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Autore: LaniePaciock    03/09/2013    4 recensioni
So whatever happens, whatever you decide…
[Spoiler 5x24]
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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“Katherine Houghton Beckett, will you marry me?”
Lo guardò incredula. Come erano arrivati a questo? Fino a pochi secondi prima Kate si era convinta che le parole del suo partner sarebbero state di addio. L’aveva visto alzarsi dall’altalena accanto a lei per andarsene… e invece tutto quello che aveva fatto era stato inginocchiarsi. Eppure tutto aveva lasciato presagire l’abbandono. Il loro comportamento nelle ultime quarantotto ore, le loro decisioni, le loro parole, la loro litigata… Tutto. Si sarebbe aspettata tutto. Tranne quello.
Cercò i suoi occhi blu per avere la conferma di aver capito davvero la sua domanda. Le parole che aveva pronunciato lo scrittore erano davvero quelle che aveva sentito?
Continuava a fissarlo a bocca semiaperta, gli occhi sgranati, la bocca incapace di articolare qualsivoglia suono. Il suo sguardo andava dal viso ansioso dell’uomo inginocchiato davanti a lei all’anello luminoso nella sua mano. Non aveva mai visto Richard Castle così serio. Forse solo quando sua figlia era stata rapita.
Questo cambiava tutto. Cambiava ogni singola maledettissima cosa. Perché Castle doveva sempre farle quell’effetto?? Perché continuava a sorprenderla in quel modo?? Perché non glielo aveva chiesto prima quando lei domanda dove stavano andando?? Perché ora, con il lavoro a Washington che all’improvviso sembrava pesarle come un macigno sulle spalle?? Quelle domande continuavano a vorticare nella testa di Beckett in modo talmente confuso da lasciarla senza fiato.
Ci vollero diversi secondi prima che fosse capace di dire qualcosa. Prima che si ricordasse che Castle era ancora davanti a lei con un ginocchio a terra, probabilmente anche ormai un po’ dolorante per la scomoda posizione.
“Perché… perché ora?” riuscì a pronunciare alla fine con una voce un po’ rauca e bassa, come se avesse urlato fino a quel momento invece di ammutolirsi. Rick fece un mezzo sorriso a quella domanda, un sorriso un po’ triste, come se in qualche modo se la aspettasse.
“Perché voglio che tu sappia dove stiamo andando.” rispose sicuro. Kate sgranò gli occhi. Quella frase era così simile a… ma non era possibile! Quel giorno lui aveva risposto un’altra cosa. Ma allora…
“Mi hai capito…” mormorò la detective con un filo di voce seguendo il pensiero che l’aveva appena colpita. Rick annuì piano. “Ma allora perché non hai…”
“Comprendimi, Kate!” la fermò lo scrittore con un filo di disperazione ed esasperazione nella voce che incrinarono il suo tono sicuro. “Avevo appena rischiato di perderti a causa di Vaughn! Quel miliardario… stava per portarti via da me… e io… io avevo paura…” rivelò Castle quasi con vergogna. Kate aggrottò le sopracciglia confusa.
“Paura?” chiese.
“Pensi di essere l’unica ad avere paura?” replicò di getto Rick, quasi con rabbia. Quella domanda retorica fu come una pugnalata nel petto per Beckett. Perché non aveva mai pensato che lei poteva non essere la sola ad essere spaventata? L’attimo dopo Castle prese un respiro profondo e si calmò, chiudendo per un momento gli occhi come se volesse raccogliere i pensieri. Quindi tornò a incrociare il suo sguardo. Era estremamente serio, quasi dolorante. “Il mio passato mi perseguita, Kate. Lo sai. Sono passato attraverso due matrimoni e un numero imprecisato di relazioni senza importanza. Non sono molte le donne che si fiderebbero a stare con me seriamente, eppure tu…” Non sapendo bene come continuare, Rick scosse la testa. Era un bravo scrittore, ma a volte, soprattutto con Kate, gli sembrava la cosa più difficile del mondo trovare le parole adatte. Quella pausa fu un’altra pugnalata al petto per Kate. Lui si fidava di lei. Eppure in quel momento sentiva lo scrittore vacillare a causa delle sue azioni. Con una fitta al petto lo vide muoversi a disagio sull’erba fresca e umida contro cui era ancora piantato il suo ginocchio. “Avevo paura che scappassi!” rivelò alla fine, tutto d’un fiato, Castle. “So che quel giorno mi avevi chiesto dove stavamo andando nel senso di ‘che ne sarà della nostra relazione’ e che come risposta forse ti saresti aspettata qualcosa come ‘a vivere la mia vita con te’ o ‘a convivere’ per rassicurarti su di noi, sul nostro futuro, ma insieme senza darti date certe. Se però quel giorno ti avessi mostrato l’anello?” domandò poi aggrottando le sopracciglia, più a sé stesso che alla donna davanti a lui. Gli occhi gli volarono al piccolo anello con diamante che stringeva in mano. Scosse la testa e tornò a guardare Kate, che vide di nuovo con la bocca semiaperta. Aveva capito che quel giorno lui aveva già l’anello con sé, e probabilmente si stava chiedendo da quanto l’aveva già con sé. “Se quel giorno mi fossi inginocchiato davanti a te come sto facendo ora… tu cosa avresti fatto? Saresti rimasta o saresti scappata?”
“Sarei rimasta!” replicò subito la detective con forza. Rick alzò un sopracciglio.
“Davvero?” Quella domanda un po’ ironica, e in sé così semplice, la mandò in crisi. Stava già per replicare ‘Sì!’ quando si fermò bruscamente. Sarebbe rimasta quel giorno? Con il dubbio che le aveva instillato Vaughn sulla loro relazione? Con il suo improvviso terrore di non essere più abbastanza per Castle? Una cupa consapevolezza si fece strada dentro di lei.
“No…” mormorò alla fine Kate abbassando lo sguardo. Aveva ragione lui. Sarebbe scappata. Rick scosse la testa e si concesse un piccolo sorriso stanco.
“Kate, ti conosco. Quello che dicevo prima era vero. Stare con te è una lotta continua perché tu non fai avvicinare nessuno. Ho dovuto faticare per togliere ogni singolo mattone del tuo muro… anche se tu vali decisamente tutta la fatica!” Beckett rialzò gli occhi a quelle parole, quasi timorosa, e quello che si ritrovò davanti fu un sorriso e uno sguardo particolare, pieno di qualcosa che si poteva definire solo amore, che il suo partner riservava solo a lei. C’era anche del dolore nei suo occhi però. “So che hai bisogno dei tuoi tempi, Kate…” continuò Rick con un mezzo sospiro. “Ma questa volta anche io avevo bisogno dei miei, per trovare il coraggio di inginocchiarmi di fronte a te nella speranza di non vederti fuggire.” Castle rialzò il braccio, che prima aveva abbassato, portando di nuovo l’anello davanti a lei. Un raggio di sole colpì il diamante e lo fece brillare. “Non voglio perderti, Kate.” disse piano, quasi fosse una confessione. “Mi hai chiesto dove stiamo andando. Beh, con un po’ di fortuna, stiamo andando avanti.” Le fece un mezzo sorriso nervoso, mentre Kate lo ascoltava rapita e immobile. “Vorrei solo avere la possibilità di andare avanti insieme a te. Perché se la tua strada svolterà per Washington, vorrei che questo anello potesse rappresentare ciò che non ci farà perdere, che magari non ci indicherà la via, ma che ci terrà uniti a ogni bivio.” Rick prese un altro respiro profondo prima di continuare. “Ora sta a te.” disse serio guardandola negli occhi. “Vuoi permettermi di seguirti ancora come ho fatto in questi anni… oppure vuoi cambiare strada anche da me?”
Kate continuò a guardarlo con la bocca semiaperta, senza fiato. Cos’era che la spingeva ancora a non dargli una risposta?? Lui era lì, inginocchiato davanti a lei. Lui aveva appena giocato il tutto per tutto, prendendo il coraggio a due mani e chiedendole di sposarlo. Ma forse era proprio quello che Beckett voleva e allo stesso tempo la terrorizzava: una certezza. La sua vita con lui sarebbe stata una certezza. Eppure qualcosa ancora la frenava. Ma cosa? Il non voler soffrire se qualcosa fosse andato storto tra di loro? Il non voler veder soffrire lui per i suoi errori? La paura così forte di perderlo da avere la capacità addirittura di allontanarla da lui? Di cosa aveva paura?
All’improvviso le parole di qualche ora prima di suo padre si fecero strada nella testa di Kate.
 
“You know, your whole life, you’ve never had a relationship go this far. You know, somewhere around here, you always end them. Now, why is that? Look, Katie, I know you. When you get scared, you hide in your work. And I just want you to be sure, whatever decision you make, it’s because it’s what you want not because you are afraid.”
“This job… it’s what I want.”

“Then tell him.”
 
Finalmente capì cosa fare. Le parole di Rick iniziarono a rimbombarle nella mente, quasi a volerla rassicurare per quella decisione.
 
“So whatever happens…”
 
Perché qualunque cosa sarebbe successa, lui ci sarebbe stato. Sempre.
 
“Whatever you decide…”
 
“E se decidessi di andare a Washington?” buttò fuori tutto d’un fiato Kate alla fine, mordendosi il labbro inferiore nervosamente. A quella parole Rick sbiancò per un attimo e il suo sguardo si fece spaurito e terribilmente dolorante. Poi però aggrottò le sopracciglia e si schiarì appena la voce, come se stesse cercando i suoi ultimi residui di coraggio per parlare ancora.
“Se me lo permetterai…” disse cauto. “Ti seguirò.” Non voleva forzarla, ma non se ne sarebbe andato senza provare a giocare quell’ultima carta. La sua ultima possibilità. Kate si morse di nuovo il labbro inferiore.
“E se invece volessi farlo da sola?” Quella richiesta fece vacillare Castle. L’aveva persa. I suoi occhi si fecero lucidi, così li chiuse e abbassò il capo per non farsi vedere e per non guardarla. Il suo braccio, ancora alzato, si mosse lentamente verso il basso, fino a tornare lungo il suo fianco. All’improvviso sentì una grande stanchezza in corpo.
“Quindi…” mormorò con voce appena incrinata ed estremamente ferita. “Devo interpretarlo come un…”
“Sì!” Rick rialzò di scatto la testa, gli occhi sgranati e la bocca semiaperta. Aveva… aveva detto davvero…?? Kate gli sorrise appena. Un sorriso timido e un po’ colpevole. “Interpretalo come un sì.”
“Ma… ma…” balbettò Castle. “Ma io credevo… credevo che tu volessi… tu hai detto…” La donna scosse la testa divertita.
“Ho detto solo che voglio provare a fare questa cosa da sola, non che non voglio te.” replicò semplicemente. Rick aggrottò le sopracciglia confuso. “Ho tre mesi di prova prima di poter diventare un agente dell’FBI a tutti gli effetti e ho intenzione di sfruttarli.” spiegò Beckett. “Vorrei solo… che tu non cambiassi la tua vita per me. Non ora per lo meno, quando ancora è tutto da decidere.” aggiunse. Lo scrittore sembrava rapito dalle sue parole, quasi gli stesse raccontando una storia di cui volesse assolutamente sapere la continuazione e da cui nulla l’avrebbe distratto. “Quindi… so di chiederti molto, ma… mi aspetterai di nuovo?” concluse Kate timidamente. Attese per diversi secondi la risposta del suo partner. E più il tempo passava, più si preoccupava. Castle sembrava come in trance. Come se stesse recependo solo in quel momento il senso del suo discorso.
Poi, senza dire una parola, lo scrittore si alzò in piedi di scatto, facendola sobbalzare sull’altalena dalla sorpresa, e si avvicinò ulteriormente a lei. La prese per le mani, sotto il suo sguardo stupito, e fece alzare anche lei. Kate notò che i suoi occhi blu non erano più spenti, anzi brillavano più che mai.
“Giurami che almeno mi chiamerai e mi permetterai di venirti a trovare!” esclamò Rick con eccitazione a stento repressa e con un sorriso enorme che andava allargandosi sul suo volto. “E ripetimi di sì e avrò la forza di aspettarti per sempre!” La gioia di Castle contagiò anche Beckett, che si ritrovò a sorridere anche lei come un’idiota, con le lacrime agli occhi che quasi le impedivano la visuale dell’uomo che amava più di qualunque altra persona al mondo.
“Sì!” riuscì in qualche modo a ripetere Kate. Neanche un secondo dopo le labbra dello scrittore erano sulle sue. Dall’ultima volta che si erano baciati erano passati non più di due giorni, ma per entrambi era sembrata un’eternità. Nonostante si cercassero però, non riuscirono ad approfondire il bacio: entrambi avevano un sorriso talmente enorme sulla faccia che risultava piuttosto difficile anche solo unire le labbra!
Quando si staccarono, lo sguardo di Castle volò immediatamente verso il basso. Beckett non fece in tempo ad abbassare gli occhi che una delle mani dello scrittore si strinse sulla sua e la sollevò. Poi insieme osservarono come lentamente quel piccolo cerchietto brillante andava a posizionarsi alla fine dell’anulare di Kate, incastrandosi perfettamente con esso, quasi gli fosse stato creato sopra.
Entrambi alzarono lo sguardo e si guardarono, gli occhi luminosi, i respiri veloci per la gioia repressa, il sorriso a stento tenuto a bada. Rick prese fra le mani, con delicatezza, il volto della detective e con i pollici le asciugò le due piccole lacrime che erano sfuggite dai suoi occhi. Kate si fece un poco in avanti e appoggiò la fronte a quella dello scrittore. Non dissero niente. Non c’era altro da dire. E se anche ce ne fosse stato, difficilmente sarebbero stati in grado di proferire parola senza balbettare a causa dell’emozione. Forse l’unica frase possibile sarebbe stata ‘ti amo’, anche se era già perfettamente leggibile dai loro occhi, ma in fondo avevano una vita intera davanti per dirselo. Perché non importava più cosa Washington o il futuro avesse in serbo per loro. L’unica cosa che importava era che l’avrebbero affrontata insieme.
 
 
Castle quel giorno entrò al distretto con un sorriso enorme sulla faccia sorseggiando il suo caffè caldo preferito.
“Ehi!” esclamò a Esposito e Ryan, entrambi già posizionati alle loro scrivanie con davanti una pila di fogli. “Buongiorno ragazzi!” li salutò mentre quelli alzavano la testa.
“Qualcuno è allegro stamattina!” commentò Espo ridacchiando e alzandosi per andare a sedersi a metà sul tavolo del suo partner. Qualsiasi distrazione era benvoluta quando si trattava di scartoffie.
“Mm…” aggiunse Ryan fintamente pensieroso, mentre si voltava anche lui verso lo scrittore, e anche lui ben lieto di abbandonare quelle noiose carte. “Chissà se ha qualcosa a che fare con il ritorno di una certa nostra collega previsto per domani?”
“Non so di che parlate.” replicò Rick fermandosi di fronte a loro e facendo l’indifferente, sorseggiando un altro po’ di caffè. I due detective ridacchiarono divertiti.
“Allora, come sta la nostra Kate?” chiese alla fine Esposito tornando più serio. “E’ pronta al grande ritorno?” Castle annuì sorridente.
“Sì!” esclamò senza riuscire a contenere la sua eccitazione. “Oggi finiva di impacchettare tutto e domani torna a New York!” Come avevano stabilito, Beckett aveva fatto i tre mesi di prova all’FBI, alla fine dei quali aveva deciso di tornare al distretto. In realtà non si era trovata del tutto male a Washington. Da quello che sapeva Rick, i suoi colleghi erano abbastanza simpatici e i casi che seguiva erano avvincenti. Il problema era che erano anche molto più pericolosi e lo stress era costantemente centuplicato rispetto a quando lavorava alla omicidi. La cosa peggiore però era che le mancava risolvere omicidi al distretto insieme ai suoi fidi compagni. E soprattutto le mancava lui.
Castle era andato spesso a Washington a trovarla, ma quelle poche ore non bastavano a nessuno dei due. Lui l’aveva vista parecchio stanca le ultime volte e lei non aveva potuto fare niente per non sembrarlo. Rick sapeva che Kate avrebbe potuto farcela, che avrebbe potuto prendere il ritmo serrato dell’FBI se solo l’avesse voluto. Ma un altro problema era anche qui. Una parte di lei, la parte nostalgica di New York, dei suoi amici, della sua famiglia, del suo uomo, non aveva voluto saperne di prendere il ritmo.
Aveva provato. Non provare sarebbe stato da stupidi, ma semplicemente non aveva funzionato. E l’indomani sarebbe tornata a New York.
“Quindi fra un po’ la famiglia sarà di nuovo unita!” esclamò Ryan allegro. “Anche se non so se Beckett sarà felice di sapere che hai occupato abusivamente la sua scrivania in questi tre mesi, per di più utilizzando il suo computer e frugando tra le sue cose!”
“Ssh!!” lo zittì immediatamente Castle, guardandosi attorno impaurito come se Kate potesse comparire in quel momento dietro di lui. “Se viene sapere che ho sbriciolato sulla tastiera e ho giocato sul suo computer, mi uccide!”
“Non vorrei essere nei tuoi panni quando quel giorno arriverà, bro!” commentò Esposito ghignando e scambiando un’occhiata divertita con il suo partner. Rick sbuffò.
“Sentite, se non le dite niente vi presto la Ferrari per… due giorni!” lanciò lo scrittore sperando che bastasse a tener buoni i due.
“Una settimana!” dissero insieme i due detective. “A testa.” specificò poi Esposito.
“Oh, andiamo, ragazzi!” li supplicò Castle. “Tre giorni!”
“Cinque e non se ne parla più.” replicò Ryan serio. I tre si studiarono in cagnesco per qualche secondo. Poi Castle si arrese e fece un verso scocciato.
“Uff, e va bene!” I due detective si scambiarono un’occhiata trionfante e si diedero il cinque. L’attimo dopo però l’attenzione di Esposito fu catturata da qualcosa alle spalle di Castle. Un sorriso gli si aprì subito in volto.
“Ehi! Guardate chi c’è!” esclamò felice. Ryan si spostò leggermente sulla sedia così da poter vedere il nuovo arrivato da dietro Castle mentre lo scrittore stesso si girava. A quella visione, Rick prima spalancò la bocca e sgranò gli occhi, sorpreso, poi lanciò un urlò di gioia e si precipitò verso l’ascensore da cui era appena uscita la persona che aveva attirato la loro attenzione.
“KATE!!” Al suono del suo nome, la donna si girò subito. Appena vide Castle correrle incontro non poté fare a meno di sorridere. Un sorriso stupendo che avrebbe lasciato lo scrittore senza fiato, se lui non fosse stato troppo impegnato a raggiungerla, prenderle il viso fra le mani e baciarla con passione.
I poliziotti intorno a loro iniziarono a fischiare e ad applaudire, Esposito e Ryan più forte degli altri, per il ritorno della loro collega e per il bacio appassionato a cui stavano assistendo. Ma Castle e Beckett non sentirono niente di tutto quello. C’erano solo loro due in quel momento.
Quando finalmente si staccarono per riprendere fiato, Rick non la lasciò andare. Anzi, più felice che mai, prese Kate per i fianchi e la tirò su facendole fare una giravolta.
“CASTLE!!” cercò di minacciarlo Beckett, con ben scarsi risultati vista la risata che non era riuscita a trattenere.
“Signor Castle, la metta giù!” La voce ferma della Gates fece prendere un colpo allo scrittore che mise subito a terra la sua donna. Entrambi si voltarono velocemente verso di lei, Kate cercando di rimettersi un poco a posto i capelli, arruffatisi per l’irruenza di Castle.
“Ehm… mi scusi capitano…” balbettò Rick, deglutendo preoccupato per il timore di essere ripreso. “L’emozione del momento…”
“Sì, comprendo, signor Castle.” replicò la Gates con un sopracciglio alzato, ma anche con un sorrisetto divertito. “Però la detective Beckett deve riprendere servizio tra qualche giorno e gradirei che non le rompesse qualcosa.” Rick si grattò il collo imbarazzato mentre Kate tentava di non scoppiare a ridere per la sua faccia da cucciolo. “E poi si ricordi che siamo sempre in un distretto di polizia. Per questa volta gliela faccio passare, ma che non si ripeta!” esclamò poi lanciandogli un’occhiata significativa. Castle annuì subito.
“Sì, certo, mai più!” rispose immediatamente. La Gates fece un cenno affermativo con la testa, soddisfatta e divertita insieme, quindi si rivolse a Kate.
“In quanto a lei… bentornata, detective Beckett!” disse con orgoglio per essersi riappropriata di uno dei migliori agenti in circolazione. Mesi prima aveva aiutato la donna dandogli le ottime referenze che meritava per l’FBI. Sapeva che Beckett avrebbe potuto avere una carriera magnifica davanti, ma Kate aveva scelto di restare. E sapeva bene perché. Era esattamente al fianco della donna il perché. E in fondo non poteva biasimarla.
“Grazie, signore.” replicò Beckett, un po’ imbarazzata per lo spettacolo di Castle e per un calore che non si aspettava nelle parole della Gates.
“La rivoglio qui lunedì mattina, detective.” ordinò il capitano. “E saluti i suoi colleghi…” aggiunse divertita con un cenno della testa a Espo e Ryan che fremevano con impazienza a pochi passi da loro per poter riabbracciare la loro amica. “Sembravano alquanto sperduti senza di lei…”
“Lo farò.” replicò Kate con un sorriso. La Gates le fece un ultimo cenno di saluto e si riavviò nel suo ufficio.
Non appena ebbe chiuso la porta, subito i due detective si fecero avanti. Esposito fu il più rapido e abbracciò Beckett per primo. Poi fu il turno di Ryan.
“Ti mancavamo troppo, vero?” commentò Esposito allegro quando anche il suo partner si fu allontanato da Kate.
“Uhm… no, in realtà mi mancavano i miei elefantini sulla scrivania!” replicò la donna con finta noncuranza mentre andava ad accarezzare leggermente gli animaletti che i suoi colleghi non avevano mai spostato. Le era mancato tutto in realtà. Terribilmente. Dal suo uomo, ai suoi colleghi, alla sua scrivania. Cavolo, le era mancata perfino la Gates!
“Cosa?? E noi neanche un po’??” esclamò Ryan con un broncio che avrebbe potuto far concorrenza a uno di quelli di Castle. Lo scrittore intanto sghignazzava dietro di lei. In realtà probabilmente non sarebbe riuscito a togliersi quel sorriso idiota che aveva stampato in faccia neanche se avesse voluto.
“A proposito…” si intromise Rick andando ad abbracciare la sua partner per la vita. Sapeva che al distretto non aveva il permesso per farlo, ma, diavolo, lei era appena tornata e le era mancata un sacco! Aveva bisogno di sentirla vicino! “Come mai sei arrivata oggi? Non fraintendermi, sono felicissimo di rivederti, ma…”
“In realtà avevo già pensato di venire oggi” lo fermò Beckett con un sorriso timido. “Volevo farti una sorpresa e arrivare con un giorno di anticipo rispetto a quello che credevi… Ho fatto male?” Rick ridacchiò e scosse la testa.
“Hai avuto un’idea fantastica, Kate! Lo sai che adoro le sorprese…” mormorò lo scrittore un attimo prima di baciarla di nuovo. Un verso disgustato di Esposito li fece staccare ridendo.
“Perché devi rovinare sempre i bei momenti?” commentò Ryan lanciando un’occhiataccia al suo partner. Espo fece una smorfia.
“Per quanto gli voglia bene, non sopporto troppe smancerie di mamma e papà insieme!” replicò borbottando.
“Ehi, ma qui c’è una festa e nessuno mi ha invitato??” La voce di Lanie arrivò chiara dall’ascensore appena aperto. Mentre saliva aveva sentito ridere dal piano della omicidi, cosa alquanto insolita, e appena aperte le porte aveva visto l’assembramento di agenti in un unico punto.
“Ehi, chica!” le andò incontro Esposito sorridendo e facendosi largo tra la folla di poliziotti.
“Ciao Javier!” lo salutò mentre ancora si guardava curiosa intorno. Appena il detective gli fu davanti gli sventagliò sotto il naso una cartelletta gialla. “Vi ho portato le analisi che mi avevate chiesto, visto che nessuno di voi si è degnato di…” In quel momento gli occhi di Lanie volarono dietro il suo uomo e finalmente vide qual’era il centro di tante attenzioni del distretto. “KATE!!” Sbatté bruscamente la cartelletta che aveva in mano sul petto di Esposito, lo superò senza più degnarlo di un’occhiata e corse incontro alla sua amica. “Ma quando sei arrivata??” domandò l’anatomopatologa mentre ancora era attaccata a Beckett. “Perché non mi hai avvisato??”
“Scusami, Lanie, ma voleva essere una sorpresa anche per te!” rispose Kate ridacchiando, felice di poter rivedere la sua migliore amica. “Sarei passata dall’obitorio subito dopo essere uscita da qui!”
“Dobbiamo organizzare una serata tra donne!” aggiunse Lanie mentre si staccavano. “Devi raccontarmi ogni cosa del lavoro a Washington e… e… O MIO DIO!!” esclamò, subito dopo aver abbassato casualmente per un attimo lo sguardo, e rischiando un infarto.
“Lanie, che cosa…??” chiesero tutti, mentre vedevano annaspare la donna in cerca di parole che dessero un senso a quello che vedeva. Kate abbassò gli occhi e capì cosa l’aveva sconvolta tanto. Rialzò lo sguardo e scambiò un’occhiata con Rick. Dalla sua espressione, doveva aver inteso anche lui cosa aveva turbato tanto la dottoressa.
“Ehm… forse è meglio se ti siedi Lanie…”
“SEDERMI??” riuscì a pronunciare con voce stridula. “Katherine Beckett, credo che tu abbia un paio di cose di cui parlarmi!!” aggiunse guardandola minacciosamente con le mani sui fianchi. A quel punto Kate sospirò e annuì. Quindi si riavvicinò a Rick, che le cinse di nuovo la vita per tenerla stretta a sé.
“Dobbiamo dirvi una cosa…” iniziò Beckett, ma poi, con tutti gli sguardi puntati su di lei, le parole le mancarono. Una lieve pressione sul fianco dalla mano di Rick le fece alzare lo sguardo. Chiedeva il tacito consenso di continuare lui. Annuì appena e lo lasciò fare.
“Le ho chiesto di sposarmi!” buttò fuori tutto d’un fiato lo scrittore, ansioso ed eccitato insieme. La cosa che aveva fatto tanto penare Lanie, infatti, era stata la vista dell’anello con diamante sull’anulare della sua partner. Ci fu un secondo di silenzio assoluto. Poi un nuovo boato di applausi e fischi. Un attimo dopo iniziò la processione di agenti che andarono a congratularsi con loro. Kate fu sicura di aver visto almeno un paio di poliziotti scambiarsi dei soldi subito dopo l’annuncio, ma se ne curò poco.
“Amico, finalmente ce l’avete fatta!” esclamò Espo battendo il pugno con Castle. Un secondo dopo però lo prese per il bavero della giacca e gli si fece più vicino, senza più il sorriso, minaccioso. “Già lo sai, ma azzardati a farle del male e ti spezzo le gambe, chiaro?” gli sussurrò a mezza voce. Castle lo guardò preoccupato e annuì con forza. Poi il detective si allontanò di nuovo da lui allegro. “Perfetto! Ricordami quando cercherai testimoni!” concluse, quindi lasciò il posto a Ryan mentre ancora Rick lo guardava sconvolto.
L’unica che non aveva ancora fatto una mossa era Lanie. Erano riusciti a farla sedere sulla sedia di Beckett, ma in quel momento era tanto immobile che pareva una statua di sale. Kate si staccò da Rick e, mentre lui veniva sommerso di congratulazioni, si avvicinò alla dottoressa.
“Lanie?” la chiamò piano.
“Ti stai per sposare…” mormorò l’anatomopatologa con tono atono. Beckett rimase malissimo per quel tono. Lanie aveva sempre tifato tanto per loro. Quindi che aveva in quel momento?
“Io… sì.” rispose sicura Kate dopo un momento di incertezza. “Insomma, non subito, ma…”
“Quando te l’ha chiesto?” le domandò bruscamente Lanie. La detective rimase per un momento sorpresa.
“Ehm… poco prima che partissi per Washington, ma perch…”
“Tre mesi!!” esclamò la dottoressa interrompendola di nuovo. La voce le uscì più stridula. “Tre mesi e non solo per tutto questo tempo mi hai detto che andava una favola a Washington, sapendo di mentire, ma anche che tra te e Castle non era cambiato niente!! Io con la paura che vi lasciaste da un momento all’altro e voi eravate fidanzati!!” continuò esasperata Lanie alzando le braccia e gli occhi al cielo.
“Doveva essere una sorpresa…” mormorò Kate con gli occhi bassi, sollevata che non avesse nulla contro di loro, ma scoraggiata dalla sua reazione al non averglielo detto. Più di una volta aveva pensato di rivelarglielo al telefono, ma l’aveva sempre bloccata la promessa fatta a Rick di comunicarlo ai loro amici insieme dato che a suo padre, a Martha e ad Alexis era già stato detto tempo prima.
Quando Kate alzò di nuovo gli occhi sull’anatomopatologa però, rimase stupita. Non c’erano segni di fastidi o altro sul suo volto. Solo un sorriso enorme e occhi leggermente lucidi.
“Vi sposerete…” mormorò Lanie con un’eccitazione repressa quasi pari a quella di Rick quando aveva compreso che si sarebbero sposati sul serio. Kate sorrise e annuì. “Vedi che ho sempre avuto ragione, allora? Te l’avevo detto che sareste stati perfetti insieme!” aggiunse, facendo scuotere la testa divertita a Kate. “Guai a te se non mi fai fare la damigella d’onore!” esclamò poi Lanie un attimo prima di alzarsi e abbracciare di nuovo la detective.
“Anche la testimone se vuoi!” replicò Kate stringendo a sé l’amica. Erano entrambe con gli occhi lucidi.
“Ehm… scusatemi signore…” La voce di Castle le fece staccare lentamente. Lanie si asciugò gli occhi con una mano e altrettanto fece Kate, cercando di non farsi notare troppo. Quando la detective alzò gli occhi sul suo partner, si accorse che la stava guardando teneramente per la scena a cui aveva appena assistito. “Non volevo interrompervi, ma è già tardi ed è ora di tornare a casa…” A quella parola un sorriso crebbe spontaneo sul volto di Kate. Casa. Sarebbe tornata a casa. Con lui.
Ci fu un mormorio di disapprovazione dagli agenti del distretto. Evidentemente aspettavano solo una scusa per non riprendere le scartoffie arretrate.
“Ma come??” “Di già??” “Andate via così??” Castle alzò le spalle, ridacchiando dei commenti dei poliziotti.
“Mi spiace, ragazzi, continueremo la festa un’altra volta!” esclamò andando a intrecciare la mano della detective con la sua. “E poi diciamo che ho un… uhm… discorso da fare con la mia fidanzata in privato…” aggiunse quindi con un’occhiata significativa verso Kate che era tutto un programma. Dio, quanto le era mancata quella sua faccia da hai-capito-che-sto-pensando-a-noi-due-su-un-letto-a-fare-una-attività-che-non-prevede-alcun-tipo-di-vestito. E poi lui l’aveva appena chiamata fidanzata!! “Quindi, se volete scusarci, noi andremmo!” concluse Rick iniziando ad indietreggiare insieme a Kate verso l’ascensore. Un’ultima occhiata a Lanie fece capire chiaramente alla detective che la dottoressa aveva compreso esattamente la natura del discorso che aveva voglia di intraprendere lo scrittore. Arrossì un poco davanti al ghigno felice e insieme malizioso dell’anatomopatologa.
Qualche agente si congratulò ancora con loro, Gates compresa, che aveva sentito tutto il chiasso del distretto ed era uscita dal suo ufficio a controllare, prima che potessero arrivare all’ascensore, salutando e promettendo di organizzare presto una festa per celebrare l’evento. Una volta entrati, non appena le porte furono chiuse davanti a loro, Kate si sentì subito premere con forza con la schiena contro la parete da Rick. L’attimo dopo le loro labbra erano di nuovo unite in un bacio irruento e famelico di chi ha aspettato troppo, molto simile al loro primo vero bacio a casa dello scrittore. Le mani di Rick erano ovunque sul suo corpo, mentre quelle di lei erano fermamente aggrappate ai suoi capelli per tenergli il viso il più vicino possibile al suo.
Dovettero costringersi a staccarsi non solo per riprendere aria, ma anche perché la discesa in ascensore stava già volgendo al termine.
“Non sai quanto mi sei mancata…” mormorò Castle, ansante, all’orecchio di lei, mentre ormai la cabina stava per raggiungere il piano terra. Beckett sentì un brivido correrle lungo la schiena nel percepire il respiro di Rick così vicino al suo collo come aveva sempre sognato in quei mesi lontani.
“Credo di averne un’idea invece...” replicò piano lei, divertita, muovendo il bacino in avanti e scontrandolo con quello di Castle. Sentì chiaramente l’eccitazione del suo fidanzato crescere. Un grugnito soffocato fu quello che ricevette in risposta alla sua provocazione. Si aspettava una reazione del genere. Dall’ultima volta che lui era venuto a trovarla erano passate tre settimane. Troppo tempo per due come loro che si attiravano come due calamite da quando si erano conosciuti. “Sono passate tre settimane...” mormorò la donna sensualmente baciandogli l’orecchio. Un altro lamento strozzato. “Pensi di ricordarti ancora come si fa?” A quelle parole Rick si tirò appena su da lei e cercò il suo sguardo. Kate notò che il blu degli occhi dello scrittore si era scurito dall’eccitazione.
Castle le fece un sorrisetto furbo e le lasciò un ultimo bacio dolce, ma veloce, sulle labbra.
“Credo di essere pronto per un ripasso…” replicò a voce bassa e roca un attimo prima di staccarsi da lei nell’esatto momento in cui le porte dell’ascensore si aprirono. Beckett si guardò attorno stupita. Aveva completamente dimenticato dov’erano. Rick ridacchiò e la prese di nuovo per mano prima di uscire con Kate dall’ascensore.
Era ora di tornare a casa.

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Xiao!! :D
Come state? :D Vi siete riprese dall'ultimo episodio della stagione? XD (io no) Siete pronte alla nuova stagione??? :D (io no, ma non me ne frega niente, voglio la 6x01!!!!!)
Alloooora, lo so, lo so, la mia storia non è la prima sulla fatidica proposta e non sarà neanche l'ultima, ma che volete l'avevo in testa e volevo buttarla giù... (come butterò giù personalmente Kate dall'Empire State Building se non dice 'sì'... XD)
Anyway, spero vi sia piaciuta! :) So che non ci sarà alcun periodo di prova per Beckett (non avevo tempo di mettere su un caso per farla tornare e sono minacciata di morte perché devo fare un'altra storia, sorry XD) e so che non si svolgerà propriamente così l'inizio della risposta di Kate perché, come molte di voi ho visto il promo (OMG!!!! no ok sto zitta! XD)...
Ah un'ultima cosa prima di scappare: ci sono 2 piccole citazioni nel testo, una è da Ratatuille, l'altra da un episodio di Firefly... ;)
Ok ho detto tutto! XD (perché scrivo sempre così tanto??? -.-'')
A presto!! :D
Lanie
  
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