riccioluto li prende, li indossa e, soddisfatto dell'abbinamento, scompare.

 

Passano i giorni e la neve copre tutta la valle. I tetti sono completamente bianchi e le strade sono recintate da candide mura infangate. L'intera città sembra come addormentata in un'altra notte invernale dove il cielo è limpido e stellato e sulla terra tutto tace.

Nell'appartamento di un'anziana signora riappare il ragazzo riccioluto. La signora se ne accorge ed un poco sospetta gli chiede: “Chi sei?”

Domanda lecita dato che il ragazzo si è presentato in casa senza alcun accenno, ma il tono della signora sembra comunque gentile.

Il ragazzo si guarda attorno e dietro, cercando il destinatario della domanda. Poi rendendosi conto che sono solo in due chiede, con un cenno della mano e del capo, se l'anziana donna si sta rivolgendo proprio a lui.

“Vuoi un po' di tè?”

“S-sì, grazie” risponde il ragazzo.

“E' quindi giunta la mia ora?” chiede la vecchia, mentre mette su l'acqua a bollire.

“Sì, ma ha ancora un po' di tempo”.

“Ti immaginavo diverso. Non so... con le ali o accompagnato da una strana luce”.

Gli occhi argentei della donna si posano sul giovane e le rughe del viso si marcano in un materno sorriso. In risposta riceve un dubbioso e titubante: “Ma non... non ha paura?”

“Ho visto troppe cose per aver paura della morte. Non essere sciocco, sono vecchia oramai. Morire è l'ultima cosa che mi rimane da fare.”

 

In una discussione sempre più informale, davanti ad un tè e a dei biscotti, la signora e la morte si scambiano una serie di pensieri. Domande come: “Cosa c'è dopo?” o “Rivedrò mio marito?”; alle quali il ragazzo non sa dare risposta, vengono velocemente accantonate per il sunto di una lunga vita e le preoccupazioni della donna rivolta al suo adorato nipote.

“Sono sicura che sarà quello meno propenso ad accettare la mia dipartita.

Posso chiederti di riferirgli quanto gli voglia bene?” prega, nel suo unico momento di tristezza.

“Mi dispiace, ma a parte poche persone che mi vedono prima di morire, tutti gli altri non mi percepiscono”.

Al giovane dispiace. L'ultima volta che un suo “lavoro” lo aveva visto, egli era scappato. Ignorando che il timer scorre comunque e che il ragazzo deve solo prendere la vita vissuta e non uccidere.

 

Si fa tardi e la nonna si mette la vestaglia e si corica nel letto.

“Soffrirò?” chiede, come ultima domanda.

“No! Si addormenti tranquilla” le risponde. Con una sicurezza che in realtà non possiede.

Poco dopo un lungo fazzoletto, completamente rosso viene estratto dal petto della signora. Che morta nel sonno sarà trovata il giorno dopo, dalla famiglia.

  
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