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Autore: Ashleygabry    22/07/2003    7 recensioni
Ash nasconde forse qualcosa d'importante?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il segreto di Ash

Autore: Ashley

Il Team Rocket stava tranquillamente passeggiando in un viale alberato in una allegra cittadina marittima, Beach Town, dove erano finiti dopo che il Tuonoshock di Pikachu li aveva mandati ancora una volta in orbita.

Ma stavolta non era andata male. Beach Town era veramente una bella città, con una grande spiaggia di sabbia dorata, e il viale con i grandi alberi di palme, e le pittoresche casette a schiera, quelle che si vedono alla televisione, di due piani, ciascuna indipendente dall’altra. Jessie sognò ad occhi aperti di abitare in una di quelle villette.

Poi, videro qualcosa di strano. Tra tutte quelle bellissime case ce n’era una diroccata e in un certo senso spettrale. Il giardino con l’erba alta, le persiane sprangate, i muri scrostati, come nei film dell’orrore. Meo si avvicinò, domandandosi perché qualcuno dovesse abbandonare una casa in un così bel posto, seguito dai suoi compagni umani.

“Io non mi avvicinerei troppo, se fossi in voi” li avvertì un’anziana signora che stava comodamente sdraiata in una poltrona nel giardino vicino.

Il Team Rocket notò che sulla linea del confine tra le due case c’erano varie collane d’aglio, corni e ferri di cavallo e altre cose del genere.

“Ma perché questa casa è così pericolosa?” chiese James.

“Sarà un po’ diroccata, ma non cade ancora che si può aver paura di essere coinvolti del crollo” aggiunse Meo.

La signora sospirò. “In quella casa abitavano due esseri disgustosi, due bambini terribili, che hanno distrutto completamente questa città, a eccezione della loro casa, più o meno otto anni fa” spiegò.

Il Team Rocket non poteva crederci: come avevano fatto due bambini a distruggere una città grande come quella?

L’anziana signora sembrò leggergli nel pensiero e rispose “usavano dei tremendi raggi neri che gli uscivano dalle mani. Erano dei veri demoni. Nessuno ha avuto il coraggio di comprare la loro casa, dopo che se ne sono andati, per paura di venire contagiati dal potere malefico. Io stessa ne ho paura e mi difendo come posso! Vorrei abbandonare questa casa, ma non saprei dove andare e quindi mi devo adattare.”

Dopo quella storia Jessie e James si erano spaventati e decisero di andare subito via, ma Meo li fermò. Tutti insieme guardarono il nome scritto a grandi lettere sulla cassetta delle lettere indicato dal Pokemon felino. Era un po’ sbiadito, ma si riusciva ancora a leggere: Ketchum!

 

James cercò di convincere Jessie a non farlo. “Dopotutto potrebbe anche non essere lui. Esisteranno parecchi Ketchum nel mondo.”

Jessie lo guardò male. “Tu hai paura che invece possa essere lui uno dei bambini e che possa usare un raggio contro di te!” gli gridò.

“In effetti” ammise James.

“Però se fosse davvero lui potremmo scoprire come fa a usare quei raggi che la signora definisce così terribili da distruggere una città e utilizzarli a nostro favore, non credi?” Jessie era proprio soddisfatta del suo piano, mentre Meo era scettico. “Il moccioso è figlio unico, mentre i bambini terribili erano due, quindi già una coincidenza di meno. E poi lui è di Pallet.”

James pensò che era proprio un peccato che la signora non si ricordasse i nomi, altrimenti avrebbero già risolto la questione. Comunque lui pensava che avesse ragione Meo. Ed era proprio contento. Non avrebbe più avuto il coraggio di sfidare Ash se fosse stato il demone di cui parlavano a Beach Town. Poi si risollevò. Magari questa era la volta buona per rubare Pikachu.

 

Ash, Misty e Brock stavano camminando nel bosco, ormai vicini alla prossima città. In effetti poco più avanti la foresta finiva e all’orizzonte si potevano vedere delle case.

Però c’erano due figure umane appoggiate agli alberi, uno di fronte all’altro ai lati della strada. In mezzo c’era invece Meo.

“Oh, no!” esclamò Ash. “Ancora voi!”

Misty e Brock avevano la stessa aria sconsolata e annoiata.

Invece stavolta il Team Rocket non fece nulla, anche perché in un certo senso erano un po’ spaventati da quello che avevano scoperto prima, all’archivio della provincia in cui stava Pallet. A quanto sembrava Ash e sua madre si erano trasferiti lì otto anni fa. Prima abitavano in un altro posto, dove Ash era nato. E quel posto si chiamava Beach Town, ne erano quasi certi.

Jessie, lentamente, aprì una scatola che conteneva delle strane palline azzurrognole grandi come quelle da tennis e ne lanciò una. Quella esplose, rilasciando nell’aria una strana nebbiolina bianca. “Gas soporifero!” riuscì ad esclamare Brock prima di cadere a terra dal sonno. Tutti i ragazzi e i loro Pokemon si addormentarono.

Jessie, vedendoli dormire tranquillamente, tirò un sospiro di sollievo e così anche James e Meo. “Finalmente un piano che riesce” esultarono. Poi ovviamente recitarono il motto.

 

Ash aprì lentamente gli occhi. Ricordava vagamente quello che era successo. Aveva la testa un po’ confusa. Si alzò lentamente in piedi, cercando intorno a sé i suoi amici. “Ma cosa…” esclamò d’un tratto. Si era accorto che non era più nella foresta. Era in una casa vecchia e decrepita, piena di polvere e sporcizia. Anche lui ora era tutto sporco, perché stava dormendo sul divano, che in quella stanza era probabilmente la cosa più impolverata di tutte. Si era accorto anche di altre due cose: la prima è che quella non era una casa qualunque, la seconda è che aveva le mani legate dietro la schiena e anche ben strette. “Non ci capisco più niente” disse sinceramente.

Quella era la casa di due piccole pesti, due bambini allegri e vivaci, forse un po’ troppo, che ne combinavano di tutti i colori, a volte apposta a volte no. Era la casa dei gemelli Asher e Ashley Ketchum. E si, non si poteva sbagliare, era proprio quella. Guardò bene il divano. C’erano ancora i segni delle bruciature.

Asher e Ashley erano proprio un disastro, anzi, un doppio disastro. Erano praticamente due gocce d’acqua e lei teneva apposta i capelli corti in modo che nessuno potesse distinguerli, a volte neanche i genitori. Ma non si scambiavano mai le parti, perché tutto quello che facevano lo facevano insieme, sempre. Si volevano bene e si capivano al volo. Erano una coppia perfetta, dove l’uno completava l’altro. Ed erano stati separati…

Lasciandosi cullare dai ricordi, Ash si sedette nuovamente sul divano, dimenticandosi che doveva liberarsi e ritrovare Pikachu. I suoi occhi si inumidirono al ricordo delle avventure vissute dai due fratelli.

Come quella volta… I gemelli stavano passeggiando con la madre, quando si fermarono davanti a un negozio di tappeti.

“Uao, che bel tappeto!” aveva esclamato Ashley. Asher lo aveva guardato: aveva disegnato un Eevee al centro e attorno tutte le sue evoluzioni. Era proprio bello. Poi sua sorella aveva una passione per Eevee.

“Mamma non ce lo comprerà mai…” Ma il fratello era stato più ottimista. “Se si rovina il tappeto vecchio ne dovrà comprare uno nuovo, e perché non quello?”

Così Ashley e Asher avevano preso i fiammiferi e avevano dato fuoco al tappeto. Non si sa bene come, ma Ashley era riuscita a incrementare le fiamme, che purtroppo si erano allargate fino al divano. Per spegnerle i due gemelli avevano usato l’acqua delle bottiglie che c’erano in casa e persino il brodo che dovevano mangiare quella sera.

Così, alla fine, il padre era dovuto uscire a comprare una pizza, con grande gioia di Asher e Ashley, il tappeto era completamente rovinato e il pavimento bruciato. Fortuna che almeno i danni al divano erano stati limitati. I due fratelli si erano beccati due ceffoni, ma ormai c’erano abituati e poi la madre gli aveva comprato il tappeto che volevano, quindi…

Quella era stata una delle tante marachelle combinate dai gemelli e facevano ridere Ash, ma al pensiero della separazione lo faceva stare male: era stato orribile.

Ashley e Asher pensavano di partire per una vacanza tutti insieme, invece erano stati messi su macchine diverse e a nulla erano valsi i pianti, le urla o cose del genere. I gemelli le avevano provate tutte per farsi dare una spiegazione sensata e per ritornare insieme, ma niente.

Forse era dovuto al fatto della distruzione della città, ma loro che ne potevano sapere che non era una bella cosa? Erano soltanto due bambini! I loro genitori gli dissero solo che era meglio se stavano lontani e basta.

Avevano dovuto rifarsi una vita ma dentro di loro sentivano che gli mancava qualcosa. Poi il tempo era passato inesorabile e loro si erano a poco a poco abituati alla nuova situazione, anche se con qualche rammarico. Asher non poteva che pensare con rimpianto a quel tempo in cui era insieme alla sorella. E per Ashley era lo stesso.

Ash tirò un profondo sospiro, poi sentì aprirsi la porta di casa, che scricchiolava tantissimo. Era il Team Rocket, che era passato all’archivio di Beach Town e aveva scoperto tutto, anzi quasi tutto. Il resto dovevano farselo raccontare da Ash. Era per questo che lui era lì. Jessie entrò nella stanza quando Ash si era già alzato per andare a vedere che fosse entrato.

“Voi!” disse quando li vide.

“Sei sveglio!” esclamò Jessie sorpresa, pensando che il sonnifero durasse di più. “Beh, meglio, perché dobbiamo chiederti alcune cosette.”

Ash si stupì molto, ma riacquistò presto il senso pratico. “Si, anch’io ho da dirvi alcune cose. Ridatemi immediatamente il mio Pikachu, per cominciare, e poi slegatemi!”

Anche James e Meo entrarono nella stanza, un po’ titubanti. Jessie, che era fra i tre la più coraggiosa in quel momento, ignorò la richiesta del ragazzo e continuò “se non sbaglio qui ci abitavano due bambini, una volta. Mi hanno detto che hanno distrutto questa città e che poi si sono trasferiti. Uno dei due, il maschio, si chiamava Asher Ketchum. Il diminutivo di Asher è Ash, quindi voi due dovreste essere la stessa persona. Ora voglio sapere come avete fatto a distruggere la città e anche quello che è successo prima e dopo.”

Ash era veramente sorpreso che sapessero così tante cose, ma non aveva intenzione di dire nulla. Cosa gliene importava a loro di quello che avevano fatto Asher e Ashley?

“Io non so niente” disse forte “e anche se sapessi qualcosa non verrei certo a dirlo a voi!”

Poi si girò e se ne andò verso la cucina, a cercare Pikachu e anche un coltello o una forbice per liberarsi, dimenticandosi che quella era una casa abbandonata e che forse non c’era più niente.

James non ne aveva molta voglia, ma se Jessie si metteva in testa di fare qualcosa nessuno poteva impedirglielo, quindi la seguì in cucina. Insieme presero Ash per le spalle e lo costrinsero a sedersi su una sedia, quindi ce lo legarono, così non avrebbe più potuto scappare.

“Fermi, cosa fate!” gridò Ash cercando di liberasi, ma ormai era troppo tardi. Meo fece un nodo e Ash si trovò praticamente attaccato alla sedia con il busto, e le corde erano talmente strette che gli facevano male.

“Adesso devi dirci tutto quello che sai. Non ti lasceremo andare finché non ce lo dirai” lo minacciò Jessie, mettendosi esattamente all’altezza dei suoi occhi.

Ash non voleva stare lì per sempre, ma era sempre meglio che dire al Team Rocket quello che voleva far rimanere un segreto. Quindi ripeté, scandendo bene tutte le parole “io non vi dirò niente.”

 

Un’auto si fermò davanti al municipio di Beach Town. Ne uscirono un uomo e una ragazza accompagnata da un Espeon.

“Bene Ley” disse l’uomo alla ragazza “io ho da fare alcune cose qui, tu va pure a fare un giro, ci vediamo fra un po’. Non cacciarti nei guai.”

Ley lo guardò con occhi innocenti. “Si, papà”, poi si allontanò rapidamente, seguita dal suo Pokemon. Benché avesse detto a suo padre che non si sarebbe cacciata nei pasticci, stava appena andando a fare l’ultima cosa che avrebbe dovuto fare. Si fermò a prendere fiato, poi riprese e arrivò proprio davanti alla casa diroccata.

“Quanto tempo è passato…” disse con rammarico.

Poi aprì il cancelletto che dava sul giardino. Pensava che la porta fosse chiusa, perciò fece il giro, intenzionata ad entrare dalla finestra, l’unica che aveva l’inferriata. Ley era sicura che non l’avessero sbarrata, ma si sbagliava. Delusa, ritornò all’entrata principale, e solo allora si accorse che la porta era aperta.

“Che colpo di fortuna” disse allegramente, entrando in casa. Espeon la seguì un po’ titubante. Non capiva perché la sua allenatrice volesse entrare in un posto tanto squallido, quando fuori splendeva il sole.

Ley capì perché avessero sbarrato anche quella finestra: tanto l’inferriata era stata fusa e non era più una protezione.

A quel tempo, Asher e Ashley erano stati chiusi in camera loro per punizione. Avevano rotto il motore della macchina nuova mettendoci dentro del ketchup e della senape al posto della benzina e il padre aveva dovuto spendere tantissimo per farselo aggiustare.

La prima volta che i gemelli avevano avuto una punizione del genere erano scappati dalla finestra, così questa volta i genitori si erano premuniti mettendo l’inferriata.

Asher si era arrabbiato e aveva afferrato l’inferriata. Le sue mani erano diventate incandescenti e il metallo si era fuso, lasciando uno spazio abbastanza grande per far uscire i gemelli.

Quando i genitori se ne accorsero, capirono che non c’era proprio nulla da fare: ai gemelli le punizioni non servivano, anzi, gli facevano fare guai ancora più grossi. E poi con i loro poteri…Se Asher poteva fondere i metalli e roba del genere, Ashley era in grado di incendiare qualsiasi cosa in pochissimo tempo. Avrebbe benissimo potuto farlo anche con la casa! Ma lo facevano per gioco, non volevano fare niente di male.

Ley avrebbe voluto volentieri sbattere la porta a questi pensieri, ma non voleva farsi troppo notare, perciò entrò piano. Guardò il pavimento e vide delle orme nella polvere.

“Dei ladri?” pensò. “E cosa volevano rubare?”

Poi sentì delle voci provenire dalla cucina e si spaventò. Magari quella casa era diventata il rifugio di una banda di criminali. Ma si disse che non aveva niente da temere: aveva i suoi Pokemon con lei, quindi gridò “Chi c’è?” e riprese a camminare verso la cucina.

Il Team Rocket, da dentro la stanza, fece un salto di un metro dallo spavento. Probabilmente lo avrebbe fatto anche Ash, se non fosse stato legato alla sedia. Poi però qualcosa in quella voce gli suonò familiare, quindi chiese “Chi sei?”

Ley sentì la domanda e aprì gli occhi dalla sorpresa. Era davvero *sua* quella voce? Allora decise di rispondere. “Sono Ashley Ketchum, ma mi chiamano Ley” disse.

A quelle parole Ash quasi svenne. Il Team Rocket si riprese dallo spavento di prima. Ashley Ketchum? Era la bambina che abitava in quella casa. Poi guardarono Ash, che stava morendo dalla voglia di rispondere, ma non voleva scoprirsi troppo. Ma non resistette. Era troppo forte il desiderio. “Sono Asher Ketchum, ma mi chiamano Ash” gridò.

Oh mamma! Ley corse immediatamente verso la cucina. Ora non aveva più paura. Quando arrivò e lo vide, esclamò “Asher!” Poi corse ad abbracciarlo. Non si era neanche accorta che lui era legato alla sedia e neanche che ci fosse il Team Rocket. Aveva ritrovato suo fratello, la sua metà e non contava nient’altro adesso. Per Ash era la stessa cosa.

Il Team Rocket guardò Ley e impallidì. Lei e Ash erano due gocce d’acqua: avevano persino gli stessi vestiti! L’unica cosa che li distingueva erano i capelli, che la ragazza aveva lunghi fino alla vita. Per il resto erano uguali, assolutamente identici. Espeon osservava incuriosito dalla porta: non aveva capito un accidente! Solo quando smise di abbracciarlo si accorse che era legato e lo liberò subito, cosa che non piacque troppo al Team Rocket.

“Certo che ne è passato di tempo!” stava dicendo Ash.

“Eh, si” rispose Ley “ma mi spieghi cosa ci fai qui e anche perché eri legato?”

Il fratello arrossì. “E’ una storia lunga” rispose senza sbilanciarsi.

I due ragazzi restarono lì a parlare di quello che avevano fatto in questi anni, dei vecchi tempi, ma senza nessun accenno alla distruzione della città, tanto che il Team Rocket cominciava a pensare che fosse soltanto un’invenzione per spaventare i turisti.

Espeon intanto aveva fatto un giro di ricognizione nella casa e aveva trovato la campana di vetro con dentro Pikachu e ovviamente l’aveva liberato. Così erano tornati insieme dai loro allenatori, che li abbracciarono contenti.

“Ti avevo detto di stare lontana dai guai, ma sembra proprio che voi due non possiate farne a meno quando siete insieme.” Tutti si girarono. Sulla soglia della cucina c’era un uomo.

“Ops, ciao papà” esclamò Ley imbarazzata. “Sai…io non volevo entrare ma…Espeon…sono dovuta andarlo a riprendere…chissà perché ha voluto entrare qua!”

Il Pokemon guardò la sua allenatrice: non era vero! Perché stava dicendo una bugia? A suo padre poi…

Ash aveva abbassato lo sguardo. La sorella lo aveva visto e quindi si era subito corretta “Non è vero, sono stata io a voler entrare e sono felice di averlo fatto e se a te non va bene non me ne importa niente!” Poi gli voltò le spalle.

Suo padre fu stupito dalla risposta e disse “a quanto pare non ci avete ancora perdonati…” Poi aggiunse, rivolto ad Ash “sei cresciuto. E io non ho potuto vederti…”

Meo esclamò “a cosa serviva? Basta che ne vedi uno ed è come se li avessi visti tutti e due!” Quell’uscita non fece ridere nessuno.

Ash bisbigliò “la colpa è tua e della mamma…”

Suo padre gli rispose “si, abbiamo sbagliato una volta ed abbiamo pagato, ma ci volevamo bene e-” Ley lo interruppe. “No, non siete stati voi a pagare questo sbaglio, siamo stati noi.”

E anche Ash rincarò la dose. “Cosa credi, che noi non ci volessimo bene? Due fratelli gemelli che si conoscono e si amano fin dalla nascita. Non ti rendi conto di cosa ci hai fatto?”

“Oh, no, certo” continuò la sorella “tanto a te importava solo che non ti accusassero di avere dei figli pericolosi e non hai pensato a come potevamo stare male separati. Sei un egoista e anche la mamma lo è.”

“Non te ne è mai importato niente di noi, bastava insegnarci cosa era sbagliato e cosa no. Lo abbiamo dovuto imparare da soli, con la lontananza. E’ stato terribile. Ma tu non puoi renderti conto di cosa abbiamo dovuto soffrire” finì il fratello.

Il Team Rocket era sbalordito: non aveva mai visto Ash così arrabbiato.

Il padre bisbigliò “mi dispiace ma non avevamo alternative.”

I gemelli non ci videro più. “Si che ce l’avevate, le alternative. Ma cercavate la via più semplice, per non faticare troppo e poi a rimetterci siamo stati noi!” gli urlarono.

Poi Ash si girò e scagliò con un dito un fulmine nero contro la parete della cucina. Anche la sorella ne lanciò uno. La parete crollò in una nuvola di fumo. Quando si dissipò Ash e Ley erano scomparsi con i loro Pokemon.

Invece il padre (che si chiama Richard Ketchum, diciamolo) era in ginocchio e piangeva. I gemelli avevano proprio ragione. Un’egoista, ecco cos’era.

Il Team Rocket aveva capito proprio poco di tutta la faccenda, ma non se la sentiva di chiedergli qualcosa.

 

 

Intanto Misty e Brock si erano svegliati ed ora erano molto in pena per Ash. Chissà dov’era finito. Probabilmente si era svegliato prima di loro ed era subito andato a cercare Pikachu. Ovviamente la cosa non era logica, visto che se si fosse svegliato per primo avrebbe sicuramente svegliato anche loro. Ma preferivano pensare a questa ipotesi piuttosto che a un’altra.

Arrivati al centro per Pokemon, si sentirono in dovere di chiamare la madre di Ash per avvertirla. La trovarono in lacrime. Dopo che si fu ripresa la signora Ketchum disse a Misty e Brock una cosa su suo figlio, un segreto che forse gli avrebbe dovuto già svelare prima.

Una volta, allo stadio, c’era stato un terribile incontro di Pokemon ombra e un Pokemon elettrico, entrambi molto forti. Fecero un attacco potentissimo che provocò un’esplosione pazzesca che colpì anche i loro allenatori, che da quel giorno ebbero degli strani poteri, come la capacità di lanciare dei fulmini o di dar fuoco o fondere determinate cose. I due allenatori non usarono mai i loro poteri, in compenso si sposarono e purtroppo li trasmisero ai proprio figli e così via.

Quindi si arriva a Delia e Richard che scoprirono, dopo che si erano innamorati, di essere i due eredi degli allenatori. Non si sarebbero dovuti sposare perché sarebbe potuto nascere un bambino con tutti e due i tipi di poteri e sarebbe stato pericoloso. Ma in cuor loro speravano invece che i due poteri messi insieme sarebbero stati annullati. Quindi nacquero Asher e Ashley, i due gemelli, chiamati normalmente Ash e Ley. Solo fra di loro si chiamavano per intero.

Comunque, all’inizio pareva che i gemelli non avessero nessun potere, ma era una definizione sbagliata. Li avevano eccome i poteri e li scoprirono piano piano. Ash scoprì il potere di fondere gli oggetti quando furono chiusi nella loro camera e Ley scoprì il potere di incendiare le cosa quando bruciarono il tappeto.

Usarono i loro poteri per giocare. Asher fondeva l’asfalto e lo modellava come un castello mentre Ashley bruciava le foglie per fare delle frecce incendiarie come usavano gli antichi per attaccare il castello. Giocavano agli indiani che volevano conquistare il castello.

Fin qua non sarebbe potuto succedere niente di grave se i gemelli non avessero per caso scoperto il potere di lanciare fulmini. Usarono le case della città come bersaglio e giocarono a chi le colpiva prima. In pochissimo tempo la città fu completamente distrutta. Ma Asher e Ashley non sapevano che era una cattiva azione.

Delia e Richard pensarono che fosse meglio separarli. In fondo, anche se erano due, insieme erano come una sola persona. Così i genitori si trasferirono in città diverse con ognuno un figlio e senza che l’altro sapesse l’indirizzo. Però i grandi si tennero sempre in contatto, in modo che Ash e Ley non si potessero incontrare neanche per sbaglio mentre viaggiavano per il mondo come allenatori.

Quando la signora Ketchum finì la storia, Misty e Brock non seppero cosa dire. Era incredibile! Ash aveva una sorella gemella ed entrambi erano dotati di strani poteri. Sembrava un film di fantascienza.

 

Richard Ketchum si era ripreso. Dopo aver avvertito sua moglie con il cellulare, uscì dalla casa senza badare minimamente al Team Rocket e corse in strada. Era ora di rimediare agli errori del passato, anche se forse era troppo tardi.

“Ash, Ley” chiamò, ma i gemelli sembravano scomparsi nel nulla. Lì cercò per tutto il giorno, ma non riuscì a trovarli. Dove potevano essere finiti?

 

Misty e Brock erano ancora al centro per Pokemon. Dovevano un po’ riprendersi dallo shock e inoltre non avrebbero potuto raggiungere Beach Town in fretta, perciò preferivano aspettare e avere notizie dalla signora Ketchum, ma tutti e due erano in ansia.

All’improvviso dal nulla spuntò un Espeon, che saltò in braccio a Misty. In bocca aveva una busta sigillata. Lei la prese. Sopra c’era scritto: ‘Per Misty e Brock’. Poi, com’era arrivato, l’Espeon se ne andò. “Teletrasporto” disse Brock guardando la faccia stupita della sua amica. “Avanti, aprila.” La busta conteneva una lettera, scritta in fretta e furia. Diceva:

 

Cari Misty e Brock,

come forse mia madre vi avrà detto, io ho una sorella gemella dalla quale sono stato separato da piccolo. Ora che l’ho ritrovata, non intendo più stare lontano da lei. Non so se riuscirete a capirmi, ma vi chiedo almeno di provarci. Siete stati degli amici fantastici, non avrei potuto desiderare di meglio. Ma ora devo stare da solo con Ashley, cercate di comprendere.

Vi auguro di riuscire a realizzare il vostro sogno, come io continuo a sperare di diventare il miglior maestro di Pokemon del mondo.

Misty, avrei voluto non litigare tanto spesso con te, ma ormai è andata così. Sappi che anche se non lo sei ancora, ti considero la miglior maestra di Pokemon d’acqua che si sia mai vista, ma probabilmente non te l’avrei mai detto in circostanze normali.

Brock, sei un allevatore fantastico, sai che la penso così, e spero che tu riesca anche a trovare la donna giusta per te. Arrivederci, amici miei, so che un giorno ci rivedremo.

Asher Ketchum, detto Ash

 

Quando Misty terminò di leggere, non riuscì a trattenere le lacrime. Brock non riusciva a parlare, ma in cuor suo pensava ‘spero che dovunque tu sia, possa vivere felice’.

 

 

Isola di Lochess, continente di Mojio, otto anni dopo.

Una tranquilla casetta sul mare.

“Pronto?”

Un ragazzo sui vent’anni rispose al telefono. Era il Professor Left, che in quel continente era un po’ come il Professor Oak. Il ragazzo parlò per un po’ con il professore, poi riattaccò.

“Che succede?” chiese una voce femminile dalla cucina.

“Niente di che, un nuovo sfidante per il campione della lega, cioè io.”

La ragazza, anche lei sui vent’anni, entrò nel salotto e lo guardò. “Sai, credo che tu sia troppo bravo. Qualche volta dovresti perdere, per far contenti quei poveri ragazzi, Asher. Non ti ricordi quando era anche tu un pivellino come loro?”

Ash la guardò, poi rispose “Mai stato un pivellino io!”

La ragazza scosse la testa, poi decise di cambiare argomento. “Hai saputo che intendono aprire una palestra, qui sull’isola?”

“Si, ho sentito, ma non so tutti i particolari e so che tu muori dalla voglia di farmi sapere che ne sai più di me, Ashley, quindi sputa il rospo” disse Ash, prendendo in braccio Pikachu, che stava mangiando una mela seduto sul tappeto.

“Allora…” cominciò Ley. “Faranno una specie di torneo a eliminatorie, e chi vincerà alla fine diventerà capopalestra. Gli altri squalificati potranno restare alla palestra come apprendisti. La palestra si trova proprio sulla caletta sotto casa nostra, dovresti vederla, è tutta in vetro perché dentro c’è un acquario che si vede anche da fuori. Il campo di battaglia è ovviamente una piscina, visto che si tratta di una palestra d’acqua, con due piattaforme al centro che sembrano due icerbeg. Sinceramente, con tutti i laghi e i fiumi che ci sono a Mojio, mi domandavo proprio perché fra tutte le palestre, che comprendono praticamente tutti i tipi di Pokemon, ne mancasse una d’acqua. Probabilmente sono stanchi di tutta quest’acqua che hanno intorno.”

Aveva detto tutto questo senza riprendere fiato.

Ash, alla parola ‘palestra d’acqua’ si era subito ricordato di Misty, ma non disse nulla. Prese il suo zaino con le sfere poke, pronto a partire.

Prima di uscire di casa, chiese alla sorella “Che fai oggi?”

“Viene la signora McRobbers, a prendere il Flareon che mi ha lasciato qualche settimana fa e ha ritirare un Eevee dalla nuova cucciolata” rispose Ley.

“La McRobbers? Quella McRobbers che abita dalla parte opposta di Mojio?” chiese Ash. “Proprio quella! Sai bene che sono la migliore allevatrice e allenatrice di Eevee e delle sue evoluzioni in tutti i continenti e che tutti i collezionisti e gli allevatori comprano gli Eevee solo dal mio allevamento” fece la sorella in tono di trionfo. “Almeno io aiuto le persone, non rovino i loro sogni sconfiggendoli” aggiunse poi diretta di nuovo verso la cucina.

Ash si offese, ma poi la sentì dire “Vedi di non perdere!” Il ragazzo scosse la testa; Ashley era davvero strana, prima gli diceva di perdere e poi di vincere, ma alla fine non si capiva bene cosa volesse. Quanto a lui, voleva vincere, è ovvio.

Uscì di casa e chiamò il suo Charizard, poi gli salì in groppa e insieme a Pikachu si diresse verso la sede della lega di Mojio: era ora di affrontare un altro incontro. Da quando era campione, non aveva perso neanche una volta.

 

Ashley era in salotto. Stava pettinando i suoi sei Pokemon, che erano ovviamente tutte le evoluzioni possibili di Eevee: Flareon, Vaporeon, Jolteon, Umbreon, Espeon e Floraon, l’evoluzione erba. Sembrava piuttosto agitata.

“Calmati” le disse infatti Asher. “Si tratta solo di ricevere la capopalestra, quella che ha vinto il torneo. Io devo conoscerla come conosco gli altri capopalestra e loro sono venuti parecchie volte a casa nostra, ma tu non ti sei mai comportata così!”

Ley lo guardò male, poi si preoccupò di spazzolare Espeon, che era appena uscito dalla vasca e aveva un ciuffo di peli dritti in testa.

Qualcuno suonò alla porta e Ash andò ad aprire.

Quello che trovò lo lasciò senza fiato. Davanti a lui c’erano due persone, un ragazzo e una ragazza, poco più grandi di lui.

La ragazza aveva i capelli rossi a caschetto e gli occhi verde mare. Portava una sacca rossa alle spalle e un Togepi in braccio. Indossava un body senza maniche azzurro e dei jeans alla pescatora. Il ragazzo era di carnagione scura, con gli occhi a fessura e i capelli castani a punta. Indossava una semplice maglietta bianca e dei pantaloni verdi.

“Ciao, Ash” lo salutò affettuosamente la ragazza.

Visto che suo fratello non si decideva a dire niente, intervenne Ashley, presentandosi. “Ciao, io sono Ashley Ketchum e questo qua è mio fratello Asher, il campione della lega” disse accennandolo col capo.

“Piacere” disse la ragazza stringendo la mano a Ley. “Sono Misty Flowers, la novella capopalestra.”

“E io” aggiunse il ragazzo “sono Brock Peters. E a scanso di equivoci, dico subito che non sono il ragazzo di Misty. Siamo solo grandi amici, per ora…” Misty arrossì e gli tirò uno scappellotto in testa per farlo tacere. “Non dategli retta!”

 

“Sapevate che ero qui?” chiese Ash, dopo che si fu ripreso dal colpo e dalla sorpresa.

“L’abbiamo scoperto per caso” rispose Misty. “Sai, ho litigato ancora con le mie sorelle, alla palestra di Cerulean, così Brock mi ha informata che sarei potuta diventare capopalestra per conto mio, all’isola di Lochess. Sapevo che qui a Mojio c’è una grande varietà di Pokemon d’acqua, perciò mi sono detta ‘perché no? Così potrei imparare sempre di più sui miei Pokemon preferiti e non dover più stare con le mie sorelle’. Quando sono andata ad iscrivermi ci hanno detto che il campione della lega eri tu.”

Ashley sembrava raggiante. Le era sempre dispiaciuto che Asher avesse dovuto rinunciare ai suoi amici per lei ed ora che si erano ritrovati… “Adesso che sei la capopalestra dovrai trasferirti qua. Anzi, facciamo così: trasferitevi tutti e due a casa nostra. Tanto qui è pieno di Pokemon che due persone con i loro Pokemon in più non faranno differenza. Poi la casa è grande…possiamo trasformare la soffitta in una camera, così posso andarci a dormire. Ho sempre desiderato vivere in una mansarda! E poi, c’è la camera degli ospiti…Misty, tu puoi raggiungere velocemente la palestra usando la scaletta dietro la casa che porta alla spiaggia…potremmo anche costruire un ascensore, per fare meno fatica… E Brock, so che sei un ottimo allevatore, potresti darmi una mano con i miei Eevee…”

“Non ti sembra di correre un po’ troppo?” le disse Ash.

Ley interruppe il suo monologo per guardare il fratello in faccia, poi con un tono che non ammetteva repliche, rispose “no!”

Misty sembrava da una parte contenta, ma poi disse “E i vostri poteri?”

I gemelli strinsero le spalle. “Quali poteri?”

Brock li guardò bene, era chiaro che non avevano più intenzione di usarli, quindi era meglio non parlarne.

“E per i vostri genitori?” chiese invece.

A quelle parole Ley si alzò di scatto e disse “scusatemi, devo un attimo controllare gli Eevee…” e se ne andò via.

Anche Ash si alzò e si diresse verso il telefono.

“Sapete” disse “mi sono appena ricordato che devo chiamare il Professor Left.”

Misty si arrabbiò. “Non potete continuare a far finta di niente.”

Ma Ash non le diede ascolto. Però si sentì sussurrare Ashley dalla cucina “abbiamo bisogno di ancora un po’ di tempo.” Il fratello annuì.

 

A capo di neanche due mesi, Misty e Brock si erano già trasferiti a casa dei gemelli. Era proprio vero che quando Ashley si metteva in testa una cosa non c’era verso di farle cambiare idea. Era proprio come Asher.

Misty stava nella camera con terrazza, alla quale Ley aveva fatto aggiungere una scaletta, nel caso volesse andare in palestra prima del previsto, senza passare dalla cucina.

Ashley, invece, si era trasferita in mansarda, che gli piaceva molto. Siccome era molto grande, aveva fatto due sale, una per i suoi studi sugli Eevee e una privata dove dormiva.

La sala sugli studi era accessibile anche a Brock, tramite un’altra scala che era stata aperta dalla camera degli ospiti, divenuta a tutti gli effetti sua.

Ash dormiva sempre in camera sua.

 

 

Un bel mattino, Ley era rimasta sola in casa, perché Brock aveva accompagnato Ash alla lega e Misty era alla sua palestra, quando sentì suonare il campanello. Andò ad aprire e davanti si trovò…sua madre!!!

All’inizio non seppe cosa dire, restò un po’ lì ferma e prima che potesse far qualcosa Delia la abbracciò. A sentire quel contatto caldo, sentì anche tutto quello che aveva perso in tutti quegli anni: l’affetto di una vera madre, qualcuno a cui poter confidare tutti i problemi adolescenziali, qualcuno che fosse pronto ad aiutarti, qualcuno come solo una madre può essere. Aveva creduto che con Asher sarebbe stata la stessa cosa, ma si era sbagliata ed era stato tutta colpa del suo sciocco orgoglio. Sentì le lacrime uscirgli dagli occhi mentre ricambiava l’abbraccio.

“Non piangere bambina mia” disse Delia. “E’ stata colpa mia…ma adesso è tutto finito.”

Ley sentì che anche dagli occhi di sua madre sgorgavano lacrime. Restarono lì in silenzio per quella che pareva un’eternità, con una sensazione di calore che nessuna delle due aveva mai potuto provare per molti anni.

 

Ash entrò nella sala delle riunioni, ma inaspettatamente dentro trovò una persona che non si aspettava e che non avrebbe voluto vedere. Suo padre.

Appena lo vide, girò sui tacchi e fece per andarsene, ma Richard lo fermò.

“Non puoi continuare a nasconderti” gli disse. “A cosa servirebbe?”

Ash lo guardò, e i suoi occhi esprimevano una durezza che non esisteva. “Vattene via!” gli urlò contro. “Lo vuoi capire che io e Ashley ti odiamo? Ti odiamo! Io ti odio!!!”

A quelle parole Ash ricevette uno schiaffo secco in faccia, che lo scaraventò a terra.

Suo padre lo guardò mentre si toccava la guancia dolorante. “Perché mi porti ancora rancore?” chiese. “Abbiamo sbagliato, tanto tempo fa e voi ve ne siete andati. Questa volta siamo stati noi a pagare. Cosa serve avere ancora tanto odio? Non potremmo per una volta, essere una vera famiglia?”

Una famiglia…Ash aveva la sensazione di aver dimenticato il significato di questa parola. Una vera famiglia… Vide distintamente con gli occhi della mente il volto di sua sorella, di sua madre, di suo padre…la sua famiglia…e Misty e Brock. Sentì diffondersi il calore nel cuore.

“Una famiglia…” bisbigliò afferrando la mano che suo padre gli porgeva.

Una vera famiglia.

 

Nota finale dell’autrice: Ciao a tutti! Beh, spero di essere stata abbastanza brava, ma prima vorrei chiarire alcune questioni. Non ho copiato la storia dei gemelli né dalla fic Pokemon Masters, né dal film che hanno trasmesso che poco su Raiuno, perché l’ ho scritta prima, o almeno una parte. Per quanto riguarda il fulmine nero...lo ammetto, mi sono ispirata a Pokemon Masters, ma solo perché metterlo giallo mi sembrava tropo poco distruttivo. Comunque, se a qualcuno questa cosa non sta bene, le mie scuse e vedrò di modificarla, okay? Non credo di aver altro da dire...spero che vi poaccia!

 

  
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