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Autore: MadAka    03/09/2013    3 recensioni
"Hei no! E' solo il mio coinquilino..."
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprii gli occhi in concomitanza con la mia radiosveglia, che si accendeva e faceva pronunciare qualcosa ai cronisti. Mi passai una mano sul viso e cercai di riordinare i pensieri.
“Merda”.
Sì, non mi venne parola più azzeccata. Era il giorno della partenza di Taylor, il fatidico giorno in cui il mio coinquilino sarebbe salito su un aereo per Pittsburgh e mi avrebbe lasciata sola per quattro mesi.
Mi sedetti sul bordo del letto e rimasi in ascolto dei rumori provenienti dal soggiorno.
Non gli avevo ancora detto ciò che provavo e non sapevo esattamente cosa stavo aspettando per farlo.
Tuttavia, nei giorni precedenti, non è che avessi avuto molte occasioni. Prima perché Rusty ci aveva invitati ad una “Cerimonia di addio” di cui ricordo decisamente poco a causa dei cicchetti alcolici che si sono susseguiti e in cui non doveva essere successo niente degno di nota poiché, fra me e il mio coinquilino, le cose andavano come al solito. Il giorno prima invece lo avevamo trascorso in compagnia di Tess e Chris e anche loro due non mi avevano aiutata più di tanto a farmi avanti.
Decisi di alzarmi dal letto e cominciare a vestirmi. Avrei dovuto accompagnare Taylor in aeroporto e questo mi dava tempo per pianificare una mossa, magari che fosse efficace.
Fatto sta che dovevo darmi una svegliata, perché il pensiero che lui partisse senza che io gli avessi detto quello che provavo non mi piaceva assolutamente. D’altro canto l’idea di farmi avanti mi terrorizzava e il fatto che i miei numerosi tentativi, numerosi davvero, fossero miseramente falliti uno dopo l’altro ne era la dimostrazione.
Mi vestii e uscii dalla mia stanza, trovando il soggiorno sottosopra.
-Riordino appena torno!-
L’esclamazione arrivò dalla camera del mio coinquilino. Mi voltai verso di lui e lo guardai di traverso:
-Mi stai dicendo che dovrei vivere quattro mesi in questo caos?-
-Bè, se proprio non ti va puoi sempre riordinarlo- mi sorrise e gli diedi un pugno sulla spalla.
-Buongiorno Jane- disse.
Feci colazione con la prima cosa che trovai nella dispensa e bevvi una tazza stracolma di caffè nella speranza che, stimolandomi, potesse aiutarmi a fare la mia dichiarazione, che negli ultimi tre giorni era diventata la priorità su tutto.
Il suo volo partiva alle dieci e uscimmo di casa piuttosto presto per tentare di evitare il traffico.
-Hai preso tutto?- gli chiesi appena mi chiusi la porta alle spalle.
Lui parve pensarci:
-Direi di sì. Al massimo se ho dimenticato qualcosa lo compro là…-
-Sei contento di partire?-
-Assolutamente no. Ma almeno prima parto e prima ritorno qui- si voltò a guardarmi e pensai che fosse il momento giusto per provare di nuovo a dirgli tutto:
-Senti, Taylor…- venni interrotta.
-Oh, Taylor! Allora è stamattina che parti?- la fastidiosa voce uscì dalla signora Grace, la nostra vicina ficcanaso.
-Grace, buongiorno- la salutò lui e lei cominciò a tempestarlo di domande.
Riuscii a trarlo in salvo con la frase “Dobbiamo andare o perderai il volo” e scappammo giù dalle scale come se fossimo inseguiti da un serial killer.
Salimmo in macchina e ci avviammo verso l’aeroporto.
Taylor accese la radio e fece un po’ di conversazione, ma quando guidavo diventavo piuttosto irascibile e non ero della compagnia migliore, anche se il mio coinquilino mi trovava sempre molto esilarante.
Arrivammo in aeroporto quando mancava poco più di un’ora per la partenza del suo volo. Eravamo in estremo ritardo, tutta colpa della signora Grace!
Taylor diede un’occhiata in giro, cercando il posto per il suo check-in e quando lo trovò ci avviammo là insieme.
Le procedure dei voli aerei erano di una noia mortale: “Mi mostra un documento, prego?”, “Quella è la sua valigia?” eccetera. Nel tempo che trascorse dall’inizio alla fine del check-in del ragazzo cercai di pensare ad un modo efficace per parlare con lui prima che si imbarcasse e fosse troppo tardi, perché sapevo che se fosse partito sarebbe stato troppo tardi, ma non mi veniva in mente niente.
C’era la versione “Ti prego, non partire” classica dei film con i finali negli aeroporti, oppure quella “Promettimi che tornerai da me” che in verità era più drammatica e adatta ai film di fantascienza.
Sospirai, nessuna scena da film poteva aiutarmi nella vita vera, nessuna.
-È tutto a posto?- mi chiese improvvisamente Taylor risvegliandomi dai miei insensati ragionamenti:
-Ah? Sì, ero solo sovrappensiero, scusami-
-Ho capito- mi mostrò la sua carta d’imbarco: -La prima parte è fatta, andiamo al gate?-
Annuii e lo seguii verso il gate, il punto in cui sapevo che ci saremmo dovuti separare. Sentivo dentro di me l’ansia che cresceva, ero terrorizzata a morte all’idea di non riuscire a fare nulla, ma altrettanto terrorizzata all’idea di dover fare qualcosa e soprattutto di dovermi muovere per farlo.
Raggiungemmo il gate e lui si voltò a guardarmi:
-Ok, è meglio se mi imbarco-
Feci segno di sì con la testa e abbassai lo sguardo. Se non fossimo arrivati tanto tardi avrei avuto più tempo, ma dovevo comunque fare qualcosa:
-Mi mancherai, lo sai?- chiesi con un filo di voce.
Alzai gli occhi su di lui e una fitta mi attraversò quando vidi i suoi, così scuri, osservarmi seri:
-Anche tu Jane- disse.
-Grazie per avermi accompagnato fin qui, davvero- riprese dopo un po’, sorridendomi.
-Nessun problema. Almeno per il tuo ultimo giorno in terra newyorkese volevo esserci-
-Lo sai che non sarà l’ultimo-
Lo guardai:
-Lo spero-
Abbassai lo sguardo quando capii che era calato il silenzio. Dall’altoparlante dell’aereo vennero invitati i passeggeri del volo diretto a Pittsburgh a salire e io mi preparai a salutare Taylor cercando di dirgli qualcosa, qualunque cosa.
Ma quando tornai a guardarlo lui si stava avvicinando a me. Mi aspettai che mi desse l’ennesimo bacio sulla guancia, come da un po’ aveva cominciato a fare e quasi mi sentii svenire quando posò le sue labbra sulle mie.
Mi diede un semplice e leggero bacio sulla bocca, che non durò molto e che assaporai tutto. Quando si allontanò da me, mi sorrise:
-Stammi bene-
Lo guardai senza sapere cosa dire e dopo un nuovo sorriso e un “Ciao” appena sussurrato lui si allontanò.
Si fece largo fra le persone e mostrò la carta d’imbarco al gate.
“Merda! Fermalo, fai qualcosa! Datti una mossa, svegliati!”. Quasi urlai nella mia testa.
Quando mi ripresi dal mio momento di nulla cercai Taylor fra la folla, decisa a fermarlo, ma non lo vidi più.

 
 ***

Inutile dire che mentre bevevo un caffè al bar dell’aeroporto mi diedi mentalmente della deficiente, per usare un eufemismo, un’infinità di volte. Mi aveva baciata e io cosa avevo fatto? Lo avevo lasciato andare!
Avrei dovuto dirgli di restare con me, di mandare al diavolo il suo lavoro, avrei potuto assumerlo nel mio studio. Sospirai e mi alza dalla sedia. Erano le dieci passate, avevo scollegato il cervello troppo intenta a mandarmi a quel paese da sola e non avevo assolutamente sentito il volo di Taylor partire.
Mi avviai verso l’uscita pensando a quanto sarebbe bello se fossi la protagonista di un film. Sarebbe stato tutto molto più semplice. Mi sarei dichiarata a Taylor senza problemi, saremmo già finiti a letto un paio di volte e prima della sua partenza ci saremmo detti un sacco di cose smielate incuranti di essere in mezzo ad una moltitudine di persone. Mi venne da ridere a pensarci. Se tutto quello che non era stato possibile era solo colpa mia. Avrei dovuto prepararmi alle imprecazioni di Tess e alla manforte che le avrebbe dato Chris, ma, infondo, me l’ero cercata.
Ero quasi arrivata all’ingresso quando sentii la sua voca:
-Jane-
Scossi la testa, convinta di essermelo solo immaginata, o convinta che il mio cervello mi stesse proiettando un altro finale da film in cui lui rincorre lei e le dice di averla sempre amata.
-Jane!-
“Di nuovo? Ok, cervello, io e te dobbiamo parlare”
Una mano si appoggiò alla mia spalla e mi voltai. Mi trovai davanti Taylor intento ad osservarmi:
-Meno male che sono riuscito a raggiungerti- disse e si mise a ridere.
-Che ci fai qui?- gli chiesi incredula.
Fece spallucce:
-Mi hanno posticipato il volo, ci sono dei problemi. Ho provato a chiamarti ma non hai risposto-
Alzai lo sguardo verso i monitor e vidi che il suo volo era veramente posticipato, di quattro ore.
-Ho… ho il cellulare in borsa, scusami-
-Nessun problema-
Lo guardai e lui mi sorrise, mi sentii avvampare ma non mi importò.
-Ti va di farmi compagnia finché non parto?- mi chiese.
-Certo-
-Fantastico! Andiamo a prenderci un caffè-
Annuii e gli sorrisi.
Vederlo ancora lì, davanti a me, mi fece capire che non potevo comportarmi da persona testarda ed infantile in eterno. Avevo un’altra possibilità di fermare Taylor ed impedirgli di uscire dal mio mondo e l’avrei sfruttata. Non mi importava il modo in cui glielo avrei detto, il tono della voce che avrei assunto, il numero di volte che mi sarei bloccata nel dirglielo, non mi importava niente, lo avrei fermato, gli avrei impedito di andarsene dalla mia vita.
Mentre ci avviavamo verso il bar dell’aeroporto, uno accanto all’altra, mi mise un braccio intorno alle spalle e mi strinse a sé. Mi sentii mancare il respiro per quel gesto inaspettato, ma ne fui piacevolmente sorpresa.
Presi forza e, dentro di me, iniziai a pensare a cosa dire al moro per fargli capire i miei sentimenti e le mie emozioni.
Avevo quattro ore, solo quattro ore, duecentoquaranta minuti.
Non erano tanti e lo sapevo, ma ce l’avrei fatta!
Infondo, come dicevano i Beatles:
“…one minute, it’s a long time…”
 
 
-Taylor… c’è una cosa che devo assolutamente dirti…-
 
 
 


Ebbene, eccoci alla fine.
Innanzitutto permettetemi di dire che sono perfettamente consapevole di non aver scritto niente di nuovo. Si tratta di una classica commediola all’americana leggera incentrata su una situazione di cuore, come se ne trovano tante in giro, tuttavia sono contenta di averla scritta e se tornassi indietro la pubblicherei di nuovo.
Ora, vorrei davvero ringraziare di cuore tutti voi che siete arrivati a leggere fin qui, proprio fin qui, fino a questo punto. La mia storia ha ricevuto molte più attenzioni di quelle che mi sarei potuta immaginare e questo mi ha spronata a continuare. Vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno lasciato una recensione (positiva, neutra o negativa che sia) in particolare MomoHope e Novalis che sono state così carine da perdere, per me, parte del loro tempo ad ogni mia nuova pubblicazione.
Il mio racconto è finito, ammetto che i personaggi mi mancheranno perché mi ci sono davvero affezionata molto, a ciascuno di loro, anche il più insignificante. Non nego che mi piacerebbe scrivere qualcos’altro usandoli come protagonisti, ma non garantisco niente, perché ho nuove storie che mi ronzano in testa, differenti da questa.
Concludo ringraziando tutti i lettori ancora una volta, grazie mille a tutti, davvero.
 
Alla prossima ;)
MadAka
   
  
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