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Autore: Buggyjo    02/09/2013    8 recensioni
E' una lettera e spero vi piaccia. Non ho altro da dire. Se non di sentirla vostra.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Salve. “ Dissi entrando svogliatamente nella stanza.
Non era poi così male a dir la verità, era abbastanza accogliente, con due sedie morbide in velluto verde, davanti a un tavolino in legno lucido su cui vi era una gran vasta di bibite fresche e un taccuino con una bic nera poggiata sopra di esso.
“Oh salve. E' bello rivederla qui.” Annuii velocemente sedendomi a gambe incrociate sulla poltroncina, molto più invitante, davanti il tavolino e senza far proprio caso al fatto che non ero a casa mia e potevo fare qualsiasi cosa.
Anche se lo potevo fare solo da quando lui era morto, altrimenti sai che urla.
“Sarebbe stata la mia ma se sta più comoda.. “ Rise l’uomo di fronte a me sedendosi sulle sedie dall’aria abbastanza meno comoda della poltrona.
“Si. Molto più comoda. “
“Di cosa vuole parlarmi signorina?” disse dolcemente allungandosi per prendere il taccuino dalla mia parte, che velocemente scostai .
Si tirò indietro e alzò le mani a mo’ d’arresa e sorrise. Sembrava quasi potessi fidarmi di lui, in fondo non mi conosceva, in fondo, non poteva distruggermi.
“Non so se.. lei ha mai scritto una lettera, d’amore, d’odio, di penitenza, di scuse.. Io si. O almeno questa era la prima volta che scrivevo una. Ci misi dentro quanto più possibile sopportare.. “ Dissi tranquillamente all’uomo che avevo davanti e che sembrava abbastanza annoiato..
 
28 Agosto 2013, ore 15:12, Roma.
 
Caro Piccolo,
A volte, mi rendo conto di come mi sento quando non passiamo del tempo insieme, ad immaginarci, ad amarci per quel che possiamo nonostante la tua amata, nonostante il mio ragazzo, mi sento mancare l'aria, mi sento impallidire ogni giorno di più e sento il mio umore peggiorare drasticamente di minuto in minuto.
Come per la buonanotte sai, se non ho la tua buonanotte e quella della mia Metà io non dormo, e ho paura di ogni cosa, anche la più sciocca, e il giorno addietro starei malissimo.
Forse perché non riesco più a fare a meno dell'amore incondizionato che mi dai ogni volta che puoi, che siamo soli, della dolcezza che mi doni quando mi guardi semplicemente, delle carezze che mi regali ogni qualvolta siamo insieme, di quanto rispetto a me tu sia nettamente migliore e ora mi rendo conto di quanto io non mi apri con te del tutto, e ora, credo di averne bisogno più di ogni altra cosa.
Forse farlo con uno psichiatra non è il migliore dei modi, e chiedo perdono se non te l'ho detto prima che ho cominciato ad andarci, solamente per lei, per la mia metà.
Non capisco ancora come tu, lei e il mio ragazzo possiate darmi questo amore così vero e imbattibile, in questo modo, quasi che sembra non potersi dissolversi e diventare cenere, come se fosse uno dei legami più forti che potessero esistere tra due persone.
Non capisco, forse sono ritardata, come nonostante io viva in una tenebra completa, come mi è stato detto da una lettrice 'somigliando a Mr. Cinquanta Sfumature', voi possiate volermi sempre al vostro fianco, come voi possiate sopportare così bene una persona, se è quello che ancora sono, lunatica, irascibile, con i nervi sempre tesi, con le orecchie sempre attive, e sempre con i sensi attivi pronti a sentire qualsiasi cosa possa farmi male e poterne fuggire o ancora distruggerla.
Sopportare una persona che non ama quasi nulla di se, i suoi occhi nocciola frastagliati di verde che sembrano vuoti nonostante ora non lo siano più molto, sopportare una persona che si faceva del male, sopportare una persona che non si sopporta nemmeno da sola, una persona talmente ordinata nella sua mente, che riesce a vedere così troppe cose, e non vorrebbe e poi ve le scarica addosso.
Non capisco, forse sono veramente idiota, come sapendo il male che ho fatto a delle persone, pur di salvarne altre certamente, voi possiate ogni giorno mandarmi il messaggio del buon giorno con così tanto calore, il bacio al mattino, stringermi di notte con forza per farmi capire che nessuno potrà mai farmi del male, parlare con me di giorno quando torni, o quando non vai a lavorare, come oggi, ridere, scherzare, aprirvi con me per avere un semplice consiglio, darmi la buonanotte con tanto amore e tenerezza, con tanta voglia di prendermi e non farmi cadere nuovamente in quelle tenebre che mi avevano risucchiata avidamente come se fossi una prelibatezza che non si può mangiare sempre.
Piccolo, ho paura, paura di non essere in grado di vivere nella luce, come voi, e non c'è giorno in cui io non ringrazi un possibile dio -sempre se esiste- per avermi fatto incontrare voi e avermi salvata da me stessa e dall'uccidermi lentamente e senza alcun modo di uscirne completamente da sola.
Perché lo ammetto, niente può farmi più male di me stessa, del mio odio verso di me, verso la mia debolezza.
Perché si sono debole, e lo so da me che ho bisogno delle tue cure anche se, mi è tornato in mente solo ora, tu sia più piccolo di me, delle cure di tutti voi e non capisco come io, quella che non dipendeva mai da nessuno possa dipendere tanto da voi, e non capisco nemmeno come una persona così lontana da me possa essere importante più di me stessa, più di quanto possa essere io stessa importante per me.
Come te e lei.
Come se io fossi una bambina da crescere tu mi hai preso e lo stai facendo, con me e con quella matta che hai al tuo fianco che ti ama follemente e che tu ami come nessuno e spero che il vostro sia un presente meraviglioso, da creare dei ricordi magnifici.
E non come i miei ricordi passati, ricordi di un adolescenza non vissuta, e che so di non poter vivere adesso se non con te.
Vi chiedete spesso cosa ci sia nella mia mente, lo so e penso che se adesso me lo chiedessi aprirei la mia mente e se non l'ho fatto sin ora è solo perché so di quanto possa pesarvi, di quanto possa farvi male, male quanto fa me.
Immaginerò che tu me lo chieda: Cosa pensi piccola mia?
Penso a quanto mi laceri dentro pensare che ho diciotto anni e che mi ritrovo completamente sola, a me stessa, che lavoro invece di divertirmi come una pazza con degli amici.
Penso a quanto sia stato difficile vivere senza quella che è per te la tua mamma al mio fianco ogni minuto, senza quello che per te è un padre ogni secondo, proteggendomi e consolandomi quando qualcuno mi avrebbe fatto del male.
Senza più la figura maschile che avevi più amato nella tua vita, che si era presa cura di te, sola solamente con il ricordo di chi è passato, di chi mi ha detto ' ti amo ' e poi se n'è andato vedendo le mie crisi la notte, vedendo la mia irascibilità, vedendo come potessi rovinare le loro vite spensierate, vedendo i miei incubi frequenti durante la notte.
Perché penso solamente che voi potete sopportare, non so come, tutto ciò senza rinfacciarmelo ogni giorno della mia stupida ed inutile vita.
Quegli incubi dove io mi trovo sola, al buio e corro seguendo solo una piccola lucina che mai diventa abbastanza grande per contenermi e portarmi alla luce, inondandomi di lei invece che farmi rimanere in quel buio perenne, quel buio che mi inghiotte e mi opprime, su i polmoni, sulla testa, e sai, ultimamente appari tu, appari tu con la tua mano tesa che m'inciti ad afferrarti e a seguirti, nella luce che si apre alle tue spalle ma non riesco mai, ad afferrare quella mano che mi accarezza sempre il viso in fiamme, che mi accarezza dolcemente i capelli lunghi dopo avermi amata, che mi stringe a te con amore per farmi del bene.
E rimango indietro, non riesco a seguirti, rimango all'ombra di me stessa, perché ho sempre paura che quella luce non sia il mio posto, che non me la merito assolutamente, che non merito quella luce, che non merito quella che per me è la tua bellezza, che non merito quello che è il tuo amore, che non merito nulla di quello che di più bello c'è al mondo.
Che non merito assolutamente quel 'ci sono io' che tu e la mia Metà mi dite e che mi fa sentire terribilmente apprezzata e improvvisamente meno sola, meno odiabile e più normale.
Perché per me non lo sono mai stata, ero sempre la bambina taciturna, chiusa, che alzava i suoi muri per evitare che qualcuno potesse farle del male inevitabilmente finché non siete arrivati voi a sconvolgere tutto quello che sono sempre stata.
Volevo che tu sapessi quanto io apprezzi il tuo amore e quanto io ormai non posso più ormai farne assolutamente a meno.
Quanto apprezzi che tu, e che tutti voi, non mi lascerete mai, o almeno spero vivamente che non lo facciate e se lo farete non potrò biasimarvi mai, vi potrei solamente comprendere.
Ho sempre avuto paura di mettere in mostra la parte più profonda di me, quella più docile, quella sempre coperta dalla mia maschera dura, di autocontrollo, quella che usavo per beffeggiarmi dei bastardi che maltrattavano i più deboli, quelli come prima ero anche io.
E se pensate che nessuno possa capire il vostro dolore dopo che i bulli vi abbiano umiliati tranquilli, ci sono io, vi capisco, e posso dirvi che ognuno di loro avrà la giusta ricompensa alle loro male azioni verso di voi.
Ma ora.. Non me ne importa nulla, non m'importa di quello che penserai quando leggerai questa lettera, se penserai che sono una lamentosa ragazza di 18 anni, tra venti giorni 19, in questo punto dove ti dico che sono qui sul letto, a scrivere questa lettera, con i capelli scompigliati gli occhiali e una stupida camicia a coprirmi e le lacrime agli occhi.
Io non sono forte, non lo sono mai stata e forse non lo sarò mai stata.
Tanti pensano che la forza stia nel saper nascondere il proprio dolore dietro una stupidissima maschera di felicità, ma in realtà l'essere forte vuol dire che hai il coraggio di essere completamente me stessa, di urlare a pieni polmoni, senza fregarmene di chi mi osserva, di far vedere cosa si ha dentro, ogni pensiero.
Ogni volta che le immagini della violenza subita si fanno vividi davanti ai tuoi occhi, ogni volta che rivivi i pochi momenti felici con tuo padre e che ti fanno solamente capire quanto siano pochi rispetto a quelli in cui lui ha fatto del male involontariamente riducendoti al nulla, perché forse non potrai mai più fidarti completamente di lui.
Ogni volta che guardi quello splendore di ragazzo che si guarda allo specchio perché pensa di averti fatto del male nonostante tu gli ripeta costantemente che lui ti ha solamente pulita, salvata da te stessa, perché dopo quello che era accaduto tu avresti voluto sparire nelle tue stesse profondità per non riemergervi mai più, letteralmente.
Più semplicemente avresti voluto morire annegata in te stessa e nel tuo stupido dolore che t’invadeva sin dentro, anche nei posti più remoti del tuo corpo.
Ogni volta che sono con te Piccolo so che faccio del male alla mia metà, perché so che sei suo, ma che ti amo, che tu mi ami, e che passi del tempo con me e donarmi come puoi il tuo amore.
Mi dirai: Ma lei lo sa cosa c’è tra noi, e ne è pienamente cosciente, sa che amo più lei che te.
No.
Proprio perché lo sa, so che nel suo profondo ci soffre eppure non posso smettere di amarti, perché se smettessi starei male e lei lo sentirebbe.
Perché non potrò mai spiegare come lei possa sentire il mio dolore, ogni mia sofferenza, anche solo il bruciore degli occhi se io piango, come io possa sentire il suo e se io sto male, lei sta male, è inevitabile, ma il fattore 'egoismo' regna in me quando non voglio lasciarti andare, quando non voglio rinunciare a ciò che mi dai e a ciò che mi darai sempre.
Di quello che sento quando mi chiami piccola, o principessa, quando mi prendi in braccio e mi stringi a te, quando mi baci e dici che sono buona anche se magari probabilmente non mi sono nemmeno lavata i denti ancora.
Perché tu sei una delle poche certezze che ho in questa vita oltre la mia metà.
Sai questa è la mia vita Piccolo, e anche se questa è la fine di questa lettera, io.. Non ho un finale. Ma... Credo.. Che potrete sceglierlo voi per me.
Cosa ne pensi Piccolo mio?
 
Ti amo,
Tua Piccola Principessa
 
 
“Perché ha scritto questa lettera?” disse con aria leggermente più curiosa il mio psichiatra e cercando in tutti i modi di tentare di scavare nella mia testa.
Mi dispiaceva lo ammetto, mi dispiaceva un po’ giocare sempre con lui, con le sue abilità e farlo sentire piccolo di fronte alla mia mente, e alla mia capacità di controllarla.
Molti hanno paura degli psichiatri, pensando che loro tirino fuori dalla tua testa le cose, ma nessuno capisce mai che loro ti stimolano solo, sei tu a decidere se aprirla o meno.
“Perché credo di non poter avere mai abbastanza tempo per dirgli ogni cosa”  risposi stranamente convinta della mia risposta, stranamente a mio agio con lui e i suoi occhi azzurri.
Il tempo corre troppo in fretta, non sembra mai volerti dare il tempo di fare davvero ogni cosa, o almeno non tutto ciò che vale la pena fare.
Mi sorrise scortandomi  fuori dal suo ufficio lasciandomi al mio ragazzo e mi guardò, come fosse mio amico, come se fosse uno di quegli amici che non ti lasciando al momento del bisogno :”Tornerai da me?”
Secondo voi?
“La prossima volta toccherà a lei aprirsi!” Ci sarà da divertirsi.
   
 
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