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Autore: Paradichlorobenzene_    02/09/2013    3 recensioni
Song-Fic Ispirata alla canzone "Alice e il Blu" di Annalisa Scarrone,
e che la sottoscritta sottostress dedica a ChouChou, così, perché mi va e per non far sclerare anche lei.

Era stato il primo a trattarla come se non fosse malata, a provare affetto verso di lei e non la compassione che l’aveva sempre seguita come un’ombra. A casa era un peso per la sua famiglia, a scuola l’handicappata sempre e comunque.
La pecora nera ovunque lei andasse, senza un motivo per vivere, per continuare a far battere a stento quel suo cuore rotto dalla meccanica difettata.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nathaniel, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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<<Il ragazzo dagli occhi di perla indagava, senza capire il perché,
così un giorno le disse dritto negli occhi: “Dimmi che posso fare!”>>
 
Nathaniel stava correndo come un forsennato lungo le affollatissime vie del centro città. Era la Vigilia di Natale e lui non aveva ancora comprato il regalo alla sua ragazza. Ci teneva a comprarle qualcosa di speciale ma, anche se ci pensava da mesi, non gli veniva in mente nulla che potesse piacerle. Da un po’ di tempo Alice gli sembrava triste, quasi stanca, e più lui cercava di capire meno risposte otteneva. Poi si fermò di scatto.
Aveva trovato il regalo perfetto e poco importava se era fuori dalla sua portata.
Si fiondò dentro la gioielleria e comprò quell’adorabile ciondolo a forma di ali d’angelo. Chi se ne importa se era taglio di diamante e del prezzo: Avrebbe reso felice Alice, anche se avesse dovuto vendere un braccio.

 
<< La città si fece piccola in fondo agli occhi suoi blu, lei restò immobile a guardare
Dalla finestra, sola, con un gatto … >>
 
Alice stava guardando fuori dalla finestra, appoggiata al davanzale, mentre l’aria fredda di dicembre le accarezzava il viso, arrossato non si sa perché. Rigirava il ciondolo tra le dita, guardandolo sognante e pensando alla sera prima. Non era successo nulla, a parte un paio di baci sparsi, ma questo era l’effetto che già da qualche tempo le faceva Nathaniel. Le dispiaceva avere un segreto persino con lui, che era sempre stato così dolce, ma non poteva fare altrimenti.
Lasciarlo senza spiegazioni non poteva,  non se la sentiva nemmeno, con la fragilità che in quel momento la schiacciava dall’alto con il suo peso, soffocandola.
Una fitta, breve e acuta, come una stalattite di ghiaccio. Un soffio d’aria fredda, in inverno. La mancanza del respiro, interrotto e flebile. Il tremore delle mani, delle dita sottili.
 Il freddo lacerante costrinse Alice a chiudere la finestra, mentre il suo gatto, Blu, si strusciava attorno alle sue caviglie. Doveva trovare il modo di risolvere la questione, quindi prese un foglio, una busta, e scrisse a Nathaniel tutto ciò che non era riuscita a dirgli.
Scusami Nate, ti prego, ti prego, perdonami.

 
<<Il ragazzo dagli occhi di perla le disse: “Cos’altro potrei fare?”,
Guarda più in alto e arriva lassù … >>
                                                                                                     
Nathaniel arrivò in perfetto orario, la notte del venticinque dicembre, eppure, quando suonò al campanello, nessuno rispose. Eppure la luce della camera di Alice era accesa, doveva essere in casa per forza. Socchiuse la porta che, fortunatamente, trovò aperta. Chiamandola, Alice non rispose. Nathaniel salì in camera, la porta era chiusa, ma non a chiave. Bussò ma non ottenne risposta. Entrando, la notò che la luce era spenta, e che la camera sembrava illuminata perché il riflesso della luna si posava all’interno di essa e su tutto ciò che incontrava sul suo cammino, giocando con le luci e le ombre sul cereo viso della ragazza, che sembrava essersi addormentata sulla scrivania. Il ragazzo le si avvicinò, posandole una mano sulla spalla, ma lei non si mosse. Provò a scrollarla leggermente, ma ottenne solo di smuovere i lunghi capelli scuri di lei. Riprovò ancora, più volte, scrollandola più forte, ma lei rimase sempre immobile. La lettera che teneva tra le mani, Nathaniel la notò solo una manciata di minuti dopo. La aprì, e quello che vi lesse lo sconvolse.

<<Alice sorrise ma solo un minuto, poi tutto tornò come prima …
Manca sempre un minuto a un sorriso infinito, potrebbe accadere anche a te! …>>
 
Quello che Alice non aveva detto a Nathaniel è che da tempo soffriva di Aritmia, l’alterazione del normale battito cardiaco che, in lei, era diventata una gravissima tachicardia. Le emozioni di qualsiasi genere le erano fatali, e aveva ormai raggiunto un punto di non ritorno in cui il battito saliva sopra i cento al minuto anche per una qualsiasi sciocchezza. Il coraggio di dirlo a Nathaniel era venuto a mancarle perché temeva che lui l’avrebbe lasciata. Era stato il primo a trattarla come se non fosse malata, a provare affetto verso di lei e non la compassione che l’aveva sempre seguita come un’ombra. A casa era un peso per la sua famiglia, a scuola l’handicappata sempre e comunque.
La pecora nera ovunque lei andasse, senza un motivo per vivere, per continuare a far battere a stento quel suo cuore rotto dalla meccanica difettata. Probabilmente s’era innamorata di lui anche per questo, perché l’aveva vista come una persona e non come un oggetto. Probabilmente sarebbe stato giusto dirglielo di persona, a Nathaniel, che non avrebbe vissuto ancora a lungo, ma non immaginava di morire la notte di Natale dopo aver fatto carte false per ottenere la casa libera e mandare i suoi genitori fuori a cena. Non immaginava che, coraggio a parte, sarebbe stata costretta a scrivere tutto su carta, incurante delle fitte al petto, della sensazione di caldo, delle lacrime.
Incurante di tutto finché si spense, sorridendo, regalando al vento il suo ultimo respiro poco prima che la porta si aprisse. Non era vero che si vedeva la luce in fondo al tunnel, non era vero.
Alice non aveva visto niente.
 

<< La città si fece piccola in fondo agli occhi suoi blu …
Goodbye, mia dolce meraviglia, io volo più in alto del blu …
Lui restò per sempre li a guardare dalla finestra, solo con un gatto, Blu >>

Nathaniel, anche dopo diverso tempo, era sempre ben accetto in casa di quelli che erano i genitori di Alice.
Spesso saliva ancora in camera sua, rimasta uguale a qualche anno prima, per cercare di sentirne il profumo,
immaginandola li, alla scrivania, ancora in vita, mentre sfogliava il suo libro preferito, come faceva
quando non capiva qualcosa di matematica e lasciava il problema non svolto aspettando che lui l'aiutasse.
Continuò a cercare di renderla felice anche se lei non c'era più, perché era convinto che lo guardasse,
e così continuo a cercarla, la bellezza, per lei.
Qui, in questo mondo.
   
 
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