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Autore: Bellatrix29    02/09/2013    1 recensioni
Giunto davanti al cancelletto in ferro battuto, riprese a respirare normalmente. Anche vista da fuori quella casa era completamente diversa rispetto alla sua: Severus se n’era reso conto fin dalla prima volta che c’era andato, emanava una sorta di calore che potevi sentire fin dalla strada.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Lily Evans, Petunia Dursley, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Nickname sul forum: Bellatrix29
Nickname su EFP: Bellatrix29
Nome del pacchetto: Up
Titolo della storia: I più buonissimi di sempre
Rating: Verde
Numero di parole: 2028 (titolo escluso)
Genere: Commedia, Slice of Life
Vostre Note: 1) Ho cercato di mantenere i personaggi il più possibile IC, però c’è da considerare il fatto che nella storia sono ancora bambini e ne deve passare di acqua sotto i ponti prima che diventino quelli che abbiamo imparato a conoscere nella saga. 2) Il titolo è volutamente sbagliato. 3) Severus non ha dimestichezza con la cucina babbana perché ho immaginato che, vista la sua difficile situazione familiare, la madre non avesse mai cucinato con lui. 4) Ad un certo punto, Lily dice “Dobbiamo dargli la forma”, invece di “Dobbiamo dar loro la forma”: è di nuovo un errore voluto, ho immaginato che Lily e Severus fossero abbastanza piccoli da potersi permettere qualche strafalcione grammaticale. 5) I biscotti escono così perché li hanno lasciati troppo alti (un errore che capitò anche a me ç_ç) 6) La ricetta è quella di normalissimi biscotti, il problema è che i due bambini esagerano con gli ingredienti da aggiungere all’impasto base.

 





 
I più buonissimi di sempre
 
 


Severus rimase nascosto sotto le coperte per un altro paio di minuti, anche dopo che ebbe sentito sbattere la porta di casa, probabilmente da suo padre. Quando fu certo che sarebbe riuscito ad uscire senza incappare in nessuno dei due genitori, scivolò rapidamente fuori dalla sua camera e giù per le scale. Appoggiandosi alla parete, fece frusciare la carta da parati smunta, laddove si era scollata dal muro. L’ingresso era in penombra, l’unica fonte di luce proveniva dalla cucina. Il bambino aguzzò l’udito e sentì distintamente i singhiozzi della madre. Venne un po’ da piangere anche a lui, ma si trattenne, suo padre non voleva che piangesse. Dovette arrotolare la manica della camicia che indossava per riuscire ad afferrare la maniglia della porta, ma era una cosa di poco conto se paragonata alla libertà che gli si prospettava una volta varcata la soglia. All’esterno era il pomeriggio di una giornata uggiosa, l’odore dell’aria carica di umidità presagiva un nuovo acquazzone prima di sera. Il bambino tirò su con il naso prima di stringersi maggiormente nel suo cappotto logoro e iniziare a correre lungo la via. Non si spaventò quando sentì i colpi di tosse del signor Fredricksen, intento a potare la siepe che delimitava il suo giardino. La sua meta era l’unica cosa a cui riusciva a pensare, quindi non badò molto alle automobili che gli passavano accanto o ai vicini che passeggiavano lungo la via. Giunto davanti al cancelletto in ferro battuto, riprese a respirare normalmente. Anche vista da fuori quella casa era completamente diversa rispetto alla sua: Severus se n’era reso conto fin dalla prima volta che c’era andato, emanava una sorta di calore che potevi sentire fin dalla strada. Il giardino era perfettamente curato, con un bel prato all’inglese e alcune piante dai fiori colorati negli angoli, la casa a due piani con la facciata in mattoni rossi e la porta d’entrata bianco panna, riverniciata di fresco dal signor Evans. Il bambino spinse il cancelletto e si avviò lungo il corto viale acciottolato; come gli aveva insegnato la sua mamma, bussò alla porta e rimase in attesa, cercando di sembrare il più possibile paziente, anche se in realtà fremeva dalla voglia di vedere la sua unica amica. Con sua somma delusione, ad aprire la porta fu una bambina con i capelli scuri raccolti in due brevi code dietro la testa, che lo scrutò con uno sguardo infastidito.

“Oh, sei tu” borbottò la bambina, evidentemente delusa; si fece da parte per lasciarlo entrare.

“Lily, c’è il tuo amichetto del cuore” la sua voce lievemente stridula gli diede fastidio, ma prima che potesse dirle qualcosa, una seconda bambina arrivò nell’ingresso. Era più minuta rispetto alla sorella e aveva i capelli rossi sciolti sulle spalle, trattenuti lontano dal viso da un piccolo fermaglio a forma di farfalla. Lily gli rivolse un sorriso luminoso, che contagiò anche i suoi occhi verdi, facendoli splendere come gemme. Severus rispose un po’ impacciato al suo saluto e la seguì in salotto. Si sedette sul divano, senza più stupirsi degli oggetti Babbani che vi erano disseminati. Nemmeno faceva caso ai soggetti immobili dei quadri, non mentre Lily chiacchierava accanto a lui con la sua voce allegra.

“Ehy, Sev” il bambino quasi sobbalzò, colto di sorpresa per quell’improvviso cambio di tono: tutto ad un tratto, Lily era tutta accesa da un entusiasmo contagioso.

“Prepariamo i biscotti!” Propose battendo le mani soddisfatta per la sua idea. L’amico annuì e la seguì in cucina. Non era proprio convinto, ma non l’avrebbe mai contraddetta, aveva paura che si arrabbiasse con lui e lo rimandasse a casa sua. Nella stanza trovarono una donna bellissima con i capelli scuri e gli occhi verdi, proprio uguali a quelli di Lily: la signora Evans stava mettendo in ordine le cose che aveva comprato al supermercato.

“Buongiorno, Severus caro” lo salutò con calore quando si accorse che la figlioletta aveva ospiti. Il bambino arrossì furiosamente e tirò su col naso, prima di rispondere con un timido saluto.

“Mamma, mamma, io e Severus possiamo fare i biscotti?” La donna rivolse alla figlia uno sguardo indeciso, mordendosi il labbro.

“Va bene, Lily, però voi preparate l’impasto e io li metto nel forno, ci siamo capite?” Lily annuì felice, prima di accostare uno sgabello al ripiano della cucina, su cui si arrampicò per prendere un quadernetto dalla copertina gialla.

“Qui ci sono le mie ricette” spiegò la bambina all’amichetto, mentre la madre, con un’ultima occhiata sconsolata alla sua cucina appena risistemata, li lasciava soli ai loro giochi. Solo quando la donna se ne fu andata, Severus le si avvicinò e sbirciò curioso le pagine del quaderno: la calligrafia infantile di Lily le riempiva e la bambina aveva aggiunto dei disegni delle pietanze. Sembrava molto concentrata mentre sfogliava le pagine, alla ricerca della ricetta dei suoi biscotti preferiti.

“Eccola qua” esclamò soddisfatta, mostrano a Severus una pagina del quaderno. Il bambino lesse il nome della ricetta e storse il naso – I più buonissimi di sempre, ricetta originale di Lily Evans – sapeva che era sbagliato, ma gli occhi della sua amica trasmettevano un tale entusiasmo che non se la sentì di correggerla.

“Cosa ci serve?” Chiese; la bambina gli rivolse un enorme sorriso e iniziò ad accumulare sul tavolo diversi ingredienti, gli utensili necessari e alcune ciotole. Dal forno, prese la teglia e vi adagiò uno strato di carta, che agli occhi di Severus parve un po’ strana. Quando tutto fu pronto, i due bambini salirono sugli sgabelli, in modo da poter comodamente lavorare sul ripiano. Con fare molto serio, Lily appoggiò il libro in modo che entrambi potessero leggere la ricetta. Si concentrò mordendosi la punta della lingua e iniziò a versare la farina dentro la ciotola più grossa.

“Severus, tu rompi tre uova nella ciotola rossa” disse con la faccia avvolta da una nuvoletta di polvere bianca. Il bambino si affrettò ad ubbidire e prese in mano un uovo. Lo fissò per qualche istante, rendendosi conto che non aveva idea di come fare. Storse il naso e provò a picchiarlo contro il bordo della ciotola; non appena vide il guscio creparsi, lo ruppe a metà, aiutandosi con le dita, e rovesciò il contenuto nella piccola bacinella. Alzò gli occhi e rivolse a Lily un sorriso soddisfatto, che la piccola ricambiò. Il bambino ripeté l’operazione con le altre due uova, quindi le mescolò attentamente con una forchetta. Non era sicuro se doveva togliere i piccoli pezzi di guscio che erano scivolati nell’intruglio, ma siccome Lily non diceva nulla, immaginò che andasse bene anche così. La bambina, intanto, aveva rovesciato nella ciotola più grande lo zucchero e alcuni pezzi di burro.

“Ci mettiamo anche il cacao?” Propose. Severus strinse le labbra e annuì rapidamente: Lily ne sapeva più di lui, quindi meglio affidarsi alla sua guida. Guardò con curiosità l’impasto diventare marrone, mentre Lily lo mescolava con grande impegno, tutta rossa in viso. Il bambino la guardava completamente rapito, mentre provava una strana sensazione, come se avesse inghiottito tutte le farfalle del parco, e ora quegli animaletti svolazzavano nella sua pancia. Appoggiò i gomiti sul bancone, assalito dal calore che quella scena gli procurava.

“Cos’altro ci mettiamo?” Chiese dopo qualche minuto di silenzio. La bimba gli rivolse uno sguardo assorto e pensieroso.

“Tutto quello che vuoi” rispose semplicemente Lily. L’altro annuì e allungò una manina esitante verso una confezione di uvetta. La bimba gli sorrise e l’aggiunse all’impasto; vi rovesciò anche un sacchetto di gocce di cioccolato e una manciata di piccole meringhe. La ricetta originale, ormai, era stata abbandonata e i due bambini vi aggiunsero quasi tutti gli ingredienti che trovarono in cucina.

“Sono pronti!” Esclamò Lily felice, osservando l’impasto dal colore indefinito. Prese la teglia e la mise al centro del bancone.

“Ora dobbiamo dargli la forma di biscotto: ne prendi un pochino, poi fai una pallina e la schiacci, così” seguendo le sue stesse istruzioni, creò il primo biscotto e lo appoggiò sulla teglia.

“Mamma!” Gridò la bambina, per richiamare l’attenzione della donna.

“Lily, non urlare, sono qui” la sgridò la signora Evans, facendo il suo ingresso in cucina “È ora di accendere il forno?” Non attese la risposta della figlioletta, diede uno sguardo al bancone e impostò il timer del forno, in modo che fosse pronto per quando fosse arrivato il momento di cuocere i biscotti. Cercava di incoraggiare la passione di Lily per la cucina, anche se di solito toccava a lei rimettere tutto in ordine; sperava che col tempo la bambina avrebbe imparato. Si mise in disparte, in attesa che i bambini finissero di modellare i biscotti.

“Bambini, perché non andate di sopra a giocare? Vi chiamo io quando sono pronti” propose mentre iniziava a sistemare la cucina. I piccoli accolsero con entusiasmo la sua idea e corsero fuori dalla stanza e su per le scale, fino alla piccola cameretta di Lily. Severus c’era già stato diverse volte, principalmente giocavano lì, ed era abituato alla lucida carta da parati rosa, con delle cose che Lily gli aveva spiegato essere fatine, anche se non assomigliavano per niente a quelle che aveva visto in uno dei libri di sua madre, alle fotografie immobili che ritraevano le bambine con i genitori e i bizzarri giocattoli. Il rosa la faceva da padrone in quella stanza, ma Severus era sicuro che non fosse un’idea di Lily. La sua amica non era così, lei era diversa dalle altre bambine e non amava il rosa. Iniziava a temere che, una volta arrivati a Hogwarts, sarebbe stata smistata a Grifondoro, mentre lui sapeva che non sarebbe mai andato in quella Casa.

A Severus parve che il tempo fuggisse via, come sempre quando era solo con Lily. Gli sembrava fossero trascorsi pochi minuti quando la signora Evans fece capolino nella cameretta, per avvertirli che i biscotti erano pronti. Seguì l’amica lungo le scale e annusò l’aria un po’ titubante: il profumo di biscotti appena sfornati aveva invaso la casa; Severus avvertì una bolla di calore gonfiarsi all’altezza del petto, ma era sicuro che le fiamme scoppiettanti del caminetto non vi avessero niente a che fare. Era la sensazione che provava sempre quando Lily aveva dipinto in faccia quel sorriso che la illuminava tutta e, in qualche modo, lo faceva sentire a casa.

Lily prese con attenzione un biscotto un po’ bruciacchiato, lo studiò per qualche istante e lo porse a Severus, tutta soddisfatta. Il bambino dovette masticare il primo boccone diverse volte, prima di convincersi ad ingoiarlo: anche se fuori aveva l’aspetto di un biscotto bruciacchiato, il centro era ancora un po’ crudo e molliccio. La miriade di sapori che gli invase la bocca al secondo morso lo confuse un po’ e gli fece aggrottare le sopracciglia. Forse avevano esagerato con gli ingredienti. Vedendo il viso di Lily, ancora in attesa di un suo giudizio, non se la sentì di criticarla.

“Allora?” La voce dell’amica suonava un po’ impaziente “sono o non sono i più buonissimi di sempre?” Severus annuì poco convinto, e riuscì anche a stamparsi in faccia un sorriso. Lily era troppo entusiasta perché lui non si sentisse in dovere di assecondarla: per niente al mondo l’avrebbe delusa, lei era l’unica persona che gli voleva davvero bene, a parte la madre. Rimasero in cucina a fare merenda, mangiandosi gran parte dei biscotti con un bicchiere di latte. La bolla nel suo petto non si era ancora sgonfiata e Severus immaginò che quello significava che era davvero felice. Quella bella sensazione non lo abbandonò nemmeno mentre tornava a casa, con due biscotti, avvolti in un fazzoletto di carta, infilati nella tasca del cappotto. La madre si trovava ancora in cucina, però non piangeva più: stava preparando la cena e lo accolse con un abbraccio frettoloso quando il bambino la andò a salutare. Accettò il biscotto che le veniva offerto con gli occhi umidi, prima di spronare il figlio ad andare a giocare in camera sua. Severus si accucciò sul suo lettino e strinse forte in mano il biscotto di Lily. Non lo avrebbe mangiato, si disse, l’avrebbe conservato per sempre come ricordo di quel pomeriggio. Prima di addormentarsi, lo avvolse nuovamente nel fazzoletto e lo mise in una vecchia scatola di legno, in cui conservava tutti i suoi tesori.

 
 
 
 
 
 




Rieccomi ^^
Questa One Shot partecipa al Contest Inventa il piatto potteriano, indetto da RoseDust sul forum di EFP.
Non avrei mai pensato che mi sarei ritrovata a scrivere una Severus/Lily, ma il pacchetto scelto mi ci ha obbligato, e ormai lo sapete, io amo le sfide *o*
Spero vi sia piaciuta,
Alla prossima,
Bellatrix
   
 
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