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Autore: leedskiss    02/09/2013    2 recensioni
cosa succede quando Harry Styles è lo psicologo di Louis Tomlinson?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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" IL MARE IN UNA CONCHIGLIA"

 

 

 
 
Louis Tomlinson, 28 anni, era seduto sull’erba da circa un’ora e non riusciva ancora a definire se il tempo fosse bello o meno, si convinse che ognuno avesse un’opinione diversa. Quel che per qualcuno può essere sorprendentemente bello per qualcun altro potrebbe essere terribilmente brutto.
Louis non aveva un’opinione precisa su nulla, il  sabato sera, da quando Tom lo aveva lasciato, rendendo la casa sempre più triste e vuota, non sapeva se scegliere il cinese o il cibo greco.
Non sapeva decidere se mettersi il cappotto quando usciva, perché quando usciva fuori al balcone, sebbene sentisse freddo, non sapeva se prendere l’indumento e lasciare quella casa per un po’.
E in quel momento, quando Louis si alzò, non seppe se seguire il consiglio di una madre troppo preoccupata o lasciarla calmare, in realtà non sapeva capire nemmeno se sua madre fosse il tipo di mamma che si preoccupa sempre e troppo.
Forse questo era il suo peggior difetto, quello di non saper scegliere, quello per cui ti rifilava sempre un “non so” a testa bassa, ma si può sempre trovare un aspetto positivo in tutto ciò: Louis grazie a questo suo difetto era propenso a pensare sempre prima di fare qualcosa, e quel qualcosa era quasi sempre qualcosa di giusto.
I dubbi lo tormentavano lentamente, lo facevano impazzire silenziosamente.
E in quel momento, quando decise di incamminarsi verso quello studio, aveva fatto un’altra decisione giusta.
Forse la più giusta e sensata della sua breve vita.
I suoi passi incerti lo condussero dove la madre lo voleva, allora il sole splendeva e non c’erano nuvole in cielo, Louis decise che era bel tempo per lui.
“Si può accomodare lì, signor Tomlinson, l’avviserò io quando il dottore potrà riceverla.” Gli comunicò con voce dolce la signora che doveva essere la segretaria del dottor Styles.
Si era sempre immaginato stanze spoglie e grigie, ma in quell’ambiente non trovò nulla di tutto ciò, era una sala d’aspetto davvero accogliente, Louis ne era davvero sicuro, tanto che comparve un sorriso sulle sue labbra.
Era una stanza piccola, pareti color crema, con dei quadri e foto e una di queste traeva il dottore mentre sorrideva ad un bambino piccolo con il viso imbronciato.

Louis, fissando quella foto, pensò che il dottore era davvero bello.
Trascorsi una ventina di minuti, la segretaria fece segno a Louis per entrare, e senza un segno di esitazione questo bussò alla porta del dottore un paio di volte, e dopo aver sentito un “avanti” dall’interno, entrò.
Ad aspettarlo non trovò un uomo dall’aria severa ed esperta, ma un ragazzo, avrà avuto circa due o tre anni che lo separavano da lui.
Aria divertita, sorriso stampato sul volto, capelli ricci, occhi vispi e sembravano che anche quelli stessero sorridendo a Louis, occhi di un verde sorprendentemente profondo.
“Deve essere Louis Tomlinson, si accomodi.” Disse con voce roca.
Poi Louis lesse il nome sulla targhetta di metallo: “dottor Harry Styles.”
Poco dopo Louis annuì.
“Lei è il dottor Harry Styles?” chiese con un pizzico di incredulità.
“Sì, sono io, sono giovanissimo lo so, ma capisco più di quanto lei possa pensare, comunque per quale motivo sua madre mi ha chiamato per fissare un appuntamento?”
“Ci sono diverse ragioni che hanno spinto mia madre a fissare un appuntamento dallo psicologo.” Disse Louis lentamente.
“Allora sentiamole, su si sieda o si stenda come preferisce.” Disse con disinvoltura Harry facendogli notare con la mano il divanetto di pelle, aveva delle mani grandi notò Louis.
Decise velocemente, e scelse di sedersi per non perdere il contatto con gli occhi dello psicologo.
Louis era insicuro soltanto quando si trattava di prendere decisioni, ma poteva benissimo sostenere lo sguardo di qualcuno per ore intere, bhé in quell’occasione si trattava di sessanta minuti.
“Cosa c’è che preoccupa tanto sua madre, Louis?” chiese il dottore, prendendo una matita e poco dopo iniziò a giocarci.
 
Louis incrociò le gambe sotto la scrivania e respirò.
“Che risposta gli devo dare?” si chiese.
“Mi sono perso.” Rispose semplicemente.
“Okay, mi spieghi tutto con calma.” Disse posando la matita sulla scrivania di legno scuro.
“Dopo che il mio fidanzato Tom mi ha lasciato, bhé penso di essere andato in depressione per un po’, ma adesso non c’è nulla di cui preoccuparsi.” Disse tranquillamente.
“E da quanto tempo stavate insieme?”
Louis trattenne il sospiro, soltanto il fatto di parlare di Tom, gli faceva battere forte il cuore, lo stesso cuore in cui c’era un crepa, una ferita, chissà quanto profonda, Louis pensava leggera e superficiale, ma sapeva che era più profonda di quanto volesse.
“Circa sette anni, ci eravamo conosciuti in Africa, quando decisi di fare il missionario lì, insomma non pensavo di…” e poi deglutì e abbassò lo sguardo non volendo, anzi non riuscendo a continuare.
“Non pensava di poter trovare l’amore?”
“Io non lo volevo in quel momento ero a posto, avevo una bella vita, avevo quasi finito gli studi, non avevo bisogno dell’amore.”
“Louis, tutti abbiamo bisogno dell’amore, anche se non lo crediamo, nel tuo cuore, sebbene giovane, avrai sentito un minimo di bisogno di essere amato e di amare.”
“Chi ama, teme.” Se ne uscì Louis.
“Di cosa ha paura?” chiese Harry, appuntando qualcosa sul taccuino.
“Di tutto e di nulla, di essere deluso e di deludere ed è quello che ho ottenuto.” Disse stanco Louis che si stiracchiò.
“E’ stato deluso?”
Louis alzò gli occhi verso il soffitto, un enorme dipinto di angeli e nuvole.
“Volevo un bambino, ma Tom è sempre stato quel tipo di ragazzo che vuole divertirsi e basta, insomma non voleva cose serie.”
“Ma siete stati insieme sette anni, o sbaglio?” chiese Harry confuso.
“Sì, ma quando le cose si fanno così serie Tom è solito fuggire, senza una spiegazione, partendo per chissà dove, e non è tornato più.”
“Lo ha aspettato?” chiese dolcemente Harry, dopo aver sorseggiato dell’acqua.

“Certo che l’ho aspettato, che crede? Non ho mai chiuso la porta a chiave, per paura che lui potesse ritornare e non potesse entrare in casa prima che cambiasse idea e scappasse di nuovo.
Sì l’ho aspettato sotto la neve, per mettere le luci natalizie, l’ho aspettato sotto la pioggia senza un ombrello, sono andato alla stazione per il primo mese circa ogni pomeriggio, ho cercato sue notizie, nulla, nessun messaggio, nessuna dannata prova che stia bene.”

Harry lo guardò sbalordito, aveva incontrato molti pazienti, alcuni erano fissati con alcune persone, altre possessive ed egocentriche, altre egoiste, altre psicopatiche, ma non aveva mai incontrato un ragazzo che provava un amore del genere.

Il riccio abbassò lo sguardo e prese appunti.
“Non pensa che debba rifarsi una vita?”
“E se ritornasse?” chiese esitante.
“Adesso potrebbe essere ovunque, ma non cambia il fatto che è scappato da lei, dal vostro amore, lasciandolo a mani vuote e cuore fragile, certo se ritornasse sarebbe una sua scelta se volerlo riammettere nella sua vita.” Disse con foga, e poi ricordò che era semplicemente un paziente, non poteva di certo rivolgersi a lui così.
“Forse sarei così stupido da dargli un’altra possibilità, non credo.”
“E’ l’amore a rendere stupidi, Louis se lo ama e continuerà ad amarlo potrebbe aspettarlo anche per il resto della sua vita.”
Louis rifletté per qualche minuto, osservando al di là della finestra.
“Non voglio aspettarlo.” Disse con decisione, cosa che lo sorprese.
“Allora…” iniziò il dottore, ma fu interrotto dalla segretaria che entrò nella stanza dicendo che era scaduto il tempo a disposizione del paziente.
“Annabeth, ci sono altre visite? Credo di averne anticipate alcune ieri.”
“Controllo subito dottore.” Disse la segretaria, andando via per un attimo.
Un attimo in cui Harry sorrise a Louis.
“Sì in effetti la signora Robson e il signor Dawnson sono venuti ieri, non ha appuntamenti.”
“Grazie Beth.”
Poco dopo la signora andò via lasciando soli il paziente e il dottore.
“Louis, vogliamo continuare con un’altra seduta o ha qualche impegno?” chiese con un sorrise cordiale.
“Ehm, dottore, io non ho tantissimi soldi al momento, verrò pagato la settimana prossima, non credo di poter restare.” Rispose imbarazzato.
“Ma davanti un caffè non sarebbe una vera e propria seduta, sarebbe una cosa più informale, giusto?” chiese Harry, alzandosi, togliendosi il camice, e mettendosi il giubbotto di pelle nera.
“Ehm, credo di sì” – iniziò Louis alzandosi, e fra poco non inciampava – “ ma credo che mi debba dare del tu!” disse abbozzando un sorriso.
“Andiamo Louis, ti porto al  mio bar preferito…a proposito…ti piace il caffè?”
“Certo.” Disse annuendo.
Si scambiarono un sorriso, uno di quelli veri, uno di quelli che se gli altri lo vedessero sarebbero invidiosi della sua genuinità, quello che farebbe sparire le nuvole e lascerebbe splendere il sole.
Nel tragitto in macchina, all’improvviso Harry se ne uscì con un:
“Non farlo Louis, non se non lo vuoi.”
“Dici aspettarlo?”
Harry annuì mentre svoltava a sinistra.
“Sai quando ne hai abbastanza, anche dell’amore? Quando vorresti soltanto vivere e basta, senza problemi?”
“Ehm, sì, a dire la verità ti capisco benissimo, è da un po’ che vivo così, da quando…”
“Quando?” chiese Louis incuriosito, mentre scendevano dall’auto.
Vedendo che l’altro non rispondeva, lasciò cadere l’argomento.
Sì accomodarono all’interno, in un tavolino appartato.
Era un bel bar, quelli che ispirati agli anni ’60, quelli che ti fanno venire voglia di prendere un milkshake e di ballare.
Quando arrivò la cameriera li scrutò per bene.
“Primo appuntamento ragazzi?” chiese interessata dandogli i menù.
“Una specie.” Rispose Harry velocemente abbozzando un sorrise che convinse la cameriera a star zitta.
“Allora io prendo un milkshake al cioccolato e una ciambella, e tu Louis?” chiese Harry alzando lo sguardo.
Ma Louis stava già sorridendo e sussurrò “Lo stesso.”
Appena se ne andò via i ragazzi si guardarono.

Harry non aveva notato che l’uomo di fronte a sé era davvero bello, di una bellezza che ti toglie il fiato.

“Ma non eravamo venuti per un caffè?” Chiese Harry ridendo.
“Bhé non sapevo nemmeno che fosse un appuntamento, Harry mi hai ingannato.” Rispose Louis divertito.
“Mi scuso, ma dovevo pur trovare qualcuno che mi accompagnasse qui, è triste essere soli.”
“Comunque il mio compagno Phil mi ha lasciato perché pensava che io lo stessi tradendo.” Sputò Harry.
“Ah.”  Fu l’unica cosa che Louis fu capace di dire.
“Ragazzi ecco i milkshake e le vostre ciambelle.” Li interruppe la cameriera posando il vassoio sul tavolino.
“Mi scusi può mettere tutto in una busta, dobbiamo andar via.” Disse Louis all’improvviso.
“Davvero?” Chiese Harry sorpreso.
“Sì.”
La cameriera sorrise e portò subito tutto in una busta.
Mentre uscivano dal bar Harry chiese: “Esattamente perché dobbiamo andar via? Fa freddo.”
“Non lamentarti, portami in un posto!” disse Louis felice.
“E se ti rapissi e poi ti facessi a pezzi?” disse Harry accendendo il motore della macchina.
“Non lo faresti mai.” Rispose semplicemente Louis, mettendosi la cintura di sicurezza.
“Ma non mi conosci!”
“Ma mi fido, mi sento al sicuro con te.” Rispose Louis sussurrando e tutto ciò fece arrossire Harry.
I due non parlarono molto in macchina, tranne in quei momenti in cui Louis dava le indicazione stradali a Harry.
Dopo un po’ Harry sbottò “Brighton? Davvero? Cosa c’è di tanto entusiasmante?”
“Il mare, Harry, il mare.” Gli rispose sorridendo.

Harry non gli chiese il perché, perché lui volesse andare al mare, non si chiese nemmeno perché l’avesse invitato a bere un caffè e perché in quel momento lo stesse portando al mare, ma il suo istinto gli consigliava di farlo, e nel suo cuore poteva intravedere una luce fioca, ma pur sempre una luce.
Arrivati sulla spiaggia, Harry si tolse le scarpe camminando sulla spiaggia a piedi nudi, facendo sì che quei granellini di sabbia potessero solleticargli i piedi.

“Sei venuto qui con Tom?” chiese tutto d’un tratto Harry, e riconobbe che c’era qualcosa di strano nella sua voce, come una leggera gelosia.
“No, ci sono venuto subito dopo che ha fatto la valigia ed è andato via.” Disse serio, ma cercò comunque di abbozzare un sorriso.
Avevano incontrato traffico, e si erano fatte le otto di sera, il sole stava tramontando lasciando che il cielo potesse essere dei colori più splendenti.
Si sedettero sui ciottoli, e osservarono il mare per minuti, senza mai parlarsi.
Entrambi pensavano che quel silenzio non fosse imbarazzante, era una sorta di pausa per ritrovare se stessi, ed erano abbastanza vicini da potersi sfiorare.
Harry rabbrividì per il freddo e Louis lo notò.
“Hai freddo?” gli chiese guardandolo, guardando i suoi occhi per poi passare alla sua bocca.
“Sì.”
“Vuoi andare via? Per me è lo stesso.” Chiese Louis osservando il corpo del riccio, coperto da una maglia bianca a v, un giubbotto di pelle nera, jeans e i suoi mocassini erano sistemati lì vicino.
“No, voglio restare, mi piace qui.” Rispose sinceramente.
“Vuoi che ti abbracci?” chiese all’improvviso Louis, senza rendersi conto delle parole che gli erano uscite di bocca.
Dopo un po’ Harry gli rispose in un sussurro “Sì abbracciami.”
Louis si spostò silenziosamente dietro di lui e lo abbracciò facendo aderire la schiena di Harry contro il suo petto, e circondando Harry con le sue braccia goffamente.
Dopo un po’ Harry si rilassò e lasciò che la sua testa potesse appoggiarsi sulla spalla di Louis, facendo sì che i loro visi fossero vicinissimi.
Chiuse gli occhi e immaginò un mondo tutto suo.
“Harry” – gli sussurrò Louis.
“Eh? Cosa? Che c’è?” chiese lui.
“Nulla ti volevo chiedere una cosa.” Disse imbarazzato.
Prese una conchiglia e la pose sull’orecchio di Harry.
“Cosa senti?” gli chiese.
“L’oceano, da questa minuscola conchiglia posso sentire il suono dell’immenso oceano.”
A quel punto Harry si girò verso di lui.
“Ti posso fare un’altra domanda, Harry?” chiese Louis.
“Spara.”
“Ti posso baciare o è troppo presto?” chiese imbarazzato.
Harry scoppiò a ridere e rispose “Se non lo fai mi arrabbio.”
Louis prese delicatamente il suo viso fra le mani, gli accarezzò la guancia e gli sussurrò “sei bellissimo” ma Harry non poté rispondere perché le labbra di Louis erano già sulle sue concedendogli un bacio leggero e dolce ed Harry istintivamente sorrise.

[…]

“Louis” disse Harry richiamando l’attenzione del ragazzo.
“Sì?” chiese togliendosi le scarpe e lasciando i suoi piedi liberi sulla sabbia.
“Cosa senti?” gli chiese mettendogli una conchiglia  vicino all’orecchio sinistro.
“L’Oceano, sento l’Oceano. Adesso posso baciarti?”
“No, prima mi devi spiegare perché dopo un anno e mezzo mi chiedi ancora se mi puoi baciare.” Disse Harry mettendo il broncio.
“Non lo so, mi sembra tutto così grande, insomma…mi capisci?”
“Lou, tutto quello che è grande nasce da cose piccole, il nostro amore è nato da quel semplice bacio, e ho capito che eri quello giusto anche prima, quando mi hai chiesto della conchiglia. Sento che da quel bacio è nato qualcosa di più grande e intenso, come sento che in quella conchiglia ci sia il mare.”

Gli disse prima di premere le sue labbra contro quelle del compagno.


SPAZIO AUTRICE:

L'ho scritta stasera, lo so che non è nulla di speciale, don't worry.
Non ho la forza di rileggere, uno dei miei più grandi difetti è l'essere prigra, scusatemi.
on twitter: @onedselfies.

 
 
"Quando ami qualcuno, non hai scelta. L'amore ti nega ogni scelta."
Cassandra Clare.
  
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