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Autore: Alaysia    02/09/2013    5 recensioni
Ora la voce di Robert era arrabbiata. -Dimenticati dello stregone! Ci sono così tante Cacciatrici … Alexander sei sprecato così! Lo so io, so sa tua madre e lo sai anche … !-
Alec aveva premuto con rabbia il tasto rosso e aveva chiuso la chiamata.
Gli tremavano le mani.
Aveva creduto che sarebbe stato pronto, il giorno in cui si fosse scontrato con suo padre sulla questione, eppure ancora prima di affrontare l’argomento seriamente non ce l’aveva fatta.
Aveva ceduto.
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-Magnus! Magnus apri!-
Non ci volle molto che sentì dei movimenti dietro la porta e Magnus apparve sorridente sulla soglia.
-Lo so che non riesci a stare lontano da me, non c’è bisogno di sfondare …- Magnus inclinò la testa di lato, come era solito fare quando qualcosa lo stupiva –Alec è tutto a posto?-
Non aveva idea di che aspetto aveva, ma sicuramente sconvolto era la parola giusta.
Scosse la testa debolmente, senza guardare Magnus negli occhi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci ritroviamo con la terza Malec in un mese xD
Sto letteralmente impazzendo per questi due ...
Torna l'artista della seria ''odio come scrivo quindi ditemi che ne pensate'' ;)



Alec camminava sotto la pioggia.
Aveva sempre amato la pioggia, gli piaceva addormentarsi sentendo il rumore regolare e rassicurante delle gocce che battevano contro il vetro della sua camera all’Istituto.
Quel giorno c’era qualcosa che non andava però.
Le gocce gli scivolavano addosso, lo bagnavano, attraversando la sua felpa nera facendolo diventare fradicio, ma per lui era come non sentirle.
La sua mente era da tutt’altra parte …
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
-Allora come è andata la tua vacanza?-
Alec aveva aggrontato le sopracciglia, mordicchiandosi il labbro. Era tornato all’Istituto da una settimana, la sua vacanza con Magnus era stata una delle migliori esperienze della sua vita. Aveva svuotato i bagagli in fretta e furia ed era andato a salutare i suoi fratelli. Isabelle e Jace erano stati felici di vederlo e lui era stato felice di vedere loro.
Il legame tra Jace e Clary era più forte che mai, ma questo ad Alec non dava più fastidio, anzi adesso che gli era passata la cotta per il suo parabatai, provava solo serenità nel sentirlo parlare di come le cose tra lei e la Fray andavano a gonfie vele. Vederlo sorridere spontaneamente era tutto quello che gli bastava.
Non aveva avuto tempo di fare indagini sul rapporto tra sua sorella e Simon, ma si era promesso di ficcarci il becco il prima possibile. Sorridendo, Alec aveva pensato che a volte il suo istinto di fratello maggiore era qualcosa a cui non avrebbe mai rinunciato.
Ora era nella biblioteca dell’Istituto, al telefono con suo padre che gli chiedeva come era andata la sua vacanza con Magnus.
Alec sapeva bene che avrebbe dovuto essere attento ad usare le parole.
-Molto bene. Siamo stati a Venezia, in quel posto di cui mi parlavi …- cominciò.
-Siamo stati?- chiese scettico Robert.
‘Cosa direbbe Jace al posto mio?’ si era chiesto disperatamente.
Aveva deglutito nervoso.-In che … in che senso?-
-Credevo che … beh … che ormai vi foste … insomma voi …-

Alec sentì la rabbia crescergli nel petto. Aveva capito dove voleva andare a parare.
Aveva serrato il pugno libero. -No, papà, non ci siamo lasciati-
Erano passati due secondi di silenzio, i due secondi più carichi di tensione che Alec avesse mai sentito.
-Ma che cosa credevi? Che fosse una semplice cotta di pochi mesi?- era esploso alla fine.
-Beh … in effetti si. Lo speravo-
Alec aveva sentito la mano cominciare a tremare. Quell’ultima frase era stata un pugno allo stomaco.
Suo padre si era schiarito la gola e aveva continuato -Alec ascolta sai che io non … e nemmeno tua madre … cioè noi vorremmo …-
Alec aveva sentito per un attimo mancare la terra sotto i piedi. Aveva dovuto sedersi sul divano. Sapeva che i suoi genitori non approvavano la sua relazione con Magnus, ma sentirselo dire così in faccia gli aveva tolto il fiato.
-Lo so cosa vorreste- aveva detto gelido –ma quello che volete voi non coincide con quello che voglio io, purtroppo-
-Io e tua madre vogliamo solo il meglio per te, lo sai … e questo …-
per un attimo Rober era sembrato incerto – Ascolta Alexander, questo non è il meglio per te-
Un dolore al petto di era impadronito di Alec. Come quando, prima di un esame importante, si sente il cuore contrarsi così dolorosamente che si pensa di non riuscire a respirare.
Ora la voce di Robert era arrabbiata. -Dimenticati dello stregone! Ci sono così tante Cacciatrici … Alexander sei sprecato così! Lo so io, so sa tua madre e lo sai anche … !-
Alec aveva premuto con rabbia il tasto rosso e aveva chiuso la chiamata.
Gli tremavano le mani.
Aveva creduto che sarebbe stato pronto, il giorno in cui si fosse scontrato con suo padre sulla questione, eppure ancora prima di affrontare l’argomento seriamente non ce l’aveva fatta.
Aveva ceduto.
Avrebbe potuto darsi del debole e richiamarlo. Farsi coraggio.
Invece si era messo una felpa nera ed era uscito sotto la pioggia.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Non aveva mai corso tanto.
I fanali delle macchine erano strisce luminose nel bordo del suo campo visivo.
Le gambe stavano diventando pesanti e lui pensava solo a correre.
Correre.
Lasciare indietro quel dolore al petto.
Non importava dove lo avrebbe lasciato.
Voleva solo arrivare in quel loft.
Quei pochi metri quadrati in cui si sentiva veramente al sicuro.
Infilò le chiavi nella toppa.
Era arrivato senza neanche accorgersene, la forza dell’abitudine gli aveva risparmiato il fatto di pensare al percorso.
Le mani gli tremavano troppo, faceva fatica a girare le chiavi.
Ci rinunciò e bussò freneticamente alla porta.
-Magnus! Magnus apri!-
Non ci volle molto che sentì dei movimenti dietro la porta e Magnus apparve sorridente sulla soglia.
-Lo so che non riesci a stare lontano da me, non c’è bisogno di sfondare …- Magnus inclinò la testa di lato, come era solito fare quando qualcosa lo stupiva –Alec è tutto a posto?-
Non aveva idea di che aspetto aveva, ma sicuramente sconvolto era la parola giusta.
Scosse la testa debolmente, senza guardare Magnus negli occhi.
Lo stregone gli mise una mano sulla spalla e lo tirò delicatamente dentro, visto che Alec non sembrava in grado di attraversare la soglia.
-Sei un idiota- sussurrò Magnus appoggiandogli le mani sulle spalle, dalle quali uscirono parecchie scintille azzurre, che pizzicarono piacevolmente il viso ad Alec.
Nel giro di pochi secondi era completamente asciutto.
-Grazie- biascicò e a testa bassa si sedette sul divano vicino al camino.
Quel giorno il loft era in stile indiano e Alec lo trovò in qualche modo confortante: quei colori caldi e scuri, l’aria che sapeva di incenso e legna bruciata lo facevano sentire avvolto in una coperta calda.
Appoggiò la testa sullo schienale e chiuse gli occhi, esausto.
-Hai corso fin qui?- chiese Magnus stupito, ancora in piedi nel corridoio.
Alec annuì, sempre ad occhi chiusi. Aveva ancora i pugni serrati sulle ginocchia.
-Alexander che cosa è successo?- chiese ancora lo stregone sedendoglisi vicino.
Il cacciatore si morse il labbro inferiore e aggrontò le sopracciglia.
-Mio padre- disse infine aprendo gli occhi.
Magnus rimase senza parole. Sapeva che il padre di Alec non accettava la sua sessualità e aveva sempre temuto l’importanza che Alec dava al quel giudizio.
Deglutì. -Lo hai visto?-
-No. Mi ha telefonato- Alec affondò il viso tra le mani –e praticamente mi ha rinfacciato di essere un pessimo cacciatore. Un pessimo figlio. Un pessimo …-
Non riuscì ad andare avanti e soffocò un singhiozzo inaspettato.
Si morse di nuovo il labbro, nervoso –Non è praticamente più tornato a casa da quando … da Max-
Magnus annuì, anche se Alec non poteva vederlo.
Allungò la mano e la strinse sulla spalla di lui.
-Alec io …-
-Cosa ho sbagliato Magnus? – lo interruppe Alec. La sua voce era senza tono e lo stregone non capì se era una domanda o una affermazione.
-Non hai sbagliato niente. Sei semplicemente te stesso. E questa è la cosa più giusta che …-
-Eppure mi sento così una cattiva persona …- la voce gli si spezzò sull’ultima parola.
Respirò profondamente un paio di volte, tremando.
-Ho davvero sbagliato tutto?- disse scostando le mani dal viso, contratto in una smorfia di dolore.
-No Alec- Magnus fece scivolare la mano sul suo braccio e lo fece appoggiare al suo petto, accarezzandogli la guancia.
Il cacciatore strizzò gli occhi.
-Sto piangendo?- chiese quasi stupito.
-Già dagli ultimi cinque minuti se vuoi saperlo- disse Magnus dolcemente. Continuò ad accarezzarlo lentamente fino a quando le lacrime smisero di scendere, silenziose.
-Ti porto qualcosa di caldo- disse infine alzandosi, dopo aver lentamente spostato Alec.
Il cacciatore era rimasto solo nel salotto per qualche minuto, fino a quando Magnus non era tornato con due tazze di cioccolata calda.
Alec aveva preso in mano la sua ed era rimasto a fissarla, mordicchiandosi il labbro.
Magnus aveva finito la sua e lo aveva guardato, ancora intento a studiare la sua bevanda.
-Okay, adesso basta- gli aveva preso la tazza dalle mani e l’ aveva appoggiata sul tavolo –Alec guardami- gli aveva sfiorato il mento con le dita e lo aveva fatto girare verso di lui.
I suoi occhi erano blu come una tempesta.
-Non c’è niente, e sottolineo niente, che non vada in te. E se tuo padre vuole che tu cambi te stesso per diventare qualcuno che non sei per accontentarlo, allora è una ragione in più per non ascoltarlo- disse risoluto senza staccare un attimo lo sguardo tra quei due enormi dischi blu.
-È che io … sono sempre i miei genitori … mi hanno cresciuto loro e sapere che …- Si morse il labbro –Da quando Max … dalla morte di Max- ammettere la morte del fratello gli contrasse per un attimo i lineamenti del viso –loro non sono più gli stessi-
Magnus lo guardò comprensivo –Lo so. Credimi ti capisco- lo strinse a se con forza, mentre nuovi singhiozzi tornavano  a scuotere le spalle del cacciatore –ma devi lasciare che loro risolvino le loro questioni da soli. Tu non ci puoi fare niente-
Appoggiò le labbra sui capelli scuri di Alec e lo dondolò dolcemente fino a quando i singhiozzi non si calmarono lentamente e Magnus si ritrovò tra le braccia un Nephilim semi addormentato.
Si sdraiò sorridendo sul divano, Alec appoggiato sulla sua pancia che respirava sereno.
Gli sembrò di scorgere un lampo di blu sul suo viso.
-Alec, se sei ancora sveglio …- gli sussurrò nell’orecchio –Andrà tutto bene- gli accarezzò la schiena con dolcezza mentre appoggiava la testa su un cuscino.
-Andrà tutto bene-
  
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