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Autore: Atlantislux    08/03/2008    15 recensioni
La vendetta è un piatto che va servito freddo.
Prima classificata nella categoria Miglior Fic/Oneshot al concorso indetto da Picta Comics 2010
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Balalaika, Rock
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Disclaimer: i diritti su Black Lagoon appartengono alla Shogakukan e alla Panini Comics.

Questa storia si svolge ventitré anni nel futuro rispetto agli eventi narrati nel manga.
Gli spoiler si riferiscono al numero due e tre del manga, e alla seconda stagione dell'anime.



Subroutine

La bionda Balalaika era stata piuttosto bella in gioventù e, anche ora, grazie ai costosi trattamenti ai quali si sottoponeva, a quasi settant’anni il lato sinistro del suo volto riteneva ancora qualcosa del passato splendore. Quello destro invece, adesso come allora era sfigurato dai tessuti cicatriziali di una vecchia ferita di guerra, che nessun chirurgo estetico era riuscito a sanare.

Rock sorrise di sfuggita. ‘O forse è lei che non ha mai voluto rinunciare a qualcosa che le ricorda il suo passato sui campi di battaglia.’
Lui non lo sapeva. Era da molti anni il braccio destro di Balalaika, da quando la Black Lagoon si era sciolta, ma lei non si era mai confidata con lui. O con nessun altro, che lui sapesse. Balalaika viveva sul filo del rasoio da quasi quarant’anni oramai, sempre, irrimediabilmente sola. Anche se con gli anni era assurta a leader ultimo dell’organizzazione mafiosa Hotel Moscow, portando con sé Rock che amava definire “la mia ombra giapponese”.
Malgrado le stesse sempre accanto lui non era mai riuscito a capire cosa si agitasse dentro la donna, che mai una volta aveva abbandonato il ruolo di fredda manager del crimine. Non più di quanto, in quel momento, Rock riuscisse a capire l’uomo che era seduto davanti a loro.

Il Maggiore David Meyer, dell'Esercito degli Stati Uniti d'America, era il contatto che poteva far ottenere all’Hotel Moscow Michael, un satellite dotato di un cannone a microonde in grado di colpire nemici in ogni parte del globo. Malgrado non fosse ancora attivo, un cliente di Balalaika aveva pagato miliardi di dollari per averlo, e la donna non voleva scontentarlo. Ne andava del buon nome dell'organizzazione che lei dirigeva che, da molto prima che la Terza Guerra Mondiale scoppiasse, era diventata la principale fornitrice di armi di contrabbando a milizie e stati canaglia.
Considerato che doveva sapere perfettamente in che mani il satellite sarebbe andato a finire, e contro quale paese sarebbe probabilmente stato utilizzato, Meyer, un pluridecorato eroe di guerra, aveva deciso di tradire lo Zio Sam, e Rock era ansioso di sapere il perché.

Sorrise di soppiatto, sbirciando ancora una volta il curriculum dell'americano. Perché Rock ne aveva visti tantissimi di tipi così, ed era per lui fonte di grande divertimento cercare di scoprire ogni volta perché facessero una cosa tanto abbietta. Anche se, immancabilmente, che vendessero la loro stessa prole ai pedofili, o armi supersegrete al nemico, alla fine lo facevano tutti solo per soldi. E, nonostante l'americano gli sembrasse un po' sopra le righe rispetto agli altri, Rock era sicuro che anche lui avesse la stessa motivazione.
Ci aveva addirittura scommesso sopra con Balalaika e i suoi uomini, come faceva tutte le volte. Perché gli affari erano affari, ma loro si meritavano un po' di divertimento.

Sentì la voce vellutata di Meyer chiedere alla cameriera dell'acqua minerale, e Rock tornò a fissarlo. Trentatré anni, un Master in ingegneria al MIT, figlio unico di un ricco imprenditore deceduto qualche anno prima, appena laureato aveva deciso di arruolarsi nell'esercito, e la sua carriera era stata fulminea e brillante.
'Talmente veloce che a trent’anni è stato messo capo delle famigerate truppe d’assalto che hanno liberato Gerusalemme alla fine della guerra. Il massacro dell’Al-Aqsa si dice sia opera sua. Certo che a guardalo in faccia non lo si direbbe una simile belva.’

Il Maggiore, nonostante gli anni dichiarati all’anagrafe e i corti capelli prematuramente argentati, dimostrava molti anni in meno, grazie a lineamenti delicati che avrebbero destato l'invidia di qualunque donna.
Scommetto che con quel faccino non è stato facile all’inizio, non è vero? Ma da quello che leggo qui hai fatto presto colpo su quei fanatici.’

“È vero quello che si dice? Che guidavi tu i corpi speciali durante la presa del Muro del Pianto?” gli stava chiedendo Balalaika.

Meyer le fece un sorrisetto di sbieco. “Prima o poi mi chiedono tutti quella cosa.”

“Sei famoso. Era della guerra in Cecenia che non si vedeva una cosa del genere. Anzi, probabilmente per le strade di Gerusalemme non scorreva tanto sangue dai tempi della Prima Crociata.”

Rock corrugò le sopracciglia, mentre l’uomo si metteva a ridere. ‘Non era una battuta.’

“Che ottima citazione, Capitano” rispose Meyer, riferendosi al grado di Balalaika quando ancora serviva nell’esercito russo. “Hai ragione, ma credo che il tuo contabile qui non abbia colto.”

Con lo sguardo sempre fisso sull’americano, la donna aspirò profondamente dal suo sigaro, concedendosi, o così sembrò a Rock, un momento per valutare l’uomo che aveva davanti.
“Rock, quando i Crociati, al termine dell’assedio durato un mese, riconquistarono Gerusalemme, appiccarono il fuoco alla sinagoga, uccidendo tutti gli ebrei che lì si erano rifugiati. Più o meno come ha fatto il Maggiore Meyer con i terroristi palestinesi e le loro famiglie, che pensavano che i muri dell’Al-Aqsa li potessero proteggere.”

L’americano alzò le spalle, sorridendo con più convinzione, e con uno strano luccichio negli occhi che Rock aveva visto molte volte nel corso della sua carriera nella malavita.
‘Il fottuto yuppie in uniforme è un maniaco omicida’
sentenziò silenziosamente.

“Direi che sono stati previdenti. Si erano messi nel luogo più vicino ad Allah, li abbiamo solo aiutati ad arrivarci più in fretta. Tra l'altro, adesso sono veramente degni del nome Martiri di al-Aqsa.”

Il Maggiore ridacchiò alla sua stessa battuta, e Rock non riuscì a resistere oltre. Reputava il crimine pulito nel suo essere dichiaratamente il male, ma quelli come l'americano, che compivano stragi in nome di un astratto principio di giustizia, lui non li poteva soffrire. Era la ragione per la quale, molto tempo prima, aveva abbandonato quel mondo falso e ipocrita. “Con le bombe al fosforo? C’erano centinaia di bambini tra quelle mura, bruciati vivi” gli sibilò.

L'altro non fece una piega. “Gli abbiamo risparmiato una vita di sofferenze nei campi profughi. Niente di cui io mi debba vergognare, quindi. E poi avevamo ricevuto l’ordine di riconquistare la Spianata del Tempio intatta e con ogni mezzo. Per quanto mi riguarda sarebbe stato più veloce buttare giù la moschea a cannonate, e risparmiarci di ripulirla successivamente, ma gli ordini sono ordini, lo sa anche il tuo capo qui che è stato un soldato in Afghanistan, non è vero, tovarisch Capitano?”

Meyer si sporse in avanti, appoggiando il mento sulla mano e assumendo una curiosa espressione gioviale, quasi infantile, alla vista della quale Rock dovette stringere i denti e prendere un bel respiro, per evitare di alzarsi in piedi e tirargli un pugno.
Logica ineccepibile, ma dal tuo curriculum risulta che anche i tuoi superiori non ne furono molto contenti, tant’è che ti tolsero dalla prima linea per metterti a capo di un progetto di ricerca. Forse gli sembravi meno pericoloso chiuso in un laboratorio.’

Evidentemente anche Balalaika stava pensando la stessa cosa, perché annuì, mentre le labbra le si torcevano in un sorriso cattivo. “Meyer, chiariamo una cosa, mi piace l’odore del napalm al mattino, ma ospedali e moschee sono sempre stati sacri per me. È questa la differenza tra un soldato e un macellaio. Comunque sono vecchie storie, torniamo al nostro affare. Ci abbiamo messo tanto ad arrivare a te, ma quando è successo siamo rimasti un po’ stupiti. Non pensavamo che tu fossi disposto a cederci il guinzaglio di Michael così volenterosamente. Dopotutto, è il progetto che hai supervisionato personalmente per rendere più sicuro il tuo paese.”

Il Maggiore sorrise. “Non sono così sentimentale. È solo un grosso cannone montato su un satellite invece che su un cingolato; un'arma e basta, niente di affettivo. E non mi sono arruolato per amore del mio paese.”

'No?' si chiese Rock. “Dai tuoi trascorsi ti facevo più patriota. Nessuno della tua classe sociale va in guerra se non crede fermamente alla causa.”

L’altro liquidò l'obiezione di Rock con un sorrisetto. “Sarò onesto con voi. L’ho fatto solo per vedere cosa si provava ad uccidere, nient'altro.”

E scommetto che ti è piaciuto, non è vero?’ Rock si appoggiò allo schienale della sedia, cercando con tutto sé stesso di non scuotere la testa. ‘La guerra ne ha fottuti parecchi di figli di papà, e questo non fa eccezione. Deve essersi imbarcato dopo aver passato l'infanzia a giocare a Doom, ma mentre gli altri scoprirono che la guerra vera non è un videogioco a questo bastardo dev'essere piaciuta parecchio. Si vede dalle facce che fa che è tornato a casa fuori come un terrazzino. Sembra tutto composto, e poi ogni tanto si lascia sfuggire certi sguardi ed espressioni degne di Freddy Krueger.’

“Rock, smettila. E tu Meyer, non me ne frega un cazzo perché lo fai” esalò lentamente Balalaika. “L’importante è che tu abbia portato i codici, non ti ho pagato un biglietto in business per continuare a sentirti declamare quanto era bello far saltare le arcate dentali di quelli di Al-Quaeda.”

Cosa che mi risulta abbia anche fatto’ soggiunse Rock mentalmente. ‘Il bel Maggiore, oltre all’attrazione per i bombardamenti a tappeto, pare abbia anche una naturale inclinazione per la tortura. Ad Abu-Garaib se lo ricordano ancora...’

Annuendo, Meyer infilò una mano in tasca, estraendone una sottile tessera plastificata. “C’è tutto, specifiche del progetto, dati di accesso, e coordinate del bersaglio di prova.”

Balalaika guardò l’oggetto, senza prenderlo direttamente, ma facendo invece segno ad uno dei suoi uomini. L’hacker dell'Hotel Moscow si avvicinò e, infilata la tessera in un computer, cominciò ad armeggiare con i tasti.
“Bene. Dopo la prova quanto pattuito ti sarà messo a disposizione in una banca in città.”

“Non era più facile accreditarmelo direttamente su un conto cifrato?”

“E per te non era più facile spedirci quell’affare?”

Davanti alla ritorsione della donna l’americano alzò le mani in segno di resa. “Volevo solo vedere che faccia avesse il nuovo padrone di Michael. Sai, è un po’ come un figlio per me.”

Talmente stupida era stata la risposta che Balalaika sbuffò infastidita, e Rock soppesò il Maggiore con rinnovata incertezza. ‘Ok, pulito è pulito, nessuno l’ha seguito e non è mai stato in contatto con i servizi segreti. E ha blindato Michael perché gli esperti informatici del Pentagono non lo buttassero giù dal cielo prima che fosse nelle nostre mani. Balalaika dice che non importa, ma questo tizio deve avere una gran motivazione per fare quello che ha fatto.’

L’hacker estrasse la tessera che gettò sul tavolo, e fece segno che tutto era a posto; qualche secondo dopo il cellulare di Balalaika squillò. La donna ascoltò la telefonata guardando dritto negli occhi l'americano. Poi abbaiò un veloce ordine in russo senza che l'uomo muovesse un muscolo. Solo allora Meyer abbassò gli occhi grigio piombo e si passò una mano tra i capelli, facendosi sfuggire un lieve sospiro. Balalaika chiuse la comunicazione.

“Il dato è tratto, eh?” chiese alla donna.

“Sì, Michael ha colpito e distrutto il palazzo dove aveva sede il centro ricerche che l'ha sviluppato. I miei uomini hanno controllato gli ingressi nelle ore precedenti, e possiamo essere certi che in quel momento tutti quelli del tuo team erano presenti.”

L'uomo annuì sembrando, per la prima volta, leggermente a disagio. “Sì, sono... erano scienziati molto abitudinari. Loro praticamente ci vivevano lì dentro.”

“Non ti dispiace nemmeno un po'?” chiese Rock.

L'altro scosse la testa. “Erano solo colleghi. E, in ogni caso, sai quanti amici si possono comperare con tutti i soldi che mi darete? Molto più di quelli che mio padre mi ha lasciato, o di quanto io abbia mai sperato di guadagnare nella mia vita.”

Un tempo Rock si sarebbe scandalizzato per quelle parole, ma oramai le aveva sentite sulla bocca di tanta, troppa gente, per stupirsene davvvero. 'Per un attimo ho pensato che almeno tu potevi avere un fine valido per vendere la tua vita e i tuoi amici così. Non so, l'odio per il tuo paese, la gelosia per il collega che si era fatto la tua donna, vecchi rancori... e invece sei il solito avido figlio di puttana che ha già tutto e vuole ancora di più. Sei una grande delusione, Maggiore. Tra l'altro ho vinto la scommessa, Balalaika.'

La donna sembrò avergli letto nel pensiero, perché si tolse il sigaro dalla bocca e lo schiacciò, quasi con rabbia, nel posacenere. “Ci puoi contare che abbiamo pagato adeguatamente questo giocattolo, yankee. Rock, accompagna il signore in banca e accertati che parta con il primo aereo. È stato un piacere fare affari insieme, Maggiore Meyer.”

Il gruppo si alzò e l'americano fece un leggero inchino con la testa. “Idem, anche se speravo di rimanere a giocare un po' con te.”

Rock aggrottò le sopracciglia; per qualche ragione a volte le cose che uscivano dalla bocca dell'uomo gli sembravano veramente strane. Ma Balalaika non diede segno di aver trovato bizzarre quelle parole. Invece, le labbra della donna si piegarono in un ghigno.
“Darò uno sguardo al tuo curriculum, in effetti potremmo aver bisogno delle tue competenze.”

L'ennesimo sorrisetto sarcastico, che in quel momento apparve sul volto del Maggiore, fece capire a Rock che l'uomo non avrebbe disdegnato davvero di entrare a far parte dello staff dell'Hotel Moscow. Immaginava che Balalaika avesse scherzato ma, in caso contrario, Rock si ripromise di tentare tutto il possibile per farle cambiare idea. Avevano già troppi ex militari psicotici nei ranghi dell'organizzazione.

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L'aeroporto di Vladivostok aveva visto tempi migliori. Cinque anni prima, durante la guerra, la Flotta del Pacifico era stata distrutta, e lo stesso porto pesantemente danneggiato; da quel momento la città non aveva fatto altro che decadere, avendo perso la sua principale fonte di entrate. Ora chi prendeva l'aereo erano solo i fortunati che riuscivano a scappare, i meno miserabili tra i disperati che affollavano la città.

Seduto in paziente attesa all'imbarco Rock si guardò attorno, consapevole di attirare, lui e gli altri del gruppo, le occhiate impaurite dei viaggiatori.
'La gente normale sembra avere un sesto senso per individuare quelli che si occupano di affari illeciti; sarà l'istinto di sopravvivenza. E poi siamo troppo vestiti bene, e gli unici in città che si possono permettere un cappotto di Gucci siamo noi dell'Hotel Moscow e questo tizio.'
Scoccò un'occhiata all'americano, che se ne stava quietamente seduto accanto a lui, con un'espressione imperscrutabile negli occhi chiari.
'A che cazzo pensa uno che ha appena arrostito i propri colleghi? Magari a come spendere i soldi che ha guadagnato. Sì, è sicuramente così...'
In quel momento il suo cellulare squillò. Era Balalaika. Rock rispose alla chiamata, raccontandole per filo e per segno che era andato tutto bene e che sarebbero stati di ritorno non appena imbarcato l'americano. In sottofondo poteva sentire le chiacchiere di Steve, l'hacker da cui lei oramai era inseparabile. Stava ancora parlando quando la linea cadde.
Infastidito guardò il telefono. Attese qualche secondo di essere richiamato, poi digitò velocemente il numero del suo capo e fece partire la telefonata. Una voce dall'altra parte gli spiegò che il cellulare era spento o non raggiungibile.
Maledicendo silenziosamente le pessima rete di ripetitori di Vladivostok, Rock si rimise il telefono in tasca.

“Ogni volta ce n'è una, chissà che diavolo sarà stavolta” si lasciò sfuggire a voce abbastanza alta.

Fu l'americano a rispondergli. “È una subroutine.”

Rock si girò verso di lui, perplesso. “Una cosa?”

L'altro gli rispose come se stesse citando un dizionario. “Un insieme di istruzioni che complessivamente eseguono una determinata operazione o risolvono un determinato problema.”

“Non credo di aver capito.”

“Puoi pensarlo come qualcosa messo in moto nel passato che fa sentire i propri effetti dopo un dato periodo di tempo. Comunque non è importante. Devo andare in bagno, chi mi accompagna?”

Rock sorrise. 'Adesso succede come nei film di spionaggio. Peccato che io ne abbia visti troppi per farmi fregare, signorino.'

“Ovviamente tutti” Rock rispose. Si avviarono verso il bagno, mentre fuori il distante suono di sirene perforava l'aria.

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Rock si guardò allo specchio, attento a non toccare il sudicio piano del lavabo. Non era cambiato molto da quando, vent'anni prima, aveva cominciato a fare quella vita; aveva solo perso qualche capello, e messo su un po' di pancetta.
'Dovrei andare in palestra. Ma chi ne ha voglia? E poi io sono un contabile, mica un killer. Non ho bisogno di essere allenato. Per farle da guardaspalle ci sono tutti i gorilla che i soldi di Balalaika possono comprare.'
Come il tizio, di origine bulgara, che l'aveva seguito nello piccolo locale. Talmente grosso che le spalle sembravano toccare le due estremità delle pareti. Farlo entrare era forse stato un eccesso di zelo, ma Rock non voleva correre rischi. L'americano non era armato ma sembrava allenato e in ottima forma.
Lo sentì uscire, e si girò a guardarlo. Meyer era alto ed atletico ma sembrava esile in confronto al bulgaro. Lo vide passargli accanto e fargli un sorriso un po' stravagante, un gesto che trasformò il suo viso giovanile in quello di un pestifero ragazzetto. Rock non fece nemmeno in tempo a chiedersi dove aveva già visto una scena del genere.
Tutto successe in un attimo. L'americano passò con forza qualcosa sulla gola del gigante, che poi lanciò verso Rock.
Un bruciore infernale gli trafisse la parte alta del petto. Istintivamente strabuzzò gli occhi e girò la testa, ma prima che potesse urlare avvertì la fredda canna di una pistola contro la tempia.

“Fai un verso e quell’affare sarà l'ultimo dei tuoi problemi.”

Stinse i denti. Da sotto la clavicola spuntava la tessera che aveva visto passare dall'americano all'hacker di Balalaika. 'Era sul tavolo l'ultima volta che l'ho vista... quando l'ha ripresa?'
L'arma impropria era affondata per almeno un centimetro nel muscolo trapassando la giacca.

“Se te lo stai chiedendo, no, non è plastica ma ceramica ionizzata. Basta sfregare un po' il bordo e diventa tagliente come il vetro.”

Rock trovò la forza di alzare la testa, anche se ogni movimento gli causava una sofferenza inaudita. Il guardaspalle era riverso al suolo in un lago di sangue, con le mani ancora strette attorno alla gola squarciata. Si era accasciato senza un suono. La sua pistola invece, era puntata alla testa di Rock.
Deglutendo, il giapponese guardò in faccia Meyer. “Tu non ne verrai fuori vivo da qui.”

“Tu dici? Io scommetto di sì, soprattutto se ti uso come scudo.”

“Se non usciamo tra due minuti i ragazzi hanno l'ordine di fare irruzione.”

“Allora parleremo per due minuti, così tu ti ricomponi un po' e non mi caschi a terra nel bel mezzo della sparatoria. Una scudo umano svenuto non mi serve a niente.”

Un altro sorrisino. Rock, adesso, li trovava dannatamente sbagliati. “Ha a che fare con quello che hai detto prima, non è vero?” chiese sforzandosi a parlare, mentre per ogni respiro pagava un doloroso pegno.

“Sì. La subroutine si è innescata nel momento in cui il vostro hacker ha copiato le informazioni dal supporto. Saprai che ogni computer in rete può essere tracciato, ed esattamente trenta minuti dopo l'inizio dell'esecuzione il programma ha ricavato, ed inviato a Michael, le coordinate terrestri del punto dove si trovava la macchina.”

Rock strabuzzò gli occhi. “Michael ha colpito... qui?”

“Sì, anche se non è molto spettacolare da vedere. Niente crateri o strani fasci di luce, quella è roba da fantascienza. Le microonde emesse dal cannone hanno semplicemente cotto tutto quello che si trovava in un raggio di dieci metri dal bersaglio.”

“Non credere che Balalaika si sia lasciata fregare. È sfuggita a centinaia di attentati, anche più fantasiosi di questo.”

“Lo so, ma non importa, visto che lei era solo il bonus per me, mentre per i miei capi il bersaglio principale era il vostro hacker” Meyer gli disse senza spostare di un millimetro la canna dalla sua testa.

“Cosa?”

“È il tizio che ha crackato il sistema informatico americano, permettendo ai Pasdaran di dotarsi di armi nucleari. Stai certo che lo Zio Sam non ha gradito che i suoi stessi giocattoli venissero usati contro le sue città.”

“E tutto questo solo per beccare quel tipo?”

Meyer alzò le spalle. “Niente era considerato troppo per uno degli uomini più ricercati del pianeta. Troppo pericoloso lasciarlo al soldo della mafia. Ti assicuro che hanno fatto anche di peggio per mettere sottoterra negli anni quelli che gli interessavano. E poi c'era la fondata speranza che venisse beccata anche Balalaika. Tutto questo è valso sicuramente il sacrificio di una manciata di vecchi scienziati, che oramai avevano assolto al loro compito.”

Il dolore stava diventando insopportabile. “Quindi l'esca era vera?”

“Certo. Non abbiamo voluto darvi il minimo dubbio.”

Rock cercò di sorridere. “Ho capito. Tu sei della CIA, vero? Solo loro possono avere messo in piedi una cosa del genere. Quelli del Pentagono sono troppo stupidi per arrivare a concepire un simile complotto.”

Il viso dell'altro si illuminò. “Fuochino. Diciamo che sono sul libro paga della sorellina cattiva della CIA. Un'agenzia meno compromessa a livello politico e con più libertà d'azione.”

“Da sempre, scommetto.”

“Reclutato sul campo di battaglia. Li ho impressionati favorevolmente con le mie tecniche di interrogatorio.”

“Tu sei fuori di testa. Hai bisogno di uno psichiatra di quelli bravi” ringhiò Rock, mentre un acre sapore di bile gli saliva in gola. Quel tizio non gli faceva solo paura, ma qualcosa di ben più atavico e degenere.

L'americano si mise a ridere, genuinamente divertito. “Ci sono già stato. Alla prima cavai gli occhi, sul secondo ci infilzai tutte le sue Mont Blanc, ma la terza mi fece realizzare che se volevo davvero ritornare a fare quello che mi piaceva, avrei dovuto comportarmi come un bravo bambino obbediente. E così ho fatto fino all'università.”

Adesso Rock non sentiva nemmeno più il dolore, tanto il terrore aveva annullato qualunque altra sensazione. “Che cazzo vuol dire ritornare a fare quello che ti piaceva?”

Il sorriso di Meyer si fece più ampio. “Giocare con la gente. Sai, ho dovuto aspettare che scoppiasse la guerra. Ma poi è stato così terribilmente divertente. E a volte, quando lavoravo su quei maiali, mi sembrava che anche la sorellina fosse lì con me.”

Rock sentì distintamente il sangue abbandonargli il volto, mentre finalmente tutte le strane cose dette dall'americano ed il suo bizzarro atteggiamento acquistavano un devastante senso. Dovette aggrapparsi al bordo del lavabo per non crollare a terra.

“Hansel... tu, dovresti essere morto... Balalaika ce lo raccontò” balbettò.

Fissò il killer, facendo una certa fatica a riconoscere, in quel volto di uomo adulto, quello dei due gemelli che aveva cercato con tutte le forze di dimenticare. 'È quasi ridicolo. Se non l'avessi fatto forse avrei capito prima chi mi stava davanti.'

L'altro alzò la mano sinistra, libera dal guanto che non si era mai tolto durante tutto il colloquio. La pelle era solcata da una cicatrice a stella che prendeva quasi tutto il dorso e scompariva nel polsino della camicia.
“Il proiettile di quel cecchino quasi mi staccò la mano, e Balalaika restò a guardarmi mentre mi dissanguavo in mezzo al parco. Quando pensarono che dovevo aver sofferto abbastanza mi chiusero in un sacco e mi gettarono in mare. Avevano così voglia di sbarazzarsi di me che non persero tempo ad accertarsi se ero vivo o morto. E i pescatori che mi trovarono mi rimisero in sesto abbastanza giusto per vendermi all'ennesimo turista pedofilo. Ironico vero? Tanta strada per arrivare là da dove ero partito.”
La pressione sulla nuca di Rock si attenuò leggermente, mentre negli occhi glaciali di Hansel emergeva un qualcosa che poteva anche essere rimorso. “Sono stato fortunato che il vecchio depravato abbia avuto pietà di me prima di qualcos'altro. Mi portò con sé negli Stati Uniti usando una discreta parte del suo patrimonio per curarmi e per adottarmi legalmente, cancellando la mia vita precedente.”

Rock scosse la testa. “Ne deve aver buttati di soldi per farti ritornare in sesto” gli disse con amara ironia.

“Ci puoi giurare, ma avevo solo dieci anni, e i bambini dimenticano in fretta a quell'età. Ti assicuro che sono guarito da tutta quella merda, altrimenti a quest'ora staresti sul pavimento con le budella arrotolate intorno alla gola.”

“Ho parlato con tua... sorella e ho visto quello che le avevano fatto” ancora dopo molti anni il ricordo di ciò che la bambina celava sotto la gonna fece chiudere a Rock gli occhi dal disgusto. “Dubito che qualcuno possa mai riprendersi da quello.”

“Pensa un po' quello che voi. In ogni caso lei è sempre stata la più debole; quello che sognava nella vita era vedere il mare. Capisci com'era messa?”

Dopo tutto quello che aveva visto fare ai due gemelli, e quello che aveva saputo su di loro, la domanda gli parve così assurda che Rock pensò di aver sentito male. Spiò il viso di Hansel, senza che effettivamente potesse vedere una qualunque traccia di squilibrio. Anzi, gli occhi grigi erano determinati come quelli di un lupo a caccia. Ma probabilmente era proprio quello il problema, perché anche tanti anni prima Hansel e Gretel erano stati decisamente lucidi nei loro massacri, certi che uccidere quanta più gente possibile fosse l'unica speranza di sopravvivenza.
'Non avrei mai creduto che uno come lui avrebbe potuto integrarsi nella società, ma non me ne stupisco. In un mondo di merda come il nostro, i piani alti hanno sempre bisogno di qualche pazzo che faccia i lavori sporchi.'

L'uomo gli sorrise. “Basta parlare, tra un po' i tuoi amichetti verranno a vedere se l'hai fatta tutta. Quindi adesso noi usciamo, e tu farai di tutto per non farti ammazzare, ok muso giallo?”

“Se hanno avuto notizie di Balalaika dubito che la mia presenza li fermerà dal riempirti di piombo.”

“Chissà, magari siamo stati fortunati. E in ogni caso dobbiamo solo arrivare ad un aereo ed attraversare la frontiera. I russi non ci seguiranno in Corea. Ma non prima di essermi accertato che l'hacker sia stato ben cotto e il tuo capo anche.”

Malgrado la situazione Rock si mise a ridere. “Dici niente? Non stai sicuramente ancora tanto bene se pensi che questo piano ti porterà con tutti gli arti intatti fuori dall'aeroporto.”

“Io non ho niente da perdere, e nemmeno tu. Ma cercherò di salvarti il culo. Dopotutto... la sorellina ti fece una promessa che io devo mantenere.”

Sinceramente perso, Rock inclinò la testa da un lato. “Quale promessa?”

“Il tuo amico Benny mi ha raccontato che durante il vostro breve viaggio tu hai trattato bene la sorellina. Oh, non fare quella faccia, non ho torto un capello al tipo, solo qualche falange, ma gli promisi che si ti avesse avvertito la sua bella famiglia gli sarebbe stata servita per cena. Comunque mi ha detto tutto. Anche le ultime parole che vi siete scambiati, prima che le piantassero un proiettile in testa.”

Se avesse potuto, Rock sarebbe indietreggiato, ma era in trappola, bloccato tra il killer e il lavabo. “E quindi?” ebbe la forza di sussurrare.

Hansel si abbassò, fino a sfiorargli l'orecchio con le labbra, mente la canna della pistola si incuneava sotto il suo mento. Vinto dal disgusto, più che dalla paura, Rock si immobilizzò. Quando il killer parlò, la sua voce era quanto di più vicino un adulto potesse arrivare a mimare il tono di un bambino.

“Adesso tu fa un bell'urlo, così ci liberiamo di quelle persone cattive e andiamo un po' a giocare con la zietta.” La voce cambiò repentinamente in quella di una bambina. “E quando tutto sarà finito ci troveremo un bel prato e saremo solo io, te, e un cesto da picnic.”

Incurante del dolore, Rock non ebbe alcuna difficoltà ad urlare con tutto il fiato che aveva in corpo.

Note postume: sono un po' incerta su chi dei due gemelli sia morto nel parco. Dato che si erano scambiati poco prima la parrucca, probabilmente era la bambina che si è presentata all'appuntamento con Balalaika, ma non ci giurerei. Tra l'altro, entrambi erano così fuori di testa che avrebbero potuto benissimo essere due bambine. O due bambini.
In ogni caso, nella mia fanfic, ho preso per buono quello che ci viene mostrato platealmente.
In ogni caso, Hansel e Gretel non sono personaggi che mi scorderò tanto presto.

  
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