Disclaimer:
i diritti su Black Lagoon appartengono alla Shogakukan e alla Panini
Comics.
Questa
storia si svolge ventitré anni nel futuro rispetto agli eventi
narrati nel manga.
Gli spoiler si riferiscono al numero due e tre
del manga, e alla seconda stagione dell'anime.
Subroutine
La
bionda Balalaika era stata piuttosto bella in gioventù e,
anche ora, grazie ai costosi trattamenti ai quali si sottoponeva, a
quasi settant’anni il lato sinistro del suo volto riteneva ancora
qualcosa del passato splendore. Quello destro invece, adesso come
allora era sfigurato dai tessuti cicatriziali di una vecchia ferita
di guerra, che nessun chirurgo estetico era riuscito a sanare.
Rock
sorrise di sfuggita. ‘O
forse è lei che non ha mai voluto rinunciare a qualcosa che le
ricorda il suo passato sui campi di battaglia.’
Lui
non lo sapeva. Era da molti anni il braccio destro di Balalaika, da
quando la Black Lagoon si era sciolta, ma lei non si era mai
confidata con lui. O con nessun altro, che lui sapesse. Balalaika
viveva sul filo del rasoio da quasi quarant’anni oramai, sempre,
irrimediabilmente sola. Anche se con gli anni era assurta a leader
ultimo dell’organizzazione mafiosa Hotel Moscow, portando con sé
Rock che amava definire “la mia ombra giapponese”.
Malgrado
le stesse sempre accanto lui non era mai riuscito a capire cosa si
agitasse dentro la donna, che mai una volta aveva abbandonato il
ruolo di fredda manager del crimine. Non più di quanto, in
quel momento, Rock riuscisse a capire l’uomo che era seduto davanti
a loro.
Il Maggiore David Meyer, dell'Esercito degli Stati
Uniti d'America, era il contatto che poteva far ottenere all’Hotel Moscow
Michael, un satellite dotato di un cannone a microonde in grado di
colpire nemici in ogni parte del globo. Malgrado non fosse ancora
attivo, un cliente di Balalaika aveva pagato miliardi di dollari per
averlo, e la donna non voleva scontentarlo. Ne andava del buon nome
dell'organizzazione che lei dirigeva che, da molto prima che la Terza
Guerra Mondiale scoppiasse, era diventata la principale fornitrice di
armi di contrabbando a milizie e stati canaglia.
Considerato
che doveva sapere perfettamente in che mani il satellite sarebbe
andato a finire, e contro quale
paese sarebbe probabilmente stato utilizzato, Meyer, un pluridecorato
eroe di guerra, aveva deciso di tradire lo Zio Sam, e Rock era
ansioso di sapere il perché.
Sorrise
di soppiatto, sbirciando ancora una volta il curriculum
dell'americano. Perché Rock ne aveva visti tantissimi di tipi
così, ed era per lui fonte di grande divertimento cercare di
scoprire ogni volta perché facessero una cosa tanto abbietta.
Anche se, immancabilmente, che vendessero la loro stessa prole ai
pedofili, o armi supersegrete al nemico, alla fine lo facevano tutti
solo per soldi. E, nonostante l'americano gli sembrasse un po' sopra
le righe rispetto agli altri, Rock era sicuro che anche lui avesse la
stessa motivazione.
Ci aveva addirittura scommesso sopra con
Balalaika e i suoi uomini, come faceva tutte le volte. Perché
gli affari erano affari, ma loro si meritavano un po' di
divertimento.
Sentì la voce vellutata di Meyer chiedere
alla cameriera dell'acqua minerale, e Rock tornò a fissarlo.
Trentatré anni, un Master in ingegneria al MIT, figlio unico
di un ricco imprenditore deceduto qualche anno prima, appena laureato
aveva deciso di arruolarsi nell'esercito, e la sua carriera era stata
fulminea e brillante.
'Talmente
veloce che a trent’anni è stato messo capo delle famigerate
truppe d’assalto che hanno liberato Gerusalemme alla fine della
guerra. Il massacro dell’Al-Aqsa si dice sia opera sua. Certo che a
guardalo in faccia non lo si direbbe una simile belva.’
Il
Maggiore, nonostante gli anni dichiarati all’anagrafe e i corti
capelli prematuramente argentati, dimostrava molti anni in meno,
grazie a lineamenti delicati che avrebbero destato l'invidia di
qualunque donna.
‘Scommetto
che con quel faccino non è stato facile all’inizio, non è
vero? Ma da quello che leggo qui hai fatto presto colpo su quei
fanatici.’
“È
vero quello che si dice? Che guidavi tu i corpi speciali durante la
presa del Muro del Pianto?” gli stava chiedendo Balalaika.
Meyer le fece un sorrisetto di sbieco. “Prima o poi mi chiedono tutti
quella cosa.”
“Sei
famoso. Era della guerra in Cecenia che non si vedeva una cosa del
genere. Anzi, probabilmente per le strade di Gerusalemme non scorreva
tanto sangue dai tempi della Prima Crociata.”
Rock corrugò
le sopracciglia, mentre l’uomo si metteva a ridere. ‘Non
era una battuta.’
“Che ottima citazione, Capitano” rispose Meyer, riferendosi
al grado di Balalaika quando ancora serviva nell’esercito russo.
“Hai ragione, ma credo che il tuo contabile qui non abbia
colto.”
Con lo sguardo sempre fisso sull’americano, la donna
aspirò profondamente dal suo sigaro, concedendosi, o così
sembrò a Rock, un momento per valutare l’uomo che aveva
davanti.
“Rock,
quando i Crociati, al termine dell’assedio durato un mese,
riconquistarono Gerusalemme, appiccarono il fuoco alla sinagoga,
uccidendo tutti gli ebrei che lì si erano rifugiati. Più
o meno come ha fatto il Maggiore Meyer con i terroristi palestinesi e
le loro famiglie, che pensavano che i muri dell’Al-Aqsa li
potessero proteggere.”
L’americano
alzò le spalle, sorridendo con più convinzione, e con
uno strano luccichio negli occhi che Rock aveva visto molte volte nel
corso della sua carriera nella malavita.
‘Il
fottuto yuppie in uniforme è un maniaco omicida’
sentenziò silenziosamente.
“Direi che sono stati
previdenti. Si erano messi nel luogo più vicino ad Allah, li
abbiamo solo aiutati ad arrivarci più in fretta. Tra l'altro,
adesso sono veramente degni del nome Martiri di al-Aqsa.”
Il
Maggiore ridacchiò alla sua stessa battuta, e Rock non riuscì
a resistere oltre. Reputava il crimine pulito
nel suo essere dichiaratamente
il male,
ma quelli come l'americano, che compivano stragi in nome di un
astratto principio di giustizia, lui non li poteva soffrire. Era la
ragione per la quale, molto tempo prima, aveva abbandonato quel mondo
falso e ipocrita. “Con
le bombe al fosforo? C’erano centinaia di bambini tra quelle mura,
bruciati vivi” gli sibilò.
L'altro non fece una piega.
“Gli abbiamo risparmiato una vita di sofferenze nei campi profughi. Niente di cui io mi debba vergognare,
quindi. E poi avevamo ricevuto l’ordine di riconquistare la
Spianata del Tempio intatta e con ogni mezzo. Per quanto mi riguarda
sarebbe stato più veloce buttare giù la moschea a
cannonate, e risparmiarci di ripulirla successivamente, ma gli ordini
sono ordini, lo sa anche il tuo capo qui che è stato un
soldato in Afghanistan, non è vero, tovarisch
Capitano?”
Meyer si sporse in avanti, appoggiando il mento sulla
mano e assumendo una curiosa espressione gioviale, quasi infantile,
alla vista della quale Rock dovette stringere i denti e prendere un
bel respiro, per evitare di alzarsi in piedi e tirargli un pugno.
‘Logica
ineccepibile, ma dal tuo curriculum risulta che anche i tuoi
superiori non ne furono molto contenti, tant’è che ti
tolsero dalla prima linea per metterti a capo di un progetto di
ricerca. Forse gli sembravi meno pericoloso chiuso in un
laboratorio.’
Evidentemente
anche Balalaika stava pensando la stessa cosa, perché annuì,
mentre le labbra le si torcevano in un sorriso cattivo. “Meyer,
chiariamo una cosa, mi piace l’odore del napalm al mattino, ma
ospedali e moschee sono sempre stati sacri per me. È questa la
differenza tra un soldato e un macellaio. Comunque sono vecchie
storie, torniamo al nostro affare. Ci abbiamo messo tanto ad arrivare
a te, ma quando è successo siamo rimasti un po’ stupiti. Non
pensavamo che tu fossi disposto a cederci il guinzaglio di Michael
così volenterosamente. Dopotutto, è il progetto che hai
supervisionato personalmente per rendere più sicuro il tuo
paese.”
Il
Maggiore sorrise. “Non sono così sentimentale. È solo
un grosso cannone montato su un satellite invece che su un cingolato;
un'arma e basta, niente di affettivo. E non mi sono arruolato per
amore del mio paese.”
'No?'
si chiese Rock. “Dai tuoi trascorsi ti facevo più
patriota. Nessuno della tua classe sociale va in guerra se non crede
fermamente alla causa.”
L’altro liquidò l'obiezione
di Rock con un sorrisetto. “Sarò onesto con voi. L’ho
fatto solo per vedere cosa si provava ad uccidere, nient'altro.”
‘E
scommetto che ti è piaciuto, non è vero?’ Rock
si appoggiò allo schienale della sedia, cercando con tutto sé
stesso di non scuotere la testa. ‘La
guerra ne ha fottuti parecchi di figli di papà, e questo non
fa eccezione. Deve essersi imbarcato dopo aver passato l'infanzia a
giocare a Doom, ma mentre gli altri scoprirono che la guerra vera non
è un videogioco a questo bastardo dev'essere piaciuta
parecchio. Si vede dalle facce che fa che è tornato a casa
fuori come un terrazzino. Sembra tutto composto, e poi ogni tanto si
lascia sfuggire certi sguardi ed espressioni degne di Freddy
Krueger.’
“Rock, smettila. E tu Meyer, non me ne frega un cazzo perché lo fai”
esalò lentamente Balalaika. “L’importante è che tu
abbia portato i codici, non ti ho pagato un biglietto in business per
continuare a sentirti declamare quanto era bello far saltare le
arcate dentali di quelli di Al-Quaeda.”
‘Cosa
che mi risulta abbia anche fatto’ soggiunse
Rock mentalmente. ‘Il bel Maggiore, oltre all’attrazione per i bombardamenti a
tappeto, pare abbia anche una naturale inclinazione per la tortura.
Ad Abu-Garaib se lo ricordano ancora...’
Annuendo,
Meyer infilò una mano in tasca, estraendone una sottile
tessera plastificata. “C’è
tutto, specifiche del progetto, dati di accesso, e coordinate del
bersaglio di prova.”
Balalaika guardò l’oggetto, senza prenderlo direttamente, ma facendo
invece segno ad uno dei suoi uomini. L’hacker dell'Hotel Moscow si
avvicinò e, infilata la tessera in un computer, cominciò
ad armeggiare con i tasti.
“Bene. Dopo la prova quanto pattuito
ti sarà messo a disposizione in una banca in città.”
“Non
era più facile accreditarmelo direttamente su un conto
cifrato?”
“E
per te non era più facile spedirci quell’affare?”
Davanti
alla ritorsione della donna l’americano alzò le mani in
segno di resa. “Volevo solo vedere che faccia avesse il nuovo
padrone di Michael. Sai, è un po’ come un figlio per
me.”
Talmente stupida era stata la risposta che Balalaika sbuffò
infastidita, e Rock soppesò il Maggiore con rinnovata
incertezza. ‘Ok, pulito è pulito, nessuno l’ha seguito e non è
mai stato in contatto con i servizi segreti. E ha blindato Michael
perché gli esperti informatici del Pentagono non lo buttassero
giù dal cielo prima che fosse nelle nostre mani. Balalaika
dice che non importa, ma questo tizio deve avere una gran motivazione
per fare quello che ha fatto.’
L’hacker
estrasse la tessera che gettò sul tavolo, e fece segno che
tutto era a posto; qualche secondo dopo il cellulare di Balalaika
squillò. La donna ascoltò la telefonata guardando
dritto negli occhi l'americano. Poi abbaiò un veloce ordine in
russo senza che l'uomo muovesse un muscolo. Solo allora Meyer abbassò
gli occhi grigio piombo e si passò una mano tra i capelli,
facendosi sfuggire un lieve sospiro. Balalaika chiuse la
comunicazione.
“Il
dato è tratto, eh?” chiese alla donna.
“Sì,
Michael ha colpito e distrutto il palazzo dove aveva sede il centro
ricerche che l'ha sviluppato. I miei uomini hanno controllato gli
ingressi nelle ore precedenti, e possiamo essere certi che in quel
momento tutti quelli del tuo team erano presenti.”
L'uomo
annuì sembrando, per la prima volta, leggermente a disagio.
“Sì, sono... erano scienziati molto abitudinari. Loro
praticamente ci vivevano lì dentro.”
“Non
ti dispiace nemmeno un po'?” chiese Rock.
L'altro
scosse la testa. “Erano solo colleghi. E, in ogni caso, sai quanti
amici si possono comperare con tutti i soldi che mi darete? Molto più
di quelli che mio padre mi ha lasciato, o di quanto io abbia mai
sperato di guadagnare nella mia vita.”
Un tempo Rock si sarebbe scandalizzato per quelle parole, ma oramai le aveva sentite sulla bocca di tanta, troppa gente, per stupirsene davvvero. 'Per un attimo ho pensato che almeno tu potevi avere un fine valido per vendere la tua vita e i tuoi amici così. Non so, l'odio per il tuo paese, la gelosia per il collega che si era fatto la tua donna, vecchi rancori... e invece sei il solito avido figlio di puttana che ha già tutto e vuole ancora di più. Sei una grande delusione, Maggiore. Tra l'altro ho vinto la scommessa, Balalaika.'
La
donna sembrò avergli letto nel pensiero, perché si
tolse il sigaro dalla bocca e lo schiacciò, quasi con rabbia,
nel posacenere. “Ci
puoi contare che abbiamo pagato adeguatamente questo giocattolo, yankee.
Rock, accompagna il signore in banca e accertati che parta con il
primo aereo. È stato un piacere fare affari insieme, Maggiore
Meyer.”
Il gruppo si alzò e l'americano fece un leggero
inchino con la testa. “Idem, anche se speravo di rimanere a giocare
un po' con te.”
Rock aggrottò le sopracciglia; per
qualche ragione a volte le cose che uscivano dalla bocca
dell'uomo gli sembravano veramente strane. Ma Balalaika non diede
segno di aver trovato bizzarre quelle parole. Invece, le labbra della
donna si piegarono in un ghigno.
“Darò uno sguardo al
tuo curriculum, in effetti potremmo aver bisogno delle tue
competenze.”
L'ennesimo sorrisetto sarcastico, che in quel
momento apparve sul volto del Maggiore, fece capire a Rock che l'uomo
non avrebbe disdegnato davvero di entrare a far parte dello staff dell'Hotel Moscow. Immaginava che Balalaika avesse scherzato ma, in caso
contrario, Rock si ripromise di tentare tutto il possibile per farle cambiare
idea. Avevano già troppi ex militari psicotici nei ranghi
dell'organizzazione.
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L'aeroporto
di Vladivostok aveva visto tempi migliori. Cinque anni prima, durante
la guerra, la Flotta del Pacifico era stata distrutta, e lo stesso
porto pesantemente danneggiato; da quel momento la città non
aveva fatto altro che decadere, avendo perso la sua principale fonte
di entrate. Ora chi prendeva l'aereo erano solo i fortunati che
riuscivano a scappare, i meno miserabili tra i disperati che
affollavano la città.
Seduto
in paziente attesa all'imbarco Rock si guardò attorno,
consapevole di attirare, lui e gli altri del gruppo, le occhiate
impaurite dei viaggiatori.
'La
gente normale sembra avere un sesto senso per individuare quelli che
si occupano di affari illeciti; sarà l'istinto di
sopravvivenza. E poi siamo troppo vestiti bene, e gli unici in città
che si possono permettere un cappotto di Gucci siamo noi dell'Hotel
Moscow e questo tizio.'
Scoccò
un'occhiata all'americano, che se ne stava quietamente seduto accanto
a lui, con un'espressione imperscrutabile negli occhi chiari.
'A
che cazzo pensa uno che ha appena arrostito i propri colleghi? Magari
a come spendere i soldi che ha guadagnato. Sì, è
sicuramente così...'
In
quel momento il suo cellulare squillò. Era Balalaika. Rock
rispose alla chiamata, raccontandole per filo e per segno che era
andato tutto bene e che sarebbero stati di ritorno non appena
imbarcato l'americano. In sottofondo poteva sentire le chiacchiere di
Steve, l'hacker da cui lei oramai era inseparabile. Stava ancora
parlando quando la linea cadde.
Infastidito guardò il
telefono. Attese qualche secondo di essere richiamato, poi digitò
velocemente il numero del suo capo e fece partire la telefonata. Una
voce dall'altra parte gli spiegò che il cellulare era spento o
non raggiungibile.
Maledicendo silenziosamente le pessima rete di
ripetitori di Vladivostok, Rock si rimise il telefono in tasca.
“Ogni
volta ce n'è una, chissà che diavolo sarà
stavolta” si lasciò sfuggire a voce abbastanza alta.
Fu
l'americano a rispondergli. “È una subroutine.”
Rock si girò
verso di lui, perplesso. “Una cosa?”
L'altro gli rispose come
se stesse citando un dizionario. “Un insieme di istruzioni che
complessivamente eseguono una determinata operazione o risolvono un
determinato problema.”
“Non credo di aver capito.”
“Puoi
pensarlo come qualcosa messo in moto nel passato che fa sentire i
propri effetti dopo un dato periodo di tempo. Comunque non è
importante. Devo andare in bagno, chi mi accompagna?”
Rock
sorrise. 'Adesso
succede come nei film di spionaggio. Peccato che io ne abbia visti
troppi per farmi fregare, signorino.'
“Ovviamente
tutti” Rock rispose. Si avviarono verso il bagno, mentre fuori
il distante suono di sirene perforava l'aria.
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Rock si guardò
allo specchio, attento a non toccare il sudicio piano del lavabo. Non
era cambiato molto da quando, vent'anni prima, aveva cominciato a
fare quella vita; aveva solo perso qualche capello, e messo su un po'
di pancetta.
'Dovrei
andare in palestra. Ma chi ne ha voglia? E poi io sono un contabile,
mica un killer. Non ho bisogno di essere allenato. Per farle da
guardaspalle ci sono tutti i gorilla che i soldi di Balalaika possono
comprare.'
Come
il tizio, di origine bulgara, che l'aveva seguito nello piccolo
locale. Talmente grosso che le spalle sembravano toccare le due
estremità delle pareti. Farlo entrare era forse stato un
eccesso di zelo, ma Rock non voleva correre rischi. L'americano non
era armato ma sembrava allenato e in ottima forma.
Lo sentì
uscire, e si girò a guardarlo. Meyer era alto ed atletico ma
sembrava esile in confronto al bulgaro. Lo vide passargli accanto e
fargli un sorriso un po' stravagante, un gesto che trasformò
il suo viso giovanile in quello di un pestifero ragazzetto. Rock non
fece nemmeno in tempo a chiedersi dove aveva già visto una
scena del genere.
Tutto successe in un attimo. L'americano passò
con forza qualcosa sulla gola del gigante, che poi lanciò
verso Rock.
Un bruciore infernale gli trafisse la parte alta del
petto. Istintivamente strabuzzò gli occhi e girò la
testa, ma prima che potesse urlare avvertì la fredda canna di
una pistola contro la tempia.
“Fai un verso e quell’affare
sarà l'ultimo dei tuoi problemi.”
Stinse i denti. Da
sotto la clavicola spuntava la tessera che aveva visto passare
dall'americano all'hacker di Balalaika.
'Era sul tavolo l'ultima volta che l'ho vista... quando l'ha
ripresa?'
L'arma
impropria era affondata per almeno un centimetro nel muscolo
trapassando la giacca.
“Se te lo stai chiedendo, no, non è
plastica ma ceramica ionizzata. Basta sfregare un po' il bordo e
diventa tagliente come il vetro.”
Rock trovò la forza di
alzare la testa, anche se ogni movimento gli causava una sofferenza
inaudita. Il guardaspalle era riverso al suolo in un lago di sangue,
con le mani ancora strette attorno alla gola squarciata. Si era
accasciato senza un suono. La sua pistola invece, era puntata alla
testa di Rock.
Deglutendo, il giapponese guardò in faccia
Meyer. “Tu non ne verrai fuori vivo da qui.”
“Tu dici? Io
scommetto di sì, soprattutto se ti uso come scudo.”
“Se
non usciamo tra due minuti i ragazzi hanno l'ordine di fare
irruzione.”
“Allora parleremo per due minuti, così tu
ti ricomponi un po' e non mi caschi a terra nel bel mezzo della
sparatoria. Una scudo umano svenuto non mi serve a niente.”
Un
altro sorrisino. Rock, adesso, li trovava dannatamente sbagliati. “Ha a che fare con quello che hai detto prima, non è
vero?” chiese sforzandosi a parlare, mentre per ogni respiro pagava
un doloroso pegno.
“Sì. La subroutine si è
innescata nel momento in cui il vostro hacker ha copiato le
informazioni dal supporto. Saprai che ogni computer in rete può
essere tracciato, ed esattamente trenta minuti dopo l'inizio
dell'esecuzione il programma ha ricavato, ed inviato a Michael, le
coordinate terrestri del punto dove si trovava la macchina.”
Rock strabuzzò
gli occhi. “Michael ha colpito... qui?”
“Sì, anche se
non è molto spettacolare da vedere. Niente crateri o strani
fasci di luce, quella è roba da fantascienza. Le microonde
emesse dal cannone hanno semplicemente cotto tutto quello che si
trovava in un raggio di dieci metri dal bersaglio.”
“Non
credere che Balalaika si sia lasciata fregare. È sfuggita a
centinaia di attentati, anche più fantasiosi di questo.”
“Lo
so, ma non importa, visto che lei era solo il bonus per me, mentre per i miei capi il bersaglio principale era il vostro
hacker” Meyer gli disse senza spostare di un millimetro la canna
dalla sua testa.
“Cosa?”
“È il tizio che ha
crackato il sistema informatico americano, permettendo ai Pasdaran di
dotarsi di armi nucleari. Stai certo che lo Zio Sam non ha gradito
che i suoi stessi giocattoli venissero usati contro le sue città.”
“E
tutto questo solo per beccare quel tipo?”
Meyer alzò le
spalle. “Niente era considerato troppo per uno degli uomini più ricercati del pianeta.
Troppo pericoloso lasciarlo al soldo della mafia. Ti assicuro che
hanno fatto anche di peggio per mettere sottoterra negli anni quelli
che gli interessavano. E poi c'era la fondata speranza che venisse
beccata anche Balalaika. Tutto questo è valso sicuramente il
sacrificio di una manciata di vecchi scienziati, che oramai avevano
assolto al loro compito.”
Il dolore stava diventando
insopportabile. “Quindi l'esca era vera?”
“Certo. Non
abbiamo voluto darvi il minimo dubbio.”
Rock cercò di
sorridere. “Ho capito. Tu sei della CIA, vero? Solo loro possono
avere messo in piedi una cosa del genere. Quelli del Pentagono sono
troppo stupidi per arrivare a concepire un simile complotto.”
Il
viso dell'altro si illuminò. “Fuochino. Diciamo che sono
sul libro paga della sorellina cattiva della CIA. Un'agenzia meno
compromessa a livello politico e con più libertà
d'azione.”
“Da sempre, scommetto.”
“Reclutato sul campo
di battaglia. Li ho impressionati favorevolmente con le mie tecniche
di interrogatorio.”
“Tu
sei fuori di testa. Hai bisogno di uno psichiatra di quelli bravi”
ringhiò Rock, mentre un acre sapore di bile gli saliva in
gola. Quel tizio non gli faceva solo paura, ma qualcosa di ben più
atavico e degenere.
L'americano si mise a ridere, genuinamente
divertito. “Ci sono già stato. Alla prima cavai gli occhi,
sul secondo ci infilzai tutte le sue Mont Blanc, ma la terza mi fece
realizzare che se volevo davvero ritornare a fare quello che mi
piaceva, avrei dovuto comportarmi come un bravo bambino obbediente. E
così ho fatto fino all'università.”
Adesso Rock
non sentiva nemmeno più il dolore, tanto il terrore aveva
annullato qualunque altra sensazione. “Che cazzo vuol dire
ritornare a fare quello che ti piaceva?”
Il
sorriso di Meyer si fece più ampio. “Giocare con la gente.
Sai, ho dovuto aspettare che scoppiasse la guerra. Ma poi è
stato così terribilmente divertente. E a volte, quando
lavoravo su quei maiali, mi sembrava che anche la sorellina fosse lì
con me.”
Rock sentì distintamente il sangue abbandonargli
il volto, mentre finalmente tutte le strane cose dette dall'americano
ed il suo bizzarro atteggiamento acquistavano un devastante senso.
Dovette aggrapparsi al bordo del lavabo per non crollare a terra.
“Hansel... tu, dovresti essere morto... Balalaika ce lo
raccontò” balbettò.
Fissò il killer,
facendo una certa fatica a riconoscere, in quel volto di uomo adulto,
quello dei due gemelli che aveva cercato con tutte le forze di
dimenticare.
'È quasi ridicolo. Se non l'avessi fatto forse avrei capito
prima chi mi stava davanti.'
L'altro
alzò la mano sinistra, libera dal guanto che non si era mai
tolto durante tutto il colloquio. La pelle era solcata da una
cicatrice a stella che prendeva quasi tutto il dorso e scompariva nel
polsino della camicia.
“Il proiettile di quel cecchino quasi mi
staccò la mano, e Balalaika restò a guardarmi mentre mi
dissanguavo in mezzo al parco. Quando pensarono che dovevo aver
sofferto abbastanza mi chiusero in un sacco e mi gettarono in mare.
Avevano così voglia di sbarazzarsi di me che non persero tempo
ad accertarsi se ero vivo o morto. E i pescatori che mi trovarono mi
rimisero in sesto abbastanza giusto per vendermi all'ennesimo turista
pedofilo. Ironico vero? Tanta strada per arrivare là da dove
ero partito.”
La
pressione sulla nuca di Rock si attenuò leggermente, mentre
negli occhi glaciali di Hansel emergeva un qualcosa che poteva anche
essere rimorso. “Sono stato fortunato che il vecchio depravato
abbia avuto pietà di me prima di qualcos'altro. Mi portò
con sé negli Stati Uniti usando una discreta parte del suo
patrimonio per curarmi e per adottarmi legalmente, cancellando la mia
vita precedente.”
Rock scosse la testa. “Ne deve aver buttati
di soldi per farti ritornare in sesto” gli disse con amara
ironia.
“Ci puoi giurare, ma avevo solo dieci anni, e i bambini
dimenticano in fretta a quell'età. Ti assicuro che sono
guarito da tutta quella merda, altrimenti a quest'ora staresti sul
pavimento con le budella arrotolate intorno alla gola.”
“Ho
parlato con tua... sorella e ho visto quello che le avevano fatto”
ancora dopo molti anni il ricordo di ciò che la bambina celava
sotto la gonna fece chiudere a Rock gli occhi dal disgusto. “Dubito
che qualcuno possa mai riprendersi da quello.”
“Pensa un po'
quello che voi. In ogni caso lei è sempre stata la più
debole; quello che sognava nella vita era vedere il mare. Capisci
com'era messa?”
Dopo tutto quello che aveva visto fare ai due
gemelli, e quello che aveva saputo su di loro, la domanda gli parve
così assurda che Rock pensò di aver sentito male. Spiò
il viso di Hansel, senza che effettivamente potesse vedere una
qualunque traccia di squilibrio. Anzi, gli occhi grigi erano
determinati come quelli di un lupo a caccia. Ma probabilmente era
proprio quello il problema, perché anche tanti anni prima
Hansel e Gretel erano stati decisamente lucidi nei loro massacri,
certi che uccidere quanta più gente possibile fosse l'unica
speranza di sopravvivenza.
'Non
avrei mai creduto che uno come lui avrebbe potuto integrarsi nella
società, ma non me ne stupisco. In un mondo di merda come il
nostro, i piani alti hanno sempre bisogno di qualche pazzo che faccia
i lavori sporchi.'
L'uomo gli sorrise. “Basta parlare, tra un po' i tuoi amichetti
verranno a vedere se l'hai fatta tutta. Quindi adesso noi usciamo, e
tu farai di tutto per non farti ammazzare, ok muso giallo?”
“Se
hanno avuto notizie di Balalaika dubito che la mia presenza li
fermerà dal riempirti di piombo.”
“Chissà,
magari siamo stati fortunati. E in ogni caso dobbiamo solo arrivare
ad un aereo ed attraversare la frontiera. I russi non ci seguiranno
in Corea. Ma non prima di essermi accertato che l'hacker sia stato
ben cotto e il tuo capo anche.”
Malgrado la situazione Rock si
mise a ridere. “Dici niente? Non stai sicuramente ancora tanto bene
se pensi che questo piano ti porterà con tutti gli arti
intatti fuori dall'aeroporto.”
“Io non ho niente da perdere, e
nemmeno tu. Ma cercherò di salvarti il culo. Dopotutto... la
sorellina ti fece una promessa che io devo mantenere.”
Sinceramente
perso, Rock inclinò la testa da un lato. “Quale
promessa?”
“Il tuo amico Benny mi ha raccontato che durante il
vostro breve viaggio tu hai trattato bene la sorellina. Oh, non fare
quella faccia, non ho torto un capello al tipo, solo qualche falange,
ma gli promisi che si ti avesse avvertito la sua bella famiglia gli
sarebbe stata servita per cena. Comunque mi ha detto tutto. Anche le
ultime parole che vi siete scambiati, prima che le piantassero un
proiettile in testa.”
Se avesse potuto, Rock sarebbe
indietreggiato, ma era in trappola, bloccato tra il killer e il
lavabo. “E quindi?” ebbe la forza di sussurrare.
Hansel si abbassò, fino a sfiorargli l'orecchio con le labbra, mente la canna della pistola si incuneava sotto il suo mento. Vinto dal disgusto, più che dalla paura, Rock si immobilizzò. Quando il killer parlò, la sua voce era quanto di più vicino un adulto potesse arrivare a mimare il tono di un bambino.
“Adesso tu fa un bell'urlo, così ci liberiamo di quelle
persone cattive e andiamo un po' a giocare con la zietta.” La
voce cambiò repentinamente in quella di una bambina. “E
quando tutto sarà finito ci troveremo un bel prato e saremo
solo io, te, e un cesto da picnic.”
Incurante del dolore, Rock
non ebbe alcuna difficoltà ad urlare con tutto il fiato che
aveva in corpo.
Note
postume: sono
un po' incerta su chi dei due gemelli sia morto nel parco. Dato che
si erano scambiati poco prima la parrucca, probabilmente era la
bambina che si è presentata all'appuntamento con Balalaika, ma
non ci giurerei. Tra l'altro, entrambi erano così fuori di testa che
avrebbero potuto benissimo essere due bambine. O due bambini.
In
ogni caso, nella mia fanfic, ho preso per buono quello che ci viene
mostrato platealmente.
In ogni caso, Hansel e Gretel non sono
personaggi che mi scorderò tanto presto.