Le bottiglie di vetro sono fatte per rompersi
Nella stanza aleggiava il solito odore pungente che si associa all’alcol stantio, quello delle bottiglie rimaste aperte tutta la notte e mai chiuse per il troppo mal di testa.
Louis adorava quell’odore, ma lui non lo associava all’alcol. Per Louis la stanza odorava di Harry, e quello che era rimasto aperto era, invece, il suo cuore, come delle semplici, vuote bottiglie di vetro. Era rimasto aperto fino ad inglobare ogni singolo centimetro, ogni singola smorfia, ogni singola parola che concernesse il riccio. Quella notte l’aveva fatto suo, e suo soltanto. Il whiskey aveva bruciato il nodo in gola che non gli aveva mai permesso di dichiararsi, e l’aveva sciolto, celere e fastidioso. Ma il whiskey aveva anche fatto perdere la ragione a Harry, e Louis dovrebbe sapere che le bottiglie di vetro sono fatte per rompersi
E ora Harry è scappato. E Louis piange, immerso nell’odore di alcol, nei ricordi strappati come i vestiti, nell’amore che ora pensa sbagliato. Immerso – o perso – in quegli occhi verdi speranza, o verde smeraldo. O qualsiasi verde, qualsiasi sfumatura, qualsiasi ombra.
Prima di addormentarsi Louis aveva pensato a quante carezze gli avrebbe potuto fare, magari davanti al pane appena tostato e alla marmellata scadente che era solito a mangiare. Si era dato dello stupido, pensando che nulla sarebbe potuto essere scadente con Harry a fianco. Aveva immaginato di baciargli la schiena nuda, e poi di lanciarsi in quell’odore acre, forte e amaro che la testa non gliela faceva perdere, ma di più.
Invece Louis questa mattina ha deciso che la marmellata è troppo amara per essere mangiata. L’odore troppo forte per essere sopportato.
Louis ha deciso di lasciare le lacrime scorrere sul cuscino – vuoto –, forse più amare della marmellata e più forti di qualsiasi aroma.
Pagherebbe milioni che non ha per farlo tornare indietro. Perché Dio solo sa quanto Louis sia assuefatto dai capelli ricci e dagli occhi verdi – quelli di mille sfumature, quelli di mille ombre. E Dio solo sa quanto questo lo stia distruggendo.
Ma Louis ha aperto troppo il cuore. C’è un crepaccio in esso, ora. E non sa che l’unica cosa che dovrebbe aprire invece sono gli occhi… o la finestra.
***
Harry non sa che odore queste cose, mischiate, potrebbero avere, ma lui sa che probabilmente l’aroma lo stordirebbe tanto da fargli male. Tanto da non ricordarsi il suo dannato nome, tanto da non sapere dov’è e cosa fa.
Perché è così che lo fa sentire Louis. Se c’è Louis nei dintorni Harry non capisce. Lui agisce, sbaglia, e si spaventa.
È scappato stamattina. Ma tutto ciò che vorrebbe al momento è l’apertura di una finestra. Quella là, sbiadita; quella del secondo piano. Quella dove dorme chi lo ha fatto sentire vivo.
Ma la finestra non si apre.
Harry deciderà di andarsene. Deciderà di non aspettare. “Coglione”, si urlerà. Scapperà lontano per paura di rivederlo, scapperà pensando di scappare dal dolore, ma il dolore rimarrà, incatenato alla sua codardia.
“Coglione”, si ripeterà.
Guarderà ogni finestra scolorita, ogni finestra di ogni secondo piano. “Pensavi provasse qualcosa, sei un coglione”, si logorerà.
Ma non saprà mai che le bottiglie di vetro si sono rotte.
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Eccomi, di nuovo. Con un'altra storia Larry, di nuovo.
Ormai mi devo rassegnare: non scriverò MAI qualcosa di allegro su di loro. Mai. Non ne sono capace.
Ma, anyway, spero che anche questa non sia una completa schifezza. Se vi la di lasciare un commentino ne sarò ben più che onorata. :)
Un abbraccio e unicorni gratis a chi recensirà,
Alex. :)