«Capirà.
Ho guardato spesso gli Hunger Games
con lei e Prim.»
Gale Hawthorne. Hunger Games – La Ragazza di Fuoco
Torna a casa.
I can't win, I can't reign
I will never
win this game
Without you, without you
Il profilo
di Katniss è incorniciato dai bordi neri del televisore malconcio appoggiato
alla parete. La ragazza di fuoco sta tremando per il freddo, stretta al corpo
di Peeta Mellark. Le sue labbra incontrano più volte quelle del ragazzo e poi
si allontanano, solo per farvi nuovamente ritorno. Gale distoglie lo sguardo
dallo schermo, non riuscendo a dissimulare un’espressione infastidita. Se non
fosse così stanco, probabilmente, si alzerebbe per abbandonare la stanza.
Si
guarda attorno alla ricerca dei suoi fratelli. Posy dorme sulle sue ginocchia e
si agita appena, il capo appoggiato al suo petto. È una domenica sera e le è stato
concesso di rimanere alzata un po’ più a lungo. Vick è a letto con una brutta tosse, ma
Rory è accovacciato di fianco a lui. Lo sguardo del ragazzino si sposta rapido
dal televisore al coltello con cui sta sminuzzando alcune radici, fino al volto
pallido e carico di sgomento di Prim. La bambina è
accovacciata su una sedia di fianco alla madre e si stringe le ginocchia al
petto, tremando appena. Rory non impiega molto a decidere di alzarsi per
raggiungere la coetanea. Le cinge le spalle con un braccio e Prim gli rivolge un sorriso tremulo, stringendo con più
forza la mano della madre. Lo sguardo della signora Everdeen,
spento ed immobile, è aggrappato al televisore. Il sollievo e l’orrore fanno a
pugni fra le sue iridi, combattute fra la calma apparente di quel momento e i
pericoli in agguato nell’arena.
Gale
scruta il suo volto e quello di Prim con attenzione:
i segni della stanchezza e dell’ansia costante sono evidenti, ma sembrano
entrambe sufficientemente in forze. Il fornaio Mellark deve aver mantenuto la
promessa fatta a Katniss il giorno della mietitura.
Katniss.
Ancora
una volta i lineamenti del giovane si contraggono appena, mentre il suo sguardo
indugia sulle due figure abbracciate che riempiono lo schermo. In quel momento
si accorge che Posy lo sta fissando. Gli occhi chiari della bambina si sgranano
in direzione del televisore e poi tornano a guardare Gale. Il fratello le posa una mano sul capo, cercando di
convincerla a chiudere nuovamente gli occhi: non vuole che veda. Né le figure
tremanti dei tributi, né le espressioni atterrite di Prim
e della signora Everdeen.
Posy non lo ascolta, anche se i suoi occhi
minacciano di chiudersi da un momento all’altro. Si mette in ginocchio sulle
sue gambe e gli cinge il collo con le braccia. Il suo sguardo insonnolito si
sofferma ancora una volta sulle immagini trasmesse dal televisore, prima che la
bambina torni a voltarsi verso il fratello.
“Non
devi aver paura,” sussurra in un orecchio a Gale, appoggiando poi il capo
contro il suo petto. “Katniss non ha freddo per davvero. Lei è di fuoco: le
esce dalla schiena. L’ho visto alla televisione!”
La
piccola si stringe a lui, stropicciandosi un occhio con un pugno. Sbadiglia e
inizia finalmente a riaddormentarsi, mentre Gale la osserva in silenzio.
Posy è l’unica persona che sa ancora come
farlo sorridere con poco dal giorno della mietitura.
Di
tanto in tanto quella bambina riesce anche a fare in modo che i suoi occhi
pungano di lacrime.
Qualche
volta capita che sia un po’ confusa.
Qualche
volta capita che lei lo chiami papà.
In
quei momenti Gale stringe i denti e fugge a sfogare la sua rabbia nei boschi.
Posy ha quattro anni e non sa cosa
significhi avere un padre.
Quello
che aveva gliel’hanno portato via le miniere; l’ha perso prima ancora che
avesse il tempo di rifugiarsi fra le sue braccia almeno una volta. Di lui è
rimasto solo un piccone malconcio, abbandonato accanto a un paio di divise da
lavoro consunte.
Lo
sguardo di Gale corre a posarsi su Rory che siede ancora di fianco a Prim. Lui, a differenza di Posy, conserva ancora diversi
ricordi del signor Hawthorne. Riesce a evocare con facilità l’immagine delle
mani callose del padre e il suo sorriso un po’ storto. Ricorda ancora di come
le sue labbra si incurvassero più a fondo, quando lo sguardo dell’uomo si
posava su Hazelle. Rory è convinto che la bocca di Gale sembri incresparsi allo
stesso modo quando il fratello maggiore è in compagnia di Katniss.
Mancano
ancora dieci o quindici minuti alla fine del programma, quando il vecchio
televisore si spegne. L’elettricità disponibile, come in tutte le abitazioni
messe meglio del Giacimento, dura sì e no un paio d’ore.
La piccola
abitazione degli Everdeen piomba nel silenzio. Per gli Hawthorne è giunto il momento di congedarsi, eppure
non riescono a muovere un muscolo. Gale osserva Prim
avvolgere protettiva la madre con il proprio corpo, come a volerla rassicurare.
“Sta
bene,” sussurra la ragazzina, stringendosi con più forza alla donna. “Sta
andando bene, vincerà.”
Gale
analizza con circospezione i suoi lineamenti esili, la pelle chiara e i capelli
biondi che le ricadono in due trecce sulle spalle. Si sforza di riconoscere
Katniss in lei, ma fatica a scorgerla in quell’espressione ingenua e spaurita.
Eppure qualcosa c’è: il tenue rossore che colora le guance di Prim quando lui le sorride. Gli ricorda l’avvampare di un
secondo volto e un sussurro pronunciato a mezza voce da una ragazzina
incontrata quattro anni prima nei boschi.
Catnip.
Gale
assottiglia lo sguardo e appoggia il capo allo schienale della sedia. Si sorprende a osservare con
insistenza il televisore, sperando in un fortuito eccesso di elettricità
improvviso.
Ma
lo schermo si è spento ormai da un pezzo e lo sguardo determinato della ragazza
di fuoco non riaffiorerà in quell’abitazione fino alla mattina successiva. Katniss è
lontana, stretta tra le braccia di un altro a centinaia di chilometri di
distanza da lui.
Gale
rilascia il capo all’indietro, lasciandosi avvolgere dalla stanchezza che fino
a quel momento si era sforzato di ignorare. D’un tratto il peso del piccolo
corpo di Posy grava con più insistenza sulle sue ginocchia. Le sue labbra stanno dimenticando come
curvarsi all’insù e i suoi occhi non sanno più come cedere al richiamo
insistente del sonno. Non riesce a dormire bene da giorni e il suo corpo sta
incominciando a risentirne.
Ehi,
Catnip, rimugina fra sé, cercando di
sorridere come un tempo faceva suo padre. Il
pensiero della notte che avanza portando con sé l’estinguersi di un nuovo
giorno lo appesantisce ulteriormente: le domeniche trascorrono più lentamente
senza Katniss. Torna a casa.
I can't quit now, this can't be right
I can't take one more sleepless night
Without you, without you
Without
you. David Guetta
Nota dell’autrice.
Questa
storia ha partecipato al contest "Hunger Games - Mini contest" di RoseDust.
Non mi
dilungo, perché sono un po’ in imbarazzo. In realtà le canzoni proposte dal
contest mi suonavano tutte molto adatte a Peeta e poco a Gale , ma Gale è il
mio personaggio preferito e ci tenevo a scrivere di lui anche se questa storia
è piuttosto confusionaria e poco sensata. Essendo ancora alla prima parte di Catching Fire non sono
sicura di aver caratterizzato al meglio Rory e Posy, perché potrebbe essere che
più in là compariranno di più. Spero di non essere andata troppo OOC con
nessuno dei personaggi.
Un abbraccio!
Laura