02/09/2013
4 recensioni~ Mazzolino di fiori
Vegeta sbuffò, lanciando occhiate irritate al punto dove si sarebbe dovuto fermare il pullman che avrebbe riportato a casa Goten e i suoi compagni, andati in gita non aveva ben capito dove. Sapeva solo che erano andati in campagna. Quella mattina aveva accompagnato il piccolo a scuola, come al solito, e lo aveva avuto fuori dai piedi fino alle sei e mezza di sera, quando si era dovuto recare in quel posto pieno di oche starnazzanti – che aveva intuito essere le mamme degli altri bambini – per riportarlo a casa.
Anche se non l’avrebbe mai ammesso, non gli dispiaceva riprendersi il suo moccioso. C’era troppo silenzio senza di lui.
Il pullman arrivò con dieci, lunghissimi, minuti di ritardo e, alla vista del mezzo, il Principe dei Saiyan si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
Tempo un minuto, e il piccolo Goten corse nella sua direzione, uno zainetto blu in spalla e l’espressione gioiosa di chi ha appena passato il miglior pomeriggio della sua vita.
« Ciao, papà! » trillò il piccolo, ottenendo il solito grugnito come risposta.
Vegeta notò che il bambino aveva le mani nascoste maldestramente dietro la schiena – lo zainetto certo non lo aiutava – e inarcò le sopracciglia.
« Cosa nascondi? » chiese, sospettoso.
Goten allargò il proprio sorriso e gli porse un mazzolino di fiori piuttosto malconcio a causa del viaggio in pullman, che ne aveva dimezzato i petali delle corolle e piegato o spezzato i gambi.
« Li ho raccolti per te! » lo informò il bambino, in attesa di una reazione.
Come ogni volta che il piccolo lo sorprendeva con gesti affettuosi, Vegeta si trovò in difficoltà, incapace di decidere come comportarsi. Avrebbe anche potuto essere affettuoso, per una volta, e dimostrargli quanto avesse gradito quel gesto, ma l’orgoglio era una brutta bestia e gli impedì di fare qualcosa di troppo eclatante.
Alla fine, si limitò a strappare i fiori di mano a Goten, piuttosto bruscamente, per poi infilarli nella tasca dei pantaloni terrestri che indossava – doveva confondersi con gli umani, quando faceva la “mammina” – e prendere per mano il bambino, che aveva giustamente intrepretato quel gesto come un apprezzamento.
Quando furono abbastanza lontani dai terrestri, Vegeta si mise il marmocchio in spalla, per poi spiccare il volo alla volta della loro casa, mentre Goten iniziava a raccontargli tutto quello che aveva fatto in gita con quella sua vocetta irritante che, nonostante lo negasse, gli era mancata da morire.
Angolo Autrice
Millesimo missing moment legato alla long "You'll always be my son". Non posso farci niente, adoro questi due **
Non ho molto da dire, in effetti, spero che non ci siano errori e che Vegeta risulti IC, lo amo troppo per non avere il terrore di renderlo troppo zuccheroso D:
Ok, ho già finito, ringrazio tutti voi che avete letto, spero che vi sia piaciuta :)
A presto!
Vegeta sbuffò, lanciando occhiate irritate al punto dove si sarebbe dovuto fermare il pullman che avrebbe riportato a casa Goten e i suoi compagni, andati in gita non aveva ben capito dove. Sapeva solo che erano andati in campagna. Quella mattina aveva accompagnato il piccolo a scuola, come al solito, e lo aveva avuto fuori dai piedi fino alle sei e mezza di sera, quando si era dovuto recare in quel posto pieno di oche starnazzanti – che aveva intuito essere le mamme degli altri bambini – per riportarlo a casa.
Anche se non l’avrebbe mai ammesso, non gli dispiaceva riprendersi il suo moccioso. C’era troppo silenzio senza di lui.
Il pullman arrivò con dieci, lunghissimi, minuti di ritardo e, alla vista del mezzo, il Principe dei Saiyan si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
Tempo un minuto, e il piccolo Goten corse nella sua direzione, uno zainetto blu in spalla e l’espressione gioiosa di chi ha appena passato il miglior pomeriggio della sua vita.
« Ciao, papà! » trillò il piccolo, ottenendo il solito grugnito come risposta.
Vegeta notò che il bambino aveva le mani nascoste maldestramente dietro la schiena – lo zainetto certo non lo aiutava – e inarcò le sopracciglia.
« Cosa nascondi? » chiese, sospettoso.
Goten allargò il proprio sorriso e gli porse un mazzolino di fiori piuttosto malconcio a causa del viaggio in pullman, che ne aveva dimezzato i petali delle corolle e piegato o spezzato i gambi.
« Li ho raccolti per te! » lo informò il bambino, in attesa di una reazione.
Come ogni volta che il piccolo lo sorprendeva con gesti affettuosi, Vegeta si trovò in difficoltà, incapace di decidere come comportarsi. Avrebbe anche potuto essere affettuoso, per una volta, e dimostrargli quanto avesse gradito quel gesto, ma l’orgoglio era una brutta bestia e gli impedì di fare qualcosa di troppo eclatante.
Alla fine, si limitò a strappare i fiori di mano a Goten, piuttosto bruscamente, per poi infilarli nella tasca dei pantaloni terrestri che indossava – doveva confondersi con gli umani, quando faceva la “mammina” – e prendere per mano il bambino, che aveva giustamente intrepretato quel gesto come un apprezzamento.
Quando furono abbastanza lontani dai terrestri, Vegeta si mise il marmocchio in spalla, per poi spiccare il volo alla volta della loro casa, mentre Goten iniziava a raccontargli tutto quello che aveva fatto in gita con quella sua vocetta irritante che, nonostante lo negasse, gli era mancata da morire.
Angolo Autrice
Millesimo missing moment legato alla long "You'll always be my son". Non posso farci niente, adoro questi due **
Non ho molto da dire, in effetti, spero che non ci siano errori e che Vegeta risulti IC, lo amo troppo per non avere il terrore di renderlo troppo zuccheroso D:
Ok, ho già finito, ringrazio tutti voi che avete letto, spero che vi sia piaciuta :)
A presto!